Capitolo 8 (parte 2)
IL TEMPO STRINGE
Pigneridel
Confederazione europea, anno 2027
Seguì Rowan restando sempre un passo indietro, non osando affiancarlo per rivolgergli la parola. Rimase in silenzio e memorizzò il percorso che seguirono per giungere alla loro meta. La casetta di Rowan era schiacciata tra altre due, costruita in pietra, con gli archi sopra le finestre e le porte fatti in mattone. La porta d'ingresso era di un bel verde acqua e spiccava tra le altre. Un glicine sfiorito si arrampicava su un balconcino al secondo piano.
- Che carina- commentò un po' per dire qualcosa un po' per rompere quel silenzio in cui erano piombati sempre di più. Rowan le sorrise, tirò fuori le chiavi, aprì e le fece segno di entrare.
Ambra fece qualche passo circospetto nel corridoio poco illuminato della casa. Si sentiva un'intrusa e non sapeva bene come muoversi. Sentì la mano di Rowan sulla schiena, pronta a guidarla. Si sorprese per quel tocco così confidenziale da una parte è così leggero dall'altra. Si lasciò spingere attraverso l'ingresso studiando ogni particolare, sbirciando oltre le porte.
Era sempre stata curiosa di conoscere le case delle persone, perché rispecchiano molto della personalità di qualcuno e spesso dicono molto più di quello che il loro padrone dimostra da solo. Si accorse che per quanto fosse passato solo poco tempo da quando si erano trasferiti, l'appartamento aveva già un suo carattere molto particolare. Gli ambienti erano divisi in tanti spazi piccoli, come le case di una volta, ma la mobilia era moderna, colorata e perfettamente inserita in quel contesto più rustico. Sbirciò la cucina: mobili rossi e arancioni, tende leggere, tavolo per quattro con un vaso di fiori secchi in bella mostra; era un ambiente carino e arioso. Alla fine del corridoio, si aprì il salotto. Era forse la stanza più grande, un'unica lunga finestra si apriva su una via secondaria e lasciava entrare un po' di luce. Un divano verde correva lungo il muro, sovrastato da una libreria piena che subito l'attirò. Rowan però non le concesse di raggiungerla. Superarono un tavolino di vetro, un mobile, la tv. Raggiunsero la scala che il ragazzo le indicò. Salì al piano superiore sempre un po' in imbarazzo ma anche sempre curiosa. Il secondo piano era più luminoso del primo. I pavimenti erano ricoperti di moquette azzurra, impossibile da pulire, ma incredibilmente linda. Per fortuna si era tolta le scarpe già all'entrata, così poté camminare tranquilla sul pavimento morbido. Intravide una stanza con un grande letto matrimoniale, sui toni del viola, piena di peluche, soprammobili e ninnoli di ogni genere. Fece una faccia stupita. - Di chi è quella camera? - chiese troppo curiosa per trattenersi. Rowan dietro di lei sospirò, quasi in modo esasperato, si fermò prese la biro, - Libeth...- scrisse. Ambra si lasciò scappare una risata.
- Davvero? - chiese e il ragazzo annuì sconsolato, nascondendo un sorriso. La superò e la guidò per gli ultimi gradini, tre di numero.
Entrarono nella sua stanza, che era su un livello diverso rispetto a quella di Libeth, e aveva anche tutta un'altra impronta. Al contrario del resto della casa, la camera di Rowan non le comunicava nulla, era vuota. Ciò che la riempiva erano oggetti privi di storia, senza carattere.
Si chiese, guardando il ragazzo, che razza di adolescente fosse uno che non aveva mezzo poster, mezzo libro, e nemmeno una console di videogiochi. Un unico dettaglio l'attirò, ed era sul comodino: un'antica penna lunga e dai colori screziati dal nero al panna. Era una penna per scrivere, sporca di inchiostro. Si chiese che cosa potesse significare. Sorrise a Rowan e si affacciò alla finestra della porta che dava sul balcone.
- È una casetta davvero carina- disse e lui si strinse nelle spalle sedendosi sul suo letto, perfettamente rifatto.
- Ma... tu e tua mamma siete da soli? Oppure c'è anche tuo padre? - chiese per fare un po' di conversazione. Rowan la squadrò con uno sguardo severo, e lei temette di aver detto qualcosa di sbagliato, ma non poteva sapere che l'argomento toccasse Rowan negativamente.
- Lavora all'estero, non lo vedo quasi mai- scrisse, senza allontanarsi nemmeno troppo dalla realtà. Ambra gli sorrise.
- Mio papà lavora in fabbrica, mia mamma sta a casa tutto il giorno. Mia sorella a scuola e mio fratello sta all'asilo che c'è dove lavora mio padre- spiegò.
- Hai una sorella e un fratello? Deve essere bello- scrisse il ragazzo con un sorriso. Ambra annuì.
- Non è male, anche se essere la più grande non è un vantaggio per molte cose. A volte sanno essere davvero pesanti, soprattutto Tommy, quando inizia a fare i capricci. Però è sicuramente certo che non si abbia mai da annoiarsi con loro- disse.
- Tu sei figlio unico?- gli chiese e lui annuì, - Perché vi siete trasferiti qui? - domandò ad un certo punto, non gli aveva mai fatto domande così personali. Rowan sospirò e cominciò a scrivere.
- Principalmente per il lavoro di mia madre- spiegò, - Non volevamo andare in città- aggiunse.
- Capisco... - disse Ambra, - Ma per il suo sondaggio non sarebbe più utile andare là?- chiese poi ripensando al compito che aveva il ragazzo di raccogliere informazioni. Aveva accettato di aiutarlo. Alla festa avrebbero dovuto parlarne ma forse avrebbe potuto approfittare di quella mezz'ora per cominciare il discorso. Rowan le scrisse che in città c'erano altri addetti, poi passò alla prima domanda.
- Quali sono le regole principali che seguite a scuola? Regole morali intendo- scrisse.
Ambra ci pensò un po', se quello che voleva sapere era quali fossero le dinamiche tra i ragazzi, avrebbe avuto da raccontargliene per settimane. Sorrise sbirciando l'orologio.
- Allora... cercherò di essere breve... – disse.
~~~
Rowan guardò Ambra mentre si allontanava sentendo che avrebbero entrambi continuato a "parlare" ancora a lungo, ma di cose che non riguardavano la sua missione. Per quel che riguardava le informazioni sui ragazzi del luogo, non pensava di aver appreso molto da ciò che la ragazza gli aveva raccontato. In fin dei conti, tutti i giovani si comportano allo stesso modo, in tutti i posti. Ma erano stati, in ogni caso, quaranta minuti decisamente piacevoli. Adorava la voce di quella ragazza, l'avrebbe ascoltata parlare per ore.
Sospirò e rientrò cercando di scacciare l'immagine di Ambra. Era stata talmente concentrata sul suo discorso che non l'aveva quasi mai guardato, aveva giocato con un ricciolo castano per tutto il tempo passeggiando per la stanza. Sorrise quando ripensò alla faccia che aveva fatto alla vista del suo orologio avanti di dieci minuti. Aveva quasi avuto una crisi isterica e se l'era di nuovo presa con lui. Aveva dovuto incassare un paio di pugni, non esattamente leggeri, prima di riuscire a calmarla e a farle vedere l'ora sul display del suo cellulare, in orario. Il rosso che aveva tinto le sue guance non era stato nemmeno lontanamente paragonabile a quello di quando si erano incontrati per la prima volta. Si era scusata mille volte per la sua reazione e aveva insistito per andarsene lo stesso anche se mancava ancora un po'.
Tornò in camera sua e si stese sul letto a fissare il soffitto. Un'altra cosa di cui si era accorto, era stato lo sguardo stupito di Ambra quando aveva visto la sua stanza spoglia. Sorrise. C'erano così tante cose di lui che quella ragazza non sapeva. Si rese conto che questo fatto un po' lo rattristava, ma poi si strinse nelle spalle e non ci pensò. Sospirò e scese in salotto per vedere se era tornata Libeth, ma sfortunatamente non era ancora rientrata. Si lasciò quindi cadere sul divano con uno sbuffo annoiato e aspettò.
∽∽∽
L'assemblea stava finalmente volgendo al termine. I quattro Viaggiatori avevano proposto la loro idea non appena ne avevano avuto la possibilità e avevano dovuto sopportare le discussioni che erano esplose subito dopo. I loro compagni nel consiglio avevano reagito nei modi più diversi: alcuni avevano obbiettato alla loro decisione di creare un partito opposto a quello degli inglesi, molti invece l'avevano accettata come unica soluzione possibile e si erano offerti come candidati e altri erano rimasti indifferenti. Ora, dopo un'intensa mattinata di confronto e valutazione, di preparazione e organizzazione, avevano finalmente preparato un piano soddisfacente. Mancavano solo i volti di coloro che vi avrebbero preso parte.
Libeth osservava la grande stanza gremita di gente e pensava preoccupata a chi, tra tutti quegli uomini, fosse il più adatto a svolgere il ruolo di rappresentante. Scorreva con lo sguardo i volti di quelli che si erano proposti e cercava di capire chi fosse il più deciso, il meno aggressivo, il più astuto, il più fedele. Non c'erano molti candidati che rispondessero a tutte quelle caratteristiche. Sospirò e scambiò un'occhiata con Travis che si alzò per richiedere l'attenzione, tutti si zittirono e puntarono gli occhi su di lui.
- Signori... a maggioranza siamo giunti alla decisione di proporre una lista per le elezioni. Tra coloro che hanno dato la loro disponibilità ne verranno scelti solo dieci. Libeth provvederà a farvi sapere i nominativi. Procederei dunque con il dichiarare conclusa questa seduta e questa assemblea. Siete liberi di tornare alle vostre sedi e di portare a termine i compiti che avete in sospeso. Vi terremo aggiornati sugli sviluppi della situazione tramite missive - disse per la gioia dei presenti.
Libeth a quel punto, prima che tutti se ne andassero aggiunse, a mo' di conclusione: - Sono sicura che non ci farà male seguire anche il telegiornale, sicuramente potrebbe essere un buon metodo per tenersi informati -.
Tutti annuirono convinti alla sua proposta, ma poi non persero tempo a raccogliere le loro cose e dileguarsi a piccoli gruppi.
- Che ne pensi?- le chiese Travis affiancandola.
- Penso che ciò che stiamo affrontando stia raggiungendo dimensioni che sono fuori sempre di più dalla nostra portata. Penso che i vecchi saggi, i vecchi maghi, il Delfino stesso, stiano rischiando molto, forse troppo, continuando questa guerra. Sai bene cosa penso di tutto questo- rispose lei bruscamente. Il capo dell'assemblea annuì greve.
-Lo so bene e in parte condivido la tua opinione ma sai che non possiamo opporci agli ordini e nemmeno tradire la fiducia che tutti ripongono in noi... - le fece notare.
- Dobbiamo fermare gli anglosassoni qui. Se non ne saremo in grado, tutti potremo dichiararci sconfitti. La storia deve seguire il suo corso e siamo noi che dobbiamo tutelare i suoi equilibri- disse avviandosi verso l'uscita. Libeth scosse la testa e lo seguì, David li raggiunse, spalleggiato da Charles.
- Per ora non abbiamo nessuna possibilità di riportare qualche risultato decente, concordo con Libeth- disse disinvolto ma con tono severo.
- A mio parere l'unica chance per noi di ottenere una vittoria è trovare la Stella... sapete a cosa mi riferisco: le letture astrali dei maghi del Circolo hanno preannunciato la sua venuta, ma nessuno è in grado di percepire la sua esistenza nel nostro mondo- chiarì.
- Forse è qui nell'Oltre che dobbiamo cercarla- propose Charles. Libeth annuì ma con l'aria di chi è consapevole dell'impossibilità dell'impresa.
- Sarebbe un'idea, ma per ora dobbiamo attenerci al piano che abbiamo stabilito con gli altri. Credo che il partito politico dei nostri sarà in grado di affrontare la minaccia inglese con successo- affermò convinto Travis.
- Inoltre, non è possibile cercare la Stella, non ora-.
I quattro Viaggiatori uscirono insieme dall'edificio alla luce del giorno. I grattacieli che li circondavano erano così alti che il cielo, appena visibile, sembrava lontanissimo. Il macchinone nero di Libeth era al suo posto, le strade erano trafficate, i pedoni gremivano i marciapiedi vociando rumorosi.
- Molto bene signori, io ho un gruppo di reclute da formare. Ci teniamo aggiornati per le prossime settimane, a presto- disse la Viaggiatrice congedandosi dai tre uomini. David e Charles rimasero con Travis e la salutarono calorosamente.
- Ci vediamo al Consiglio dell'Ordine- dissero entrambi.
- Forse- scherzò Libeth accendendo il motore.
-Arrivederci - disse sterzando e uscendo dal parcheggio in direzione di Pigneridel.
∽∽∽
Ambra si presentò in palestra non appena suonò la campanella. Non vendeva l'ora di iniziare il lavoro che era stato loro assegnato di castigo, così da poterlo finire in fretta e correre a casa di Catherine il prima possibile. Non voleva perdere nemmeno un secondo. Cercò la professoressa in giro ma non riuscì a trovarla da nessuna parte, e nemmeno Rowan. Erano entrambi in ritardo oppure entrambi si erano dimenticati dell'impegno. Eppure le faceva strano, perchè nessuno dei sue le sembrava il tipo da arrivare in ritardo. Conoscendo soprattutto la professoressa, avrebbe giurato che non sarebbe mai arrivata un minuto dopo l'ora stabilita. Ora erano ormai dieci minuti che aspettava e le venne il dubbio che a sbagliare l'ora fosse stata lei. Sarebbe stato assolutamente plausibile. Sbuffò nervosa, indecisa sul da farsi.
- Signorina? Ha bisogno di qualcosa? - chiese uno dei vecchi bidelli che si aggiravano per il liceo, un po' come i fantasmi di Harry Potter facevano ad Hogwarts.
Ringraziò il cielo che qualcuno fosse giunto in suo aiuto e subito chiese informazioni sulla professoressa e su Rowan. Il bidello le chiese di ripetere la descrizione del ragazzo un paio di volte per poi rispondere che sì, l'aveva visto, poco prima che arrivasse anche lei, mentre se ne andava da scuola con un gran sorriso soddisfatto.
Ambra a stento si ricordò di ringraziare il vecchietto, tanto era indignata a quella notizia. Sentì crescere la rabbia per quel comportamento così inaccettabile. Rowan aveva passato il limite. Non solo l'aveva fatta sgridare e mettere in castigo, ma aveva pure avuto il coraggio di abbandonarla a se stessa. Era troppo. Col cavolo che l'avrebbe aiutato nel suo progetto. Il pomeriggio precedente aveva già parlato abbastanza, si era divertita, ora avrebbe potuto benissimo negargli il saluto.
Alla fine anche Rowan si stava comportando con lei come la maggior parte dei ragazzi che conosceva: l'aveva presa in giro, usandola come gli faceva comodo, facendole perdere tempo prezioso. Strinse i pugni e si fiondò fuori. Non avrebbe scontato il suo castigo se nemmeno lui l'avesse fatto. Al diavolo la prof! Si disse.
Uscì da scuola a grandi passi e a testa bassa, facendo lo slalom tra la folla, diretta verso la zona nuova di Pigneridel, là dove abitava Catherine.
- Domani Rowan mi sentirà... - si disse a bassa voce meditando sulle cose che avrebbe dovuto dirgli.
~~~
Rowan era diretto in biblioteca. Aveva un gran sorriso stampato in volto e un passo allegro. Era contento di aver speso l'ultima ora a pulire la palestra al posto di Ambra. La professoressa aveva accettato la sua proposta e l'aveva fatto lavorare al posto della ragazza. Si era anche divertito, e aveva solo saltato una noiosa ora di interrogazioni programmate. In cuor suo sperava che il suo gesto avesse fatto una buona impressione sulla ragazza. Gli dispiacque solamente di non aver avuto il tempo di aspettarla. Sperò che la professoressa avesse provveduto ad avvisare Ambra della cosa, ma non diede altro spazio a quei pensieri. Doveva pensare a Libeth, che lo aveva convocato, e che lo stava aspettando per parlargli con urgenza.
Arrivò alla biblioteca e, una volta entrato, venne colpito nuovamente dall'interno pulito, ordinato, curato, luminoso, completamente in contrasto con ciò che stava fuori.
Rowan salutò la donnina che sedeva all'ingresso e si addentrò nel labirinto di stanze tappezzate di libri. Libeth era al piano superiore. La trovò intenta a scorrere il dito su titoli di copertine vecchie e impolverate. Si fece vedere e lei lo salutò con un sorriso.
- Ho preparato il questionario- gli comunicò.
- Ma non abbiamo tempo a sufficienza per farlo. Oggi è arrivata un'altra rotula, la pergamena non contiene buone notizie, anzi. Ciò che dice è molto grave...- lo informò passandogli il rotolo. Rowan lo prese, lo aprì e scorse velocemente le righe che conteneva.
Urgente!
Missiva del Consiglio dell'Ordine, 1427
La seguente è indirizzata a coloro che conoscono l'arte di Viaggiare,
Si prega di tenere di conto ogni movimento sospetto. Il Varco è stato effettivamente violato. Una spia è stata catturata e ha parlato.
L'Oltre è in pericolo, presto la guerra sarà persa se gli inglesi saranno in grado di creare un esercito nel presente. Dovete impedire che ciò accada. Al momento l'inverno ci sta proteggendo, è arrivato presto.
Si sollecita ancora l'invio di nuove forze.
In fede,
Il Consiglio
Rowan sollevò lo sguardo preoccupato cercando in quello della Viaggiatrice delle risposte.
- Non possiamo aspettare le feste di Natale. Dobbiamo partire prima- disse la donna.
- Comincia ad accennare la cosa a chi tu sai- aggiunse. Rowan annuì.
- Il Varco? - scrisse sul retro della pergamena.
- Al Varco ci penso io- rispose la Viaggiatrice.
~~~
Stephen era appena uscito dalla palestra. Zoppicava un po' perché quella sera si era di nuovo preso troppe botte. Ambra era stata silenziosa e non aveva fatto altro che concentrarsi sui colpi che lanciava senza trattenersi troppo. Non si era lamentato. Era abituato ai comportamenti strani della ragazza. In più, lui stesso si era comportato in modo diverso nei suoi confronti, si era chiuso.
Non avrebbe saputo dire perché lei fosse così scontrosa quel giorno, non riusciva a trovare una spiegazione sensata. Lui, se non altro, aveva i suoi buoni motivi. Si sentiva respinto da lei e percepiva come una sorta di vetro tra loro che non c'era mai stato, non prima dell'arrivo di Rowan. Quello che lo teneva lontano dalla sua migliore amica, l'aveva già ammesso, era la gelosia. Aveva paura che il suo nuovo, alto, attraente e intelligente compagno di classe si portasse via la sua Ambra. Non avrebbe potuto permetterlo, non l'avrebbe sopportato.
Sospirò mentre andava a sedersi sul bordo del marciapiede, dove veniva sempre a prenderlo suo fratello maggiore. Fissò il cielo che stava già diventando nero. Era proprio come si sentiva lui: nero, vuoto, freddo. Era strano per lui sentirsi così, non era abituato ad emozioni negative, lui che era sempre allegro e sorridente.
Appoggiò i gomiti sulle gambe ma dovette sollevarsi subito perché i muscoli indolenziti protestarono, - Ahi...-, sussurrò rimpiangendo di non aver fatto un buon riscaldamento prima di combattere. I colpi di Ambra poi erano giunti anche sulle cosce e continuavano a farsi sentire. Sospirò esasperato, già consapevole che entro la mattina seguente sarebbe stato pieno di lividi bluastri. Una moto scura fece il suo ingresso nel cortile della carrozzeria, per un attimo scambiò il rombo di quel motore per quello della macchina di Andrea. Ma dopo non gli diede altra attenzione. Decise di telefonare al fratello per sapere dove fosse andato a finire, quando una figura nera si stagliò al margine del suo campo visivo. La ignorò, fino a quando questo non arrivò proprio di fianco a lui. Sollevò lo sguardo distrattamente e balzò in piedi.
- Woah! E tu che ci fai qui!?- esclamò sorpreso fissando un paio di occhi blu puntati su di lui. Rowan sorrise amichevolmente e scrollò le spalle, poi gli porse un biglietto.
- Volevo vedere la vostra palestra, Ambra mi ha detto dove trovarla-. Stephen fissò il suo compagno di traverso, dal basso verso l'alto.
- La palestra è lì. C'è il cartello- borbottò cercando di mascherare il malumore, che già prima aveva, che era solo peggiorato.
-Allenamento ora è finito ma forse dentro c'è ancora qualcuno. Il maestro di sicuro è ancora lì- lo informò prima di scorgere i fari dell'auto di suo fratello che finalmente era arrivato. Rowan fece un cenno di ringraziamento e fece per andarsene. Stephen aveva già le cuffie nelle orecchie e poca voglia di parlare ancora. Rowan gli toccò una spalla, poi gli si mise di fronte e fissandolo severo negli occhi gli consegnò una lettera. Stephen l'accettò senza fare troppe storie e senza farsi troppe domande. La fissò un secondo prima di infilarsela in tasca.
- Ci si vede... - disse al compagno infilandosi in macchina.
Mentre l'auto lo portava lontano fece appena in tempo a vedere Rowan che lo salutava, con un insopportabile, cordiale e sincero sorriso dipinto sulle labbra.
~~~
Rowan entrò nella carrozzeria disordinata e buia, seguendo un sentiero di scotch colorato sul pavimento. Se non avesse saputo in che posto si trovava avrebbe giurato di trovarsi in un covo di banditi. L'ingresso della palestra di presentava come una porta di metallo verde mezza scrostata, del genere antipanico, con un grosso maniglione. Appena entrato l'odore forte di sudore e muffa gli fece girare la testa. Un senso di nausea lo pervase e dovette trattenere il respiro per un attimo prima di abituarsi all'atmosfera.
Il piccolo vestibolo in cui si ritrovò era scarsamente illuminato, come tutto il resto del seminterrato, e pieno di diverse paia di scarpe. Si sfilò le sue e scese i due gradini verso la tenda-zanzariera che lo separava dalla sala principale.
La scena che gli si parò di fronte fu a dir poco impressionante. La stanza sembrava fosse stata ricavata da un vecchio garage per camion ed era foderata per due terzi da uno stuolo di tatami. Al soffitto, senza una regola precisa, erano appesi sacconi e attrezzi da allenamento. Tra di loro, le sagome indistinte di diversi uomini, giovani e adulti, volteggiavano scambiandosi colpi.
Uno in particolare attirò subito la sua attenzione: alto, magro, ben piantato e sinuoso nei movimenti, non veniva sfiorato nemmeno una volta da nessuno dei suoi avversari. Il maestro di quella palestra non era come se l'era aspettato. Cercò di raggiungerlo e per farlo posò la cartella, la felpa e si addentrò tra gli scontri.
Sperava che anche nell'Oltre i maestri avevano lo stesso metodo per riconoscere e misurare gli allievi. Se non si era sbagliato, avrebbe solo dovuto aspettare di fronteggiarlo.
Un pugno tagliente gli arrivò molto vicino, ma riuscì a schivarlo per un pelo.
Il maestro l'aveva raggiunto senza farsi attendere troppo e ora lo fronteggiava con un sorriso compiaciuto.
Rowan si inchinò alla maniera che gli avevano insegnato e si preparò ad attaccare. L'uomo di fronte a lui però, alzò una mano e lo bloccò.
- Ragazzo, per questa sera ho finito. Ma vieni pure quando vuoi...- disse cortese.
Rowan lo squadrò sorpreso e solo dopo un attimo di esitazione riprese la postura normale ed elegante che manteneva di solito.
- Il mio nome è Lai- disse il maestro con un sorriso, - Lieto di conoscerti-.
Rowan sorrise e si inchinò congedandosi. Fece qualche passo verso l'uscita quando un nuovo pugno tentò di raggiungerlo.
Con una mossa fulminea lo schivò. Era sorpreso che Lai avesse deciso di attaccarlo così di sorpresa e alle spalle, non era un uomo d'onore a quanto pareva. Ma aveva sbagliato mossa questa volta e lui era pronto a reagire.
Si ritrovò a proiettare un corpo leggero e diverso da quello che si era aspettato. Quando vide chi aveva appena gettato al suolo, impallidì per la sorpresa.
Ambra lo fissava furiosa da terra e sembrava volesse saltargli alla gola. Più la guardava e meno riusciva a capacitarsi del fatto che fosse stata proprio lei ad attaccarlo.
Per un bel po' i suoi occhi la percorsero dalla testa ai piedi. Era molto più scoperta del solito, fasciata da una canottiera e un paio di shorts. I capelli facevano uno strano effetto rilegati in una treccia stretta attaccata alla testa. Era affannata e continuava a minacciarlo con lo sguardo.
Cercò di distogliere gli occhi e di allontanarsi, colto alla sprovvista dall'atteggiamento aggressivo della ragazza. Si chiese che cosa avesse fatto per meritarsi un attacco del genere.
- Che ci fai qui? - sibilò lei distogliendo la sua attenzione. Rowan si rese conto solo in quel momento di non poter comunicare.
- Tu. Sparisci. - lo minacciò ancora, - Domani alla festa non voglio vederti- aggiunse alzandosi e sparendo nello spogliatoio. Non gli diede nemmeno il tempo di prendere carta e penna. Non ebbe tempo nemmeno per una spiegazione. Rowan la fissò andarsene senza muovere un dito, sconcertato.
- Lascia che sbollisca un po'... ci mette poco di solito- gli disse il maestro Lai affiancandolo con un sorriso divertito.
Il giovane ragazzo annuì serio. Raccolse le sue cose e se ne andò, ben deciso a chiarire il giorno dopo, presentandosi alla festa.
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