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12

Alex sollevò lo sguardo sul fratello che sorseggiava una birra al bancone e gli fu grato di averlo accompagnato.
Frugò nella borsa e ne estrasse il suo vecchio blocco logoro.
Lo sfogliò, era da quando aveva vissuto la sua avventura in quella stessa città, a Barcellona che non lo sfogliava con vero interesse.

Se tutti ti vedono come un mostro non impeghi molto tempo a diventarlo veramente...

Monostatos...

Sentiva di aver racchiuso in lui tutta la sua paura del mondo reale, di vivere e condividere con gli altri per paura di essere ferito.
Osservò l'orologio e ticchettò nervosamente sul quadrante.
Iúil aveva visto il suo messaggio dove lo invitava nel bar che aveva frequentato in quel periodo che avevano passato assieme, Alex osservò di nuovo la doppia spunta azzurra, lo aveva visto ma non aveva risposto.
Dopotutto era passato un anno e non si erano separati nel migliore dei modi.
Era fuggito come un ladro nella notte lasciandogli delle violette sul cuscino.
Gettato il telefono e sparendo dai radar per mesi.
John lo aveva maledetto e poi si era rifiutato di fargli da testimone.
In quel momento avrebbe voluto chiedergli consiglio, faceva male rammentare quell'ultimo in contro, il dolore e la delusione nello sguardo del suo migliore amico non se lo sarebbe mai scordato.

"Dovresti ricordare quanto ti voleva bene invece, che avrebbe fatto qualsiasi cosa per te, esattamente come tuo fratello..."

Alex sentì il sangue gelarglisi nelle vene, davanti a lui se ne stava seduta Rose.
"Ciao Al, è bello vederti"

Lui deglutì consapevole che se avesse risposto agli occhi di tutti sarebbe stato un matto che si era messo a parlare a una sedia vuota. Soprattutto suo fratello lo avrebbe visto, era davvero diventato Monostatos? Chiuso nella sua follia, nel suo mondo immaginario, incapace di relazionarsi con il mondo esterno? Per questo lo aveva inventato?

Rose sorrise e si indicò l'orecchio "Mettiti l'auricolare, così non ti prenderanno per matto"
Alex deglutì lentamente e con mani tremanti prese il telefono, srotolò gli auricolari e se li mise alle orecchie.
"Rose... tutto questo è folle..." sussurrò sperando che suo fratello non lo stesse guardando.
Era lontano, ma la sua parte irrazionale continuava a temere che lo sentisse e decidesse di portarlo di corsa da uno strizzacervelli.
"Sai perché sono qua..."
Alex annuì "Quando sono spaventato dalla realtà... Tu arrivi..."
"Quando è morta tua sorella, avevate solo giocato in terrazza, non potevi sapere che si sarebbe ammalata e nessuno te ne ha mai fatto una colpa... Eppure..."
"Eppure non ho mai smesso di sentirmene responsabile... era... lei era parte di me, eravamo nati assieme vivendo ogni respiro... Pensavo fosse impossibile che potesse lasciarmi da solo... Trovo la vita troppo fredda da allora... Come se potessi percepire il gelo della morte attraverso di lei..."
Ora ricordava, era stato al funerale di sua sorella che era apparsa Rose, la piccola Amie giaceva nella bara, aveva avuto paura a guardarla senza sentire il gelo afferrargli l'anima e poi una piccola mano lo aveva stretto e Rose gli aveva sorriso per la prima volta.
"Alex, Iúil è reale... A un anno dalla vostra prima volta assieme lo ami ancora, qualunque cosa accada, promettimi che non rinuncerai più a vivere"
Alex scosse la testa
"Alex... Non dovresti rinchiuderti in un mondo di fantasia rinunciando a vivere..."
Alex continuava a vedere il freddo volto di sua sorella, mentre il gelo stritolava.
Era rimasto bloccato in quel momento scordando di vivere?
Una mano gli si poggiò sul braccio, una mano calda, viva.
"Scusa il ritardo..."
Alex scacciò una lacrima e rimosse l'auricolare, Rose era sparita, forse per sempre e la dove un tempo vi era stato lo spettro della sua paura adesso sedeva Iúil. 

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