7
Alison.
Il suo bacio era così prorompente che mi stava togliendo il respiro, tremavo sotto il suo corpo caldo. Le sue mani erano ovunque, tra i capelli, sul mio viso, sui fianchi. Non sapevo per quale motivo non mi stessi opponendo. Quando riaprì gli occhi, il mio sguardo si fissò nel suo. I suoi erano arrossati, non ci volle molto prima che mi accorse che aveva bevuto più del dovuto.
- Alison! Dove diavolo ti sei cacciata! - la voce di Tyler mi fece sobbalzare. Mi ero totalmente dimenticata di lui e del fatto che fossimo in un vicolo.
Quando tentai di divincolarmi lui mi trattenne per i fianchi, spingendomi ancora di più verso di lui.
- Ethan, lasciami. -
- Lascia perdere quell'idiota. - disse sussurrando sulle mie labbra. Quel gesto mi fece rabbrividire.
Quando finalmente ci riuscì mi ricomposi un minimo e mi diressi verso il marciapiede principale, dove vidi Tyler intento a chiamare qualcuno al cellulare. Sentì il mio vibrare, nella tasca posteriore dei jeans.
Mi avvicinai a lui e gli toccai il braccio, lui si girò di scatto dalla mia parte.
- Dio Alison, mi hai fatto prendere un colpo! Dov'eri finita? -
- Era con me. - Ethan mi affiancò, prendendo parola.
- Ancora tu? Si può sapere cosa vuoi? - vidi Tyler stringere i pugni.
- Che tu te ne vada e ci lasci soli. - disse Ethan con un ghigno provocatorio.
- Mi sono rotto le palle di giocare con te. - disse spazientito. - Io me ne vado, la lascio a te. Stronzo. -Girò i tacchi e scomparve dietro l'angolo in fondo alla via.
- Mi dici qual è il tuo problema, Ethan? Cosa intendeva con quelle parole? - chiesi guardandolo in malo modo. Lui aveva un espressione soddisfatta, come se avesse appena vinto una gara.
- Niente di che, gli ho rovinato la scopata. - disse lui con nonchalance.
- Come scusa?! -
- Hai capito bene. L'obbiettivo era portarti a letto. -
La mia faccia cominciò a ribollire. - Come fai a saperlo? -
- Perché tra me e lui, lo scorso anno, era nata una specie di competizione. -
- Quindi il bacio di prima... lo hai fatto solo per uno stupido gioco! - gli rivolsi lo sguardo più carico di disprezzo che potessi fare in quel momento.
- Dai non te la prendere. Era solo un bacio. E poi ti ho salvata da lui. - fece cenno con il capo nella direzione in cui se ne era andato Tyler.
- Credi davvero che debba esserti riconoscente? Sei un idiota, Ethan! - mi voltai prima che lui potesse vedere la lacrima che stava per sgorgare dai miei occhi. Non erano lacrime di tristezza. Tutt'altro. Non ero mai stata così tanto incazzata in vita mia. Non sarei stata l'oggetto in palio di nessuno.
- E ora dove staresti andando? - gridò alle mie spalle.
Non avevo intenzione di degnarlo neanche di uno sguardo. Non dopo questo. Non dopo aver sperato anche solo per un secondo, che quel fuoco visto nei suoi occhi durante il nostro bacio, non fosse per quello stupido gioco, ma per me.
La mattina dopo, quando lo incontrai per i corridoi, non mi rivolse nemmeno un'occhiata.
E io lo stesso. Non avevo nemmeno il coraggio di ripensare alla sera prima. Ero stata presa per il culo non da uno, ma ben due ragazzi.
A lezione di matematica, il mio umore fu un po' mitigato da Ryan, che pur non sapendo cosa mi fosse successo aveva probabilmente intuito che qualcosa non andasse. Era un ragazzo veramente solare e stravagante, parla tantissimo e principalmente di ragazzi. Il suo look, eccentrico almeno quanto lui, si suddivideva tra maglie fosforescenti e scarpe luccicanti.
Terminate le due ore di scienze e di comunicazione mi avviai alla mensa, dove trovai Ryan pronto ad aspettarmi, come prestabilito a lezione.
- Tesoro sbrigati! Vieni qua! - mi afferrò per un braccio e mi trascinò dietro al muro, aveva un espressione euforica.
- Cosa c'è di così tanto importante da staccarmi il braccio in quel modo? - chiesi massaggiandolo nel punto in cui avevo sentito le giunture chiedere pietà.
- Guarda chi c'è in quel tavolo. - puntò il dito di soppiatto verso un angolo della mensa. Quando vidi i soggetti, il mio stomaco fece una capriola vertiginosa.
- Tutta, e dico TUTTA la squadra di football, al completo. Ora fingo uno svenimento, magari uno di quei bei maschioni palestrati accorrerà per sorreggermi. - disse lui sventolandosi la faccia con le mani ed espressione sognante.
- Wow, che gioia. - bisbigliai sarcastica.
Ci sedemmo in un tavolo abbastanza lontano dal loro, dall'altra parte della mensa, precisamente, cosí Ryan poteva "spiarli" senza essere scoperto.
Lui si trangugiò due piatti di pasta al ragù, nel giro di tre minuti, mi chiedo come faccia ad essere così snello. Io faticavo a finire i miei grissini con prosciutto e fontina. Tutta questa situazione aveva polverizzato il mio appetito.
Cercai di non rivolgere il mio sguardo a quel tavolo. Ma fu inevitabile.
Quando lo feci i mei occhi si puntarono in due smeraldi, di un verde così profondo che faceva venire le vertigini. Ci guardammo per pochi secondi, poi distolsi lo sguardo.
Riaffiorò nella mia mente il ricordo delle nostre labbra, così affiatate che sembravano volersi disperatamente. Ma era stato tutto solo un'illusione.
Non riuscì a mangiare neanche un boccone. Lo stomaco mi stava prendendo a pugni. Succedeva spesso quando mi sentivo agitata.
Finito il "pranzo", Ryan mi accompagnò in stanza per prendere il borsone da corsa. Quando entrò, cominciò a saltare a destra e sinistra, entusiasta per l'arredamento della parte di stanza di Kay. Affermò con assoluta durezza di voler "assolutamente conoscere quella bellissima creatura.", io invece sono sempre più convinta sia fulminato. Con tutto l'amore, ovviamente.
Ci separammo poco più in la del dormitorio, quando io imboccai la stradina che mi avrebbe condotta al campo.
Quando varcai le porte dello spogliatoio, venni letteralmente assaltata da Tara. - O mio Dio. Non dirmi che ieri sera sei uscita davvero con Tyler! - disse lei strizzandomi la faccia come un limone.
- Sì, abbiamo mangiato un hamburger. Perché? Come fai a saperlo? - chiesi dubbiosa. Facevo fatica a parlare per il modo in cui mi stava frantumando le guance.
- Susy lo scorso anno ne ha provate di tutti i colori per farsi invitare fuori da lui, senza mai avere un risultato! Quando Kristin ieri vi ha visti uscire dal locale lo ha riferito subito a lei. - disse con occhi sognanti. Strano l'abbia rifiutata, visto la reputazione da mantenere con il suo stupido gioco.
- Grazie, Kristin. - dissi fulminandola con lo sguardo. Lei mi guardò con sguardo colpevole.
- Perché non è mai uscito con lei? - chiesi confusa.
- Perché sono la sorella di uno dei suoi migliori amici. Che stronzata, io non mi sono mai posta problemi del genere. Ad ogni modo, non montarti la testa, Dawson. Non girargli più attorno. - Susy era in piedi davanti al suo borsone a braccia conserte, lo sguardo infuocato.
In quel momento Tara, Parker e Kristin ci stavano guardando interessate, come se fosse una serie TV.
- Non ho intenzione di litigare con te per una cosa del genere. Tra me e lui non è successo niente e mai succederà. - le dissi con il tono più calmo e fermo che potessi esternare in quel momento. L'ultima cosa che mi serviva ora era un litigio con qualcuno che non fosse Ethan.
Per il resto dell'allenamento, Susy non fece altro che lanciarmi sguardi torvi. Che scocciatura.
Oggi il coach Cooper ci aveva estenuate. Quando imboccai la strada per il dormitorio ero madida di sudore, con ancora indosso la tenuta sportiva. Avevo bisogno di una gran bella doccia.
- Fratello, hai fatto un passaggio da urlo! - una voce tuonò alle mie spalle. Un ragazzo alto, con i capelli castano chiaro e la divisa da football stava venendo dalla mia parte, assieme ad altri due.
Non ebbi il coraggio di guardare in faccia i suoi accompagnatori. Cominciai a camminare il più velocemente possibile, per cercare di seminarli.
Veloce Alison, velo... - Ahia! -
Come svoltai l'angolo inciampai in una mattonella.
Dio fa che non mi abbia visto nessuno!
- Alison! - Ethan spuntò da dietro la siepe accuratamente tagliata. Non lui, vi prego. - Cazzo, ti sei fatta male? - si fiondò da me. Mi afferrò il braccio sinistro e lo sollevo verso di lui, lo sentì imprecare sottovoce. Ritrassi il braccio per capirne il motivo, ma vidi solo sangue. Come sul ginocchio. Avevo dei bei tagli in entrambi i punti, dal quale il sangue non smetteva di uscire. Non sembravano profondi però.
- Ohi Etan, cosa succede? - lo stesso ragazzo che vidi prima si affaccio oltre l'angolo, seguito da uno dai boccoli biondi. Cavolo, sembrava un angelo con quella pettinatura. - Ma cosa diavolo... sta sanguinando? -
- Sì, penso sia inciampata da qualche parte. Ci penso io ad Alison. Voi andate. - disse Ethan liquidandoli con un gesto della mano.
- Fratello, come fai a sapere il suo nome? La conosci? - chiese il ragazzo angelo.
- Sì è... una lunga storia. - disse lui con sguardo furtivo. Quando fece nuovamente cenno, i due girarono i tacchi e proseguirono per il loro tragitto. Dannazione, ero di nuovo sola con lui.
- Posso farcela anche da sola. - dissi cercando di alzarmi senza far gocciolare il sangue sui vestiti. Il ginocchio mi faceva parecchio male.
Quando tentai di riprendere il borsone, zoppicando, lui me lo strsppò di mano.
- Fai sul serio? Non crederai mica di andare in giro tutta insanguinata come se niente fosse. -
- No, infatti non sto andando "in giro". Sto ritornando al dormitorio. Ora lasciami in pace. -
- Hai un kit medico in stanza? - disse lui incrociando le braccia.
- No e non mi serve. - cercai di riprendere il borsone che Ethan aveva preso in ostaggio.
- Oh sì che ti serve. Dobbiamo medicarle e metterci del ghiaccio, altrimenti domani non riuscirai nemmeno a piegare la gamba. - disse lui puntando il ginocchio con lo sguardo.
- Ma cosa ti importa? Ormai ho capito la tua strategia. Non asseconderò i tuoi giochi. Ora ridammi il borsone. - ero più che seccata da quella situazione. Volevo solo essere lasciata in pace.
Alla fine non potei fare altro che cedere.
Quando Ethan mi guardò con sguardo sornione e cominciò a camminare con ancora le mie cose in spalla, capì che non era nei suoi programmi ridarmela. Alla fine dovetti seguirlo.
Non sapevo dove mi stesse portando, ma ci stavamo andando molto piano, a causa del mio stato fisico.
Capì la nostra meta solo quando vidi i dormitori dell'ala est del campus.
La stanza di Ethan era la numero 115 di un dormitorio perfettamente identico al mio, come anche le stanze.
Quando entrammo le luci erano spente e il sole stava cominciando a calare.
- Sbrighiamoci. Non voglio che qualcuno mi veda qui. - dissi con voce asciutta.
- Perché? - mi guardò con sguardo turbato. Sembrava sincero.
- Non ho intenzione di essere scambiata per un'altra delle tue. -
Lui non ribatté. Mi fece solo segno di sedermi sul letto.
Spari nel bagno per qualche secondo, ma quando tornò aveva portato con se del materiale recuperato dal kit medico. Con della carta pulì il sangue che era colato per tutta la gamba, poi appoggiò delle garze su entrambe le ferite. Il liquido fresco contrastava con le dita calde di Ethan, che tenevano ferma la gamba. Per un secondo i nostri occhi si incrociarono.
- Perché lo stai facendo? - la mia bocca parlò prima che potessi accorgermene.
Come risposta ottenni il suo silenzio. Fantastico. - È ora che io vada. Grazie per avermi aiutata. -
Quando mi alzai lui mi trattenne per un braccio e per un secondo sembrò in procinto di dire qualcosa, ma tacque.
- Sì, Ethan? - dissi cercando di capire le sue intenzioni.
Esitò ancora qualche minuto, poi distolse lo sguardo. - Niente. Non importa. - lasciò la presa sul mio braccio. Sentì piombare il freddo su quel tratto di pelle.
Lo guardai un'ultima volta prima di prendere il borsone e richiudere la porta alle mie spalle. Il suo sguardo non era su di me.
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