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Chapter 6: Miss Jackson

Un fischio ammirato lascia le mie labbra non appena arrivo davanti all'indirizzo che mi ha mandato tre ore prima.
Il sabato pomeriggio è arrivato prima del previsto, e alle quattro precise mi ritrovo a scendere dalla macchina per suonare il campanello dell'imprenditore dagli occhi azzurri.
Siccome è la prima lezione ha promesso che sarebbe stato a casa, ed io mi ritrovo impaziente di rivederlo.
È strano, è una sensazione d'eccitazione amplificata, come se...
Come se anche la mia anima gemella in questo momento fosse eccitata.
Sto per osservare il mio polso coperto dai bracciali quando la porta si apre, e la donna che ho visto in compagnia di Luke all'espozione mi sorride dolcemente, portando dietro l'orecchio una ciocca di capelli castani.
"Ciao, Michael, giusto?" Domanda con un sorriso, porgendomi una mano che immediatamente stringo, annuendo piano.
"Giusto, e tu sei Lorelai, se non sbaglio".
"Esatto" risponde per poi aprire la porta del tutto, facendomi cenno di entrare.
"Luke e Cecilia sono di sopra, ultima stanza a destra. Devo scappare, ciao, Michael".
E con queste parole chiude la porta dietro di sè, facendola sbattere leggermente.
Stupito e leggermente a disagio da tutto lo sfarzo di casa Hemmings, salgo velocemente le scale, arrivando davanti ad un lungo corridoio con molte porte, ognuna intervallata da un quadro diverso, e proprio accanto a quella che probabilmente è la stanza di Cecilia vedo appeso il mio dipinto, quello che la bambina chiama 'Colori'.
Sorrido tra me e me sentendo la bambina ed il papà ridere, quando apro la porta, rivelando l'uomo alto ed allampanato sul tappeto che ride fragorosamente mentre Cecilia gli fa il solletico, il vestito rosa leggermente sollevato.
"Cecilia, basta! È arrivato Michael!" Esclama Luke, bloccando la bambina che si gira, rivolgendomi un sorriso che ricorda incredibilmente quello della madre.
"Ciao, Michael" mi sorride, avvicinandosi per poi abbracciarmi, ed io avvolgo le braccia attorno alla sua esile figura.
"Hey, dolcezza. Hai fatto un bel lavoro placcando tuo padre" rispondo, guardando Luke che s'imbroncia.
"Siete due contro uno, non vale" sbuffa, incrociando le braccia al petto, e Cecilia scoppia a ridere prima di alzare gli occhi al cielo.
"Papà vai via, è ora della mia lezione d'arte. Michael, vuoi vedere la stanza che ha preparato papà?" Domanda Cecilia, un sorriso esaltato sulle sue labbra, ed io annuisco vigorosamente, sinceramente incuriosito.
Se tanto mi dà tanto, Luke deve aver allestito un laboratorio artistico degno di questo nome.
E non appena il biondo apre la porta, i miei pensieri diventano realtà.
Una finestra enorme che si affaccia sul giardino di villa Hemmings fa entrare il sole che illumina un cavalletto con tanto di tela già posta sopra e numerose tele poste ordinatamente contro le pareti lilla, ancora bianche, ancora immacolate, ancora innocenti, come Cecilia.
Numerosi tubetti di tempera ancora intonsi posati su un piccolo tavolo di legno insieme a matite, pastelli, pennarelli, album da disegno, acquerelli e carboncini, e a quella vista le mie labbra si separano.
"Può andare bene per lei, signor artista?" Domanda Luke, cogliendomi alla sprovvista, tanto che sobbalzo leggermente, girandomi poi verso di lui che sorride dolcemente, le sue mani posate sulle spalle di Cecilia.
"È assolutamente... Incantevole" mormoro, perdendomi a guardare il panorama fuori dalla finestra, per poi immergermi nell'oceano più puro, screziato da una tempesta grigia come l'acciaio.
"Ne sono felice. Ora vado, vi lascio da soli. Se avete bisogno di me sono nel mio ufficio" sorride, e lasciano un bacio sui capelli sciolti di Cecilia se ne va, lasciandoci da soli.
"Mi insegni a dipingere i colori, Michael?" Domanda la bambina, guardandomi eccitata, e ridacchio piano davanti al suo entusiasmo, prendendo poi la sua mano guidandola fino al cavalletto.
"Tocca la tela" mormoro, prendendo il suo braccio, e Cecilia mi guarda incuriosita prima di permettermi di guidarla a sentire ogni venatura della tela sotto le dita.
"È ruvida. È strano".
"Chiudi gli occhi, e lascia che la tua mente crei delle forme sulla tela" sussurro, cercando di non spezzare l'atmosfera, e lentamente lei comincia a eseguire delle forme astratte mentre io mi perdo nuovamente ad osservare il paesaggio oltre i vetri della finestra.
Chissà perchè Luke ha scelto proprio questa stanza.

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