CAPITOLO 13 - Rivalsa
Oh-aew sorseggia latte di cocco con la cannuccia, mentre scrive pigramente sul quaderno di calligrafia. La parola è: piacevole.
Studiare con Bas è piacevole. Piacevole è esattamente l'aggettivo che più gli si addice: sono piacevoli il suo aspetto, la sua compagnia, il modo in cui si preoccupa degli altri, in generale, come vive la sua vita. Oh s'immagina che, nella testa di Bas, anche i pensieri e i sentimenti siano generalmente piacevoli.
Ovviamente, su quest'ultimo punto si sbaglia. La verità è che Bas è sempre stato bravo a tenere sotto chiave le proprie insicurezze. Gli sembra che, a mostrarle agli altri, non ne debba derivare alcun profitto. Sa di essere spesso frainteso, ma non gli importa.
In qualche caso è un vantaggio. Per esempio, Bas è quasi certo che Oh-aew non abbia la minima idea di quanto lui sia logorato dallo stallo sentimentale tra loro, di quanto sia geloso della presenza ingombrante di Teh, di quanto si senta diviso, in questo momento, fra la volontà di aiutare Oh a studiare seriamente (come farebbe Teh) e il desiderio di passare la giornata a guardarlo e basta. O di fare una qualsiasi mossa, un passo avanti, una manovra tattica per evitare l'iceberg in rotta di collisione.
Il rifinito apparato strumentale che esiste nella mente di Bas comprende un giroscopio sentimentale di inusuale precisione. Sono settimane che segnala un tragico naufragio in avvicinamento. Ma Bas ha troppa paura di virare bruscamente e quindi ignora gli allarmi e affoga impulsi e speculazioni indesiderate nei sorrisi e nel latte di cocco.
Beatamente ignaro di ciò, a ogni sorso Oh ne approfitta per scoccare uno sguardo al profilo di Bas: lineamenti regolari, delicati, cesellati finemente. Niente fossette, niente sopracciglia diagonali, nessun tratto squadrato, nessuna differenza fra un profilo e l'altro. E' la simmetria l'essenza della piacevolezza.
Se Bas si sente osservato e si volta, Oh storna subito lo sguardo e lo riporta sul quaderno. A Oh piace un mondo lasciarsi andare alla corrente di emozioni di questo gioco di sguardi, in cui si attacca e si fugge, si provoca e ci si nega: sono regole molto più facili di qualsiasi parola cinese.
«Sai, Oh, secondo me molte volte gli errori che fai non dipendono dal fatto che non sai le cose» dice Bas gentilmente, dopo aver sbirciato il quaderno di Oh. «Mi sembra che qualche volta tu non legga attentamente la domanda. Magari è solo un problema di concentrazione.»
«Sì, tendo un po' a distrarmi.»
«Jia You!» incita Bas, allargando il sorriso.
Oh ridacchia, ma non ha la minima idea di cosa l'altro stia dicendo.
«Forza e coraggio!» traduce subito Bas. Ci tiene che a ogni rimprovero corrisponda un incoraggiamento, anche perché è sicuro che, se si impegnasse, Oh potrebbe farcela alla grande. Pensa che sia tutta la vita che si sottovaluta, che ormai lo faccia per abitudine, per partito preso. E pensa che sia tutta colpa di Teh, che scambia la vessazione e il controllo per amicizia. Amicizia. Come no.
Oh non può fare a meno di sorridere; perfino il modo di redarguire di Bas è piacevole, specie se confrontato con l'esasperazione di Teh a ogni piccolo sbaglio, con la delusione che gli riversa addosso come una colata di lava bollente. Mille volte meglio Bas.
«Ke yi ma?» propone Oh, ispirato, stringendo il pugno.
Bas lo guarda smarrito, mentre traduce mentalmente. Lo facciamo? Ma cosa?
Il silenzio dura qualche istante di troppo. «Ke yi » risponde alla fine Bas, ma è più che altro una forma di cortesia. Fuori tempo, la battuta ha perduto di valore.
Il vero senso di quello scambio, che non è verbale, è caduto nel vuoto, in una piccola crepa che si è formata tra loro. L'unico suono che produce è quello di un'assenza. Per quanti pregi possa avere, Bas non è Teh e non lo sarà mai. Manca un lessico familiare tra loro, un dizionario di intimità e di confidenza che non si costruisce in poche ore. Mancano tante cose.
Oh si sente sia in colpa che in imbarazzo e in un istante di confusione mentale, desidera ardentemente essere seduto sul terrazzo di Teh, con una ciotola di Okkien Me fra le mani e il libro aperto sulle ginocchia. Se chiude gli occhi un attimo, può vedere con minuziosa esattezza il profilo sinistro di Teh, quello migliore. E' un'immagine mentale che si propone con violenza, ma che non ha alcun senso. Oh la cancella di forza, disegnandoci sopra, con la mente, la mascella elegante di Bas, le sue labbra sottili e la linea bellissima del collo.
Funziona quasi bene.
***
L'ultimo messaggio di Oh dice: "Meglio se per oggi lascio stare il telefono" e risale a tre ore prima. Teh si pente di avergli dato lui stesso quel consiglio. E' quasi certo che quei due stiano perdendo tempo in smancerie, anziché concentrarsi. E comunque, gli sembra strano che Oh-aew sia così ligio, quando di solito non resiste neanche mezz'ora a studiare senza guardare il telefono. Un altro indizio che non sta affatto studiando.
«Teh!» lo richiama Tarn, seduta accanto a lui. L'ha raggiunta alla lezione di disegno sulla spiaggia, perché il tempo, chiuso in casa, non passava mai.
«Sono così contenta che tu sia venuto!» dice Tarn, senza staccare la matita dal foglio, con un sorriso trattenuto solo dalla concentrazione. «Credevo che avessi lezione con Oh-aew, oggi...»
Certo. Era così. Sarebbe stato così, se a Oh non fosse venuto il vezzo di passare la domenica a corteggiare Bas. Non è affatto giusto che lui stia lì a preoccuparsi, mentre Oh se la spassa al resort. Se il suo stupido amico pensa che le tresche amorose siano più importanti che passare l'esame, allora lui, che l'esame l'ha passato, può amoreggiare quanto gli pare.
«Ci tenevo a vedere te» risponde a Tarn, socchiudendo gli occhi. «Vorresti che me ne andassi?» le chiede, sporgendosi leggermente verso di lei. Quando vuole, Teh sa essere affascinante per istinto.
«Ma come siamo permalosi!» commenta Tarn, che a quel fascino non è affatto insensibile.
«Permaloso? Io?» replica Teh, fingendo disappunto.
«Sì proprio tu...» risponde lei ridendo.
«Dai, disegna, non distrarti» la richiama all'ordine Teh, con un buffetto delicato, quasi una carezza, sul braccio.
Tarn annuisce: la priorità è sempre l'esame. E poi la soddisfazione di essere stata preferita a Oh-aew, per una volta, è più che sufficiente a placare la sua sete di attenzioni.
Sotto la maschera da corteggiatore della domenica, Teh si sente molto inquieto.
Si accanisce a fissare l'orizzonte, come se, spingendo gli occhi nel centro dell'insondabile azzurro, potesse varcarne il confine e scoprire cosa c'è oltre. Oltre la spiaggia, oltre la sabbia, oltre poche braccia di mare che lo separano da Oh.
Cosa sta succedendo al resort, proprio in questo momento? Cosa accade oltre lo schermo del telefono? A parte una foto di prima mattina, in cui Oh e Bas sorridono ebeti esibendo le flash card - le sue flash card - tutto tace. Un'intera giornata da cui Teh è escluso, che non gli appartiene, che gli è sfuggita di mano.
Un messaggio di Oh lo riscuote dal torpore. E' una foto rubata: sotto il bordo del tavolo, le ginocchia nude di Oh e Bas si sfiorano. Teh, guarda, non si è scostato! è il commento entusiasta. Che idiozia! Ecco come Oh sta perdendo il suo tempo.
Il sangue di Teh ribolle, lo sente affluire a fiotti al cuore e alle tempie; l'irritazione supera l'iinquietudine ed è in buona parte rivolta a se stesso: come ha potuto dare a Oh un suggerimento tanto idiota? Tra l'altro è ovvio che Bas non vede l'ora di intromettersi nei fatti privati di Oh e dettare legge, di rovinargli la vita, magari facendogli fallire l'esame.
Ma forse Oh-aew non vuole, e non si merita, tutta la passione, il tempo, e l'amicizia che Teh ci sta mettendo. Forse quello che gli interessa è un fidanzato superficiale e condiscendente e dell'esame non gli importa così tanto. Neanche del suo migliore amico gli importa un bel niente.
Teh continua a fissare la foto, la linea d'ombra netta proiettata dal tavolo sulle due gambe magre che si toccano. Non si sfiorano, si stanno proprio toccando. Gli sembra, a guardarlo bene, un contatto inutile e sfacciato.
Cos'è successo dopo quella foto? Cosa sta succedendo adesso?
Si sente amareggiato, ansioso. E anche stupido. Perché solo a uno stupido fregherebbe così tanto di una cosa che non lo riguarda e che, volendo essere del tutto sinceri, è anche un po' innaturale. Dev'essere per questo che gli dà fastidio vederli così vicini.
Bàofù, rivalsa, è la parola che scriverebbe sul quaderno di calligrafia, se ce l'avesse davanti. Se Oh spreca il suo tempo a strusciarsi contro Bas, è solo a Tarn che lui dovrebbe rivolgere le sue attenzioni. A Tarn importa di lui, e anche dell'esame.
Tarn è bella. E' intelligente. E' innamorata di lui, almeno un po'. Ed è una ragazza.
Teh impugna il cellulare e le scatta una foto di sorpresa. Lei se ne accorge all'ultimo momento e abbozza un sorriso delizioso. Vorrei passare ogni pomeriggio con te, scrive Teh come didascalia, prima di postarla.
Vorrebbe proprio vedere la faccia di Oh-aew quando la troverà. Teh clicca sulla foto e controlla chi l'ha visualizzata. Già venti persone, ma non Oh-aew.
Aggiorna e aggiorna più volte; le visualizzazioni aumentano, ma di Oh non c'è traccia. Aggiorna ancora, e ancora. L'ultima icona è quella del profilo di Tarn.
«Teh? Ma dici sul serio? Eppure sei sempre così impegnato...»
«Hai ragione» ammette Teh, sforzandosi di concentrarsi solo su di lei. «Ma se avessi un po' più di tempo libero, starei sempre con te, ogni momento.»
Tarn gli crede, perché lo considera sincero. E perché vuole credergli. Anzi, si sente responsabile di quelle espressioni tormentate che ogni tanto compaiono sul viso di Teh. Lui soffre perché lei si nega, perché non gli ha ancora dato una risposta.
Sta pensando questo, quando lui le ruba senza preavviso il pastello rosso che ha in mano. E' un gesto gentile, quasi sensuale. Glielo sfila dalle dita, così, senza motivo. E inizia a percorrere i polpastrelli di lei con la punta arrotondata, scrivendo rossi desideri proibiti con un alfabeto sconosciuto. Finché le lettere diventano volute e arabeschi e poi lunghissimi, lenti cerchi voluttuosi, giusto al centro del palmo aperto.
Tarn lo lascia fare, soggiogata dal gesto e dalle sensazioni, dalla mancanza di senso logico. Il solletico penetra sottopelle e diventa aspettativa, tensione, vibrazione.
Quando trova il coraggio di alzare gli occhi, Tarn incontra quelli di Teh e li scopre avidi e imploranti. Da così vicino, il viso di lui è bellissimo, scolpito. Il modo in cui la guarda, cercando una mappa nei suoi occhi, con le labbra socchiuse e il respiro corto, le paralizza i pensieri razionali. Si sente la gola secca, le mani gelate, le guance caldissime.
Ma tutto sfuma in nulla. All'ultimo istante Teh devia la traiettoria del viso e finisce con la fronte appoggiata alla spalla di lei. Non osa confessare neppure a se stesso quali pensieri gli hanno attraversato la mente, mentre era sul punto di baciarla.
Se Tarn fosse più esperta, forse capirebbe che tipo di coraggio è mancato a Teh. E si scrollerebbe di dosso il peso del suo capo sulla spalla e dei suoi sensi di colpa. Forse gli darebbe uno schiaffo. Invece appoggia la testa contro la tempia di lui ed è pronta a essere tenera e indulgente verso quello che le è sembrato solo un rigurgito di inesperienza.
Con gli occhi chiusi e la guancia premuta contro la spalla morbida della ragazza di cui vuole essere innamorato, Teh si sente esausto. Tarn gli piace, si sente attratto da lei, ma non vuole baciarla solo perché lo impone il copione che si è costruito in mente.
Baciarla adesso, baciarla così, non servirebbe a placarlo.
Neppure essere baciato, che è quel che accade subito dopo. Tarn non può più aspettare. Le sue stesse rigide regole le stanno troppo strette, dopo che Teh ha varcato un confine fino a quel momento intatto. Così lo bacia d'impulso, premendo le labbra su quelle di lui con impeto, senza pensieri in testa, senza sapere bene cosa venga dopo. E' un bacio dolce, che però prende quasi subito una piega molto più intensa. E s'interrompe all'improvviso, per il fruscio di qualcuno lì davanti, che si alza.
Teh ha sempre saputo che il primo bacio lo avrebbe dato a Tarn e non può esserne deluso. Gli sono piaciute le sue labbra calde, il sapore del suo respiro, la punta umida della lingua che ha sentito appena contro la propria. Gli è piaciuta la reazione pronta del proprio corpo e la forma di quello di lei. Gli è piaciuto anche che sia stata lei a prendere l'iniziativa, sollevandolo dai sensi di colpa, dalle insicurezze e dai vaneggiamenti.
E poi non c'è la minima possibilità che Oh-aew, con Bas, sia andato più lontano di così.
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