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Capitolo 84

SISSIE'S POV
Mi pietrificai a quella visione. Una donna di mezza età era sdraiata dentro una grande cella.
Il suo volto era magro, io capelli lunghi e scuri le coprivano le spalle scoperte, dato che stava indossando una canottiera e dei semplici leggings.

La sua carnagione aveva un colore tendente al giallastro e le occhiaie era fin troppo evidenti.

"Non la guardare." Ordinò Blake parlandomi all'orecchio. Rimasi immobile togliendo lo sguardo dagli occhi della donna.

"Chi è?" Rischiai a chiedere provando a prendere più informazioni possibili.
"Lo scoprirai." Mi rispose.

Mi guardai intorno. La stanza era grigia e cupa. Non vi erano finestre o qualsiasi cosa che potesse dare un po' d'aria alla stanza.
L'unica cosa che mi fece aggrottare le sopracciglia fu una porta di legno con una maniglia color oro. A differenza del resto della stanza la porta era elegante ed estremamente nuova.

"Vieni." Ordinò nuovamente facendomi avanzare verso di lui con un passo lento.
Il corpo di Blake era fermo davanti ad un piccolo mobile di legno con tre cassetti. Ne aprì uno, rivelandone il suo interno.

Le sue mani presero un quaderno color amaranto con una incisione oro sopra in una lingua a me sconosciuta, probabilmente latino.

Aprì il quaderno mostrandomi delle pagine piene di scritte a me incomprensibili.

Continuò a sfogliarne ne pagine.
"Guarda Sissie." Avvicinai il mio sguardo verso il quaderno, rimanendo di nuovo senza fiato.

Quel quaderno non era un semplice quaderno, era un album che racchiudeva dentro centinaia di foto di Claire in qualsiasi occasione.

"Tu...tu non sei suo padre." Sussurrai distogliendo lo sguardo da quelle foto.
Il mio cuore cominciò a battere all'impazzata.

"Ding ding." Pronunciò ridendo e guardando il mio viso terrorizzato.
"Non sono suo padre." Disse deciso.

La mia testa stava scoppiando. Ero confusa, riusciva a mandare i tilt ogni parte del tuo corpo con solo due parole.

"E tu non sei chi dici di essere." Inghiottii la saliva di troppo facendo dei passi indietro.
"Voi stupidi ragazzini credevate di fottermi eh! Credete che io sia un idiota e che mi faccia ingannare da voi mocciosetti!" Gridò facendo rimbombare la sua voce per tutta la stanza.

"Fortunatamente hai lasciato i tuoi orecchini in camera, così che io possa rintracciare i tuoi amichetti e che tu non possa informarli di questo spiacevole imprevisto." Si avvicinò a me con un passo lento, ma deciso.

"Sai che fine farai adesso?" Spalancai gli occhi schivando per un pelo il suo pugno.
Gli regalai un calcio che lo fece allontanare di poco. Subito dopo prese le mie braccia fermandole e, come risposta, feci scontrare la mia testa con la sua vedendolo indietreggiare dolorante.

"Stronzetta." Esclamò prima di catapultarsi sul mio corpo per fermare i miei movimenti.

Le mie gambe fermarono la sua testa facendola sbattere all'indietro verso il pavimento.
Mi liberai non dandogli mai le spalle.

I suoi grugniti mi fecero capire che era ancora sveglio e pronto ad attaccare.

I suoi movimenti erano veloci e sicuri,  tanto quanto i miei.
Con tutta la forza che aveva in corpo mi scaraventò verso la cella, facendo atterrare pesantemente il mio corpo, dolorante, per terra.

"Lasciala stare!" La voce della donna non lo fece distrarre dal suo obiettivo...il mio corpo.

Mi prese per i capelli, alzandomi come se fossi una piuma e nel mentre la voce delle donna continuava a rimbombare nella stanza come il rumore dei suoi colpi verso le sbarre.

"Non saranno loro a trovarmi, sarò io a portarli da me, dolcezza." Le mie gambe erano deboli e le mie mani stringevano con forza le sue che ancora tenevano i miei capelli.

Le lacrime ormai erano troppe e non riuscivo a vedere bene.

"Hai atterrato un sacco dei miei uomini, ma non me." Continuò a parlare "sono il leader per un motivo rossa."
"E adesso, bonum nocte." Furono le ultime parole che sentii, prima che il suo pugno si scontrasse contro il mio viso.

CLAIRE' POV
"Continua a non rispondermi, qualcosa è andato storto." Zayn continuava a ripetere la stessa frase da cinque minuti ormai, creando un'atmosfera di disagio in tutta la stanza dei computer.

"Qualcosa è andato sicuramente storto." Incominciò anche Ryan mettendosi le mani nei capelli.
Diede un pugno contro il muro gridando dalla frustrazione.

"È l'ora del piano B." Disse Rylee.
"E quale sarebbe il piano B?" Chiese Harry aspettando una sua risposta.

"Andare in quella cazzo di villa e finire questo fottuto incubo!" Continuò a gridare Ryan.
"Ryan calmati." Dissi mettendogli una mano sulla spalla. Lui guardò prima la mia mano per poi guardare il mio viso e prendere un grosso respiro.

"Dobbiamo agire." Rylee prese di nuovo parola incrociando le braccia al petto.
"Non ce la faremo mai da soli e Clayton non ci darà mai ascolto, anzi...ci verrebbe contro solo per il singolo fatto che abbiamo fatto un piano da soli senza il suo consenso." Scosse la testa Harry parlando realisticamente.
"Posso chiedere aiuto a qualcun altro." Parlò Ryan abbassando lo sguardo.

"Posso chiedere aiuto a mio padre anche se non siamo in buoni rapporti sono sicuro che in queste circostanze ci aiuterà." Annuì a se stesso sospirando appena.

"Come facciamo a contattarlo?" Mi precedette Jisel.
"Dobbiamo andare a SoHo, non è molto distante da qui. Se partiamo adesso arriveremo in quindici minuti."

"Sai dove abita o dove possiamo trovarlo?" Chiesi guardando i suoi occhi scuri leggermente lucidi.
"Sì, so dove trovarlo."

"Allora andiamo e portate via tutte le cose importanti, è probabile che riescano a rintracciarci grazie agli orecchini di Sissie, dobbiamo abbandonare la casa e dire a tutti di evacuare la villa." Disse velocemente Zayn, spegnendo subito il computer.

"Installerò delle piccole bombe per tutta la casa che rivelerà il primo intruso che metterà piede qui dentro." Spalancai leggermente gli occhi.

"E come avviserai tutt-" Louis mi interruppe bruscamente "ci pensiamo io e Liam, ci ascolteranno sicuramente, è ora di agire forza!" E dopo ciò corremmo verso le nostre stanze prendendo solo il necessario, non includendo il vestiario dato che non avremmo potuto portare svariate cose.

La porta della stanza si aprì con forza facendoci saltare in aria.

"Ma sei impazzito?" Urlò Jisel mettendosi una mano sul cuore guardando Harry che se la rideva.

"È ora di andare." Mi guardò per poi uscire dalla stanza con un sorrisetto malizioso.

Corremmo verso il piano di sotto vedendo i ragazzi ci stavano già aspettando e la casa era stranamente vuota e silenziosa.

"Prendiamo le nostre auto e seguitemi, ci fermeremo ad un hotel." Disse Ryan.
"Non possiamo fermarci e fare finta di niente!" Gli rispose Zayn meravigliato.

"Zayn, adesso non possiamo agire. Mio padre tornerà domani mattina." Ryan lo guardò negli occhi cercando di convincerlo.
"Come fai a sapere tutte queste cose?" Si insospettì il riccio. Spostammo tutti lo sguardo verso Ryan che sospirò.

"Ho una persona interna che mi sta informando, è una ragazza." Si morse il labbro inferiore, sbuffando guardando le facce di tutti noi evidentemente sbalordite.
"Fidatevi e smettetela di guardarmi così." Alzò le braccia in aria per poi farle sbattere contro le sue gambe.

"Avanti amico, dobbiamo parlare." Disse Louis cingendo le spalle del suo compagno, accompagnato da tutti i ragazzi tranne Harry.

Sospirai leggermente avvicinandomi al suo corpo.
"Riuscirai mai a fartelo piacere?" Gli chiesi mentre entravamo in macchina seguiti da Rylee, Niall e Jisel.

"No." Disse solamente, accendendo l'auto e seguendo quella di Ryan.
Sospirai appoggiando la testa al finestrino e guardano la città fuori.

Ci fermammo davanti ad un grande hotel molto illuminato.
Scendemmo con le nostre borse, facendo il check in e salendo verso le nostre camere.

Io ed Harry entrammo nella nostra stanza dando la buonanotte al resto dei ragazzi.
"Ho fame." Dissi non appena chiusi la porta.
"Anche io, pizza?" Annuii subito decidendo che pizza prendere e ordinando.

Ci sedemmo sul letto accendendo la tv e guardando un reality show mentre aspettavamo che qualcuno bussasse alla nostra porta.

"Perchè non riesci a fartelo piacere?" Chiesi di punto in bianco riferendomi a Ryan.
Lo sentii prendere un grosso respiro prima di parlare.

"L'idea che lui ti abbia portato fuori a cena e che abbia provato a baciarti mi da molto fastidio. L'idea che lui ci sia stato per te quando io ti stavo facendo del male mi fa sentire ancora più in colpa." Mi guardò negli occhi, trovando i suoi essere leggermente lucidi.

Mi meraviglia a quella visione, Harry mi stava mostrando un suo lato che mai avrei pensato di vedere.
"Mi sono comportato proprio come Nicole, solo perchè sono un cazzo di minchione orgoglioso." Si mise le mani nei capelli e evidentemente frustrato.

Presi la sua mano abbassandola e stringendola nella mia.

"Claire." Pronunciò il mio nome guardandomi di nuovo negli occhi.
"Mi dispiace." Mi disse facendomi fermare il respiro. Boccheggiai leggermente ancora stupita.

"È il passato, ok? Io sono qui con te adesso." Riuscii a trovare le parole, non curandomi se fosse giuste o meno.
"È questo che non capisco, perché hai scelto me?" Scosse leggermente la testa in segno di negazione.
"Io non ho scelto proprio nessuno." Quasi risi "tu sei sempre stato l'unico, Harry. Non c'è mai stata una competizione." Sorrise appena avvicinando il suo viso al mio baciandomi lentamente.

Si staccò dopo poco accarezzando la mia guancia sinistra.
"Claire io ti-" il mio cuore incominciò a battere all'impazzata, ma tutto fu interrotto dalla suoneria del telefono della camera.

Il ragazzo rispose svogliatamente buttando giù con non molta eleganza.
"È arrivata la pizza, scendo a prenderla." Mi disse senza guardarmi negli occhi per poi uscire con il portafoglio in mano.

Mi sdraiai sul letto tappando il viso con il cuscino iniziando a gridare.
Stava per dirmi ti amo?

Era l'unica frase che rimbombava nella mia testa.
Tolsi quei pensieri dalla mente poiché non volevo farmi strane idee o ci sarei rimasta male in futuro se qualcosa fosse andato storto.

Il sorrise non si staccò mai dalla mia faccia, soprattutto quando il mio ragazzo entrò con due scatoloni caldi dentro la camera.

Iniziammo a mangiare tra una risata e l'altra, come se non fosse successo niente, ma a me andava bene così.

Sapevo cosa fosse successo ed ero felice.
Per una notte non pensai a nessuna disgrazia, rimasi con il mio ragazzo a guardare la TV e a parlare del più e del meno come se non stesse accadendo niente al di fuori di quella camera.

Ma una piccola parte di me non era tranquilla...per niente.
Una piccola parte di me pensava a Sissie e a come salvarla e, in poco tempo, quella piccola parte prese il sopravvento, non facendomi chiudere occhio.

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