Capitolo 68
CLAIRE'S POV
Mi sveglia a causa della luce che penetrava dalla finestra della camera.
Strizzai gli occhi, per poi aprirli lentamente e massaggiarli per riuscire ad aprirli definitivamente.
Mi voltai verso il corpo di Harry, che momentaneamente mi dava le spalle, per avvicinarmi a lui ed abbracciarlo, appoggiando la guancia sulla sua schiena scolpita.
Il piccoli movimenti del suo respiro riuscirono, per qualche minuto, a cullarmi, rischiando di addormentarmi nuovamente.
Fortunatamente il piccolo bussare alla porta non me lo permise e, dopo essermi infilata la felpa di Harry e delle mutande pulite, aprii il più velocemente possibile.
Lo sguardo vivace di Rylee mi diede subito il buongiorno, rimanendo sulla soglia della porta.
Ci scambiammo il buongiorno per poi iniziare una conversazione mattutina.
"Volevo informarti che dobbiamo scendere per fare colazione e prepararci per partire. Sissie e Ryan ci spiegheranno cosa dovremmo fare." Annuii alle sue parole "dammi il tempo di svegliarlo e prepararci." rise alla mia frase, annuendo di conseguenza per poi mandarmi un bacio volante, che ricambiai, prima di andare via.
Senza pensarci troppo presi la rincorsa dall'angolo della camera per poi saltare, nel vero senso della parola, su di lui.
Lo sentii mormorare frustrato, per poi aprire gli occhi.
"Ma sei impazzita?" Disse con la sua tipica voce mattutina.
"Buongiorno!" Urlai, cercando di svegliarlo.
"Claire!" Si lamentò, tappandosi gli occhi con il braccio. Vedendolo per niente motivato ad alzarsi, incominciai a saltare sul letto con grande divertimento.
"Ti uccido." Mormorò.
"Dobbiamo andare di sotto!" Cantai, facendo una piroetta e continuando a saltare.
"Porca troia che rottura di coglioni." Si alzò a mezzo busto, con un ammasso di capelli in testa e lo sguardo ancora assonnato, ma comunque infastidito dal mio comportamento, leggermente infantile.
"Fermati." Mi ordinò severo.
"Nope." Risposi ironica, in realtà mi stavo divertendo molto.
Con le sue braccia mi cinse le gambe, facendomi, di conseguenza, cadere a peso morto sul letto.
Sbuffai contraria, ma comunque fiera di vederlo alzarsi e dirigersi nel bagno.
"Bel culetto!" Affermai, ironicamente, vedendo il suo dito medio alzarsi in risposta per poi entrare nel bagno.
Risi nuovamente, decidendo di mettermi qualcosa di più comodo e appropriato.
Dopo essermi infilata un paio di leggings e una maglietta color senape, aspettai che il principino sul pisello avesse finito di sistemarsi.
"Hai finito di fare la fighetta? Non devi farti notare da nessuno!" Gridai con un sorrisetto, in modo da farmi sentire al meglio.
Subito dopo la porta si spalancò, presentandomi un Harry ben vestito e con i capelli completamente bagnati.
"Me la puoi mettere?" Disse come un bambino di cinque anni, facendo la bocchina e allungando il braccio per porgermi la bandana bianca.
Sorrisi intenerita, annuendo e facendolo sedere, essendo troppo alto per me.
Non ci misi molto a mettergliela, anche se comunque il tutto rimaneva abbastanza confusionario, proprio come la camicia che indossava.
Senza pensarci glilea sistemai, non appena si alzò, sentendo il suo sguardo bruciarmi l'anima.
Alzai lo sguardo non appena ebbi finito.
Sì abbassò di poco per regalarmi un piccolo e semplice bacio a stampo.
"Sembiamo sposati." Disse, facendomi deglutire.
"Ma non lo siamo." Lo corressi, dandogli dei collpettini sul petto.
"Non ancora." Mi fece l'occhiolino, facendomi alzare gli occhi al cielo.
"Andiamo di sotto ci staranno aspettando." Sorrisi dandogli un ultimo schiaffetto per poi avviarmi al piano inferiore.
"Buongiorno!" Urlò Louis, aprendo le braccia.
Ricambiai il saluto, guardando tutti e avvicinandomi alla macchinetta del caffè.
Guardai Harry per poi indicare la macchinetta, come per domandargli se ne volesse uno anche lui.
Lo vidi annuire, e così ne preparai uno semplice per me ed uno nero senza zucchero.
Glielo porsi, successivamente, sedendomi di fianco a lui e aspettando che qualcuno incominciasse a parlare.
"Il piano è il seguente." Prese parola Ryan. "Tra qualche ora prenderemo il nostro aereo, per partire per New York. Alloggeremo in una villa, ci alleneremo lì e aspetteremo un messaggio dal boss. Tutto chiaro?" Rispondemmo tutti affermativamente, escluso Harry che rimase impassibile a bere il suo caffè per tutto il tempo.
Ci alzammo dopo qualche minuto per andare a prepararci. Harry aveva lasciato le sue cose in macchina, quindi ci andò direttamente per aspettarmi.
Feci una doccia veloce, non curandomi di asciugare i capelli.
Misi le cose sporche nella zaino e corsi di sotto, catapultandomi in macchina.
"Hai fatto veloce." Disse ironicamente facendomi spalancare la bocca.
"Sì!" Esclamai, stupefatta dal suo commento. Lo vidi fare una smorfia per poi accendere il motore, attendendo che Ryan lo superasse in modo da poterlo seguire.
"Cosa è successo ieri sera?" Domandai, forse sperava e credeva che mi fossi dimenticata del piccolo inconveniente avvenuto difronte alla porta della mia vecchia stanza.
Lo sentii sospirare, prendendo parole dopo qualche secondo. "A lui piaci ancora..." sì fermò "e molto." la sua voce si abbassò radicalmente, stringendo le mani al volante.
"A me non piace." Alzai le spalle, appoggiandomi alla portiera "quindi non ti devi preoccupare, perché io per lui non provo niente." Sì fermò ad un semaforo, prendendo un altro grosso respiro.
Con il dito guidai il suo sguardo verso di me, incastrando i nostri occhi "niente." Pronunciai, vedendo la sua espressione rilassarsi.
Appena il verde si accese accelerò per rimanere dietro all'auto di Ryan.
Dopo una ventina di minuti ci ritravammo in un grandissimo piazzale, momentaneamente vuoto.
Vidi uscire tutti dalle proprie auto e così feci anche io.
"Non appena arriverà l'aereo rientrate in macchina, questi gioiellini ci seguiranno fino a New York!" Accarezzò la sua macchina, di un rosso molto acceso sorridendole come se fosse una persona reale.
Il rumore di un aereo che stava atterrando ci fece, automaticamente, rientrare in auto. Aspettammo che il tutto fosse pronto e, non appena il retro di esso si aprì ci ritrovammo, in pochi secondi, dentro l'aereo stesso.
Rimanemmo dentro le auto, dato che l'aereo era strutturato solo per fare entrare delle macchine ed avere un guidatore.
"Quante ore saranno di volo?" Sì interesso il ragazzo di fianco a me. Sistemandosi al meglio sul sedile, buttandolo giù.
"Se non erro più o meno 8 ore." Dissi non del tutto convinta "E ci sono 5 ore di differenza."
"Porca puttana." Imprecò sbuffando rumorosamente.
"Sarà una nuova lezione di vita."
"Speriamo sia l'ultima, perché mi sono rotto i coglioni." Feci un cenno con la testa alla sua finezza, guardandomi curiosamente intorno, non riuscendo a capire cosa ci fosse realmente.
"E perlopiù siamo rinchiusi in un cazzo di aereo per otto fottute ore." Continuò a lamentarsi...e glielo lasciai fare, tra un po' avrebbe sicuramente smesso.
"Sono pieni di soldi questi stronzi, almeno un aereo con due cazzo di finestre." Alzai gli occhi al cielo sorridendo, era buffo sentirlo lamentarsi di qualsiasi cosa.
"Spero ci sia il bagno perché sennò gli piscio in bocca a quello stronzo, e forse anche qualcosa di più." Scoppiai a ridere, vedendo quanto serio fosse nel parlare.
"E tu che ti ridi?" Mi guardò, incominciando anche lui a ridere leggermente, forse guidato dalla mia risata.
Appena smisi mi misi una mano sulla pancia, prendendo dei grossi respiri.
Rimanemmo in silenzio per qualche minuto, non appena la sua voce lo ruppe.
"Non mi hai mai chiesto della mia vita passata." Diede sfogo ai suoi pensieri, attirando a pieno la mia attenzione.
"Qualcosa mi hai già raccontanto." Dissi sinceramente.
"Vorresti conoscerla meglio?" Sì voltò verso di me, regalandomi lo sguardo più bello che una donna potesse desiderare.
"Sì, ma quando sarai pronto a raccontarmela."
"In realtà sono nato a Redditch, ma sono cresciuto ad Holmes Chapel. Mia mamma si chiama Anne e momentaneamente vive a Londra da sola. Mia sorella si chiama Gemma, ma come ben sai non ho idea di dove sia. Sai già che credevamo mio padre fosse morto, è sparito quando ero solo un bambino, quindi non ho moltissimi ricordi con lui.
Mia madre aveva un tumore e i soldi in famiglia erano scarsi e fu lì che decisi di aggregarmi a Blake. Quando mia madre riuscì a combattere la malattia smisi di lavorare per quel mostro, anche se non fu molto semplice." Deglutì, guardando un punto fisso della macchina.
"Fu così che mia sorella si trasferì a Londra e dopo qualche anno la seguì anche mia madre. A quel tempo condividevo un appartamento con quei quattro cretini...quante ne abbiamo combinate." Sorrise scuotendo negativamente la testa.
Buttai indietro lo schienale per poter vedere meglio il suo volto.
"Ci mettemmo nei guai con la polizia perchè facevamo troppa confusione nel parco centrale della città, adoravamo giocare a calcio fino a tardi." Sorrisi, appoggiando la mano sotto la guancia.
"E dopo qualche anno conobbi Nicole..." una mano che bussava al finestrino, oltre che a farmi saltare letteralmente per aria, interruppe la sua storia.
Harry abbassò il finestrino, aspettando che Zayn parlasse.
"Ryan ha detto di uscire dall'auto." Così facemmo, uscimmo dalle macchine per avvicinarmi alla sua e aspettare che parlasse.
E quello che disse dopo non fu alquanto rassicurante.
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