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Capitolo 43

Rimasi paralizzata alle sue parole.

"Bella?" Chiesi sorpresa "Io?" Continuai.

"Sì. Come fai a non vederlo?" Corrugò le sopracciglia. Forse non si aspettava una reazione del genere da parte mia.
"Non lo so, non lo vedo e basta." Alzai le spalle, guardando il pavimento.

"Non ho mai fatto un complimento del genere a nessuna." Posò l'indice, contornato dal solito anello, sotto il mio mento per fare in modo che alzassi lo sguardo verso di lui "ritieniti fortunata." Sorrise, mordendosi il labbro inferiore.

Ricambiai il sorriso non riuscendo a calmare il mio battito cardiaco.

La porta si spalancò all'improvviso facendo, di conseguenza, scattare Harry all'indietro mentre io mi limitai ad atteggiarmi come se non fosse successo niente.

"Ho interrotto qualcosa?" Chiese Liam, entrano definitivamente nella camera.
"Assolutamente no." Dissi sicura.

"Ho dimenticato i guanti." Si giustificò e dopo averli presi forse fuori, forse sentendo la tensione che si era appena creata nella stanza.

Nel frattempo Harry si era già sdraiato sul letto, nella stessa posizione di poco fa.
Sospirai strisciando per terra e rannichiandomi in me stessa.

Rimanemmo in silenzio per molto tempo, per poi constatare che si fosse definitivamente addormentato.
Mi alzai nuovamente uscendo a prendere una boccata d'aria sul terrazzino.

Il sole stava ormai tramontando lasciando che i colori come l'arancione, il rosso ed il giallo si sfumassero su tutto il cielo creando un'atmosfera di pura tranquillità e bellezza.

La mia mente andò da tutt'altra parte, ricordandomi cose ormai passate.

Sarei rimasta in quella posizione per sempre.
La mia testa era poggiata sulla sua pancia, cullandomi lievemente con il suo respiro.
Jace alzò la testa per qualche secondo, fissandomi come non aveva mai fatto.

"Smettila di fissarmi. Siamo venuti qua per guardare il tramonto." Dissi imbarazzata.
Avevamo deciso di tornare nel nostro posto speciale, ovvero, una semplice collinetta dove potevi ammirare sia il paesaggio davanti a te che il bellissimo tramonto.

"Sembrerò sdolcinato...e probabilmente lo sono, ma preferisco mille volte guardare te." Arrossii immediatamente sentendo poco dopo la sua bocca scontrarsi con la mia guancia accaldata, terminando il tutto con un grande schiocco.

"Hai solo diciotto anni e già ti comporti così? Mi immagino quando sarai un adulto." Avvicinai le gambe al petto, tenendole ben strette con le braccia.

"E tu hai diciassette anni e sei ancora tremendamente timida." Mi pizzicò il naso, facendomi mormorare contraria.
"Lo sarò per sempre."

"E io ci sarò per sempre." Si avvicinò a me, sorridendomi non appena vide che anche la mia faccia si stava avvicinando alla sua.
"Promesso?" Lo guardai in quegli occhi tremendamente scuri e profondi.

"Promesso." Mi rispose, baciandomi dolcemente.

Ritornai sulla terra ferma, asciugandomi una lacrima che mi era involontariamente scesa.

Quei momenti era tanto belli quanto dolorosi.
Mi aveva promesso che ci sarebbe stato per sempre e io come una stupida ci avevo creduto.

Era l'unica persona che mi era rimasta.
L'unica che aveva il coraggio di parlarmi, guardarmi negli occhi e baciarmi.

Ma alla fine tutto finisce. Niente dura per sempre, soprattutto la felicità.

E mi faceva ancora male ricordarmi il modo in cui ci eravamo lasciati.
Il modo in cui lui mi guardava quando ci incontravamo casualmente e il modo in cui mi aveva fatta soffrire.

E dopo un anno non ero ancora riuscita a superarlo, perché io lo amavo e ero sicura che anche lui per un periodo mi avesse provato lo stesso, ma, inevitabilmente, le persone si stancavano di me dopo poco tempo.
Forse mi ritenevano strana, complicata o semplicemente ero nata per rimanere da sola.

Ma una cosa è essere da soli ed un'altra è sentirsi soli. E io, per tutto questo tempo, mi sentivo tremendamente sola...anche se ero circondata da persone meravigliose.

Mi tappai la bocca con la mano in modo che Harry non potesse sentirmi piangere, anche se la porta era chiusa.

Avrei voluto gridare fino a perdere la voce, ma non potevo farlo e, come sempre, dovevo reprimere i miei sentimenti e fare finta di niente.
Sorridere ed andare avanti come se non fosse successo niente.

Come se mia madre non fosse morta, come se mio padre non fosse scomparso e come se mia zia non fosse sparita e come se io non fossi andata via con loro. Perché, alla fine, una parte di me sarebbe sempre rimasta con loro, senza mai tornare indietro, ma ormai ci ero abituata.

Sospirai profondamente asciugandomi le lacrime e passando più di una volta le mani sul mio viso, immaginando quanto potesse essere rosso il mio naso.

Stiracchiai un po' le gambe, prendendo in mano il mio telefono è guardando qualche notizia online.
Installai anche un gioco chiamato "Episode" dove tu sei la protagonista di ogni storia e devi fare alcune scelte che poi condizioneranno la tua vita nel gioco.

Sorrisi mentre creavo il mio avatar, apparentemente perfetto.
Iniziai con una storia, trovandola già interessante, ma, non appena terminai i pass per giocare, sbuffai spegnendo il cellulare e rimettendolo nella tasca.

Guardai l'orario, spalancando gli occhi quando le lancette segnarono le sette e mezza.
Ero rimasta così tanto tempo a giocare e a pensare?

Rientrai, dunque, nella camera nella speranza che Harry si fosse finalmente svegliato ma l'unica cosa che trovai fu un biglietto da parte di uno dei ragazzi con scritto "Siamo usciti, non volevamo disturbarvi. Buona serata."

Corrugai le sopracciglia, un po' sospettosa di questo loro atteggiamento, ma feci finta di niente...
A volte gli uomini sapevano essere più strani di noi donne.

Camminai, in punta di piedi, verso il corpo di Harry piegando le gambe per terra, in modo da vedere il suo viso angelico.
La guancia era completamente spiaccicata al cuscino mentre le braccia erano incrociate.

Sorrisi a quella visione, per me bellissima, giocherellando con un ricciolo che aveva deciso di andare per i cavoli suoi.

Non seppi perché e dove trovai il coraggio, ma lasciai un piccolo bacio sul suo naso per poi alzarmi da quella posizione che era diventata scomoda.
Scossi le mani sulle ginocchia, avendo sporcato i jeans con non so cosa e mi ritrovai a girovagare nella stanza non sapendo se doverlo svegliare o meno.

Feci subito il numero di Sissie.
"Luce dei miei occhi!" Mi prese in giro facendomi di conseguenza alzare gli occhi al cielo.
"Un consiglio." Iniziai, sentendola mormorare, incitandomi a continuare "se tu stessi beatamente dormendo, ma fosse già l'ora di cena e una tua ami-" mi interruppe subito.

"Vai al succo perché poi dici talmente tante cose che te le dimentichi." Feci un grande respiro, provando a farla breve e cercando le parole giuste.
"Se tu stessi dormendo e io ti svegliassi per una ragione valida, ti arrabbieresti?" Mi morsi l'unghia in attesa di una sua risposta.

"Qual è la ragione?"
"Cenare."

"Non mi arrabbierei solo perché si tratta di cibo, quindi vai tranquilla sveglia il tuo principe dagli occhi verdi e non farti troppe paranoie." Trattenni il fiato spalancando gli occhi.

Sissie capii immediatamente, pur essendo in un'altro posto, se la rise.

Facendomi imbronciare come una bambina "grazie per l'aiuto." Mormorai "prego!" Terminai lì la chiamata facendomi coraggio per svegliarlo.

Sussurrai il suo nome più di una volta mentre gli scuotevo leggermente la spalla.
Mormorò qualcosa di incomprensibile per poi voltarsi dall'altra parte.

Feci un po' di pressione sulla sua spalla scuotendola più forte.
"Harry ho fame." Mi lamentai.

Improvvisamente la sua mano prese il mio braccio trascinandomi sopra di lui.
Gridai presa alla sprovvista vedendo la sua faccia soddisfatta.

Si morse il labbro inferiore, tenendo le mani premute sulla schiena, per poi incominciare a stringere la maglia.

"Mi piace questa posizione." Il seno era completamente attaccato al suo petto e la maglia era come inesistente, dandogli piena visione.

"Eccome se mi piace." Mormorò fissando quel punto.
"Smettila!" Gli diedi un colpetto sulla spalla cercando di divincolarmi.

Riuscii a sdraiarmi accanto a lui credendo che fosse finita lì.
Ma quando il suo corpo si posizionò sopra di me, mi coprii il viso con le mani sentendomi in imbarazzo.

Si piegò verso il mio orecchio, togliendo le mani e poggiandole sopra la mia testa "tempo al tempo." Mi provocò per poi scendere dal letto come se non fosse successo niente.

"Andiamo a mangiare qualcosa fuori?" Si tolse i pantaloni, rimanendo solo in boxer.
"Ma sei impazzito?!" Gridai tappandomi gli occhi.

"Sono in boxer!" Disse ovvio mentre lo sentivo maneggiare con la cintura.
Sbuffai "hai fatto?" Aprii le dita. La sua figura era davanti a me con le braccia incrociate al petto.

"Tu invece?" Risi appena alzandomi dal letto.
"È un appuntamento?" Scherzai.

"Forse." Spalancai gli occhi facendogli alzare gli occhi al cielo.
"Andiamo." Lo seguii, rischiando di perdere una porta in faccia, dato il suo essere galantuomo

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