Capitolo 37
La necessità è madre dell'inventiva e le madri sono le più grandi inventrici del mondo
(Anonimo)
"Inizio con il farti tantissimi auguri per i tuoi diciotto anni! Sto scrivendo questa lettera mentre tu sei di là che guardi la tv con tuo padre, lui ama i cartoni animati tanto quanto te.
Io sto fingendo di cucinare, tanto alla fine ordineremo la pizza, tu la ami. Ovviamente dopo dobbiamo mangiare il gelato, sennò non saresti tu.
Non so neanche perché ti stia scrivendo una lettera, adesso, in cucina e con il rumore della pioggia che batte sulle finestre... sento solo il bisogno di farlo. Adesso starai festeggiando con i tuoi amici, starai bevendo e cantando a squarciagola e magari ti avrà adocchiato qualche ragazzo. Ti vedo già in un meraviglioso vestito rosso, il tuo colore preferito. Ti immagino scendere le scale mentre tuo padre ti guarda ammagliato e probabilmente il tuo ragazzo ti starà già aspettando fuori con una bella macchina...o le tue amiche ti staranno aspettando, a me va bene anche che ti stia aspettando una ragazza, mi basta solo vederti felice. Oggi mi hai detto che da grande vorresti fare il lavoro di trovare a tutte le persone, che si sentono sole, un amico e io ti ho guardata dritta in quei grossi occhioni marroni e mi hai sorriso, il sorriso più bello che potessi mai ricevere.
Spero solo che tu in questo momento sia felice...lo spero con tutta me stessa. Segui i tuoi sogni e realizzali, sorridi alla vita e sii gentile con il prossimo, ti ho sempre insegnato questo,vero? Mi raccomando fatti rispettare e non essere troppo ficcanaso! Lo sei già adesso ed hai solo cinque anni, vedremo come sarai da grande!
Adesso sto sorridendo e spero lo stia facendo anche tu, lo spero davvero. Rimarrai sempre e comunque la mia bambina e per qualsiasi cosa sai che la mamma c'è, la mamma non ti giudicherà mai e mai ti abbandonerà. Probabilmente mi troverai sul letto, piena di grinse e stanca...ma io ci sarò sempre ad aiutarti, consolarti e proteggerti dagli uomini cattivi! Poi anche tu dovrai aiutarmi, magari quando sarò un po' più vecchia.
Piccola mia, finisco con il dirti che la cosa più importante che dovrai fare nella tua vita è amare. Ama fino alla fine, combatti per ciò che ami, piangi per ciò che ami, fai pazzie per ciò che ami...
Ti voglio tanto bene piccola mia, con tutto l'amore che provo per te. La tua mamma."
Finii quella lettera...tanto bella quanto dolorosa. Piansi, piansi fino a non riuscire più a respirare. Piansi e basta e, anche se le braccia delle mie amiche erano avvolte a me, io sentivo solo il bisogno di mia madre.
Avevo bisogno della sua voce e dei suoi occhi...le sue braccia. Avevo bisogno del suo amore che mai più avrei potuto avere.
Lei era andata via, senza di me.
Non avevo più visto niente di lei, non potevo più abbracciarla o baciarla, o semplicemente parlarci.
Mia madre era andata via e, dopo tutti questi anni, non riuscivo ad accettarlo.
Mi alzai da quella posizione che ormai consideravo scomoda, scendendo velocemente le scale.
Sentii i vari richiami delle ragazze, ma, con gli occhi pieni di lacrime e con la vista completamente annebbiata, corsi senza voltarmi.
Molte persone stavano salendo le scale o, semplicemente, erano ferme ai loro rispettivi piani a parlare con i loro amici. Non mi sfuggirono le occhiatine torve e confuse di alcuni di loro, ma poco mi importò.
Quando arrivai agli ultimi scalini rallentai, con il fiato corto.
Le lacrime non smettevano di scendere e la vista era ancora più annebbiata di prima.
"Non ce la faccio." Sussurrai tra un fiatone e l'altro, sentendo le gambe cedere e cadendo in ginocchioni per terra.
"Claire!" Riconobbi subito la corsa di Louis, vedendomi in contro, seguito da un uomo a me sconosciuto. "Che ti succede?" Le sue mani alzarono il mio viso.
Non risposi, scossi la testa in segno di negazione prima che le sue braccia mi avvolgessero in un forte abbraccio.
"Devo chiamare gli altri?" Mi sussurrò all'orecchio "no" bisbigliai debolmente, sentendolo annuire debolmente.
"Perché non torni in camera? Che ne dici?" Si staccò leggermente da me, accarezzandomi le braccia con le sue mani.
Non risposi, mi feci alzare da terra ed entrammo nell'ascensore, ritrovandomi in camera pochi minuti dopo.
Rimasi stesa nel letto tutto il giorno, continuando a bagnare il cuscino per ore senza spicciare parola.
Le ragazze mi avevano lasciata da sola, su mia richiesta, per andarsi ad allenare.
Mi tirai su con il busto, chiudendo gli occhi non appena una forte fitta alla tempia si fece sentire. Presi quel pezzo di carta che mi era stato inviato da non so chi e, oltretutto in ritardo. Lo piegai accuratamente e lo rimisi dentro la busta, appoggiandolo sul comodino di fianco al letto.
Mi ripetevo di reagire, di alzarmi da quel dannato letto e di continuare la mia vita presente, non quella del passato ma, alla fine, per chi continuavo a vivere? Per me? Per i miei amici? Per mia zia?
Sbuffai decidendo di farmi una doccia veloce e di preoccuparmi solo di me stessa.
Appena finii di fare la doccia le ragazze mi accolsero con due grandissimi sorrisi e la tipica domanda "come ti senti?"
Gli risposi di stare meglio e proposi di fare una giornata tra sole ragazze, dove si fanno le maschere per il viso, le sopracciglia, si mettono lo smalto a vicenda e ridono fino a morire.
Eletrizzate dalla mia idea corsero anche loro a lavarsi, uscendo poi dal bagno con molto sacchetti e prodotti in mano.
Iniziando una vera e propria giornata tra sole ragazze.
***
"Claire ti prego concentrati." Ryan mi richiamò nuovamente.
A differenza di ieri, oggi non sembrava affatto una giornata dove sarei rimasta sul letto la cui unica preoccupazione era quella di non macchiare il letto con lo smalto.
La mattinata era partita malissimo con i soliti allenamenti all'esterno, assieme alle zanzare e alle api.
Oggi ero nuovamente in questo buco pieno di uomini e la presenza dei ragazzi, ovvero i miei amici, non mi rassicurava affatto.
"Voglio vederti arrabbiata." Mi disse, cercando di motivarmi. "Non ti ho mai vista arrabbiata." Rise.
"Non ho un motivo per farlo." Sospirai, guardando in basso.
"Pensa a qualcosa che ti ha fatto infuriare." Iniziò a camminarmi intorno "o qualcuno che ti fa arrabbiare." si fermò accanto a me, continuando a fissarmi.
Pensai subito a Blake. Alla sua mano che teneva la pistola e agli occhi di mia madre pieni di dolore.
"Colpiscimi." Mi invitò con le mani, prendendo posizione davanti a me.
Non me lo feci ripetere due volte che lo attaccai, lui schivò ogni mio colpo facendomi venire ancora più rabbia.
"Allora?" Continuò, lo colpii qualche volta con i pugni, alternandoli alle gambe.
Prese la mia gamba con le sue braccia, gettandomi a terra seguita dal suo corpo.
"Sei debole." Disse, mentre stava cercando di rialzarsi.
Subito corsi verso di lui prendendo la sua testa tra le gambe e gettandolo a terra, rimanendoci intrappolato.
Sentii la sua mano picchiettare sulla gamba, facendomi capire di staccarmi da lui.
Con il respiro affannato si voltò verso di me, alzandosi senza intoppi.
"Chi cavolo te l'ha insegnato?" Indicò per terra, mentre si toccava il collo e sorrideva appena.
"Sissie." Mi toccai i denti superiori con la lingua arricciando il naso.
"Impari in fretta." Esclamò prendendo il suo asciugamano, appoggiandolo alla spalla "e lei è brava ad insegnare." Feci spallucce, imitando le sue azioni precedenti.
"Credo che per oggi possa bastare, Tomb Raider." Risi alla sia comparazione, salutandolo non appena varcò la soglia.
"Quando hai imparato a fare quella cosa?" Riconobbi subito la voce di Niall accompagnato dalla sua espressione di stupore.
"Qualche giorno fa."
"Senti Claire..." esitò un po' a parlare, torturandosi le pellicine "se tu avessi dei problemi, ce lo verresti a dire vero?" Inghiotii la troppa saliva, aprendo la bocca senza far uscire una singola parola. "Louis ce l'ha detto." Sospirò.
Scossi la testa affermativamente, dondolandomi con i piedi.
"Potremmo andare a fare una passeggiata tutti insieme se ti va. Oppure aspetteremo."
"Non aspettiamo un cazzo, dobbiamo saperlo ora." E come sempre si intromise nella conversazione, mantenedo quel tono rude.
"Voglio saperlo ora." Mi guardò negli occhi, facendo assottigliare i miei.
"Se io non voglio dirtelo-" mi indicai, avvicinandomi a lui e premendo l'indice sul suo petto "Non te lo dico."
"Ragazzi calmiamoci subito." Niall fermò questa guerra di sguardi. "Aspetteremo." Mosse il capo, sorridendomi appena.
Feci per andare via ma la sua voce mi fermò di nuovo "Immagino che il tuo ragazzo lo sappia già." Esclamò, facendo fermare ogni mio movimento.
Cambiai direzione, e camminai nuovamente verso di loro "Chi sarebbe il mio ragazzo?" Risi beffarda, guardandolo in attesa di una sua risposta.
"Ryan." Quasi gli risi in faccia a quella sua espressione, trattenendomi con il mordermi il labbro inferiore "Non è il mio ragazzo e no, non sa niente. Perché mai dovrei dirglielo?" Ritirai il collo, vedendo Niall far balzare il suo sguardo da me ad Harry.
"Perché adesso siete così legati." Disse ironicamente "Non riuscite a stare l'uno senza l'altro." Sbattè ripetutamente gli occhi con un sorriso da ebete sul viso.
Alzai un sopracciglio aspettando che avesse finito la sua messa in scena.
"Finito?" Incrociai le braccia al petto, lui mi imitò facendomi spalancare la bocca.
"Avrei così tante cose da dire dolcezza." Si avvicinò a me, serrando la mascella.
"Allora dimmele." Lo sfidai non appena fu abbastanza vicino a me.
"Ci rimarresti troppo male." Scossi la testa, alzando gli occhi al cielo "Ormai non mi fai più male." Bisbigliai, pentendomi subito di ciò che avevo appena detto.
I suoi occhi erano leggermente spalancati e le narici si erano allargate. Le mie labbra crearono una linea sottile, facendo dei passi indietro in modo da distanziarmi da lui.
"Ragazzi." Ci richiamò il biondo, ottenendo solo la mia attenzione.
"Vado a farmi una doccia." Sorrisi falsamente correndo verso la mia camera.
Spalancai la porta con tutta la forza possibile ritrovandomi in una situazione di pieno disagio.
Bradley era sopra Sissie che era sdraiata sul suo letto, fortunatamente ancora con gli abiti. Gli occhi della mia amica erano spalancati e le guance si stavano colorando di un rosso acceso.
"Claire." Mi salutò Bradley, sistemandosi accanto a Sissie mentre cercava di nascondere l'imbarazzo.
Lo salutai con una mossa del capo, per poi correre e chiudermi in bagno.
Presi un bel respiro, iniziando a lavarmi. Uscii dal bagno dopo una mezz'oretta, anche se un po' titubante.
Bradley non era più presente nella stanza e Sissie stava guardando beatamente il suo cellulare.
Tossii cercando di farle capire che ero difronte a lei e, come risposta, alzò di scatto lo sguardo sorridendomi imbarazzata.
"Fa come se non fosse successo niente." Dissi sincera, vedendola sospirare come se un macigno dentro di lei si fosse appena sgretolato.
Sorrise serena, stendendosi nel letto.
"Allora, come è andato l'allenamento?" Chiese mentre cercavo di scegliere qualcosa di comodo da indossare.
"Bene." Risposi, prendendo in mano dei pantaloni ed una maglia sportiva.
"Alex è fuori con Rylee." Annuii senza fare troppe domande. "Non mi chiedi il perché?" Sospirai, voltandomi verso di lei.
"Ok, non ti interessa." Mossi il capo soddisfatta, sedendomi sulla scrivania.
"Allora che facciamo oggi?" Iniziai a muovere i piedi, facendomi sbattere sul legno. "Non so, perché non esci con Brad?" Alzai le spalle.
"Non sarebbe una brutta idea-" capii subito che la frase non era ancora finita non appena si alzò dal letto "se non dovessi lasciarti da sola."
"Va con Bradley e non rompere." Scesi anche io da quella posizione, passandole il cellulare più che convinta.
Esitò un po', ma poi si arrese iniziando a digitare qualcosa sull'oggetto elettronico.
L'aiutai a scegliere qualcosa di carino e semplice, obbligandola a truccarsi con solo un po' di mascara.
Uscita da quella stanza, dopo una ventina di minuti, mi affacciai alla terrazza notando il cielo per niente annuvolato.
Prima che la mia mente potesse pensare ad altro, la mia pancia incominciò a brontolare sentendo il bisogno di mangiare qualcosa...e anche al più presto.
Intravidi un camioncino dei gelati farsi sempre più vicino, vedendolo rallentare poco più distante dalla casa.
Di corsa presi i soldi necessari e scesi, con l'ascensore, uscendo dalla villa quasi di testa.
Sorridente mi avvicinai al camioncino, guardando la lista dei gusti.
"Ciao!" Esclamò l'uomo, vedendo quanto fossi emozionata.
"Vorrei un cono pistacchio e nocciola." Annuì alla mia richiesta, prendendo il cono nelle mie mani pochi secondi dopo. Gli porsi i soldi, dicendogli di non volere il resto. Insistette un po' per poi arrendersi non appena vide i miei piedi arretrare e scomparire da lì con un saluto con la mano.
Decisi di camminare per le strade di Liverpool non avendo alcuna necessità e voglia di rinchiudermi in camera.
Ammirai le varie vetrine, notando un sacco di abiti molto carini, ma che mai avrei potuto indossare.
Notai una panchina stranamente libera, poco più distante dal marciapiede e mi sedetti su di essa per finire il mio gelato con più calma.
Non appena arrivai alla fine del cono, pulii le dita con un fazzolettino sentendole, però, ancora troppo appiccicose.
Entrai, dunque, in un semplice bar ordinando una bottiglia d'acqua prima di dirigermi in bagno per togliermi lo sporco.
Mi ritrovai di nuovo in quelle strade trafficate, occupando le tasche dei miei pantaloni con le mie mani.
Non seppi neanche quanto rimasi fuori a camminare, fatto sta che la temperatura stava calando, il traffico di persone era diminuito e il sole stava per scomparire.
Con passo un po' più spedito tornai indietro, maledicendomi mentalmente per non essermi portata le chiavi elettriche per aprire la porta.
Suonai il campanello un paio di volte sperando che qualcuno si decidesse ad aprirmi.
"Codice." Sentii dire. Boccheggiai presa alla sprovvista.
"Codice? Quale codice?" Chiesi confusa.
"Qui non si entra senza un codice." Sbatteì le mani sulle gambe, arresa nell'essere fortunata almeno una volta nella mia vita.
"Senti non sono a conoscenza di nessun codice, chiama Clayton e-" la porta si spalancò, mostrando la faccia di Harry con un sorriso beffardo.
"Un codice eh?" Entrai in casa, guardando la sua espressione da ebete.
"Anche oggi avevi quell'espressione." Lo indicai, sorridendo appena "che espressione?" Mi chiese, evidentemente curioso.
"Da coglione." Mi tappai subito la bocca con la mano, spalancando gli occhi.
"Io sarei un coglione?" Serrò la mascella, indicandosi "Mi dispiace non volevo offenderti." Mi scusai, veramente dispiaciuta.
Non ero il tipo di persona a cui piaceva offendere, anche se le sue parole, rivolte a me, non erano del tutto gradevoli.
"Harry..." Mi sorpassò, cambiando subito di umore.
"Scusa, io non volevo offenderti, davvero. Era solo ironia." Lo seguii, notando che non avesse intenzione di calcolarmi.
Mi innervosii. Odiavo essere ignorata in questo modo, soprattutto quando cercavo di essere carina con una persona.
"Cosa avrei dovuto dire io quando mi hai dato della bambina che vuole solo attenzioni!?" Gridai, constatando che, per nostra fortuna, non ci fosse nessuno nella grandissima cucina.
Fermò i suoi passi nel sentire la mia voce, guardando la sua schiena muoversi ad ogni suo respiro.
Si voltò lentamente non lasciando neanche per un attimo il mio sguardo.
"Non mi ha fatto piacere." Cercai di trattenermi nell'urlargli in faccia "per niente direi." Aggiunsi, fiera di aver espresso i miei pensieri.
"Stasera andiamo in un posto." Cambiò discorso. Capendo di non avere speranze con un tipo come lui.
"Tutti insieme, come ai vecchi tempi?" Chiesi.
"Già, tra trenta minuti devi essere pronta." Ordinò, sparendo dalla mia visuale in un nano secondo.
Corsi in camera indossando qualcosa di carino. Presi il cellulare per scrivere a Sissie che stasera sarei stata assente, venendo preceduta da lei che mi avvisava di un suo non ritorno a casa stasera.
Scossi la testa sorridente, avendo ormai capito le loro intenzioni.
Dopo aver finito di preparare, non solo il mio corpo, ma anche il mio viso, scesi meravigliata nel vedere già tutti pronti ad attendermi.
"Sono in orario." Guardai Harry con rimprovero, generando una piccola risata da parte di tutti.
In macchina eravamo, come sempre, io, Harry e Niall troppo preso,però, nel giocare al cellulare.
"Dove andiamo?" Mi sistemai meglio sul sedile, cercando di non distrarlo troppo dalla guida.
"È un ristorante greco." Mormorai qualcosa, chiuriosa di arrivare in quel locale.
Appena entrammo potei subito notare l'età media del locale. Molti ragazzi della nostra età erano già a tavola a bere e scherzare con i propri amici.
Non mi accorsi neanche che i ragazzi si erano allontanati per sedersi al tavolo, velocizzando la camminata per raggiungerli.
Ovviamente Harry decise di sedersi accanto a me, posando il suo sguardo su di me ogni tanto.
"La smetti?" Chiesi a denti stretti, alzando il menù davanti al mio viso in modo che gli altri non potessero sentirci. Lui fece la stessa cosa, sorridendomi maliziosamente "di fare cosa?" Sbuffai arresa, riappoggiando il menù sul tavolo con un sorriso forzato.
Il cameriere arrivò poco dopo chiedendo le nostre ordinazioni.
Dopo aver detto la mia sentii qualcosa di caldo posarsi sulla mia gamba. Mi irrigidii subito dopo aver capito di cosa si trattasse.
La sua mano, contornata dagli anelli, stava leggermente stringendo le mie gambe ricoperte solo dalle calze, dato che stavo indossando una semplice gonna.
Le sue dita incominciarono a picchiettare su di essa, avvicinandosi sempre di più al mio intimo.
Iniziai a sudare freddo, completamente in contrasto con il caldo delle guance, iniziando ad avere brividi indesiderati.
Mi alzai di scatto, causando un rumore stridulo a causa della forza che avevo usato per spostare la sedia.
"Vado un attimo in bagno." Con la voce tremolante li avvisai, entrando in bagno con passi veloci e decisi.
Mi fermai davanti allo specchio guardando il mio riflesso.
Il colore delle mie guance stava incominciando a tornare al loro colore naturale, come il mio respiro ancora un po' pesante.
Perchè mi fai questo effetto?
Scattai con lo sguardo verso la porta non appena la sentii aprirsi con violenza, rivelando la figura di Harry.
"Non puoi entrare qui." Dissi fermamente, indietreggiando quando i suoi passi si fecero sempre più vicini a me.
Non disse niente. Continuò imperterrito in ciò che stava facendo, studiando i miei occhi come nessun'altro aveva mai fatto.
"No." Gli imposi, indicandolo.
Continuò a non rispondermi. La mia schiena toccò il freddo muro, essendo obbligata a fermarmi continuai a guardarlo, boccheggiando quando fu vicino a me.
"Che cosa provi?" La sua mano accarezzò la mia guancia, sentendo un tocco stranamente gentile da parte sua.
"Smettila, ti prego." Presi la sua mano, cercando di allontanarla dal mio viso inutilmente.
"Smettere di fare cosa?" Tracciò una linea invisibile dalla mascella fino alle scapole, accarezzando la mia pelle.
"Di usarmi come un giocattolo." Sussurrai, non smettendo mai di guardare quegli occhi profondi.
Corrugai le sopracciglia quando lo vidi sorridere, prendendo nuovamente la sua mano e scaraventarla via da me.
"Non sono il tuo giocattolino Harry." Mi staccai dalla parete evitando il suo sguardo "Non puoi usarmi quando ti pare e piace." Scossi la testa "e baciarmi senza nessun sentimento."
Feci per uscire da lì, ma la sua mano prese la mia gonna facendomi voltare verso di lui.
"Voglio baciarti perché mi piace." Mormorò con la sua voce roca "Mi piace sentire le tue labbra sulle mie."
"Le tue, Claire." La mia vista si offuscò a quelle parole, non riuscendo a capire se fossero positive o meno.
Si catapultò sulle mie labbra, con il disperato bisogno di sentirle, non aspettando neanche che mi chiedesse l'accesso le nostre lingue incominciarono a toccarsi, come i nostri bacini.
Prese la parte bassa dei miei glutei, incrociando le gambe intorno al suo bacino non appena mi tirò su.
Lo sentii gemere contro le mie labbra, sorridendo a questa sua reazione involontaria.
Mi appoggiò al balconcino della finestra, accarezzando le gambe che odiavo tanto.
Fermai i suoi movimenti, per niente sicura di ciò che stavamo facendo.
"Basta." Appoggiai le mani sul suo petto, sentendo il suo battito accellerato "sento il tuo cuore." Mi feci scappare, vedendo la sua espressione cambiare radicalmente.
"Vuol dire che sono vivo." Ci scherzò sù. I suoi occhi, però, nascondevano qualcosa che forse mai avrei scoperto.
"Perché continui a baciarmi?" Chiesi nuovamente. Sentivo dentro di me che le parole che aveva detto prima non erano del tutto vere o almeno non complete. Mancava qualcosa.
Si girò dandomi le spalle.
"Rispondi." Affermai decisa. "Non lo so!" Gridò. Decisi poi di scendere da lì per avvicinarmi a lui.
Prima che potessi dire altro la porta si aprì, seguita da delle risate. Spalancai gli occhi a quella visione, non credendo ai miei occhi.
Il mondo era veramente piccolo e ne avevo avuto la conferma in questo istante.
Spazio autrice
Ciao a tutti! Scusate il ritardo, ma wattpad mi ha dato un sacco di problemi nello scrivere e
Come vi sembra la storia? E il rapporto con Claire ed Harry?
Spero vi stia piacendo! Un bacio enorme a tutti.
All the love xxx
~chia~
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