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Epilogo

VERSO UN ALTRO TEMPO

Pigneridel

Confederazione Europea, anno 2028

Libeth spense il motore. Ambra seduta sul sedile posteriore si stiracchiò, sbadigliando, ignara di aver dormito metà del viaggio sulla spalla del Figlio del Tempo.

- Scendi Ambra, da qui si procede a piedi- la chiamò Libeth allegramente.
Ambra sospirò. Non si torna indietro ormai si disse. Si sentiva ancora a pezzi e scese dalla macchina di Libeth con scarso entusiasmo, poi si trascinò fino al baule dove recuperò lo zaino.

- Quanto abbiamo viaggiato? - chiese. La luce era fioca, ma non avrebbe saputo dire se fosse l'alba o il tramonto. Libeth si grattò la testa, - Beh... siamo partiti ieri mattina inoltrata, abbiamo viaggiato il pomeriggio e una parte della notte. Mi sono fermatata a dormire cinque o sei ore... quindi più o meno una dozzina... al momento siamo nel sud del Continente - le spiegò lasciandola senza parole. Ecco perché si sentiva tutta dolorante. Non era mai stata così lontana da casa, per lei era incredibile. Si guardò intorno ma non notò nulla di particolare. Si erano fermati in un parcheggio di un area attrezzata in un bosco di abeti. Un posto che le sarebbe piaciuto molto se non fosse stato così scuro e silenzioso. La strada sterrata terminava lì. Non c'era ombra di sentieri. Scosse le spalle, chiuse il baule e raggiunse Rowan che era già pronto a partire.

- Ragazzi, forza!-, li richiamò libeth. La raggiunsero e insieme si inoltrarono tra gli alberi, sulle tracce di un sentiero invisibile. Ambra si godette la sensazione piacevole che le procurava il camminare nei boschi: il profumo di aghi e foglie umide e di funghi, gli scricchiolii sotto le suole delle scarpe e il fresco che rendeva piacevole camminare. Mancava solo la luce e il calore del sole. Ma Ambra gioiva lo stesso per quell'occasione di stare tranquilla. Quel bosco le ricordava casa. Le venne un groppo in gola e scacciò con un brusco movimento della testa quel pensiero. Sarà dura abituarsi a questa nuova vita... Pensò. Camminarono per ore e i tronchi scuri degli alberi erano sempre dappertutto e non finivano mai. Ambra fissava la chioma di Libeth di fronte a lei. Dietro, sentiva i passi lievi e sicuri di Rowan. Si sistemò lo zaino come poté pensando curiosa a quale fosse la loro meta. Aumentò l'andatura e affiancò Libeth.

-Potrei sapere dove stiamo andando? - chiese timidamente e Libeth le sorrise.

- Beh... a questo punto stiamo per attraversare i Pirenei. Dobbiamo raggiungere un piccolo paese dall'altra parte. Come puoi immaginare, è un paese di confine tra due stati e tra due dimensioni, ne avrai letto nel libro. Il villaggio a guardia del portale...-. Ambra annuì non troppo convinta. Ancora non credeva di poter essere coinvolta in una cosa del genere.

-Ok- disse solamente poi ci ripensò, - Posso ancora una domanda?-.

Libeth annuì, -Certo, dimmi-.

- Quanto ci metteremo? - chiese preoccupata. Libeth ci pensò un attimo.

- Senza imprevisti e se tu continui a reggere questo passo...non più di cinque giorni-. Ambra spalancò gli occhi. Non avrebbe retto per quanto allenata fosse. Libeth emise una risatina divertita poi fece un passo più lungo degli altri e tornò in testa. Ambra si perse di nuovo nei suoi pensieri e poi pensò al libro blu. Ne aveva letto un bel po', la maggior parte del quale parlava di regole, rituali, strategie, animali fantastici e abitanti, campi e accampamenti, castelli e nobili dell'altra dimensione; alcuni nomi più famosi li aveva riconosciuti, essendo appassionata di storia, ma sulla Guerra dei Cent'anni sapeva tutto sommato poco. Soprattutto la parte sui campi d'addestramento l'aveva affascinata. Ce n'erano tanti, nascosti un po' ovunque, nel passato ma anche nell'Oltre. Ognuno specializzato in qualcosa, tutti amministrati dal consiglio dei generali, tutti fedeli e al servizio del re. Impedivano che un popolo avido si riversasse nel loro mondo. Passò il viaggio ad immaginarsi in quale campo sarebbe finita. Fece ancora numerose domande a Libeth, mentre Rowan si tirò fuori da quasi tutte le conversazioni, visto che scrivere camminando non era il massimo. Solo alla sera capitava loro di scambiare qualche messaggio. Ambra non si trovò così male, ma ringraziò il cielo quando finalmente giunsero a destinazione.
Raggiunsero il paese esattamente la mattina del quinto giorno. Ambra lo trovò molto grazioso. Si trovava in una piccola valle, arrampicato su roccioni in una zona libera dal bosco. Le case erano di legno e pietra, i primi fiori facevano capolino dai vasi sui davanzali e dagli angoli di terra più esposti al sole. Quel posto trasmetteva ancora l'aria di inverno che di solito si prova nei giorni di festa. Non servì a farla sentire meglio, ma cominque sorrise involontariamente.

- È davvero bello...- disse affiancando Rowan che le sorrise con garbo e annuì. Si avvicinavano a passo lento, sentiva le gambe stanche e pesanti ma era anche sollevata. L'ingresso principale del villaggio era incorniciato da un arco, la strada era tagliata da un torrente e per attraversarlo si doveva passare su un ponte di pietra che aveva tutta l'aria di essere antichissimo. Da vicino il paesello era molto più grande di quello che le era sembrato dall'alto e la sorprese la vita che fremeva all'interno. I tre compagni di viaggio entrarono e furono sommersi dalla vivace atmosfera che gli abitanti cordiali ed educati trasmettevano.
Libeth li guidò decisa attraverso le vie acciottolate del paese e puntò dritta ad un bar, li accompagnò ad un tavolino salutando la donna al bancone come se fosse una vecchia amica (cosa che probabilmente era vera), li fece sedere e con un aria tremendamente seria annunciò loro che sarebbe andata a preparare il loro passaggio attraverso il Varco. Poi, senza aggiungere altro, uscì lasciandoli da soli.
Ambra si interrogò su quanto avrebbero dovuto aspettare. Non capisco proprio questa mania di dire le cose a metà. "Me ne vado", ma ovviamente non dici quando torni... sbuffò appoggiando i gomiti al tavolo. Un paio di soffi silenziosi le rammentarono che non era da sola. Si accorse che Rowan stava ridendo.

- Che hai? - gli chiese arrossandosi.

- La tua faccia... dovevi vederla... - la prese in giro scarabocchiando sul tovagliolo qualche altra stupidaggine. Ambra alzò gli occhi al cielo e quando li riabbassò incrociò quelli del ragazzo. Si sforzò con tutta se stessa di non rimanere a fissarli, a fissarlo, e si concentrò sui diversi, interessantissimi, colori delle bustine di zucchero davanti a lei. Ogni giorno che passavano insieme, Rowan la metteva sempre più in imbarazzo e sempre più curiosità e sempre più... qualcos'altro.
La barista, una donnona rotonda con un gran grembiule per fortuna li richiamò, distrandola dai suoi pensieri.

- Hey! Bei giovanotti! Se avete bisogno di qualcosa chiedete pure! Capito? - aveva una pronuncia inconfondibile: francese doc, erre moscia compresa. Sebbene tutte le lingue indoeuropee e latineggianti oroginali fossero andate ormai perdute in un'unica lingua uniforme, molte persone possedevano ancora una buona dose di accento.
La barista li guardava con l'aria serena di chi dalla vita non può chiedere di più e strofinava bicchieri, sempre sorridente. Quando finì con loro, pulì i piattini e le tazzine da caffè. Ambra rimase a fissarla per un po' chiedendosi che vita avesse oltre a quella del bar. Non avrebbe mai voluto finire come quella donna e sorrise quando la vide specchiarsi in una tazzina. No decisamente, lei non voleva diventare così. Voleva qualcosa di diverso. E per la strada che aveva deciso di intraprendere, probabilmente avrebbe trovato avventura a sufficienza.
Si sentì toccare una mano e quasi saltò in piedi per la sorpresa.

- Posso farti una domanda? - lesse su un tovagliolo annuendo, - Perché hai deciso di venire con noi? - le scrisse Rowan fissandola con i suoi penetranti occhi blu. Ambra si morse il labbro, senza avere una risposta precisa. Era la stessa cosa a cui aveva pensato per molto tempo in quegli ultimi giorni.

- Non lo so... avevo un'altra scelta?- chiese abbassando gli occhi. Rowan strinse le labbra e scosse la testa come per dire: " probabilmente no", poi scrisse qualcos'altro.

- Perché hai deciso di fidarti di noi? Sai cosa ti stiamo chiedendo? Hai davvero fatto tutte le tue valutazioni? Dopo oggi non potrai più decidere di tornare indietro. La tua vita cambierà per sempre...-.

Ambra sospirò, E meno male che doveva essere una sola domanda. Perché ho deciso di fidarmi di voi? Io non mi fido. Non mi fido di Libeth ma ancor meno dei dittatori che stanno qui e nel Consiglio Continentale. Lo fissò e decise di trasformare i suoi pensieri in parole.

- Io... non mi fido, non del tutto almeno. Ma nè te nè Libeth mi sembrate cattive persone. Poi si tratta di sicurezza... non posso pensare alla possibilità che la mia famiglia sia in pericolo per colpa mia... e ho anche, forse stupidamente, una buona dose di fiducia nei nostri libri di storia.- disse scrutando la sua reazione attentamente. Rowan alzò un sopracciglio.

- E sì, ho valutato bene. So di aver scelto il lato vincente, almeno nella nostra dimensione è così: i francesi hanno vinto. Voi Viaggiatori immagino lo saprete. Non ho intenzione di ritirarmi e rischiare di finire in mano agli inglesi. No grazie. Ciò non toglie che io sia terrorizzata- disse con la maggior convinzione possibile. Rowan sorrise, ma il suo non era un sorriso di allegria.

- Sono contento che tu sia convinta- sospirò, - Avrai bisogno di molto coraggio per affrontare tutto ciò che ti aspetta... - le scrisse. Dopo che quell'ultima frase venne scritta e lasciata sul tavolo, rimasero a lungo in silenzio. Non si scambiarono più occhiate fino a quando Libeth non ricomparve con un gran sorriso.
Da poco erano passate le due del pomeriggio. La Viaggiatrice sembrava leggermente più rilassata e si sedette insieme a loro per un po'. Ambra la guardò con evidente curiosità.

- Ebbene- esordì la donna - Oggi stesso passeremo il Varco. Ho provveduto a tutto. Ci accompagneranno due Guardiani e una volta passati dall'altra parte non potremo tornare indietro per un po'. Ci sono diverse regole nuove, da quando gli inglesi hanno trapassato i confini dell'Oltre - annunciò con allegria, come se davvero quella fosse un'ottima notizia. Ambra si aspettava una cosa del genere, però dovette lo stesso buttare giù un paio di boccate d'aria. C'era sempre quella sorta di fatalità nel tono che usava la Viaggiatrice che faceva sembrare tutto pauroso e sarcastico o divertente allo stesso tempo. Libeth le sorrise.

- Stai tranquilla Ambra, potrai tornare nell'Oltre. A tempo debito...-.

Si alzarono quando fu ora di incontrarsi con i Guardiani. Raggiunsero la piazza principale dove due uomini in nero erano seduti su una panchina. Erano l'unica nota triste e seria che fino a quel momento Ambra avesse notato in quel posto solare. Quando i due Guardiani li avvistarono, si alzarono e li trovò inquietantemente silenziosi e coordinati. I due uomini fecero segno di seguirli e a loro tre non rimase altro da fare. Tuttavia non camminarono molto. Salirono scale, stradine tra file di case e raggiunsero la sommità di un enorme roccione; in pratica, quello su cui era costruito il villaggio.
Si trovavano nel punto più alto, su una piattaforma. Sembrava una piazza secondaria ma era costantemente sorvegliata. Al centro si ergeva una fontana di pietra: era una vasca semplice, chiunque l'avrebbe scambiata per una fontana comune, se non avesse letto l'iscrizione tutta intorno, rovinata dal tempo ma ancora comprensibile: "Dove ieri e oggi si scambiano". Intorno vi erano le rovine di un vecchio edificio, una targa ricordava un vecchio laboratorio di ricerca.

Ambra ci mise un attimo a realizzare che la fontana stessa era il Varco.
Quando la raggiunsero si sentì prendere dal panico, aveva le ginocchia molli, la bocca secca, il respiro quasi assente, il battito del cuore a mille. Non voglio andare ... pensò, perché l'ho fatto? Perché? Si maledisse da sola, poi si sentì stringere le spalle. Rowan era con lei, questo la rassicurava ora che stava davvero per lasciarsi tutto alle spalle. Desiderò ardentemente di essere rimasta a casa. Rowan la guardò preoccupato.

- T-tutto a p-posto...- balbettò lei senza convincerlo, Rowan scosse la testa sospirando. Libeth parlò sottovoce ai due Guardiani poi si rivolse i due ragazzi.

- Bene, tutto è pronto. Ambra per passare il Varco devi saltare a piedi uniti nella fontana. Non ti preoccupare, ti bagnerai sono un po'... non si sente dolore a viaggiare nel tempo- disse sorridendo vedendola impallidire di colpo. Ambra cercò di controllare il respiro che era tornato affannoso e Rowan le fece vedere un foglietto.

- Se vuoi posso saltare con te- proponeva, lo fissò con gratitudine.

- Davvero?- Chiese speranzosa e lui annuì.

- La fontana è abbastanza grande per tutti e due- scrisse sorridendo e Ambra si sentì rincuorata. Rowan, sempre sorridendo, le prese una mano facendola rabbrividire. Si avvicinarono alla fontana, l'acqua era cristallina, il fondo di pietra era ben visibile. Sembrava una fontana normale.
Ambra guardò Rowan con il respiro sospeso, poi, come se si fossero letti nel pensiero, saltarono. Prima di infrangere la superficie dell'acqua con i piedi fece appena in tempo a sentire Libeth che gridava qualcosa.

- Aspettatemi dall'altra parte! -, aveva urlato. Ambra chiuse gli occhi e rabbrividì al tocco dell'acqua, ma non raggiunse il fondo, la pietra era scomparsa sotto di loro. Si sentì tirata in un vortice, non vide più nulla, l'acqua l'avvolse.
Era in viaggio, verso un altro mondo e un altro tempo.

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