10- La soluzione
Sakura era tornata nella sala comune dei Grifondoro dopo aver salutato Winry in corridoio. Non avevano ancora trovato nessuna traccia di Robin, sembrava come sparita nel nulla. Anche i professori avevano capito che non solo l'assenza improvvisa della ragazza in classe ma anche la sua sparizione in tutta la scuola era qualcosa di sospetto e bisognava preoccuparsi. Non avevano notizie della ragazza, indizi o segnali di nessun tipo. Tutto quello che poteva ricondurli a lei erano quelle due frasi senza senso su cui ormai tutti stavano ragionando senza però arrivare ad una soluzione.
Sakura era seduta su una poltrona davanti al camino intenta a pensare a trovare la risposta all'indovinello. Ormai tra i ragazzi si era fatto passaparola e tutti aiutavano nella ricerca e nella soluzione dell'enigma, così che più persone ci pensavano forse prima si sarebbe giunti a Robin... Ma quell'indovinello era davvero difficile, se non impossibile! Come poteva condurre ad un luogo se parlava solo di chiedere e sapere? E le due frasi sembravano una il contrario dell'altra...
Sakura era così presa a riflettere che non si accorse che Kirito si era seduto di fianco a lei finché non poggiò un grosso e pesante libro sul tavolo facendola sobbalzare.
-Però, che librone...- commentò la ragazza destandosi dai suoi pensieri e osservando il ragazzo sfogliare attentamente le pagine.
-Già...- disse lui. -Speriamo di trovare qualcosa di utile, la partita contro Tassorosso la dobbiamo assolutamente vincere.-
Sakura si fece attenta. -Hai trovato un altro libro riguardo il Quidditch?-
-Quale altro libro?- domandò Kirito alzando lo sguardo. -Questo è "il Quidditch attraverso i secoli" ed è l'unico che tratta questo sport.-
Sakura corrugò la fonte confusa. -No, tu poco fa mi hai detto che in biblioteca non c'era perché lo aveva preso qualcun altro...- disse cercando di ricordare il loro incontro.
Il ragazzo la guardò con aria interrogativa. -Non l'ho mai detto...-
La ragazza dai capelli rosa spalancò gli occhi incredula. -Cosa? Ma ci siamo incontrati poco fa, c'era anche Winry!-
-Sì, stavate cercando Robin in biblioteca. Me lo ricordo.-
-No, dopo. Ci siamo visti anche sulle scale e tu hai detto che non avevi trovato "il Quidditch attraverso i secoli" perché era già stato preso da qualcun altro...- raccontò Sakura lentamente.
Kirito ci pensò sopra qualche secondo. -Non è mai successo tutto ciò...- concluse corrugando la fronte. -Non vi ho mai incontrate al di fuori della biblioteca oggi. Eccetto ora, ma sei sola.-
La ragazza era sempre più confusa. Era assolutamente convinta di aver incontrato Kirito sulle scale insieme a Winry e ricordava esattamente le sue parole: "non l'ho trovato. Qualcuno l'aveva già preso." Possibile che si fosse dimenticato di una cosa successa poco prima? Kirito, il capitano della squadra di Grifondoro? Era sostanzialmente impossibile, si sarebbe potuta aspettare una cosa del genere da Luffy o Naruto...
La successiva domanda di Kirito la fece tornare alla realtà.
-Sei sicura che fossi davvero io? Magari mi hai confuso con un'altra persona...-
-No, sono sicurissima, eri tu...- cominciò a dire Sakura, ma la frase le morì in gola. Forse si era immaginata tutto. Forse di ritorno in sala comune dalla biblioteca si era addormentata e aveva sognato di incontrare Kirito. In effetti il Kirito del suo sogno era un po' diverso da quello reale. Sì, era un sogno. Si convinse di quell'idea, anche se non completamente.
~
"Trovare l'erede. Dare il quaderno. Scrivere un nome. E il mostro uccide." Ryuk continuava a ripeterselo rigirandosi il quadernetto di pelle nera tra le mani. -Non è così male il potere di questo affare...- si disse compiaciuto. Da quando Envy gli aveva consegnato il Death Note si era messo alla ricerca dell'erede, cercando tra i Serpeverde. Era troppo curioso di scoprire di cosa fosse capace il quaderno. L'unico problema era: chi è l'erede? Come avrebbe fatto a riconoscerlo? L'erede sapeva di esserlo o era all'oscuro di tutto? Di certo non poteva comparire nel mezzo della sala comune e sventolare il quaderno gridando: "Qui, erede di Salazar Serpeverde, vieni qui che ti do un'arma di distruzione di massa" come se stesse chiamando un gatto. Avrebbe dovuto arrangiarsi. Anche perché se avesse fatto così per prima cosa tutti gli studenti avrebbero voluto mettere le mani sul Death Note e, secondo, professori e Auror sarebbero accorsi a fiotti e addio piano segreto del Signore Oscuro. Tralasciando anche che nessun insegnante nel corso della storia si era mai fidato di lui eccetto l'attuale preside Whitebeard e la vicepreside Armstrong, per cui tradire così la loro fiducia non gli andava particolarmente a genio.
Doveva ragionare e scegliere con precisione. Aveva una sola possibilità. Ricordava l'avvertimento di Envy: se avesse consegnato il quaderno a qualcuno che non fosse l'erede, quest'ultimo, venuto a sapere di tutto, avrebbe potuto prendere il controllo totale sul mostro contro di loro. Per cui l'accoppiata erede, quaderno e mostro era quella vincente.
Ryuk era stato relegato nel castello da un incantesimo del caro vecchio Salazar in persona. Di sicuro la sua magia nelle generazioni non si è persa e sarà presente anche nel marmocchio che sta cercando. Il fantasma osservò la sala comune: Light era seduto su uno dei divanetti di pelle nera e aveva sempre Hancock appiccicata come una calamita. Reiju e Ino stavano giocando a scacchi, Zoro russava su una poltrona, Ichiji e Yonji stavano mangiando le Caramelle Tutti i Gusti Più Uno. Sasuke stava studiando, Niji stava facendo il cascamorto con delle ragazzine del secondo anno e Itachi se ne stava pensieroso in un angolo.
A chi di loro avrebbe dovuto consegnare il quaderno? Li osservò più attentamente, cercando di cogliere in loro qualche elemento o caratteristica comune con Salazar.
Oltretutto Envy aveva sempre parlato di un erede al singolare, per cui si potevano escludere dalla lista di candidati i due fratelli Uchiha e i quattro Vinsmoke. Passava lo sguardo da Light a Ino, poi su Zoro, di nuovo su Light, su Hancock, ancora su Ino, Zoro... Per un qualche motivo lo sguardo continuava a cadergli in direzione di Light e Hancock. Ormai dopo cinque anni passati nella casa di Serpeverde li conosceva bene: lui, intelligente e affascinante, era in realtà egoista e a tratti anche crudele, e si atteggiava in modo indifferente nei confronti di lei, una ragazza molto carina, studiosa e che ci teneva alle amicizie e perdutamente innamorata del ragazzo, che però non la voleva ma se ne serviva per i suoi scopi. Non si sapeva molto bene del passato di entrambi, erano riservati ed evitavano l'argomento.
Improvvisamente si accese una lampadina della mente di Ryuk. Aveva capito a chi consegnare il Death Note.
Itachi era appoggiato con la schiena al muro, braccia incrociate e testa china. Fisicamente era nella sala comune dei Serpeverde, ma con la mente era completamente lontano: era costantemente alla ricerca della soluzione del dannato indovinello di Envy che lo avrebbe portato al luogo dove quella strega maledetta aveva confinato Robin, la sua dolce e meravigliosa Robin che gli aveva rubato il cuore. Lei era lì, sola, indifesa, preda di qualsiasi malvagia idea del Signore Oscuro o di Envy, possibile ostaggio per poter piegare il ragazzo al loro volere.
Più Itachi cercava la soluzione, più quella sembrava allontanarsi, insinuando nella sua mente il dubbio che Envy si fosse presa gioco di lui e l'avesse ingannato. Magari quell'indovinello non portava a Robin, magari non aveva nemmeno una soluzione tanto erano insensate quelle frasi e impossibile la risoluzione.
Erano passati quasi due giorni da quella notte, dalla notte in cui, quando al posto della sua adorata Robin si era trovato davanti a quell'essere spregevole dai mille volti, aveva realizzato che il suo più grande timore si era realizzato. Non aveva mai ufficializzato la sua relazione con Robin non per paura di cosa avessero detto gli altri, di loro non gli importava nulla. Ma lui, dannazione, era coinvolto nelle forse oscure. Suo padre era uno dei più vicini al Signore Oscuro, e di conseguenza lui e suo fratello ormai ne erano coinvolti. Ufficializzare la sua relazione con Robin avrebbe significato offrire una preda al Signore Oscuro, un ostaggio con cui ricattarlo nel caso si fosse rifiutato di eseguire un ordine, arrivando addirittura ad ucciderla. E lui non lo voleva. Lui voleva che lei fosse fuori da ogni pericolo, fuori da ogni mira del Signore Oscuro. Eppure era lo stesso finita intrappolata nella sua rete e ora non sapeva dove fosse e se stesse bene, se fosse ancora viva. Fortunatamente era riuscito a mantenere salda la sua corazza esterna, dura, fredda, insensibile, ma al suo interno le emozioni erano in disordine e mischiate. Sì sentì a in quieto, arrabbiato, triste, in ansia, impaurito...
Era così immerso nei suoi pensieri e nel cercare la risposta all'indovinello che non si accorse che suo fratello, chiuso il pesante volume di Difesa contro le Arti Oscure che stava studiando, si era avvicinato a lui fino a che non gli fu faccia a faccia.
I due fratelli si guardarono a lungo negli occhi, scambiandosi sguardi silenziosi e studiandosi l'un l'altro. Poi fu il minore a parlare.
-Sei strano. Improvvisamente ogni momento libero che hai vaghi nei corridoi alla ricerca di qualcosa o te ne stai pensieroso e solo in un angolo.-
Itachi lo guardò con i suoi freddi occhi neri. -Perché ti interessa tanto quello che faccio io?-
Sasuke rimase impassibile. -Forse so perché ti comporti così. E probabilmente le mie ipotesi sono vere.-
Il più vecchio dei due strinse gli occhi cercando di non tradirsi lasciando trapelare una delle emozioni fuori controllo dentro di lui. -Ovvero?-
-Sospetto di voi due da un po'. E il tuo comportamento di recente conferma la cosa. O sbaglio?- spiegò Sasuke in tono piatto.
Itachi sapeva di potersi fidare di suo fratello. Inoltre condividevano insieme un segreto, quello di essere alleati alle forze oscure. Così decise di raccontargli nei dettagli quello che successe quella notte, compresa l'apparizione di Envy, il Death Note e l'indovinello misterioso. Ma nemmeno Sasuke aveva mai sentito quell'enigma.
-Voi due state insieme, non è vero?- chiese poi.
Itachi lo guardò con i suoi occhi neri e annuì in silenzio. Sasuke fece un lievissimo sorriso. -Robin è una bella ragazza. Intelligente. Forte. State bene insieme.- fece una piccola pausa poi aggiunse. -Ti aiuterò a ritrovarla. Voglio vederti felice.- senza aggiungere altro si allontanò, silenzioso come era arrivato.
~
Quel pomeriggio, durante la pausa pranzo, Reiju e Hancock si stavano dirigendo al settimo piano del castello. Ma al quarto piano Luffy e Naruto attraversarono loro la strada correndo, facendole fermare.
-Che succede, voi due?- chiese Reiju notando l'aria colpevole che aleggiava fra i due.
I ragazzi si bloccarono e si girarono nella loro direzione. -Abbiamo lanciato delle caccabombe nel corridoio...- rispose Naruto con un sorriso complice. -Ci stiamo allontanando prima che...- non fece in tempo a finire la frase che Tsunade sbucò dall'angolo in fondo al corridoio. Sbarrò gli occhi e si tappò il naso vedendo ciò che i due ragazzi avevano combinato.
-Maglio andare, via via...- disse Luffy riprendendo a correre seguito da Naruto.
-LUFFY! NARUTO!- gridò la professoressa Tsunade. -Fermatevi immediatamente! Fermi, ho detto!- urlò invano. -Vi tolgo 20 punti ciascuno alla vostra casa e andrete in punizione se non vi fermate all'istante!- la donna prese a inseguirli e ad urlare evitando le caccabombe sparse sul pavimento.
Reiju e Hancock non ci pensarono due volte a tagliare la corda e evitare di essere coinvolte anche loro e presero una scala dirette ai piani più alti. Erano al sesto piano quando, svoltato l'angolo di un corridoio quasi non si scontrarono con Ace, che fece un salto per lo spavento poiché non si aspettava di incontrarle.
-Tuo fratello al quarto piano ci sta dando dentro con le caccabombe.- lo informò la ragazza dai capelli rosa.
-Quale dei miei due fratelli?- chiese lui con una nota divertita.
Hancock alzò un sopracciglio. -Chi vuoi che sia che si caccia sempre nei guai?-
Ace si mise a ridere. Poi domandò alle ragazze. -Voi che ci fate qui?-
-Devo andare a prendere una cosa in un posto speciale, al settimo piano.- rispose Reiju in tono misterioso.
Ace fece un'espressione confusa. -In che senso "speciale"?-
Le due ragazze si guardarono con un sorrisetto sulle labbra, poi guardarono il ragazzo con fare misterioso. -Seguici, ti accompagnamo.- disse Hancock e si misero a camminare in direzione delle scale.
-Io posto in cui stiamo andando è una stanza, si chiama Stanza delle Necessità ed è particolare perché compare e scompare.- spiegò la ragazza dai capelli neri lungo il tragitto. -Ci vai quando hai una necessità appunto. Devi camminare tre volte davanti ad una parete ben precisa pensando intensamente a ciò di cui hai bisogno, e la stanza apparirà contenendo ciò che hai chiesto.-
-Wow...- commentò Ace.
-Però- aggiunse Reiju. -devi avere una necessità ben precisa. Se sai di cosa hai bisogno devi solo chiedere alla stanza e quella te lo darà. Ma se devi chiedere senza avere un'idea precisa non saprai mai cosa...-
-Un momento!- la interruppe Ace fermandosi improvvisamente. Le parole di Reiju le aveva già sentite da qualche parte, ma non ricordava quando o dove o da chi.
Le due ragazze si fermarono anche loro e si voltarono nella sua direzione.
-Che succede?-
Ma lui non le stava ascoltando. Stava pensando alle parole di Reiju, era assolutamente sicuro di averle già sentite... Si sentiva vicinissimo alla soluzione ma mancava ancora qualcosa per arrivarci... finché non gli piombò tutto addosso.
-L'indovinello!- esclamò.
Le due ragazza si guardarono confuse.
-L'indovinello di Law! Ricordate come diceva?- continuò Ace.
Reiju era sempre più confusa. -Diceva: "se devi chiedere non lo saprai mai. Se lo sai, devi solo chiedere." Ma che cosa c'entra?-
-Credo di avere la soluzione! L'hai appena detta detta tu, Reiju!- spiegò Ace. -Potrebbe essere...-
-...la Stanza delle Necessità.- concluse Hancock seguendo il filo dei suoi pensieri.
Se sai di cosa hai bisogno devi solo chiedere e la stanza apparirà. Se devi chiedere senza un'idea precisa, non saprai mai di cosa hai bisogno. Il ragionamento filava. Senza dire una parola i tre ragazzi si guardarono negli occhi capendosi all'istante. Corsero su per le scale, con la speranza nel cuore e, guidati da Reiju e Hancock, si diressero davanti ad una parete, apparentemente uguale a tutte le altre. La ragazza con i capelli rosa camminò tre volte davanti alla parete, e tutti e tre sapevano a cosa stava pensando.
-Speriamo che funzioni...- sussurrò Hancock con le mani giunte al petto come in preghiera.
Poi Reiju indietreggiò affiancando gli altri, tutti con lo sguardo fisso sulla parete. Passarono alcuni interminabili secondo in cui non successe nulla. Il corridoio era silenzioso e i battiti dei cuori dei ragazzi sembravano rimbombare in quel silenzio. Poi sulla parete cominciò a materializzarsi una porta che si spalancò davanti a loro, mostrando al suo interno un'enorme stanza, con un alto soffitto a volta e numerose colonne in marmo. L'interno era completamente buio, l'unica luce proveniva dall'estero, dal corridoio del settimo piano e la illuminava a stento. La stanza era completamente vuota e spoglia, eccetto per un qualcosa disteso a terra, immobile, che sembrava avere sembianze umane.
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