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35- Landon

Accada quel che accada, anche il sole del giorno peggiore tramonta. ☼

Le prime luci del mattino mi illuminano il viso. Apro a poco a poco i miei occhi ancora assonnati. Mi giro verso Katie e noto la sua mano pendente dal letto: ricordo di essermi addormentato mano nella mano con lei. Sorrido e mi viene un brivido solo al pensiero di aver dormito così. Mi avvicino a lei e le prendo il braccio per posarlo sul letto, ma... è freddo e rigido. Mi alzo immediatamente dal mio materasso e mi precipito accanto a lei.

<< Katie!! >> La chiamo. Le tocco il collo per ascoltare i battiti cardiaci... Non si sente nulla. <<No... No... Katie!!! >> Stavolta urlo e la strattono un po'. Quando ancora una volta non ricevo risposte ho capito che il suo momento è davvero arrivato, in silenzio... in silenzio è entrata nella mia vita ed in silenzio se n'è andata.
Mi appoggio su di lei, abbracciandola stretta per l'ultima volta. Non trattengo il mio pianto disperato e singhiozzante. << Katie, piccola... >> Balbetto.

La porta della mia stanza si apre di scatto e intravedo con la coda dell'occhio mia madre che capisce tutto e si tappa la bocca con una mano, mentre con l'altra frena Flam che, di tutta fretta, cercava di entrare in camera.

Alzo la testa in cerca di conforto, noto le lacrime di mia mamma che scorrono lungo le sue guance.

<< Resta quì, Flam. >> Chiede gentilmente, socchiudendo la porta alle sue spalle.

<< Non esiste proprio!! >> Urla mia sorella e si precipita correndo accanto a me, iniziando a piangere e ad abbracciare  Katie.
<< Vado a chiamare i suoi... >>
<< No, mamma. Tocca a me avvisarli. >> La interrompo. Devo essere io a dare la triste notizia, devo essere io a cercare di tranquillizzare tutti, devo farlo per Katie. Lei avrebbe voluto questo.

Digito il numero nel telefonino quando all'improvviso suona il citofono di casa. Devono essere loro, la mattina sono soliti fare visita a Katie.

Esito nel rispondere... Il citofono risuona. Scendo le scale adagio e apro la porta di casa, con gli occhi bassi.
<< Landon... >> La voce della signora mi ricorda il tono soave della mia Katie e al pensiero gli occhi ritornano lucidi o forse non hanno mai smesso di esserlo. << No, no... Non ci credo!! >> Esclamano, vedendo i miei atteggiamenti. Mi spingono, facendomi quasi sbattere la schiena nella porta e corrono verso la mia stanza.

Scene tristi che non mi va di vedere. Mi siedo sul gradino di casa mia e inizio a piangere con la testa fra le mani. Katie ci ha lasciati. Ha deciso di andare via nel sonno per non svegliarmi. Perché ne sono certo: la sua morte sarà stata dolorosa. Non si muore nel sonno con queste malattie...
Fino alla fine ha pensato a me ed io devo essere forte per lei, dovrei sorridere, è così che voleva vedermi sempre, ma al pensiero che non la rivedrò più, che la mia vita proseguirà senza di lei... Non smetto di piangere.

Tra urla e pianti, non riesco neanche a salire in camera mia.

<< Flam!! >> Grido dal piano di sotto. Lei si affaccia dalle scale, con le lacrime agli occhi, ma non risponde. << Scendi! Vieni con me! >> Non voglio che una bambina di otto anni viva tutto ciò. La morte di qualcuno segna dentro, lascia dei lividi e Flam ne ha già abbastanza dentro.
<< Dove andiamo? >> Chiede, singhiozzando.
<< Ad avvisare gli altri. Stammi vicino, piccola, abbiamo bisogno di forza e solo insieme possiamo farcela. >> Le dico, prendendole entrambi le mani. Lei annuisce e sorride. Ci incamminiamo con la macchina per fare più in fretta e passo davanti alla palestra. Osservo quel luogo con nostalgia, proprio ora ne avrei bisogno, ma poi penso a Katie e al suo modo di risolvere gli ostacoli nella vita. Accellero un po' e mi soffermo sotto casa del signor Antonio.

<< Dove siamo? >> Chiede Flam, togliendo la cintura di sicurezza.
<< Da Leo. Devo chiederti il favore di rimanere in macchina. >>
<< Ok. >> Si limita a dire e si riallaccia la cintura.

So che è ancora presto, ma Leo e Antonio rappresentavano una seconda famiglia per Katie, devono essere avvisati. Suono delicatamente il campanello e prima che la porta si apre passano alcuni minuti.
<< Landon! >> Dice il signor Antonio, guardando dall'occhiello e si velocizza ad aprire. << Che cosa ci... fai... >> Mi guarda attentamente, prima di continuare la frase. << Oh mio Dio. Oh mio Dio. >> Inizia a tremare, ma non piange. Non urla. Non si dispera. Il signor Antonio si limita ad abbracciarmi più forte che può. << Ragazzo, entra pure, prendi qualcosa da bere, io vado a svegliare Leo. Oh mio Dio, come dirglielo a quel bambino? >> Dice, agitato.

<< Non posso soffermarmi, Antonio, c'è mia sorella in macchina. >> Rispondo, distaccato e triste.
<< Fai entrare pure lei, aspettate quì, noi arriviamo subito. >> Passa in camera da letto a svegliare Leo. Faccio segnale a Flam di raggiungermi e lei arriva correndo, prendendomi la mano.

<< Landon, non essere triste... >> Mi dice. << Katie è andata a vivere in un posto migliore, dove non ci sono litigi, dove nessuno piange o soffre. Io le volevo tanto bene, ma... se sei triste lei lo sarà pure, ricordi? Lo diceva sempre a me! >>
Sorrido nell'udire quelle parole. << Flam, vieni quì! >> L'abbraccio e bacio la sua fronte. << Io non sono triste, sono solo... innamorato. E' come se tu ti allontani per sempre dal tuo principe azzurro. Non saresti triste? >>
<< No, perché il mio principe azzurro sei tu e tu sei quì! >> Risponde, schietta. << Però... sì, se tu morissi io... sarei davvero triste! >> Mi stringe forte la vite e non si stacca più.

Katie mi ha insegnato tanto, ma ciò che mi ha donato gratuitamente sono doti che solo pochi nella vita possono avere: la sensibilità, l'altruismo... questi pregi bisogna seminarli col tempo e solo quando il frutto è davvero germogliato, ma dentro di te, si è disposti a raccoglierlo. Ciò che Flam è riuscita ad esternare mi ha fatto emozionare. Ha fatto emozionare me! Landon Atwood, il lottatore di Muay Thai, insensibile al mondo!

<< Flam!! Landon! >> Il piccolo Leo ci raggiunge in cucina, mentre si infila una manica della maglietta. << Dov'è Katie? >> Chiede, nervoso. << Il nonno dice che non c'è più, ma io non ci credo! Dov'è?? >>
Flam mi guarda, senza dire una parola.
<< Leo... >> Mi avvicino a lui, abbassandomi.
<< Lasciami stare!! Ho chiesto dov'è Katie?! >> Indietreggia, quasi sbottando a piangere.
<< A casa mia! >> Rispondo, sussurrando.
<< Portami da lei! >> Dice, scontroso. Esce di casa e si dirige verso la mia macchina.

Guardo il signor Antonio, distrutto. << Non so cos'altro fare, Landon. Mio nipote adorava Katie, non sarà facile. >>
Gli dò una pacca sulla spalla. << Ci penserò io. Stia tranquillo. Andiamo. >>

In macchina regna silenzio. Ognuno per i fatti proprio, tutti uniti dallo stesso pensiero di Katie. Per fortuna la strada è breve e arriviamo subito a casa mia.

Leo è il primo a scendere dalla macchina e a correre verso la porta di casa, aperta. << Katie!! >> Urla, prima di salire le scale.
<< Leo, aspetta! >> Vado dietro di lui e lo prendo dal braccio. << Saliamo insieme... >> Ma lui sembra non darmi ascolto e mi anticipa.

Si blocca davanti alla porta della mia stanza, è paralizzato. Riesco a vedere il medico e la dottoressa attorno al letto. I genitori di Katie seduti su delle sedie, continuando a piangere e mia madre accanto a loro, tenendogli le mani.

Accarezzo la spalla di Leo, ancora immobile. << Lasciami in pace!!! >> Urla, scrollando le mie mani di dosso. << Katie è ancora viva!! Fa solo finta di dormire, lei scherza sempre!! >> Si incammina verso di lei, spingendo persino i dottori e la muove dal petto. << Katie!! Svegliati! Dobbiamo andare al parco, io sto bene Katie, starai bene anche tu, me l'avevi promesso... mi avevi detto che saresti stata sempre con me! Mi avevi stretto anche la mano!! >> Più parlava, più si arrabbiava perché non riceveva nessuna risposta.
<< Katie!! >> Stava per rassegnarsi, i suoi occhi continuavano ad essere asciutti. << Sai che ti dico?! >> Continua, allontanandosi dal suo corpo. << Sei solo una vigliacca! Dov'è la tua promessa, eh?? Sei come tutti gli altri!! Non mantieni la parola data! Mi fai schifo!! >> Dà un calcio alla ciabatta che giace a terra e corre via.

<< Leo!! >> Lo chiama il signor Antonio.
<< Aspetti, vado io. Si goda un po' Katie, prima che... insomma. Prima che arrivino quelli delle pompe funebri. >>

Credo che l'attimo in cui chiudano dentro una bara una persona sia il momento più brutto della morte. E' come se si obbligasse all'anima di girovagare più, come se gli si impone di staccarsi da tutti noi, è davvero la fine di tutto... Il game over dei momenti trascorsi con quella persona. Ed è proprio in quel momento che devi fare un ripasso di ogni attimo, di ogni dettaglio del suo corpo perché è davvero l'ultima volta che puoi goderti quel viso, quella mano, quelle braccia, quelle labbra...
Mi avvicino a Katie, stampandole l'ultimo bacio e toccandole il mio anello che le avevo regalato. Poi vado via, seguendo Leo, il suo piccolo Leo a cui è sempre stata legata.

Lo vedo correre lungo la strada, un bambino di soli cinque anni, solo per le vie del paese, in mezzo al traffico, col rischio di farsi investire da qualche matto per strada per la premura di accompagnare il proprio figlio a scuola o di raggiungere frettolosamente il proprio ufficio.

Per fortuna la velocità di un bambino è gestibile e mi bastano pochi passi per raggiungerlo. So dov'è indirizzato: al parco. Gli sto accanto, mantenendo il suo passo e non dico una parola. Vedo che con l'indice si asciuga una lacrima accanto agli occhi. Povero Leo... soffre più di tutti. Lui ha avuto la fortuna di conoscere Katie nella gioia e nella malattia, sempre.

Quando arriviamo all'ingresso del parco si ferma e osserva il tutto.
<< Ehy... >> Gli dico. << Ti va di parlarne? >>
Leo mi prende la mano ed inizia a piangere, dapprima silenziosamente, poi si lascia andare del tutto. << Io... io volevo stare sempre con... con lei! E lei se n'è andata! >> Mi guarda arrabbiato. <<Mi aveva promesso che sarebbe rimasta con me! Sempre! >> Lo lascio sfogare, tira fuori tutta la rabbia che ha repressa finché non riesce più a parlare e mi abbraccia stretto stretto, piangendo.
<< Piccolo, tu sai che la tua era una brutta malattia, vero? >>
Leo si asciuga le lacrime e annuisce, silenzioso. Si sentono solo i singhiozzi che di volta in volta si fanno sempre meno frequenti. << E sai che la tua guarigione è stata un miracolo? E' difficile curare queste malattie. Ma... tu ci sei riuscito! E sai grazie a chi? >> Aggiungo, per tranquillizzarlo un po'.
<< A Katie? >> Chiede.
<< Esatto, Leo. Katie ti ha visto guarire, tu l'hai resa felice e poi ci ha lasciati perché come tutti gli angeli, prima o poi, bisogna tornare da dove vengono. >>
<< Dal cielo... >> La sua risposta è data con un tono soddisfatto. Leo mi sorride e continua ad abbracciarmi. << Era un angelo così bello, mi faceva sempre ridere e mi aiutava quando ero triste. >> Esclama, guardando il parcogiochi.
<< Già. Siamo innamorati della stessa ragazza, piccolo Leone. >> Gli dò un bacio, sorridendo.

<< Che dici, ti fai un giro sulle giostre e poi andiamo a dare un ultimo saluto alla nostra donna?>> Chiedo, cercando di rimanere allegro, ma... gli addii non sono mai belli.
<< No, andiamo direttamente. Non mi va di giocare senza Katie. >>

Si alza dalla panchina, mi stringe la mano e insieme torniamo a casa, più forti di prima.

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Siete tristi?

Landon: una forza incredibile. Tutto grazie a Katie. Ha davvero imparato molto da lei.
Il prossimo sarà il capitolo finale, godetevelo <3

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