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Capitolo 9 (parte 1)

LA FESTA DI ALICE

Pigneridel, festa di Halloween

Confederazione Europea, anno 2027

Catherine, osservando Ambra mentre piroettava avvolta in un vestitino color prugna e dalle finiture arancioni, annuì compiaciuta del suo lavoro, - Ambra, sei divina! - commentò.

- Sì, come no... - fu la risposta un po' incerta.

- Credimi, stai davvero bene. So che non sei abituata a metterti in tiro, ma questa volta ne è valsa la pena - le fece notare, cercando di rassicurarla.

- Alla festa saremo al centro dell'attenzione senza dubbio - aggiunse soddisfatta, sorridendo quando il sospiro di Ambra la raggiunse nitido.

- Non credo che per me essere al centro dell'attenzione sia la cosa migliore. Ma ti ringrazio per lo sforzo di trasformarmi. Anche se... sono troppo carina. Le streghe di solito non sono così - le ricordò Ambra, lasciandosi sfuggire una risata poco vivace. Catherine si strinse nelle spalle e sorrise sicura del suo operato e decise di prendere quell'affermazione come un complimento per il suo ottimo senso dello stile.

- Mi aiuteresti con i capelli? Vorrei una treccia di quelle strane che sai fare tu - chiese poi, mentre finiva gli ultimi ritocchi del suo trucco.

Ambra le sorrise, - Vieni qui che ti sistemo. Hai una spazzola?- chiese iniziando a districare i suoi lunghi capelli con movimenti precisi e delicati.

- I ragazzi quando arrivano? - chiese Ambra subito dopo.

- Emm... se sono in orario dovrebbero essere qui tra venti minuti. È stata un'impresa gestire quei due. Stephen, poi, ha fatto un sacco di storie. Sembrerebbe che si odino, o meglio, che Stephen non possa vedere Rowan, ma forse è solo una mia impressione. So solo che per farli venire 'sta sera ci ho messo un bel po' - spiegò Catherine.

Ambra si strinse nelle spalle, - A me interessa di Steph. Rowan ieri ha passato il segno... non credo di volergli parlare di 'sta sera -.

Catherine si lasciò sfuggire un piccolo sibilo quando Ambra nella foga le tirò un po' troppo i capelli. Non capiva perché Ambra fosse così arrabbiata con Rowan, quando fino all'ultimo aggiornamento, sembrava stessero diventando migliori amici.

- Ma fammi capire, il problema tra te e lui è che ieri non si è presentato per il castigo? - domandò.

- Già. Non mi ha nemmeno avvisata, mi ha lasciata sola. Quando la ragione principale per la quale siamo stati puniti è stata causata da lui. Questa sera con Rowan ci stai tu - decretò Ambra, ancora visibilmente irritata, finendo di farle la treccia.

- Non ho nessuna intenzione di subirmelo io. Porta troppi guai.- decretò ancora Ambra finendo di ordinare le spazzole. Catherine sospirò studiandosi la capigliatura ordinata, sorridendo di fronte alla reazione esagerata dell'amica. Non era da Ambra prendersela per cose del genere. Decise di sfruttare quella serata per indagare un po' le motivazioni di Rowan riguardo alle sue azioni e estorcere un po' di gossip anche rispetto alla sua relazione con Ambra.

- Se lui riesce a stare con me, nessun problema. Ti salverò volentieri dalla sua compagnia - disse esasperando il tono serio facendo un occhiolino all'amica. Si alzò e si mostrò ad Ambra.

- Allora, come ti sembro?- chiese consapevole di aver dalla sua un vestito attillato e un paio di lenti a contatto gialle. Ambra si limitò ad alzare il pollice e ad ammiccare.

Il suono del campanello fece sobbalzare entrambe.

- Saranno loro? - le chiese Ambra fissando la porta e Catherine annuì scendendo alla porta, - Tu aspetta lì. Voglio vedere le loro facce quando ti vedranno-, e dopo aver dato uno sguardo attraverso lo spioncino, aprì ai due giovani.

~~~

Ambra trattenne il fiato mentre si mostrava nella sua tenuta da festa ai suoi migliori amici. Era la prima volta che provava una così strana sensazione di apprensione, una sorta di ansia da palcoscenico, che però si riduceva alla sola imbarazzante consapevolezza di essere profondamente diversa dal solito. Cercò di non mostrare troppo la sua insicurezza ma le espressioni che i due ragazzi mostrarono la fecero inevitabilmente arrossire. Non riuscì a sostenere lo sguardo di nessuno: Stephen per timore di leggere più di quello che era abituata a riconoscere, e Rowan, un po' per timidezza e anche un po' per rabbia. Cercò la giacca per coprire il suo travestimento e uscì subito per salire in macchina del fratello di Stephen che si era gentilmente offerto come tassista. Lo salutò calorosamente e si oppose alla sua richiesta di mostrargli il vestito, ridendo di fronte alla sua espressione da cucciolo implorante. Andrea non insistette oltre e suonò due volte il clacson per incitare gli altri a raggiungerli in macchina. Ambra sentì dietro di lei i suoi tre amici che si incastravano per stare comodi nella piccola Punto rossa e blu, poi il motore e il rumore della marmitta sovrastarono qualsiasi altro suono. La macchinina sfrecciò per le vie, lasciando dietro di sé solo una scia di fumo nero.

Il quartiere dove abitava Alice era il migliore, un po' in collina ma vicino al centro, ordinato e pulito. La casa vera e propria era molto grande, ma soprattutto disponeva di un grande giardino. Il cielo era già scuro nonostante non fosse tardissimo; il cancello, il vialetto d'ingresso, il patio e le finestre erano arredate con festoni viola, verdi e arancioni; zucche e ragni finti spuntavano da ogni angolo, e ragnatele, indubbiamente finte anche quelle, erano state tese un po' ovunque e in alcuni punti formavano vere e proprie gallerie. Da dentro la macchina, tutti e cinque fissarono quello spettacolo coronato dalla presenza di tanti lumini quanti potevano essere sufficienti ad appiccare fuoco a tutto il vicinato, e non riuscivano a decidersi a scendere. L'unica veramente entusiasta ed impaziente di buttarsi nel vivo della festa era Catherine.

- Che fate? Scendete o no!? - chiese Andrea, - Andate a divertirvi un po', feste del genere non capitano tutti i giorni!- aggiunse ammiccando.

- Molto bene! Ragazzi, forza!- esclamò Catherine scavalcando Rowan e trascinandolo con lei fuori dalla macchina. Ambra sospirò accompagnata da Stephen.

- Andiamo a divertirci! - strillò Catherine, carica per la serata. Ambra si trascinò fuori dall'auto più per inerzia che per volontà. Tutta quella situazione la metteva in soggezione.

- Cathe, tu stai con me. Lasciamo che i ragazzi si trovino la loro compagnia-.

- No. Questa sera, Ambra, devi imparare a stare un po' anche senza di me. Sarà un grande sforzo tenerti Rowan lontano, sarò molto impegnata- dichiarò Catherine prendendo a braccetto il ragazzo interessato che fino a quel momento aveva lasciato in archivio carta e penna e si era lasciato trasportare dagli eventi.

Ambra squadrò entrambi sbuffando. Improvvisamente, vedere l'amica al fianco di Rowan aveva scatenato una reazione inaspettata di fastidio. Non voleva credere che fosse un moto di gelosia, dopotutto era ancora arrabbiata con lui, per tutto quello che era successo. Ma era stata distratta dal suo aspetto. Quella sera era davvero favoloso, anche se non avrebbe saputo dire da cosa si fosse travestito. Portava una divisa nera, un mantello con un grande cappuccio e in volto aveva uno strano simbolo rosso, una sorta di luna. Era stata sempre Catherine a trovare l'abbigliamento adatto per la festa ai due ragazzi, e li aveva torturati fino a quando non avevano accettato anche di truccarsi.

Senza indugiare oltre su Rowan, Ambra affiancò il sempre più silenzioso Stephen. Tristemente il suo aspetto serio e ombroso calzava perfettamente con il suo travestimento: lui era stato trasformato in uno zombie, molto carino, dai capelli rossi.

- Allora? Sei pronto? - gli chiese con un sorriso incerto, lei non era così sicura di voler entrare. Ma Stephen annuì senza esitazione, con lo sguardo perso in lontananza.

- Entriamo? -, la invitò porgendole il braccio. Lei lo accettò arrossendo e lo seguì insieme agli altri.

All'entrata, la padrona di casa, la mamma di Alice, li accolse con un gran sorriso aperto e indicò loro il retro da dove proveniva la musica e il gran vociare che fino a quel momento aveva fatto da sottofondo al loro arrivo. I quattro amici attraversarono la casa a bocca aperta fissando la ricchezza della mobilia e l'ordine che imperava in ogni dettaglio.
- Wow... - sussurrò Ambra guardandosi intorno, Stephen si limitò ad annuire, Catherine saltellando di qua e di là non vedeva l'ora di andare a ballare, Rowan aveva la sua espressione curiosa ma distaccata di sempre. Gran parte degli invitati era già arrivata, molti stavano piluccando dal buffet, altri cominciavano a ballare, la maggior parte era ancora coinvolta nelle chiacchiere e nei rituali di saluto.

- Guardate qui chi c'è!- esclamò Alice raggiungendoli, - Mi fa piacere vedervi, che bei costumi! Catherine immagino sia opera tua! Che peccato per l'anno prossimo...- disse la ragazza ma venne subito interrotta.

- Già- disse Catherine con un sorriso tirato. Ambra fissò l'amica.

- Cosa centra l'anno prossimo...? - cominciò a chiedere, ma Catherine la interruppe bruscamente con una risata nervosa.

- Lascia stare, niente di importante. Guarda ci sono Mark e Giada! Andiamo a salutarli!- esclamò sfuggendole con Rowan al seguito. Alice fece una faccia desolata nella sua direzione poi si strinse nelle spalle e cambiò argomento.

- Ambra, sono contenta che tu sia venuta. Avevo paura che a causa di Alyssa avresti rinunciato... - disse sinceramente.

- Anche io sono felice di essere qui. Ma è soprattutto merito di Catherine, è lei che devi ringraziare per avermi convinta- disse un po' impacciata, gettando un'occhiata preoccupata all'amica poco lontana.

- In ogni caso, benvenuti alla festa! - esclamò Alice con tanto entusiasmo che sarebbe bastato per tutti, e senza indugiare si diresse verso un altro gruppetto di nuovi arrivati, lasciandoli soli.

- Bene... e ora? Cosa facciamo? - Ambra chiese in cerca di consiglio.

Stephen si strinse nelle spalle, - Vuoi qualcosa da bere? Vado a prenderti un bicchiere - propose. Ambra annuì incerta, - Prendi una bevanda che piaccia anche a te così possiamo dividerla- gli suggerì e lui sorrise.

- Rettifica: così se poi non vuoi più berla me la puoi lasciare senza troppi sensi di colpa- le disse con tono affettuoso. Era da un po' che non si rivolgeva a lei in quel modo. Ambra gli sorrise un po' più allegra di prima.

- Che ci vuoi fare, le vecchie abitudini sono difficili da cambiare- disse tirandogli una leggera gomitata.

∽∽∽

Rowan fu trascinato da Catherine un po' ovunque. La ragazza era la completa antitesi della sua migliore amica. Era sempre agitata, i suoi movimenti erano scattanti e lo innervosivano. La voce era alta, per quanto piacevole, ma il vero problema era il torrente di parole che venivano pronunciate. Non smetteva un attimo di parlare, non perché fosse una ragazza logorroica, aveva già avuto occasione di avere conversazioni civili con lei, ma piuttosto era la quantità di persone che conosceva. Si fermava a salutare tutti o tutti fermavano lei. Ciò gli ricordava terribilmente gli incontri a corte e le feste cui aveva partecipato da piccolo in compagnia di suo padre, dove nobili di ogni tipo si fermavano per parlare con il generale, dilungandosi in questioni che al tempo ancora non poteva capire. Sentiva lo stesso senso di spaesamento e noia, ma si ripromise di sopportarlo sperando nel frattempo di raccogliere informazioni utili alla sua missione.

Per un tempo che gli parve infinito passarono da un gruppo all'altro senza sosta; Catherine era la voce, lui la scorta. Nulla di ciò che ascoltava colpiva il suo interesse. Sospirò esasperato, cercando Ambra e Stephen con lo sguardo. Si chiese cosa stessero facendo, se Ambra si stesse divertendo con quel suo amico. Pensò al giovane dai capelli rossi e sbuffò, forse non avrebbe dovuto consegnargli la lettera proprio il giorno prima, forse avrebbe dovuto scegliere qualcun altro da includere nella squadra di reclute. Libeth però era stata chiara: la lista che gli aveva consegnato in biblioteca alla fine del loro incontro riportava nomi e cognomi di coloro che avrebbero dovuto seguirli oltre il portale. Erano quasi tutti nomi di ragazzi e uomini solitari, disoccupati, ma dalla forte integrità, che non avevano nulla da perdere, mentre altri semplicemente avevano caratteristiche particolarmente interessanti che avrebbero fatto comodo nel passato. Stephen però non lo convinceva, si chiedeva cosa Libeth avesse visto in lui. Notò la sua figura, illuminata da un faro arancione, vicino al banco delle bevande: era solo. In breve, quell'informazione gli fece molto piacere, significava che anche Ambra era sola da qualche parte. Avrebbe finalmente potuto andare a cercarla per parlarle e chiarire. Non gli aveva fatto molto piacere essere praticamente ignorato, la cosa lo indisponeva non poco.

Quando Catherine cercò di trascinarlo verso l'ennesimo gruppo di amici che li avrebbero sommersi in una conversazione a senso unico, almeno per lui, si slacciò da lei il più gentilmente possibile e si allontanò alla ricerca dell'unica ragazza che, in quel posto, aveva la gonna al ginocchio.

∽∽∽

Se c'era una cosa che Ambra non sopportava, era rimanere da sola in mezzo a gente rumorosa e già mezza ubriaca a fare da carta da parati. Appena Stephen si era allontanato, lei era sgusciata attraverso il giardino della villa alla ricerca di un posto più tranquillo.

Il parco, perché dalle dimensioni si poteva definire tale, era buio e avvolto da una sottile nebbiolina umida che rendeva l'atmosfera leggermente inquietante. Lontano dalla zona riparata dalla casa era freddo e silenzioso, e molto meno illuminato. La giacca che aveva deciso di portarsi, per fortuna, era grande e pesante e la proteggeva a sufficienza, ma non poté fermarsi da nessuna parte e dovette continuare a passeggiare per non finire congelata. Dopo un attimo di esitazione decide di addentrarsi tra gli alberi, non molto fitti, ma grandi e dai rami piangenti che arrivavano a sfiorare il terreno. I suoi occhi si abituarono alla penombra in fretta e quasi subito si sentì meglio, più a suo agio nascosta dalle chiome e lontana dal cuore della festa. Solo per un secondo la sfiorò il pensiero che Stephen, non trovandola, avrebbe potuto preoccuparsi. Nonostante ciò, aveva il presentimento che passare la serata con lui sarebbe stato poco piacevole; non riuscivano più ad essere rilassati insieme, a parte qualche rara eccezione.

Sospirò e si domandò cosa stesse combinando Catherine con Rowan. Sicuramente stava facendo un buon lavoro, ma non si erano più incrociate e avrebbe voluto passare del tempo anche con lei.

Passeggiò tranquilla ancora un po' e raggiunse il muro di cinta, non aveva fatto molta strada, forse duecento metri. Le luci della festa erano ancora visibili attraverso i rami secchi, e anche la musica si sentiva, sebbene giungesse alle orecchie ovattata. Si appoggiò al muro freddo e alzò il volto verso il cielo. Non c'erano nuvole, stranamente, l'aria era tersa e permetteva di vedere chiaramente le costellazioni invernali, tutto era quieto. Ma all'improvviso un rumore la fece sobbalzare: un frusciante, lento calpestio, come di passi attutiti, poco distanti da lei. Il cuore iniziò a batterle all'impazzata e sperò di essersi immaginata tutto, oppure che si trattasse solo di qualcun altro che come lei era venuto a cercare un po' di tranquillità. I passi si fecero risentire, più distinti, e le fu chiaro che non provenivano dalla direzione della casa.

Ambra senti il cuore nello stomaco, trattenne il respiro il più possibile, cercando di riprendere lentamente controllo di sé. Prese in considerazione l'idea di tornare di lentamente verso la casa dai suoi amici, ma così si sarebbe di sicuro esposta, se invece fosse rimasta ferma, chiunque si stesse muovendo nel buio del giardino, magari non l'avrebbe vista. I passi si fecero sempre più vicini, sempre più vicini, fino a quando non li percepì praticamente di fianco a lei.

- Buonasera gentile fanciulla, cosa ci fate qui, così lontana dalla festa? - chiese una voce profonda e roca, un uomo di certo. Un'ombra alta e massiccia emerse da una macchia di cespugli, una faccia quadrata e coperta da una barba ispida, con occhi piccoli e vispi si fissò su di lei. Ambra si sentì in trappola, sentì l'adrenalina salire mentre, deglutendo a stento, cercò il coraggio per rispondere.

- Buonasera- sussurrò con una voce terribilmente tremante; non quella che avrebbe voluto, - Stavo facendo una passeggiata, la festa si è fatta troppo accesa per i miei gusti - continuò aggiustando un po' il tono, riuscendo un po' più disinvolta, cercando di convincersi che quello fosse solo il custode... Ma l'uomo sospirò con un sorriso per nulla rassicurante.

- Avreste dovuto rimandare la vostra scampagnata ragazzina...- disse lo sconosciuto avvicinandosi minaccioso. Ambra si sentì impallidire, ma cercò di non andare nel panico, non aveva idea di chi fosse quell'uomo, nè di che cosa volesse, ma non poteva permettersi di cedere alla paura.

- Che cosa vuole? - domandò indietreggiando, e questa volta riuscì a mantenere la voce ferma. L'uomo sembrò sorpreso di vederla così reattiva e si fermò sui suoi passi.

- Fanciulla, sono qui in cerca di una persona. Non avresti dovuto incontrarmi, non posso lasciar nessun testimone- disse l'uomo con un tono freddo, una luce omicida negli occhi. Tentò di afferrarla con una mano, usando l'altra per estrarre una lama. Ambra fu abbastanza veloce da evitare la presa dell'uomo e si accorse del leggero bagliore della lama. Improvvisamente il suo istinto di sopravvivenza prese il sopravvento, si mise in guardia per affrontare l'uomo, cercando nel frattempo la via di fuga più vicina, pronta a scattare verso la casa in cerca di aiuto. Tornò lucida, la sua mente entrò in modalità combattimento, ma non le fu necessario metter in pratica nella vita reale le sue arti marziali. L'uomo si bloccò da solo e scoppiò a ridere, come se avesse appena assistito alla cosa più divertente che avesse mai visto. Ambra approfittò di quel momento per spostarsi.

- Che cosa c'è ora? - chiese all'uomo, che si asciugò gli occhi con un largo sorriso aperto in volto e parlò.

- Mai avrei sperato di trovarti così facilmente... figlio del Tempo- disse fissando con aria truce dietro di lei. Ambra si voltò confusa, cercando con lo sguardo a chi si stesse riferendo l'uomo, e i suoi occhi caddero su una figura scura ai margini degli alberi.

- Rowan? Che cosa ci fai qui? - chiese incredula, facendo saltare lo sguardo dal ragazzo all'uomo e ritorno.

- Che cosa sta succedendo? Lo conosci? Che cosa ci fa qui? - chiese sempre più confusa.

Figlio del Tempo?, si chiese osservando Rowan senza capire. Il giovane la raggiunse e le si parò di fronte. Le passò un foglietto.

- Devo parlarti, riguardo a ieri...- lesse.

- Rowan... al momento non mi interessa di ieri- gli comunicò fissando l'uomo che sembrava oltremodo divertito dalla situazione.

- Ti sei fatto un'amica eh? Bravo ragazzo, cominci a non rispettare gli ordini di tuo padre? - lo schernì, - Sai che cosa sono venuto a fare vero? Devi venire con me, senza opporre resistenza - disse l'uomo arrivando a pochi passi da loro.

- Rowan...- sussurrò Ambra allarmata, - Se questo è uno scherzo architettato da Alice per la festa, giuro che appena la trovo la uccido- disse sempre più preoccupata. Lui però scosse la testa, come per dire che quello non era un gioco. Ma se non si trattava di quello, cos'era? Un incubo?

- Allora? Che hai deciso? Vieni con le buone o con le cattive? I miei compagni non sono molto pazienti, non hai più molto tempo. Celius è ansioso di conoscerti- lo informò il delinquente a braccia conserte.

Rowan scrollò le spalle e sospirò. Con estrema calma, come se nulla fosse, tirò fuori dal mantello un'arma assai inusuale. Una sorta di falce ma senza manico, era bensì dotata di due maniglie. Non l'aveva notata prima, né in macchina né alla festa. Non aveva l'aria di essere solo una parte innocua e finta del travestimento.

- La famosa Luna di Sangue...- fischiò ammirato l'uomo fissando il filo tagliente della lama.

- Presumo che la tua risposta sia quindi negativa... che peccato... - aggiunse ghignando e balzando in avanti fulmineo. Ambra non fece nemmeno in tempo a fare un passo che Rowan era già scattato all'attacco. La scena che seguì rimase fissa nella sua mente in ogni dettaglio. I due guerrieri si muovevano fulminei, con forza e senza freni. Era uno scontro serio, reale, e nessuno se ne sarebbe accorto, grazie alla musica a palla e all'alcool che sicuramente buona parte degli invitati aveva ingerito. Ambra fissò scioccata, senza riuscire più a reagire, scivolò a terra coprendosi gli occhi con le mani. Non voleva vedere, non voleva credere a quello che stava succedendo. Ad un certo punto credette di aver perso i sensi. Il suo corpo reagì per lei, prese un bastone che le era a portata di mano e si alzò in piedi. Doveva solo richiamare alla mente ciò che Lai le aveva insegnato. Fissò i due uomini combattere come furie, fino a trovare un'apertura in cui colpire lo sconosciuto. Bastò un colpo ben assestato e l'uomo si accasciò ai piedi di Rowan che rischiò di perdere l'equilibrio quando il bersaglio venne a mancare. Ambra lesse lo stupore negli occhi del ragazzo ma anche il sollievo.

- Che cosa significa tutto questo? - chiese Ambra puntandogli contro il bastone tremando per l'adrenalina, ancora sotto shock.

- Rowan. Tu mi devi una spiegazione- sibilò cercando di recuperare la calma. Non aveva mai perso così tanto il controllo. Rowan rinfoderò la sua luna e il più lentamente possibile cercò di avvicinarsi a lei, con le braccia allargate come per abbracciarla, per rassicurarla. Ambra non riuscì a resistere a lungo, lasciò cadere il bastone e corse a gettarsi tra le sue braccia, incurante dell'imbarazzo, del fatto che fosse ancora arrabbiata con lui o che a lui potesse dare fastidio, senza preoccuparsi dell'uomo privo di sensi rimasto ai loro piedi. Rowan la strinse a sé con dolcezza e le accarezzò i capelli fino a quando non smise di tremare. Anche lui sembrava scosso dall'accaduto e aveva ancora un leggero fiatone, ma cominciò subito a guidarla verso la casa , determinato a riportarla al sicuro, per poi tornare probabilmente ad occuparsi dell'aggressore.

Ambra si lasciò guidare e lentamente si tranquillizzò. Solo il cuore, senza che potesse evitarlo, non smetteva di battere all'impazzata. Fissò Rowan di traverso e cercando di recuperare un po' di contegno gli restituì il biglietto che le aveva dato poco prima.

- Leggi bene- gli ordinò. Rowan annuì e sorrise, ma non sembrava un sorriso sincero.

- Io e te dobbiamo parlare- disse decisa oltrepassandolo, - Con urgenza- aggiunse tanto per essere chiara, trascinando il ragazzo con sé verso le luci della festa.

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