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Chapter 10

Knock me out, knock me out


- Mi piace molto questo puntino. -

Elyza usò il polpastrello dell'indice per evidenziare una piccola zona sul suo mento, appena sotto al labbro inferiore.

- Il mio neo? - chiese lui, divertito, mentre la stringeva ancora tra le braccia.

- Sì, mi piace molto il tuo neo. - corresse, e si sporse per posare le labbra in corrispondenza di esso. - Mi piacciono anche i tuoi capelli color cioccolato, i tuoi occhi simili al vetro, le tue labbra sottili, il tuo... fisico... - con un sospiro leggermente trasognato, passò la punta delle dita ad attraversare il lembo di pelle tra collo e petto, sorvolando vecchie cicatrici e provocandogli qualche brivido. - E mi piace che non ti fermi davanti a niente, che non hai mai paura. - gli sfiorò il profilo della mandibola squadrata con i polpastrelli, poi però si fermò. Aggrottò la fronte e inclinò la testa di lato. - Mmh, a pensarci bene, forse ci sono troppe cose che mi piacciono di te. -

- Quindi... ci siamo già pentiti della dichiarazione di poco fa? - domandò Dorian con insolenza, soprattutto per distrarsi ed evitare di arrossire, o di esprimere ad alta voce tutto ciò che di lei lo faceva impazzire.

- Stupido... - commentò Elyza con un'occhiata truce, sporgendo il labbro inferiore. - Mi correggo di nuovo: non mi piacciono le tue battute. -

Dorian non poté fare a meno di ridacchiare, trascinandola su di sé mentre il lenzuolo le arruffava i capelli e le scombinava le ciocche.

Chissà come mai, aveva improvvisamente rivalutato la propria situazione: poteva essere più fortunato di così?  In vita sua, si era mai sentito così  felice?

- Forse dovremmo alzarci. - propose, senza davvero caricare di enfasi la frase.

- Forse dovresti comprare finalmente degli occhiali. - rimbeccò lei, allungando gli angoli della bocca verso l'alto. - Entrambi ottimi consigli, ma qualcosa mi dice che non hai molta intenzione di metterli in pratica. -

Il ragazzo voltò il viso verso destra per posarle un bacio sulla spalla. - Le motivazioni sono diverse, però. -

Lei alzò gli occhi al cielo, ma senza perdere il sorriso. - Andiamo. C'è una cena da preparare. -

- Pensi che... cambierà mai? - mentre le impediva di alzarsi, Dorian lasciò che parte del proprio buonumore si spegnesse, così come lasciò che quella domanda rotolasse fuori dalle labbra. - Lui, questa situazione... - le infilò le braccia dietro la nuca per poter nascondere il viso tra i suoi capelli e l'incavo del collo. - Gavril continua a chiedermelo... io non so più cosa rispondergli, cosa inventarmi. -

Elyza si lasciò stritolare da quell'abbraccio, soppesando una risposta. - Nessuno è del tutto buono o del tutto cattivo. Vale per Dimitri, così come vale per te e per me... per tutti. - strofinò le labbra sulla sua guancia. - Ma mi piace credere che è giusto sperare sempre in un cambiamento, in qualcosa di meglio. -

- Non è con la speranza che le cose cambiano, però. Specie se si parla di questo genere di cose. -

- Vero anche questo. A volte bisogna volerlo così tanto da farlo valere per entrambe le parti. Per agire per entrambe le parti. Non so se riesco a spiegarmi. -

- Mh, penso di capire. Ma non può funzionare, Liz. Non basta che io lo voglia lontano da Gavril e da me per farlo davvero andare via. -

La ragazza sospirò, afflitta. - Scusa... non ti sono stata molto utile. -

- Non scusarti, non ci provare. - si allontanò dal proprio rifugio solo per rincorrere le sue labbra e scacciare quell'improvvisa malinconia, così incredibilmente fuori luogo per quel piccolo sprazzo di beatitudine.

Quella consapevolezza di basale impotenza, però, continuava a pesargli sulle spalle, ad occupare il petto come un macigno e ad affollare i pensieri vorticando nella mente come un uragano.

Ma qualcosa attirò la sua attenzione, distraendolo.
Una voce, e non una qualunque, che dal piano di sotto continuava a chiamarlo.

Dorian sbiancò.

- Rivestiti! - sibilò, e l'attimo successivo era già piombato giù dal letto. - È tornato prima! Lo stronzo oggi è tornato prima! Non l'aveva mai... - e imprecò, passandole rapidamente la biancheria, senza nemmeno guardarla in viso.

- D-Dorian...? -

- Vado di sotto. - inforcò al volo i pantaloni della tuta. - Tu cerca di fare presto. L'ultima cosa al mondo che deve succedere è che ti trovi qui, nuda, nel mio letto. -

Elyza non disse nulla e si congelò sul posto, per la prima volta con gli occhi spalancati e coperti da un velo di terrore.

- Non voglio nemmeno pensarci. - continuò lui, furente, e si passò una mano tra i capelli solo per scompigliarli ancora di più. Aprì la porta e diede una voce al corridoio, simulando uno sbadiglio; si voltò poi di nuovo verso Elyza, che, al contrario suo, se ne stava ancora immobile, al riparo sotto il lenzuolo. - Liz... ti prego. -

E quella supplica aveva tutto un altro sapore, così come suonava in un modo del tutto diverso.

Dorian chiuse la porta alle sue spalle e scese le scale, imponendosi di fare con calma e cercare di guadagnare tempo, nonostante l'agitazione. Una volta di sotto, fu semplice individuare Dimitri: se ne stava lì, al centro della sala e seduto sul divano, intento a togliersi gli stivali da lavoro.

- Eccoti, finalmente. Pensavo non ci fosse nessuno in casa. -

- Stavo dormendo. - replicò il giovane, e un rivolo gelido di sudore gli rotolò giù per la colonna vertebrale. - Sei tornato prima. Tutto bene al lavoro? -

- Stavi dormendo. - Dimitri lo squadrò, ignorando del tutto la domanda. - Elyza non c'è? -

- È di sopra con Gavril. - mentì, augurandosi di essere stato il più convincente possibile e di aver sviato così qualunque altra domanda. - Non credo però che abbia avuto tempo di iniziare a preparare la cena. Sei in anticipo di un paio d'ore. -

- Non c'è problema. - e si alzò, attraversando l'ingresso della cucina per avvicinarsi a passo lento al frigorifero. Afferrò un paio di birre e le appoggiò sul tavolo. - Ne vuoi una, ragazzo? -

Da quando gli offriva dell'alcol?

- Non fare quella faccia. - il padre rise, armeggiando con il portachiavi che faceva anche da cavatappi. - Sei grande abbastanza per bere, sei un uomo fatto e finito. -

- Sono a posto così. Grazie. - tagliò corto, cercando comunque di non far traboccare la propria indisponenza. Lo squadrò e tenne sott'occhio i suoi movimenti per tutto il tempo, pensando contemporaneamente a un modo di estorcergli il motivo di quel cambiamento così improvviso e inusuale.

Dimitri, assetato, finì la sua birra in pochi sorsi, così ne stappò un'altra. - Come ti senti, figliolo? -

Quel termine così inopportuno e stridente gli fischiava nelle orecchie con una tale intensità da annebbiargli il cervello. Dorian dovette ricorrere a una buona dose di autocontrollo pur di non rispondere con tono piccato. - Meglio. La febbre è quasi passata del tutto. -

L'uomo annuì, buttando giù dell'altro liquido e pulendosi poi i baffi con il dorso della mano. Aspettò qualche istante, in silenzio, poi gli rivolse un'occhiata dal sapore diffidente. - Non sei stato così stupido da dirle qualcosa, voglio sperare. -

- Non le ho detto niente. - sputò a denti stretti, sentendo la rabbia sempre più difficile da tenere a bada. - Quello riguarda solo noi due. -

- Già. Noi due e la tua educazione. -

Le unghie premute contro i palmi erano conficcate a fondo nella carne, ma non riuscivano comunque ad impedirgli di pensare a quanto avrebbe voluto far precipitare la discussione e spaccargli la testa con quella stessa bottiglia che stringeva tra le dita.

Dimitri stava bevendo, e conoscendo i trascorsi avrebbe continuato a farlo sino a tarda serata.
Ma Dorian doveva stare calmo ed evitare in tutti i modi di offrirgli su un piatto d'argento l'opportunità di far scattare la scintilla, perché sapeva bene che quella miccia aveva uno stoppino fin troppo corto.

- Oh, buon pomeriggio, signor Volkov. -

Elyza si affacciò improvvisamente in cucina, tenendo per mano Gavril.
Dorian non seppe se fosse il caso di tirare un sospiro di sollievo, oppure di trattenere il fiato e continuare ad accumulare angoscia.

- Eccoti qua. - Dimitri le sorrise con fare piacente e ridicolo. - Pensavo fossi sgattaiolata via, senza salutarmi. Sbaglio, o ti avevo già detto che preferisco che mi chiami per nome? -

Liz fece per rispondere, le labbra tirate in un sorriso che Dorian sapeva essere di circostanza, quando la voce squillante di Gavril sovrastò le altre. - Stavamo facendo i compiti! Elyza mi ha aiutato con geometria, è brava quasi quanto il fratellone! -

Lei ridacchiò, con un velo di imbarazzo a infastidirle le guance. Gavril le si agganciò alla vita, stringendosi al suo fianco. - Non abbiamo sentito la porta. Saremmo scesi prima. -

- Nessun problema, Liz. -

"Liz?! Quand'è che è passato al diminutivo?!", chiese tra sé e sé, le mani formicolanti e gli angoli della bocca sempre più difficili da mantenere in una posizione neutra.

- Non ho ancora iniziato a preparare la cena. Posso farlo ora, se per voi va bene. -

- Ti ringraziamo, Liz, ma hai già fatto tanto per noi, e io ormai sono tornato in forma. - Dorian si sforzò di usare un tono mite, ma le parole uscirono aspre e più simili a quelle di un ordine che a quelle di una risposta cortese. - Me ne posso occupare io, così tu puoi tornare al dormitorio dato che avevi detto di essere stanca. -

- Nessuno deve preoccuparsi di preparare la cena di stasera. - esordì Dimitri, facendo cozzare con energia il fondo di vetro della bottiglia contro il banco di lavoro; il tintinnio acuto riecheggiò nell'aria in modo fastidioso, riempiendo gli istanti a venire. - Visto che Dorian si sente meglio, può passare a prendere qualche pizza da Igor. Così, per una volta, saremo noi ad offrire la cena a Elyza. -

Dorian impallidì.
E, ancora prima di accorgersene, la bocca si mosse da sola.

- Elyza ha il coprifuoco da rispettare. -

- Perché non chiudi quella fogna e lasci che sia lei a rispondere? - ringhiò Dimitri, facendoglisi pericolosamente vicino. L'alito dolciastro era già nauseabondo e gli si infiltrava prepotentemente nelle narici.

- Posso rimanere a cena! -

Elyza era scattata in avanti di colpo, e ora teneva una mano appoggiata sul braccio dell'uomo, il quale era proteso minaccioso verso Dorian. Aveva agito d'istinto, e lui lo sapeva, ma vederla così vicina al padre gli congelava i polmoni, rendendogli impossibile anche solo incamerare ossigeno. Le riservò un'occhiata a metà tra rimprovero e terrore: perché non capiva che non doveva impicciarsi, che era molto più pericoloso se rimaneva sola con lui?

- Mi basta rientrare per il coprifuoco. - continuò la ragazza, sempre più propensa ad ammansire Dimitri e a sedare sul nascere qualsiasi scontro, ignorando quindi la fermezza algida negli occhi grigi di Dorian.

- Hai sentito, figliolo? - le labbra dell'uomo si piegarono in un ghigno vittorioso. - A Liz sta bene. -

Dorian, a quel punto, rischiò davvero di esplodere.
Un "no" profondo e tracotante di rabbia risalì per la gola e scivolò sulla lingua, senza che potesse fermarlo. E la presa di Dimitri sul colletto della sua maglia si fece ancora più soffocante.

- Non c'è problema, Dorian, davvero! - per quanto si sforzassero di mantenere la loro compostezza, questa volta anche gli occhi di Elyza erano tormentati dall'ansia e dalla paura. - A me... a me va bene qualsiasi gusto classico, di pizza. Non la mangio mai. - e fece di tutto per sorridere, mascherando la propria apprensione.

Dimitri distolse l'attenzione da lei per spostarla sul figlio maggiore. - Viene con te anche Gavril. -

- No. -

La risposta secca e categorica, a questo giro, fu volontaria.

- Non... non mi sento molto bene. - esordì il più piccolo in un tentativo di supportare il fratello, mentre gli occhi spalancati e apprensivi non facevano altro che confermare ogni dubbio e paura. - Forse anche io ho preso l'influenza. -

Elyza si spostò verso di lui, cauta, per appoggiargli il palmo sulla fronte. - Sei un po' caldo, in effetti. -

- D'accordo, allora. - Dimitri mollò la presa su Dorian, l'espressione incredibilmente più rilassata. - Vorrà dire che andrai da solo e che Gavril si metterà a letto a riposare fino all'ora di cena. -




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Eccoci, fiorellini! ~

Capitolo 10 che parte tranquillotto e che però poi si fa più turbolento verso la fine.

Ci stiamo avvicinando alla conclusione di questa piccola storia (infatti mancano solo due capitoli e l'epilogo) e sento che già mi manca! T^T

Fun fact: chi di voi ha notato la battuta di Elyza che fa "Nessuno è del tutto buono o del tutto cattivo"? Vi ricorda qualcosa...? ~
Per chi se lo stesse chiedendo, è il sottotitolo di Ultra Violet :3

Piccolo avvertimento/TW per ciò che riguarda il prossimo capitolo: è un po' pesante, specie nella parte finale. Potrebbe mettervi un po' di angoscia e farvi sentire a disagio (a me veniva da piangere mentre scrivevo, quindi figuriamoci... va beh che ho la lacrimuccia facile, però potrebbe essere davvero un TW per qualcuno). Preparatevi quindi a violenza e abuso, se questi temi sono troppo forti... posso capire se deciderete di interrompere la lettura.

Preparate fazzoletti e una protezione per lo stomaco!


Ci vediamo con il Capitolo 11 Martedì 13 Dicembre!

~ Juliet

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