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Madeleine's pov
La luce entrò dalla finestra e puntò dritta verso i miei occhi, colpendo troppo forte le mie retine. Battei più volte le palpebre per mettere a fuoco ciò che avevo intorno e cioè la mia nuova stanza.
Con movimenti lenti e pacati spostai le lenzuola arruffate dal mio corpo e mi misi seduta valutando le mie condizioni. I capelli erano sicuramente disordinati e sentii di avere la bocca impastata dal sonno.
Uscii svogliatamente dalla stanza trascinandomi in bagno. Evitai come la peste qualsiasi tipo di riflesso, a partire dalle piastrelle sulle pareti per finire al grande specchio sopra il lavandino.
Aprii il rubinetto dell'acqua fredda e la feci scorrere per qualche secondo, prima di riempirmi le mani e sciaquarmi la faccia in un gesto deciso. Molto meglio.
Scesi le scale e lasciai che le mie gambe seguissero il buon profumo che proveniva sicuramente dalla cucina.
Camminai a passo spedito verso la stanza e trovai mia madre occupata tra i fornelli. L'abbracciai da dietro e le diedi il buongiorno prima di mettermi comoda davanti all'isola.
《Tesoro, tra qualche giorno arriverà la nuova governante! Sai, con il lavoro e tutto il resto non riuscirò ad occuparmi della casa.》 si avvicinò a me e mi posò davanti un piatto con qualche pancakes e un bicchiere di succo ACE. Il mio preferito.
A volte mi capitava di voler fare una colazione dolce ma io la preferivo salata con bacon e uova.
Mmm, una delizia!
Era passata una settimana da quando avevo incontrato Matt e Josh nel parco della luna. Matt era davvero molto simpatico, faceva delle battute alquanto imbarazzanti ma almeno riusciva a stamparmi un sorriso sulla faccia.
Josh era... Josh. Cioè per ora non sapevo se definirlo simpatico perchè a malapena mi rivolse la parola. Era piuttosto riservarto o meglio, io preferivo definirlo poco sociale.
Ci eravamo scambiati i numeri quella sera e Matt aveva insistito a farmi uscire di casa più spesso ma io avevo risposto con un no senza troppo giri di parole.
Non mancava molto prima che sarebbe iniziata la scuola e dovevo prepararmi fisicamente e psicologicamente al suo rientro. Sperai di non avere problemi con i compagni e con i professori dato che la mia unica intenzione era quella di imparare qualcosa e non di fare amicizia o altre sciocchezze varie.
Non ne avevo avuto bisogno e manco meno ne avrei avuto, quindi pensai che Matt e Josh fossero sufficienti.
Sentii che con loro due avrei legato ma avevo anche il cattivo presentimento che forse, con le mie poche esperienze in amicizia, non sarei riuscita ad mantenere un rapporto solido e costante con loro.
Con il tempo avevo avuto l'abitudine di guardare negli occhi qualcuno e di percepire le emozioni che egli provava in quel preciso istante.
Ricordai quando negli anni scorsi mentre camminavo lungo il corridoio della mia vecchia scuola notavo sempre una ragazza isolata da tutti e da tutto, un po' come me adesso.
Era successo che durante la pausa pranzo mi ero avvicinata a lei e iniziammo a parlare e a scherzare, come due vere amiche.
L'avevo consolata quando era triste, l'avevo abbracciata quando ne aveva bisogno e avevo persino corso due chilometri solo per arrivare a casa sua perchè stava tentando il suicidio.
Questa "amicizia" durò ben poco dato che dopo alcuni mesi era entrata nella squadra delle cheerleaders e cambiò drasticamente. Oltre a non calcolarmi più di striscio, il suo modo di comportarsi era cambiato.
Si strusciava addosso ai ragazzi che facevano parte della squadra di football e indossava sempre dei trampoli al posto delle sue vecchie sneakears bianche. Per non parlare del trucco abbondante ed eccessivo, dato che di natura era già una ragazza meravigliosa.
Ero sempre stata una persona empatica e quando la vedevo sola mi si stringeva il cuore. La mia gentilezza e umiltà nei suoi confronti mi erano andati... contro. Mi derideva e mi spintonava quando camminava verso di me.
Per sua fortuna non le avevo messo le mani addosso ma mi sfogavo con una sacca da boxe che mi aveva regalato mio zio Patrick, che tenevo nel seminterrato. Ogni volta che ritornavo da scuola mi precipitavo lì, tiravo pugni e calci per sfogare la rabbia che si accumulava nel corso della giornata.
Con il trasloco non eravamo riusciti a portarla con noi e quindi stavo risparmiando dei soldi per poter comprarne una nuova. Ormai faceva parte della mia quotidianità sferrare qualche pugno qua e là e non più per quella faccia che non ero più riuscita a sopportare. Meredith faceva parte del mio passato polveroso e sperai con tutto il cuore di non averci più a che fare.
Una volta ero una persona sociale e aperta ma ora come ora non lo ero più. Non era che se una brava persona si presentava davanti a me chiedendomi di fare amicizia io avrei rifiutato, assolutamente, ma avevo bisogno del tempo per ritornare sui miei passi.
Meredith era stata la prova che mi ero fidata ciecamente di qualcuno che, nonostante fossi sempre stata al suo fianco, mi aveva dato le spalle nel momento del bisogno. Quando avevo bisogno di qualcuno con cui confidarmi e sfogarmi, Meredith non fece altro che lasciarmi cadere nella solitudine più totale.
Salii su per le scale ed entrai in camera mia buttandomi a peso morto sul letto.
Avevo dormito fino alle nove eppure sentii le gambe molli e le ossa a pezzi.
Questa si chiamava pigrizia, Made!
Nonostante il mio cervello mi stesse dando una spiegazione per come mi stava sentendo, cercai di trovare una posizione comoda per riposare.
Ma la vocina che avevo in testa non smetteva di tormentarmi e quindi di malavoglia mi alzai e presi il telefono per controllare l'ora.
Lo accesi e notai di aver ricevuto un messaggio da Matt.
"Ehi, bellezza! La prossima settimana c'è una festa organizzata da un mio amico che spaccherà di brutto. Ci siamo io, Josh e altri amici che ti presenterò. Ci stai?"
Lessi tutto velocemente e mi appena mi resi conto del nomignolo che mi aveva dato mi bloccai. Bellezza. Forse questa era di certo una delle cose più insopportabili che una ragazza poteva sentirsi dire.
Alzai gli occhi al cielo e decisi di non rispondere, per ora. Avrei dovuto prima chiedere il permesso ai miei genitori e sapevo che non mi avrebbero lasciato per 4 semplici motivi:
1. Non ero mai andata ad una festa e loro me lo avrebbero ricordato dicendomi che non ne avevo bisogno e tanto meno ne avrei avuto.
2. Ai miei genitori non piaceva l'alcol e sapere che nelle feste adolescenziali ci fossero superalcolici, la risposta mi sembrava ovvia.
3. Mio papà, principalmente, aveva paura che potessi ritornare a casa incinta.
4. Non volevano che tardassi, ma sapendo che questo genere di feste cominciavano a tarda, il coprifuoco non lo avrei rispettato.
La mia vita faceva proprio schifo, ragazzi!
In questo preciso istante avevo bisogno di sferrare qualche calcio ad una sacca da box ma con la fortuna che avevo, non era possibile.
Aprii l'anta dell'armadio e una lampadina si accese sopra la mia testa.
I vestiti che avevo erano pochi e vecchi e quindi dovevo fare shopping!
Presi il mio portafoglio e lo aprii ritrovandomelo pieno di soldi dato che stavo risparmiando per comprare la sacca da boxe, ma decisi comunque di spenderne un po'.
Mi infilai l'unica maglietta bianca che avevo e un paio di pantaloni a vita alta. Indossai le mie sneakears nere e mi truccai leggermente con del mascara e una linea di eye-liner per valorizzare i miei occhi scuri dopodiché coprii le profonde occhiaie con del correttore.
Mi lisciai i capelli neri con la spazzola e mi guardaj allo specchio. Erano cresciuti davvero tanto, stavano giusto per coprire il mio sedere!
Soddisfatta, presi la borsa a tracolla e l'appoggiai su una spalla mettendoci dentro il telefono e il portafogli.
Scesi le scale e mi avvicinai al salotto dove trovai mia madre intenta a leggere il giornale.
《E tu dove credi di andare?》alzò lo sguardo togliendosi gli occhiali e appoggiandolo sul tavolino accanto a lei.
《Vado a fare shopping! Ho bisogno di nuovi vestiti.》 spiegai le mie intenzioni.
《Va bene, però devi ritornate per pranzo e non perderti!》mi ammonì.
《Sì sì, ma ora vado. Bye!》le mandai un bacio volante ed uscii dalla porta principale.
Il sole riscaldava tutto il quartiere e il verde che avevo intorno era più lucente che mai. Fermai un taxi e spiegai al conducente la destinazione che volevo raggiungere.
Lui annuì e mi fece cenno di salire. Mi sedetti sui sedili posteriori e chiusi la portiera. Vedevo la città scorrere sotto ai miei occhi mentre scrutavo i piccoli dettagli passare troppo velocemente per goderne la propria bellezza.
Il taxi si fermò ed uscii dopo aver pagato per bene il tassista, un cinquantenne dall'aria serena.
Ero felice di aver indossato abiti leggeri perchè dovevo godere di questi ultimi giorni di sole prima dell'arrivo dell'autunno.
I grattacieli erano molti ed enormi e la luce del sole rifletteva sulle finestre trasparenti per non parlare delle strade chiassose per i clacson delle macchine e per il chiacchiericcio delle famiglie che passeggiava da un marciapiede all'altro.
Mi sembrava di vivere in un film.
Ritornai alla realtà e mi avviai verso un centro commerciale trovato grazie al mio fedele GPS.
Entrai in un negozio comprando tre paia di jeans di cui uno strappato e nero e gli altri due del medesimo colore ma intatti.
Acquistai svariate felpe e magliette, due paia di converse (uno nero e l'altro bianco), un giubbotto e dei completi intimi.
Uscii dal negozio di Victoria Secret e mi incamminai, con un'infinità di borse su entrambi gli avambracci, verso una gelateria.
Ordinai una coppetta con triplo cioccolato e mi sedetti su un tavolino dopo aver appoggiato, con la delicatezza di un elefante, i miei acquisti.
Me la gustai con calma e dopo averla finita intravidi un ragazzo pompato avvicinarsi.
《Hey, pupa! Che ci fa una ragazza così bella da sola?》 Si fiondò sulla sedia davanti a me e mi guardò malizioso.
Quanto poteva essere fastidioso essere chiamati con questi strani nomignoli?
《Se stai cercando di rimorchiare fidati che non ci stai riuscendo. E comunque non sono sola e non credo che il mio ragazzo sarà felice di vederti quì con me.》sputai quelle parole con così tanta acidità che avevo messo in difficoltà il limone con la sua asprezza.
Lui mi guardò con un sorriso beffardo.
《Allora, avanti mostrami il tuo ragazzo.》
Accidenti! E ora che potevo fare? Era così evidente che stavo mentendo?
Sentii delle risate quasi familiari farsi sempre più vicine alla gelateria e in baleno stavo già attuando un piano.
Mi alzai dalla sedia in un balzo e corsi da Matt e Josh. Matt era occupato con una ragazza che assomigliava molto a quella che avevo aggredito al parchetto accanto a casa mia e Josh era indaffarato a smanettare con il suo cellulare.
Lo tirai per un braccio e, preso alla sprovvista, quasi gli cadde il telefono dalle mani.
Mi avvicinai al ragazzo tanto presuntuoso e pompato che mi aveva importunata e gli mostrai Josh, come mio ragazzo.
《Ecco, lui è il mio ragazzo e ora smamma!》 dissi a denti stretti senza lasciare la presa dal braccio di Josh.
Il ragazzo alzò le mani in segno di resa per poi alzarsi dalla sedia e andarsene borbottando qualcosa di indecifrabile.
Lasciai un sospiro di sollievo e mi resi conto solo ora che Josh mi stava guardando in cerca di una spiegazione.
《Scusa, ma quel ragazzo tutto fiero di sé non aveva intenzione di lasciarmi in pace e quindi ho fatto finta che tu fossi il mio ragazzo per farlo andare via.》 spiegai tutto d'un fiato rendendomi conto di aver parlato con la testa rivolta verso il basso. In imbarazzo.
Cazzo, non mi era mai successo!
Eravamo abbastanza vicini e perciò riuscii a notare gli occhi chiari che aveva, di un azzurro che non avevo mai visto. Quasi taglienti e profondi.
I lineamenti mascolini lo rendevano ancora più attraente per non parlare del piercing che portava sul sopracciglio destro e delle labbra carnose.
Notai che anche lui mi stava scrutando il viso, con quello sguardo indifferente. Non riuscivo a capire se fosse arrabbiato o felice. Era semplicemente impassibile.
Un colpo di tosse ci distrasse e girammo la testa verso il responsabile.
Matt ci guardava curioso per poi avvertire il suo amico accanto a me che sarebbe andato via.
La sua compagna mi guardò in cagnesco e io ricambiai lo sguardo sorridendo falsamente.
《Io vado, ci vediamo Made.》 Mi fece un cenno con la testa, a mo di saluto, e ritornò dai suoi amici.
《Ciao.》 sussurrai debolmente.
Scossi la testa e presi i miei acquisti per poi ritornare a casa mia con mille domande senza risposta.
***
Spazio autrice:
Ecco il terzo capitolo! A quanto pare Made ha avuto delle esperienze in passato. Cosa ne pensate?
Chi è la ragazza che guardava male la protagonista?
Commentate, votate e condividete☆
Love you all xx
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