Capitolo 7 (parte 2)
L'ASSEMBLEA DEI VIAGGIATORI DEL TEMPO
Tayrus metropoli
Confederazione europea, anno 2027
La notizia arrivò tra capo e collo, improvvisa, inaspettata. Un uomo vestito di nero, un guardiano del varco, era arrivato con una pergamena sigillata, su un'auto rombante, all'imbrunire. Era stata Libeth ad aprire, con aria stanca e preoccupata.
- Quali notizie mi porti? - aveva chiesto concitata ma, alla vista della missiva con il simbolo di ceralacca, il suo sguardo si era fatto serio e una strana calma era scesa su di lei. Doveva essere lucida per affrontare qualunque tipo di notizia fosse contenuta in quel messaggio. Aveva ringraziato il messaggero e si era chiusa la porta alle spalle. Tutto questo, sotto lo sguardo attento di Rowan che la osservava dal salotto.
- Chi è il mittente? - scrisse il ragazzo alla Viaggiatrice. La donna si rigirò il rotolo tra le mani.
- Il Consiglio dell'Ordine- sussurrò mostrandogli il simbolo sul sigillo. La falce di luna e la stella facevano bella mostra di sé, armoniose ma sbavate. Il marchio era stato impresso in fretta, il disegno non era venuto definito. Rowan sfilò la pergamena dalle mani di Libeth e l'aprì.
- Vuoi leggere prima tu? – le scrisse su un pezzo di carta, ma lei scosse la testa.
- No, No. Leggi tu per primo- disse invitandolo con un gesto della mano a cominciare. Rowan si sedette più comodo e trattenne il fiato durante tutta la lettura.
Missiva Urgente, 1427.
La seguente è indirizzata ai Cavalieri del Tempo ed a coloro che conoscono l'arte del Viaggiare,
In seguito ad una catastrofica perdita, sui campi di battaglia sulla piana ed ai piedi delle montagne, si richiamano all'attenzione tutti gli esterni in missione e si comanda di rientrare il prima possibile.
Poiché la Resistenza è ormai allo stremo, si incinta inoltre a condurre al più presto un numero adeguato di nuove reclute. È autorizzato un metodo coercitivo, senza eccedenze.
Si prevede di tornare sui campi di battaglia ancora entro la fine dell'autunno. Solo l'inverno concederà un'unica tregua. Si raccomanda attenzione. Il Varco è tenuto sotto assedio, le zone limitrofe sono pattugliate da truppe nemiche. Si sospetta inoltre la presenza di spie ed infiltrati tra le nostre file, si teme che alcuni nemici siano passati nell'Oltre per agire sulla massa della popolazione.
Alla cura dei Viaggiatori e dei Guardiani viene riposta la speranza.
Attendiamo rinforzi,
In fede,
Il Consiglio dell'Ordine dei Cavalieri del Tempo.
Rowan staccò gli occhi dalla pergamena solo dopo aver riletto due volte il messaggio breve ma denso che essa conteneva. In quelle poche frasi era riuscito ad intravedere molto più di quanto non fosse stato impresso con l'inchiostro. Per prima cosa, se un dispaccio veniva diramato fin là voleva dire che la situazione era davvero disperata. Se il Varco era in pericolo, se era stato violato come si supponeva, la situazione che si sarebbe andata a creare sarebbe stata ancora più grave. La guerra sarebbe giunta anche nell'Oltre, per davvero. Sarebbe diventato un conflitto di dimensioni epiche. Sperò sinceramente che una cosa del genere non dovesse mai succedere. Passò lo scritto a Libeth affinché anche lei potesse leggere e la vide farsi sempre più scura in volto.
- Non avrei mai pensato che il Consiglio sarebbe arrivato a tanto... - commentò.
- Non me lo sarei mai augurato...- si corresse.
- Comunque, ora dobbiamo preoccuparci delle reclute. Non abbiamo molto tempo. Dobbiamo radunare tutti in fretta e ripartire- disse rimboccandosi le maniche.
- Rowan ho bisogno che tu ti informi il più possibile sui giovani della zona, io mi occuperò dei senzatetto e dei poveri... spero che almeno qualcuno di loro sia abbastanza disperato da seguirci- aggiunse frettolosamente con la voce segnata da una vena amara.
- Da dove iniziamo? - si chiese ancora esasperata.
- Ci sono così tanti problemi...- si lamentò. Si rimboccò le maniche della camicia e si sedette sul divano di fianco al suo allievo.
- Dobbiamo trovare un modo per accelerare l'arruolamento. Entro la fine del mese dobbiamo avere una lista dei giovani che porteremo con noi- disse concitata.
- Rowan, sarà compito tuo. Trova un modo rapido ed efficace per reperire le notizie che ci servono. Riportale su tabelle ordinate. Saranno quelle su cui ci baseremo per scegliere le reclute- disse.
Rowan annuì stava già provvedendo ma doveva stringere ancora i tempi. Avrebbe dovuto parlare con Ambra il prima possibile.
Rimasero a discutere nel salotto fino a tardi, ma parlare in quel caso non serviva a nulla, bisognava attivarsi. Quando finalmente tutti e due decisero che era ora di andare a dormire, si alzarono sconsolati e stanchi. Libeth si stiracchiò.
- Vado a fare una camomilla... ne vuoi una? - gli chiese. Rowan scosse la testa, non aveva bisogno di infusi, ma di quella meravigliosa invenzione che si chiamava doccia calda. Fece capire alla Viaggiatrice le sue intenzioni e lei gli sorrise.
- Buonanotte- sillabò con le labbra prima di dirigersi verso il bagno. La doccia calda era per lui il paradiso, niente a che vedere con i bagni nei torrenti gelidi. Sotto il getto d'acqua quasi bollente, aveva modo di pensare, ma allo stesso tempo, si rilassava. Era una sensazione magnifica. Tuttavia, quella sera non ottenne il risultato sperato. La preoccupazione per ciò che aveva letto nella missiva lo attanagliava ancora. Pensava continuamente a suo padre, ai suoi amici che aveva lasciato nel suo mondo, e si chiese se fossero ancora vivi. Si chiese per la milionesima volta quando quella stramaledetta guerra sarebbe finita. Sospirò e lasciò scorrere l'acqua ancora un po'. Chiuse gli occhi, poi chiuse finalmente l'acqua e un brivido di freddo gli corse lungo la schiena. Avvolto nel suo accappatoio , salì in camera.
Dalla finestra si vedevano i tetti delle case più in basso, costruite sul terreno degradante, e più avanti, si vedevano le luci delle strade, delle piazze, dei negozi e dei locali notturni. Erano uno spettacolo unico, paragonabile al cielo stellato della sua terra. Era incredibile come fosse stato possibile ricreare quella distesa di puntini luminosi. Gli sarebbe mancato l'Oltre. Chissà se avrebbe avuto l'occasione di fare altri salti in futuro.
La sua sveglia lo distrasse dai pensieri con il suo bip leggero, che faceva ogni ora. Anche la mezzanotte era giunta. Si preparò per andare a dormire e dedicò solo una svogliata occhiata ai compiti appoggiati sulla scrivania, infine si infilò a letto. Gli mancavano i ritmi scanditi della vita nell'accampamento, ma quella vita comoda nell'Oltre aveva dei vantaggi. Sospirò per l'ennesima volta, poi lasciò che la sua mente si calmasse in un sonno vigile, come sempre. Fu così che, a metà della notte, sentì Libeth uscire.
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Libeth uscì e si avviò verso il suo macchinone nero, un Range Rover nuovo, e si accomodò sul sedile del passeggero. Non aveva nessuna voglia di guidare, avrebbe lasciato il volante a chi l'avesse voluto.
Non aspettò molto. Due uomini, avvolti in lunghi cappotti eleganti la raggiunsero in macchina. Come si era aspettata il più basso si avvicinò al posto da guidatore. I due salirono senza parlare e solo quando ebbero chiuso le portiere si permisero di salutarla decentemente.
- Non avevo voglia di venire...- si lamentò subito dopo l'uomo del sedile posteriore. Libeth ridacchiò sommessamente.
- Credimi, la situazione non piace nemmeno a me... - disse.
- Avete notizie del Varco? - si informò il compagno alla guida e Libeth dovette scuotere la testa sconsolata.
- So solo ciò che la missiva conteneva- disse e per un momento sui tre Viaggiatori calò il silenzio. L'autostrada deserta scorreva, l'auto macinava chilometri.
- David, tu hai incontrato qualche Guardiano? - chiese l'autista al compagno, ma l'uomo scosse la testa.
- Non di recente. Ma le ultime notizie non erano rassicuranti. Io, il mio allievo e il mio gruppo di reclute siamo quasi pronti a partire, ma siamo in attesa del via libera. Siamo pochi, probabilmente ci faranno passare tra poco- disse.
- Ora che la popolazione dell'Oltre sta uscendo dalla crisi, ci sono molti meno giovani disposti a lasciare tutto, anzi, quasi nessuno...- aggiunse poi con voce seria.
Libeth sospirò, - Voi almeno qualcuno l'avete trovato nelle province. Io e Rowan siamo decisamente in difficoltà. Pigneridel è una città messa molto meglio di altre: non ci sono disperati che fanno l'elemosina, i negozi sono frequentati, la scuola funziona, i giovani, addirittura, organizzano feste... - si lamentò la donna.
- Hai valutato l'idea di cambiare zona?- le chiese David guardandola preoccupato.
Lei annuì, - Sì, ma non ho tempo a sufficienza per ricostruire una storia, una scusa per reinserire me e il mio allievo nella società. Ormai il tempo a nostra disposizione è quasi scaduto. Cercherò di trovare qualcuno, spero di riuscirci. Ho un mese...- disse guardando fuori dal finestrino, chiedendosi come avrebbe fatto a convincere i pochi ragazzi che lei e Rowan avevano scelto, a seguirli in un luogo lontano, per combattere una guerra che non era la loro.
- Tu Charles come sei messo? - chiese il secondo Viaggiatore. Charles strinse il volante.
- A Nord i paesi cadono in miseria. Al contrario di voi io ho un gruppo ben nutrito di giovani, alcuni orfani e disperati, altri in cerca di nuovi orizzonti e nuovi ideali... Ma nemmeno con loro ho avuto vita facile. È difficile convincere la gente a rischiare per qualcosa che non li riguarda- rispose e nel frattempo spinse sull'acceleratore.
- A che ora finirà l'assemblea? - chiese David.
Libeth sospirò di nuovo, - Riunioni del genere possono durare un'infinità... l'ultima volta che è stata indetta un'assemblea di Viaggiatori sono rimasta chiusa in una sala per tre giorni consecutivi- disse con una sottile, irritata esasperazione. I due uomini gemettero all'unisono, nessuno era molto entusiasta.
- Bene, abbiamo tutti istruito i nostri ragazzi nel caso dovessimo rimanere occupati per troppo tempo. Quindi, ora non dobbiamo pensare alle reclute o a loro- disse Charles uscendo dall'autostrada verso il casello. Al posto di blocco della periferia metropolitana, la polizia controllò i documenti e, dopo un'occhiata attenta, li lasciò andare.
- Al momento la nostra massima priorità sono le spie inglesi: stanno pianificando qualcosa... Alcuni di noi hanno scoperto che un gruppo di loro si sta infiltrando nel sistema sociale di Europa. Sempre più al vertice. Vogliono arrivare a controllare l'Oltre... Le nostre terre e le nostre case non sono abbastanza- sibilò pieno di rabbia David.
Nessuno parlò più fino a quando non entrarono in città. Una volta entrati nel labirinto di strade e viali fu necessario consultare il GPS per poter trovare la strada giusta, ma si persero comunque un paio di volte.
Tayrus si stendeva per chilometri, nella sua immensa massa di cemento e asfalto. La metropoli era enorme e slanciata: grattacieli si levavano verso l'alto fin dai confini più esterni e faceva impressione e dava le vertigini addentrarsi tra quegli edifici immensi.
Man mano che l'auto si addentrava attraverso i corsi, le vie e i viali, verso il centro, veniva affiancata da altre macchine. La vita, nella zona più interna della metropoli, era vivace anche di notte. Centinaia di persone continuavano a girare per i negozi sempre aperti, per i ristoranti, i cinema, le discoteche. I semafori, come impazziti, cercavano di regolare un traffico sempre intenso.
- Da quella parte- esclamò ad un tratto Libeth indicando un corso alberato sulla destra. Charles fu costretto a fare una manovra all'ultimo per girare e sbuffò divertito.
- Avvisare prima? No, eh? - disse sorridendo.
- Comunque, ora che vedo i palazzi li riconosco, dovremmo essere quasi arrivati- annunciò poi con entusiasmo e sollievo, che durò solo il tempo necessario a parcheggiare. Quando il motore della macchina si spense scese di nuovo un serioso silenzio.
Libeth gettò un'occhiata al portone finto rinascimentale del palazzo. Prima di scendere, il suo ultimo pensiero fu rivolto a Rowan che aveva lasciato a casa, addormentato. Il ragazzo l'avrebbe uccisa se avesse saputo cosa stava andando a fare senza di lui, ma era stato un bene non portarlo. Conoscendolo, avrebbe probabilmente creato più scompiglio che altro con le sue idee. Scese dalla sua auto con poco entusiasmo e raggiunse David e Charles che la stavano aspettando uno di fianco all'altro.
- Andiamo? O volete restare un po' da soli? - chiese ironicamente alla coppia di Viaggiatori. Questi scattarono.
- Stavamo aspettando te- disse ringhiando David e Libeth sorrise.
- Si si, intanto io sto entrando e voi siete ancora lì sul marciapiede- fece notare loro con un sorriso sornione. I due uomini si guardarono e sospirarono.
- Libeth... a volte, mi chiedo come io faccia a sopportarti- esclamò Charles alzando gli occhi al cielo, la Viaggiatrice si strinse nelle spalle.
- Non è quello che importa. Forza, facciamo finire questa assemblea in fretta. Ho voglia di andare a dormire-, si avviò all'ascensore. Gli altri due Viaggiatori la raggiunsero e insieme salirono al trentunesimo piano.
Lì, vennero accolti da alcuni soldati con lo stemma verde dei Cavalieri del Tempo e vennero portati verso una delle porte dei tanti loft che il piano ospitava. Quando entrarono vennero travolti dal vociare concitato di una ventina di persone. Solo i membri più importanti tra i Viaggiatori si erano presentati.
Libeth osservò tutti con calma ed attenzione, riconoscendo ognuno di loro. Hannah non c'era, così sospirò. Senza la sua collega la riunione sarebbe stata molto più faticosa e lunga. Sarebbe stata l'unica donna e farsi valere tra tutti quegli uomini e, nonostante la sua ottima reputazione, sarebbe stato difficile.
Andò a sedersi su uno dei seggi centrali, a fianco di Travis, il capo del consiglio, e lo salutò formalmente. Lui le sorrise amichevole.
- Buonasera Viaggiatrice- le rispose, poi si alzò e attirò l'attenzione di tutti i presenti per dare finalmente inizio all'assemblea.
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Rowan aveva guardato i tre Viaggiatori allontanarsi in macchina dalla sua finestra. Aveva riconosciuto i due uomini in compagnia di Libeth: erano importanti membri del Consiglio dei Viaggiatori, oltre ad essere anche ambasciatori e cavalieri. Li conosceva di vista solo perché suo padre aveva spesso lavorato con loro. Mentre fissava la macchina sparire nel buio si chiese dove stessero andando.
Non era molto contento che la Viaggiatrice l'avesse lasciato indietro, soprattutto senza dirgli nulla. Eppure non si concesse di farsi troppe domande. Tornò a letto e fissò a lungo il soffitto pensando.
Libeth l'aveva avvertito che sarebbe stata via un paio di giorni e gli aveva affibbiato una gran mole di lavoro. Doveva parlare con Ambra e iniziare a pensare a come convincere i prescelti a diventare reclute. Si tirò a sedere, nonostante la stanchezza, era certo che non sarebbe riuscito a dormire. Accese la luce e fece una smorfia quando gli ferì gli occhi.
Si passò le mani sul volto e sospirò. Prese una penna e un foglio dal cassetto del comodino e cominciò a scrivere.
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Libeth era appoggiata ad uno dei braccioli della sedia. Cercava di ascoltare con attenzione ma la stanchezza portava la sua mente a viaggiare e a perdersi. Il capo dell'assemblea aveva parlato a lungo di diverse missioni. Avevano discusso del Varco, del suo monitoraggio e solo a quell'ora tarda, forse le quattro di mattina, stavano iniziando il discorso principale. Travis si schiarì la gola e bevve un sorso di acqua prima di prendere nuovamente la parola.
-Signori, vi è un'ultima questione che è necessario affrontare...- disse rivolgendosi alla sala piena, - Gli inglesi del nostro tempo hanno violato il confine attraversando il Varco e sono entrati nella Confederazione, come ben sapete e quel che è peggio è che alcuni di noi, in realtà, sono spie nemiche e traditori- rivelò e un sussulto di sorpresa percorse tutti i presenti.
Anche Libeth fissò l'uomo ad occhi spalancati, ma non poteva certo negare l'evidenza; non era assurdo pensare che ci fossero stati dei traditori a preparare l'arrivo dei loro compagni. Come avevano fatto a non accorgersi della loro presenza quindi? Da quanto tempo avevano riposto la fiducia in persone che non aspettavano altro che l'occasione di colpirli alle spalle? La Viaggiatrice era sconvolta e aveva un urgente bisogno di avere risposte.
- Viaggiatori, non ho finito.- disse Travis richiamando l'attenzione e facendo svanire il vociare che si era alzato.
- Gli inglesi, coloro che erano già qui nell'Oltre, stanno cercando di arrivare ai vertici dello stato. Vogliono presentarsi come politici e prendere il controllo della Confederazione senza combattere. Tuttavia, una volta al potere, piegheranno la popolazione per instaurare un regime e sfruttare i giovani come soldati per fondare un nuovo impero...- spiegò l'uomo.
- Perché?- chiese un altro da un angolo in fondo. Libeth lo riconobbe subito, ma prima che la domanda potesse ricevere una risposta si intromise con la sua richiesta.
- Prima di rispondere, Travis, mi diresti come fai a sapere queste cose? A noi è giunto solo un dispaccio urgente – gli domandò scrutando i suoi occhi grigi. L'uomo si girò a guardarla severamente.
- Non solo gli anglosassoni hanno le loro spie... e anche noi abbiamo scoperto tutto da poco- disse evasivo. La Viaggiatrice lo scrutò con sospetto, poi si disse che non doveva farsi prendere troppo dalla preoccupazione e si strinse nelle spalle.
- Mi piacerebbe conoscere la voce che ci ha riportato tante informazioni così utili... grazie per aver risposto- gli disse e lasciò che il capo dell'assemblea rispondesse all'altro Viaggiatore.
- Mi hai chiesto perché fanno questo?- riprese quindi Travis.
- È molto semplice: sono avidi, vogliono altro potere. Vogliono la nostra terra, la Francia, ma non è abbastanza... - disse a tutti con un tono a stento controllato.
- Come pensano di arrivare al potere? Non sono nulla qui...- obbiettò un altro ancora dalla platea.
- La risposta a questa domanda è altrettanto facile. Tra poco, non so se tutti ne foste già a conoscenza, ci saranno le elezioni del governo della Confederazione- fu la risposta, ovvia.
- Hanno davvero intenzione di farsi eleggere? - fu il commento scandalizzato di un Viaggiatore in prima fila.
- Si e c'è un alto rischio che possano addirittura vincere. Gli inglesi medievali come noi non si sono fatti scrupoli e hanno trovato i loro discendenti qui ad Europa. Sebbene l'Inghilterra non esista più come stato autonomo esistono ancora gli inglesi oggi, che non hanno esistato ad aiutare i loro compatrioti - confermò Travis.
Libeth ascoltò attentamente l'evolversi di quella discussione. Seguì i toni che si alzavano e si abbassavano, indignati, spaventati, oggettivi e pragmatici, preoccupati, arrabbiati, indifferenti. Non riuscì a farsi una chiara opinione personale. Era in uno stato di confusione tale da non riuscire a trovare una soluzione o una strategia decente per affrontare il problema. Inoltre, era tardi, di lì a poco avrebbe fatto giorno, e nessuno di loro aveva chiuso occhio. Era normale che le riunioni notturne durassero a lungo, ma quella era stata di una durata eccezionale e non dava segni visibili della possibilità di arrivare ad una conclusione a breve. Tutti erano esausti e non riuscivano più a ragionare lucidamente.
Si sporse verso Travis e gli suggerì di sospendere l'assemblea. Tutti avevano bisogno di riposare almeno un paio d'ore prima di riprendere la discussione. Nonostante l'urgenza, non potevano permettersi di prendere troppo alla leggera la situazione o dimenticare, per stanchezza, di analizzare ogni più piccola sfaccettatura del problema. L'uomo concordò con lei e si rivolse a tutti con fare autoritario. Sospese la seduta, con sollievo di ogni Viaggiatore, e la rimandò al giorno successivo. Appena ne ebbero la possibilità tutti si allontanarono dall'appartamento.
Libeth rimase seduta sulla sua sedia fino a quando nella grande stanza non rimasero altri che lei, Travis, David e Charles. Fissando i tre uomini pensò che avrebbe voluto andare a dormire anche lei come gli altri ma, data la sua posizione, aveva il dovere di approfondire ancora un po' la discussione.
- Dunque...? Che scelte abbiamo? - chiese David fissando negli occhi uno alla volta.
- Noi dobbiamo passare il Varco a breve, ma in qualità di membri del Consiglio dovremo portare vostre notizie al Delfino. Vorrà spiegazioni e anche una dettagliata descrizione della situazione e del piano d'azione che dovremmo stabilire- disse deciso.
- Che scelte abbiamo? – si chiese pensierosa, - Come possiamo impedire che si candidino alle elezioni? Come possiamo evitare che il popolo li voti? - disse massaggiandosi le tempie. Travis sospirò annuendo.
- Non sarà un'impresa facile. Dobbiamo tenere sotto controllo troppe cose. Siamo a malapena sufficienti a ricoprire i nostri soliti ruoli, non so davvero come faremo a gestire anche questa grana... in ogni caso non possiamo assolutamente permettere che quei... che gli inglesi prendano il potere anche qui-.
Il silenzio calò sui quattro Viaggiatori ormai esausti.
- Non ci sono molte opzioni... - disse ad un tratto David, - L'unica scelta che abbiamo e concorrere contro di loro- disse di fronte ai compagni che lo guardavano con aria interrogativa.
Libeth spalancò gli occhi e scosse la testa quando finalmente comprese.
- Non possiamo... Interferisce con il nostro codice. Non possiamo... candidarci! -.
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