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Can't Help Falling in Love

3 anni prima

Derek's Point of View

<< Togliti di mezzo Atwood, la portiamo noi a casa >>
La rissa era terminata poco dopo essere scoppiata, Seth che mi teneva da una parte e qualcun altro che aveva provveduto a mandare via il biondino, e la gente aveva preso ad andarsene già da un po'.
Allegra era crollata sul divano subito dopo che quel coglione l'aveva lasciata in pace e, non riuscivo a capire come, dormiva ancora beata nonostante tutto il rumore che avessimo fatto.
C'era un che di angelico nella rilassatezza dei suoi lineamenti, un'aura di innocenza che non avevo mai visto addosso a nessuno.
Certo, il fatto che si fosse ubriacata fino a non capire più nulla sminuiva un po' quella sua perfezione ma del resto, se c'era una cosa che avevo capito di Allegra, era proprio quella: non era perfetta e neppure ci provava, era semplicemente spontanea e vera in qualsiasi senso, in ogni gesto e parola, in tutti gli errori e le impulsività.
Le accarezzai il viso con una mano, le nocche fredde che rabbrividirono al contatto con la sua pelle così calda e morbida.
<< Atwood >>
Samantha, una delle sue migliori amiche, mi guardava con astio, battendo ritmicamente un piede contro il pavimento.
<< Ci penso io, voi andate >> le dissi, non riuscendo però a staccare lo sguardo dalla ragazza distesa sul divano.
Sam ridacchiò amaramente.
<< Col cazzo che la affido a te! >>
In un'altra situazione avrei quasi riso di tanta schiettezza e mi sarebbe piaciuto il suo carattere forte, ma si trattava di Allegra e volevo essere io ad occuparmene, io la prima persona che avrebbe rivisto il mattino dopo.
Avevo un viscerale bisogno di starle accanto e di proteggerla, una sensazione che in vita mia non avevo mai provato se non forse con Melody, mia sorella minore.
Ma con Allegra non era un attaccamento fraterno, quello lo sapevo bene.
Era qualcosa di nuovo, di enorme e di spaventoso.
Guardai verso Lea, l'unica tra le sue amiche con cui pensavo di poter ragionare davvero.
Sam era infatti troppo dura e Chloe troppo occupata con Seth per rendersi conto di ciò che stava succedendo attorno a lei.
<< Per favore >> mimai con le labbra, sperando che almeno una tra loro avesse ancora un po' di fiducia in me.
Lea sembrò pensarci su, respirò pesantemente e poi disse: << Okay >>
Samantha si voltò allora verso di lei con aria sconvolta.
Mi odiava davvero così tanto?
<< È la tua ultima chance >> aggiunse poi la mora, forse più per convincere la sua amica che per dare un avvertimento a me << Dirò a sua madre che dorme da me, riportala a casa domani mattina e...>>
<< E non ti permettere di toccarla perché ti ammazzo >>
Inutile specificare chi avesse pronunciato l'ultima frase.
Matt, l'organizzatore della festa nonché proprietario della villa, rise improvvisamente ricordando a tutti noi della sua presenza.
<< Potete rimanere anche voi se volete >> si rivolse poi alle due ragazze che si accingevano ad indossare i proprio cappotti << Insomma, nel mio letto c'è abbastanza spazio per tutti e tre! >>
Sam lo fulminò con lo sguardo uscendo senza neppure salutare, mentre Lea sembrò quasi sorridere di fronte a quello stupido tentativo di approccio, mostrandogli subito dopo un educatissimo dito medio.
Mi piacevano quelle due.
Per quanto diverse tra loro, ero sicuro che entrambe avrebbero ucciso per la loro migliore amica e non c'era nulla che potesse rendermi più tranquillo che saperla sempre protetta.
Protetta da me pensai, ricordando a me stesso che ero io la principale causa dei suoi attuali problemi, il mostro contro cui le sue amiche dovevano lottare.
<< Potete prendere la camera degli ospiti al primo piano >> mi disse Matt, sbadigliando pesantemente << Io vado in camera mia e quei due...>>
Lasciò volontariamente la frase in sospeso, ammiccando nella direzione di Seth e Chloe che se ne stavano spalmati sul divano di fronte a noi, entrambi troppo presi a baciarsi senza pudore per far caso alla nostra presenza.
Non avevo ancora capito cosa ci fosse tra loro.
Fino a poche settimane prima Seth mi era infatti ancora sembrato interessato ad Allegra, ecco perché non riuscivo a decifrare quell'improvviso attaccamento alla sua amica.
Forse voleva semplicemente divertirsi un po', ma Chloe era così fragile che non meritava un trattamento del genere.
Mi riproposi che ci avrei parlato il giorno seguente, poi diedi la buonanotte a Matt e sollevai Allegra di peso per portarla al piano superiore.
Leggera come uno scricciolo, non si svegliò neppure quando fui sul punto di inciampare, abbandonandosi totalmente sul materasso a due piazze quando la lasciai scivolare via dalle mie braccia.
Avrei voluto sfilarle i vestiti per lasciare che stesse più comoda, ma sapevo che non sarei riuscito a sopportare l'averla mezza nuda accanto a me senza neppure poterla sfiorare.
Mi attraeva in un modo totalmente nuovo, un tipo di passione che non avrei neppure saputo spiegare.
Amavo sua innocenza e la sua inesperienza e mi eccitava da morire vederla perdere man mano quelle qualità quando era con me, quando prendeva l'iniziativa nell'approfondire un bacio o quando lasciava che le sue piccole mani scivolassero sul cavallo dei miei pantaloni.
Un brivido mi percorse la schiena ripensando a quella sensazione, a come le sue dita mi avevano accarezzato prima timidamente e poi...
Basta, dovevo smetterla o non sarebbe finita bene.
Il fatto è che quella ragazza era dannatamente sexy e non se ne rendeva neppure conto, non faceva nulla per esserlo.
E tu l'hai tradita, mi ripetè una voce nella mia testa.
Ed era vero.
Allegra mi piaceva al punto di farmi impazzire, eppure non ero riuscito a controllarmi.
Ero ubriaco quella sera, era vero, ma questa non poteva essere una scusante.
C'era qualcosa di più.
C'era quell'innata paura che non riuscivo a mettere a tacere, quell'elastico che non mi lasciava mai davvero libero di avvicinarmi a lei, riportandomi sempre indietro lì da dove venivo.
Ti avevo avvisata, pensai mentre le sistemavo una ciocca di capelli, quei ricci rossi che tanto amavo, dietro l'orecchio.
Ti avevo detto che non ero in grado di avere una storia, di innamorarmi, di farti stare bene.
Le accarezzai le labbra, così sottili e così morbide, desiderando ossessivamente di poterle sentire contro le mie.
Ti avevo avvisata, ma tu mi hai fatto innamorare lo stesso.

*

Credevo di essermi svegliato prima di lei, ma invece non appena aprii gli occhi trovai il suo sguardo già fisso su di me.
Avevo lasciato che si addormentasse sul mio petto e, nonostante ormai fosse cosciente, aveva ancora un braccio poggiato mollemente sul mio corpo, il viso a pochi centimetri dal mio.
<< Buongiorno >> le sussurrai, sperando davvero che il mio gesto della sera prima fosse bastato a rimettere a posto alle cose.
Ma, non appena la mia voce la raggiunse, si allontanò come scottata.
<< Che ci faccio ancora qui? >> domandò mentre si alzava in piedi stiracchiandosi appena.
Sbuffai: era ancora irrimediabilmente arrabbiata con me.
<< Ti sei ubriacata come una cretina ieri sera >> le dissi quindi, il tono palesemente irritato al ricordo << E non mi sembrava il caso di riportarti a casa >>
Non rispose, guardandosi invece intorno in cerca dell'orologio.
Ero sicuro che le mie parole l'avessero innervosita, così come la consapevolezza di avere, ancora una volta, esagerato per colpa mia.
<< Ti ricordi qualcosa? >>
<< Nulla >>
Analizzò il suo corpo minuziosamente, cercando qualche segno di non so cosa.
<< Però sono ancora vestita, quindi...>>
<< Quindi niente, Allegra >>
Mi innervosiva davvero potesse pensare che l'avrei mai toccata contro la sua volontà.
Avevo sbagliato una volta, certo, ma non ero uno stronzo.
Non con lei almeno.
Si avvicinò impercettibilmente, io che me ne stavo ancora seduto su quel letto dove ero riuscito finalmente a percepire di nuovo il calore del suo corpo.
<< Grazie...>> sussurrò quasi imbarazzata.
A quel punto pensai di cogliere l'occasione e dunque mi alzai in piedi, avvicinandomi il più possibile.
<< Possiamo parlare? >>
<< Non abbiamo niente da dirci >>
<< Invece si, cazzo >>
Non sapevo che, tre anni dopo, avremmo avuto una conversazione simile in cui però i ruoli sarebbero stati invertiti.
Non immaginavo che ci sarebbe mai potuta essere una versione di me che non voleva ascoltarla, che non riusciva più neppure a desiderarla.
<< Io ho sbagliato >> cominciai quindi avendo, dopo un tempo che mi era sembrato infinito, la possibilità di parlarle << Ho sbagliato e non posso fare nulla per tornare indietro, è una cosa con cui dovremmo imparare a convivere ma te lo giuro che, a modo suo, è servito a qualcosa >>
Le presi una mano, invitandola a sedersi sul letto accanto a me, e per la prima volta non si ritrasse.
Continuai allora a tenerle le mano, le mie lunghe dita che avvolgevano le sue, così piccole e così fredde.
Mani fredde e cuore caldo, diceva sempre la nonna e per la prima volta mi ritrovai a sperare che quel detto popolare avesse ragione.
<< Ho capito quello che provo solo adesso che ti ho perso >> continuai.
Vidi il suo volto attraversato da un'emozione che non avrei saputo decifrare e quindi non capii se fosse un segno positivo o meno.
<< Io non credevo che fosse possibile e...>>
Stavo per dirlo, stavo per farlo davvero, quando ecco che Allegra scoppiò a piangere come non avevo mai visto fare nessuno: tutto d'un botto.
<< Non dirlo >> singhiozzò, lasciandomi improvvisamente la mano per asciugarsi gli occhi.
Non capivo.
<< Che cosa? >>
Non riuscivo a credere che potesse piangere così per me, non meritavo neppure una di quelle sue gocce d'anima.
<< Non ci provare neppure a dire che mi ami >> continuò, stavolta lasciando trasparire una forte rabbia.
<< Non puoi tradirmi e poi dirmi che mi ami, non è così che funziona! >> urlò.
Non la riconoscevo quasi più, così arrabbiata e così triste, così diversa dalla ragazza spensierata che avevo conosciuto.
Ma del resto non mi riconoscevo più neppure io, così attento ad ogni sua minima sfaccettatura, a qualsiasi cosa dicesse o facesse.
Che fine aveva fatto il vecchio me, quello stronzo che con le ragazze voleva soltanto giocarci?
L'aveva cambiato lei. Aveva fatto tutto lei.
<< Io ti amo! >> continuò ad urlare, sottolineando particolarmente la prima parola, mentre allungava le mani verso di me e cominciava a prendermi a pugni il petto.
Non era minimamente forte, eppure la carica di quel gesto stava nella sua rabbia, non certo nel dolore.
E mi sentii profondamente stupido: io che pensavo di essere stato il primo tra noi due, che lei stesse ancora capendo quali erano i suoi sentimenti, che le mie parole l'avrebbero stupita e che, in qualche modo, avrebbe creduto nella mia buona fede.
<< Io ti amo e tu stavi per scopare con un'altra! >> gridava ancora e mi prendeva a pugni, così allungai le braccia per stringerla a me, accarezzandole i capelli affinché smettesse di piangere.
<< Sssh... >> le sussurrai, le lacrime che continuavano a scenderle mentre premeva il viso nell'incavo del mio collo.
E pensai a quanto fosse piccola tra le mie braccia e mi resi conto, per la prima volta, di quanto sarebbe stato facile per me farle del male.
Ma stringendola così forte capii anche quanto potere avesse su di me, quanto quella ragazza così fragile mi avesse invece sconvolto la vita come un uragano.
E poi, quando mi lasciò un impercettibile bacio sul collo, solo allora realizzai che mi aveva creduto.
Realizzai che mi aveva dato ancora una volta fiducia e seppi che non avrei mai fatto nulla che l'avrebbe fatta stare così male.
<< Adesso puoi dirmelo...>> mi sussurrò dopo essere rimasti abbracciati per quella che sembrò un'ora.
Si allontanò leggermente, quel poco che bastava per potermi guardare negli occhi.
Le sorrisi, sentendo finalmente di averla di nuovo lí con me.
<< Allegra Grigori >> le annunciai quindi sorridendo divertito, ma anche emozionato, nel pronunciare quelle parole per la prima volta nella mia vita.
<< Mi sono innamorato di te >>

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