V. Ombre
"E quello cos'è?" chiese Sophie, appoggiandosi allo stipite della porta e incrociando le braccia sotto il seno.
Lily le lanciò un sorriso.
"Questo è il mio salvavita" rispose, indicando ciò che aveva adagiato sopra il copriletto rosso-oro: una scatola bianca con un fiocco rosso al centro.
La giovane Evans le tolse il coperchio e sospirò.
Quando prese il vestito e lo alzò davanti a sè, per osservarlo, Sophie spalancò la bocca e si staccò dalla parete, avvicinandosi all'amica.
"Quando ti incontrerai con Severus Piton stai attenta che non si faccia male cadendo, perchè sarà quello che accadrà dopo averti vista con questo addosso"
"Oh ma smettila"
"Ho sempre detto che Piton ha una cotta per te" replicò l'altra sfiorando il tessuto a quadretti "per non parlare di ciò che James farà quando ti vedrà"
Lily alzò gli occhi al cielo, ma era così contenta che nemmeno il sentir nominare il suo eterno corteggiatore le avrebbe fatto svanire il sorriso.
"Mi ricorda il kilt" commentò poi la giovane Turner, quando l'altra si mise davanti allo specchio e si posò l'abito davanti, per vedere come le sarebbe stato.
L'abito era verde bottiglia e le risaltava i capelli rossi, ampio sulla gonna come si usava secoli prima.
La sottogonna era invece a quadretti, proprio come i classici kilt.
"Gli Evans sono un'antica famiglia scozzese" raccontò Lily "e questo era il tipico abito cerimoniale del diciottesimo secolo. Non so perchè i miei lo conservassero ancora nè a quale antenato fosse apparteuto, so solo che mia madre ha pensato che mi sarebbe piaciuto indossarlo per il ballo di questa sera"
Si voltò verso l'amica.
"Dopotutto è Carnevale e in più Petunia non l'avrebbe mai messo"
Sophie rise.
"È bellissimo" disse "ma da quel che so gli uomini scozzesi sotto il kilt non avevano proprio nulla. Seguirai anche tu le loro orme?"
Lily arrossì.
"Oh per piacere" borbottò "ma pensiamo a te: quale sarà il tuo costume?"
"Jennifer ha detto che ha un vestito da vampiro che aveva usato una volta ad Halloween nel suo paese e che è della mia taglia" spiegò e si guardò l'orologio "e ora che mi ci fai pensare è arrivato il momento di andare su nel suo dormitorio"
Sorrise a Lily e poi uscì dalla loro stanza, facendo per salire le scale verso i dormitori delle ragazze del settimo anno.
E a metà strada incontrò Alex che usciva dal suo.
"Ehi Alex!" lo salutò "Non mi hai ancora detto da che cosa ti travestirai questa sera"
Quando suo fratello la vide, i sui occhi verdi brillarono.
Senza quasi dire una parola la prese per mano e la condusse giù dalle scale.
"Vieni con me"
"Ma dove mi stai portando?" si ribellò lei "Sono davvero stanca di ragazzi che mi prendono per mano e mi portano chissà dove"
Lui si fermò per un istante, appena fuori dal ritratto della Signora Grassa, e la guardò interdetto.
"Dimmi che almeno uno di questi ragazzi è Sirius"
"Veramente è stato anche l'unico e tu sei il secondo" borbottò Sophie.
Alex le fece un sorriso malizioso.
"Non fare quella faccia!" disse "Non è successo nulla!"
"E allora perchè sei arrossita?"
"Non sono arrossita!"
"Certo, è solo la luce delle torce"
Poi riprese a camminare, tirandosela dietro.
"Almeno vuoi dirmi dove stiamo andando?" protestò lei.
"Alla guferia"
"Avrei dovuto prendere il mio costume da Jennifer qualche minuto fa" puntualizzò "e te lo sto dicendo giusto per farti sentire in colpa"
"Non mi sentirò in colpa, perchè Jennifer non ha mai avuto un costume per te"
Sophie corrugò la fronte.
Aveva iniziato a capire dove volesse andare a parare suo fratello.
Salirono le scale della guferia e Alex le lasciò la mano.
"Quando Silente ha parlato del ballo di Carnevale ho pensato che avresti avuto bisogno di un costume adatto" spiegò, mentre vagava tra i gufi e le civette "e così ho scritto a mamma e papà"
Finalmente trovò quello che stava cercando perchè diede un biscotto al gufo nero come la notte che fece un verso di approvazione.
Alex sorrise.
"Prendilo come un regalo di compleanno in anticipo da parte mia"
Le porse il pacco regalo e la invitò ad aprilo.
Sophie gli lanciò un sorriso curioso, mentre faceva come le era stato detto.
"Oh per Merlino" mormorò, rimandendo senza fiato "Questo è un vero chitone greco"
Lui ridacchiò.
"Da piccola quando la mamma ci raccontava le antiche leggende prendevi sempre un lenzuolo e te lo avvolgevi attorno fingendo fosse l'abito di una principessa greca. Un giorno eri Deianira, un giorno Andromeda, un giorno Penelope"
Non era un abito prezioso come quelli che indossavano le principesse delle fiabe, ma a Sophie era sempre piaciuto per questo.
Era fatto di un tessuto così morbido da parere nuvole e candido come se di nuvole lo fosse fatto davvero.
C'era poi una cintura d'oro da legare in vita, così come un lungo pezzo di seta dorata da mettere sopra la spalla.
"E ho scoperto che nonna Cleo ne aveva sempre avuto uno nascosto da qualche parte in casa sua. Mamma è riuscito a trovarlo e me l'ha consegato via gufo il più in fretta possibile"
"Oh adelfos" mormorò Sophie, stringendo tra le mani il tessuto candido "non avrei potuto chiedere un fratello migliore di te"
Lasciò cadere il chitone e gli gettò le braccia al collo, stringendolo a sè.
"So che non lo dico spesso" gli bisbigliò all'orecchio "ma ti voglio bene, Alex"
Lui la strinse, carezzandole i capelli come quando era piccola.
"Non te lo dico spesso nemmeno io" fece "ma penso che questa sera farai breccia nel cuore di Sirius"
Sophie sapeva che era il suo modo per dirle anche lui le voleva bene, ma gli diede lo stesso uno scappellotto.
***
"Quindi ti sei vestito da uno Sceriffo che è anche un olmo?"
Remus guardò James con sguardo affranto.
"Per la dodicesima volta" disse, cercando di rimanere calmo "è Sherlock Holmes!"
"Appunto!" ribattè Ramoso "Uno sceriffo travestito da albero"
"Io ci rinuncio"
Lunastorta gli tirò addosso il suo cappello all'inglese.
Era da qualche giorno che erano nati quei soprannomi, tra i malandrini.
Era stata Sophie a dare l'idea a Sirius, chiamandolo Felpato per la prima volta.
E così poi James era diventato Ramoso, mentre Remus Lunastorta.
Infine Peter era riuscito a trasformarsi ed era venuto fuori che il suo animagus era un topo dalla lunga coda, così era diventato Codaliscia.
Era bello, riflettè Sirius, quando loro quattro si chiamavano con quei soprannomi, vedere gli altri studenti di Hogwarts che li guardavano chiedendosi il perchè.
Forse non lo voleva ammettere, ma era ancora più bello vedere che invece Sophie li guardava e rideva.
"E poi, non capisco come tu faccia a non conoscere Sherlock Holmes" continuò Remus.
James si mise l'arco finto in spalla.
"È una storia babbana"
L'altro fece tanto d'occhi.
"Sei vestito da Robin Hood!"
"Tutti conoscono Robin Hood" replicò James.
Sirius rise, sistemandosi la camicia a sbuffo.
Si era travestito da pirata, perchè fin da piccolo lo avevano preso in giro per i suoi capelli più lungi del normale.
Lo avevano sempre paragonato ad un pirata e ora lui aveva deciso di accettarlo.
"Forza, mia ciurma!" disse quindi "Andiamo all'arrembaggio!"
Gli altri risero mentre lui correva ad aprire la porta in maniera scenica.
Quando arrivarono davanti alla sala grande, persino Sirius trattenne il fiato.
Doveva dire che i professori avevano fatto di tutto per renderla davvero bella: i coriandoli tipici di Carnevale – o almeno così aveva detto Remus – scendevano all'infinito ma non si posavano nè a terra nè sugli studenti, mentre al posto delle candele a mezz'aria vi erano delle maschere appese con dei fili che pendevano e oscillavano come se ci fosse del vento.
"Wow" esclamò Remus.
James fischiò piano.
"Cos'è quella cosa sul buffet?" fece poi Peter, nel suo abito completamente nero da Zorro "Si mangia?"
Remus rise.
"Sono chiacchiere" spiegò "e sì, Codaliscia, si mangiano sempre a Carnevale"
Non c'è bisogno di dire che il giovane Minus vi si fiondò immediatamente.
"Oh santissimo Merlino" fece poi James, rimasto senza parole "Lei è..."
Sirius seguì lo sguardo dell'amico e vide Lily che faceva il suo ingresso in sala, al fianco di Severus, e che si guardava curiosamente intorno.
Il verde le donava, non c'era dubbio, ma Sirius non potè fare a meno di pensare che lui preferiva un tipo di bellezza più tenue.
Per un istante nella sua mente comparve Sophie che gli tirava dietro un libro, ridendo.
Scacciò il pensiero e si scambiò quindi un'occhiata con Remus, sogghignando, perchè entrambi sapevano che le parole sarebbero tornate a James fin troppo presto.
"Ehi, Romeo, sarà meglio che tu rimani qui con noi, mh?" gli disse Remus, ridendo.
Sirius lo imitò e si voltò, come se si fosse reso conto che qualcuno lo stava osservando.
Incontrò un paio di occhi simili ai suoi.
Regulus lo guardava, invitandolo con lo sguardo ad avvicinarsi.
Si voltò e vide che Remus stava ancora trattenendo James dall'andare da Lily, perciò decise che non si sarebbero accorti che era sparito.
Si incamminò verso il fratello che si ritrasse nell'ombra.
Si è sempre rifugiato tra le ombre, pensò Sirius, forse perchè sono l'unica cosa che non può ferirlo.
"Regulus?" lo chiamò.
Notò che lui non era vestito con nessun costume, come se fosse una sciocchezza a cui non voleva attenersi.
Nonostante avesse solo quattordici anni, i suoi tratti si stavano facendo spigolosi e austeri proprio come quelli di loro padre.
"Ti ricordi di me, allora" borbottò lui.
Sirius sbattè un paio di volte le palpebre, imponendosi tutta la sua forza di volontà per non scompigliare i capelli scuri del fratello.
"Come?"
"Mi hai lasciato solo a Natale" sbottò Regulus, con gli occhi che lampeggiavano "mi hai lasciato solo con loro"
"Ti ho detto che saresti potuto venire con me" ribattè il maggiore "i Potter ti avrebbero accolto senza problemi"
"Ma io non ho bisogno dei Potter!"
"E allora di cosa hai bisogno, Regulus? Perchè proprio non capisco. Odi i nostri genitori tanto quanto me, eppure ti ostini a tornare da loro"
"E cosa dovrei fare? Sono la nostra famiglia!"
"La famiglia sono le persone che ti vogliono bene, non quelle che hanno il tuo stesso sangue"
Regulus lo guardò per un eterno istante, mentre il petto gli si abbassava e gli si alzava velocemente.
"Tu eri la mia famiglia" disse, con voce spezzata "ma mi hai lasciato anche tu"
Prima che Sirius potesse dire qualcosa, il più piccolo dei Black se ne andò.
Non gli erano sfuggiti gli occhi lucidi del fratello.
Si sentiva impotente e in colpa.
Quell'estate sarebbe scappato di casa, era da anni che ci pensava e che si diceva che una volta compiuti sedici anni lo avrebbe fatto.
Ma come poteva lasciare Regulus tra le grinfie della sua famiglia?
***
"Sai, James" fece Sophie, raggiungendoli dall'entrata della sala grande "penso proprio che dovrai lottare con tutte le tue forze se vuoi ottenere un ballo con Lily: Piton non la lascerà andare tanto facilmente"
"E tu quando sei arrivata?" fece Remus, ridendo "Hai per caso una giratempo?"
Sophie rise, scuotendo la testa.
In realtà temeva che se si fosse mossa troppo la sua alta acconciatura tipica dell'antica Grecia le si sarebbe riversata sulle spalle.
"Sarebbe bello averla" commentò.
In quel momento, Sirius si avvicinò a loro e i suoi occhi che prima parevano persi si illuminarono per un istamte.
Posò lo sguardo su Sophie e lei lo sostenne, imponendosi di non arrossire.
Ricordava perfettamente la mano di lui che le sfiorava la guancia.
Per un istante parvero solo loro due, come se l'intera Sala Grande fosse svanita nel nulla e non ci fosse più alcun rumore.
Ma durò solo un istante, perchè poi la loro connessione si perse e gli occhi di Sirius tornarono indecifrabili.
Gli era successo qualcosa, Sophie lo sapeva.
All'improvviso la musica si levò dappertutto nella sala, così molte coppie di studenti cominciarono a ballare all'inizio più timorose e poi più spigliate, forse perchè avevano visto Silente porgere la mano alla McGranitt e dare il via alle danze.
Remus guardò Sophie con un'occhiata chiara e poi fece in modo di allontanare James e Peter.
"Vai" le mimò con le labbra, indicando con un cenno Sirius.
Sophie pensò di replicare, ma poi ci ripensò.
Non poteva essersi immaginata il modo in cui l'aveva guardava qualche minuto prima e nemmeno ciò che era successo tra loro nella Stamberga Strillante.
Il cappello parlante l'aveva messa tra i grifondoro per un motivo.
Gli si avvicinò e gli sorrise.
"Allora, Felpato" disse "ti devo un favore per la storia della sciarpa. Posso sdebitarmi con un ballo?"
Sirius la guardò e le fece un sorriso di scuse.
Un'ombra passò sul suo volto.
"Scusa" disse "ma non sono dell'umore"
Perciò, senza aggiungere altro, si girò e uscì dalla sala verso il giardino.
Sophie lo guardò andarsene, sentendo una fitta al cuore.
Ci aveva provato ed ecco com'era finita.
L'amore era una fregatura, eppure tutti continuavano ad innamorarsi.
"Non sei tu" fece Remus, che doveva aver visto la scena.
"A me sembra di sì" ribattè lei, ferita.
Lui scosse la testa.
"Prima l'ho visto parlare con suo fratello e quando ci ha raggiunti di nuovo sembrava scosso. Scusa, avrei dovuto pensarci prima di dirti di provarci"
Ecco perchè aveva quello sguardo, pensò Sophie.
Remus le diede una spintarella con la spalla.
"Va' da lui" disse "ho la sensazione che tu saprai tirargli su il morale"
Lei non ne era così convinta, ma decise di seguire il consiglio.
Remus era bravo ad intepretare le anime della persone e di solito non sbagliava mai.
Perciò uscì dal castello, sentendo la fresca aria serale scozzese sulle spalle nude.
Forse uscire con un semplice chitone senza maniche non era stata proprio un'ottima idea.
Alla fine vide che Sirius era in piedi tra l'erba, che guardava la luna.
"Secondo me non sai ballare" disse lei, affiancandolo.
"Cosa?" fece lui, voltandosi a guardarla.
Sophie alzò le spalle, continuando a fissare il cielo.
"Per quello hai rifiutato il mio invito" continuò "perchè non sai ballare"
"Io sono un Black, certo che so ballare"
Lei finalmente si girò e mise le braccia sotto il seno.
"Ma davvero?" fece, però rabbrividì.
Sirius alzò gli occhi al cielo, togliendosi la giacca.
"Sarai tu quella non ballerà se congelerai" disse, mentre gliela posava sulle spalle.
Sophie si strinse nella giacca, riscaldandosi.
Lui poi le fece un mezzo sorriso e le porse la mano.
Quindi l'attirò a sè e cominciò a canticchiare qualcosa, iniziando così a dondolare.
"A mia discolpa in Grecia non c'era mai freddo" fece lei, con le braccia allacciate al suo collo.
Sirius rise.
"Ma qui siamo in Scozia" le fece noatre "un po' lontani dal Mediterraneo"
"E in Grecia c'erano anche i pirati" con la testa indicò il costume di lui "ma non andavano molto d'accordo con gli abitanti del Peloponneso"
"Quindi io e te non dovremmo andare d'accordo?"
"Nemmeno Romeo e Giuietta sarebbero dovuti andare d'accordo eppure..."
Se Sirius colse la frecciatina, non lo diede a vedere.
"Ma dov'è l'uncino, capitano?"
"Non ho mai detto di essere il capitano del mio vascello"
Sophie rise.
"Prima non ho avuto occasione di dirtelo" fece Sirius, dopo un po'.
Se si sforzava, riusciva a sentire la musica provenire dalla sala grande.
In realtà non le importava molto, le bastava essere lì con lui.
Lei alzò lo sguardo e incontrò i suoi occhi grigi, guardandolo interrogativa.
Li trovò che brillavano.
"Sei bellissima"
Sophie fece un sorriso divertito.
"Neanche tu sei male, Felpato" disse "per essere un pirata"
Così poggiò poi il viso sulla sua spalla e chiuse gli occhi, mentre i loro passi si muovevano in sincronia e il loro battiti battevano all'unisono.
Probabilmente la musica era finita da un pezzo, ma a nessuno dei due sembrò importare.
"S'agapw" disse lei, con un bisbiglio.
"Cosa?" fece Sirius, senza allontanarsi da lei.
Sophie sorrise al buio, ma non rispose.
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