Capitolo 6 (parte 2)
TUTTO NORMALE...O QUASI
Pigneridel
Confederazone europea, Anno 2027
Il lunedì mattina arrivò troppo in fretta e Ambra andò a scuola di cattivo umore. Si mise a disegnare, ma con la coda dell'occhio seguì la sagoma distinta di Rowan. Erano ormai tre giorni che si conoscevano e per lui quello era il primo giorno di scuola. Era spesso da solo, silenzioso e quando doveva parlare si limitava ad annuire o fare gesti. Ambra lo guardava curiosa. Avrebbe voluto aiutarlo, ma si ricordò di essere un disastro nelle relazioni, soprattutto con i ragazzi, e rinunciò. Il loro primo incontro, sebbene fosse stato un successo, era rimasto un caso isolato. Lui si era poi mostrato scostante e taciturno appena si erano rivisti quella mattina. Era scomparsa tutta la gentilezza e la simpatia. Sospirò e scosse la testa cancellando tutto lo schizzo. Forse anche Rowan, come lei, si era svegliato male.
Catherine le si avvicinò strappandola dalle sue riflessioni e rubandole un sorriso, - Terra chiama Ambra! – chiamò ridendo. Ambra la osservò senza alzarsi e cercò di arginare il malumore. L'amica le si avvicinò con una mano vicino alla bocca con fare misterioso.
- Stavo pensando di aggiornarti: solo un paio di novità- disse e a quel punto, incuriosita, aspettò che Catherine parlasse.
- Come tu ben sai siamo al ventidue di settembre e questo significa che Halloween è vicino... – esordì Catherine e Ambra alzò gli occhi al cielo.
- Halloween è tra più di un mese. - le fece notare indietreggiando, ma lei non parve nemmeno sentirla: era tutta presa dalla sua idea. Ambra temeva quello che le avrebbe chiesto di lì a poco. Catherine fece svolazzare i suoi capelli biondi.
- Io ho saputo che Alice darà una festa in maschera e ho intenzione di prenotarti. So che non è una delle tue migliori amiche, e che ci saranno tutte le ragazze di Alyssa, e che tu saresti una dei pochi fuori dalla sua cerchia, per essere chiari, ad essere presente. Ma ci terrei davvero tanto che tu mi accompagnassi ... Anche perché sai benissimo che nemmeno io mi trovo completamente a mio agio con quelle compagnie. Ti prego, vieni con me alla festa? -.
Ambra rifletté su ciò che Catherine le aveva appena chiesto, e dovette ammettere che non si trattava di una richiesta impossibile, sebbene non facile. Forse l'aveva presa un po' troppo alla sprovvista facendole la richiesta così in anticipo. Sapeva che per l'amica le feste erano importanti e lei, quelle in maschera, poteva ancora accettarle. Era consapevole del fatto che se fosse andata con Catherine si sarebbe comunque resa appariscente, inoltre, sapeva benissimo che la festa di cui stavano parlando era tutt'altro che un innocente giro per le case del centro a fare dolcetto o scherzetto. Però c'era da considerare che erano secoli che le chiedeva di accompagnarla alle feste a cui partecipava e aveva sempre rifiutato. Ora avevano diciotto anni. Catherine la fissava in attesa di una risposta e Ambra le sorrise.
- Posso chiedere ai miei... - concesse infine. L'amica le balzò al collo con gioia e riconoscenza.
- Lo sapevo che avresti accettato, lo sapevo! Adesso dobbiamo pensare ai trucchi, ai costumi ... - cominciò ad elencare.
- Sì, tranquilla abbiamo tempo per fare tutto, ora spostati dal mio collo che mi stai soffocando- disse e Catherine si ritrasse ridendo.
- Sta sera ti chiamo e ne parliamo!- disse prima di allontanarsi.
˜˜˜
Ambra stava raccogliendo delle verifiche, durante il secondo intervallo, quando Rowan le si avvicinò. Sobbalzò trovandoselo di fianco.
- Emmm... ciao, Rowan. - sussurrò. Arrossì fino alla punta delle orecchie. Non riuscì a sostenere il suo sguardo più di tanto e dovette concentrarsi sulle verifiche per arginare l'imbarazzo.
- Cosa posso fare per te? - chiese sentendosi gli occhi di tutti i suoi compagni di classe sulle spalle. Rowan fece un respiro profondo, le passò un foglietto.
- Ho bisogno di te ... per ambientarmi nella scuola. E visto che con te ho già "parlato" mi sento più a mio agio in tua compagnia ... - scoccò un'occhiata ad Alyssa che li osservava, grondante d'invidia, dal suo banco, circondata dalle sue amiche stupite che Rowan non fosse andato da loro.
Ambra scosse impercettibilmente la testa, guardò il ragazzo che era in attesa di una risposta, gli sorrise e si sorprese della facilità con cui le riuscì di farlo.
- A parte il fatto che quel ruolo spetterebbe ad Alyssa, sarò felice di aiutarti, in via informale - disse con un sorriso, più tranquilla e conscia che il suo rossore si fosse attenuato. Appoggiò i fogli sulla cattedra, poi gli sgusciò di fianco e corse da Catherine e Giada. Mentre si dirigeva verso le due ragazze, Stephen l'affiancò scuro in volto. Lo guardò di sottecchi cercando di capire cosa di preciso gli stesse passando per la mente in quel momento e cercò di cogliere i suoi occhi sfuggenti. Era tutto il giorno che la evitava e che era meno rumoroso del solito. Gli sorrise.
- Ciao Steph. Qualcosa non va? - cercò di chiedergli con più gentilezza possibile. Ma il ragazzo non le rispose e dopo aver esitato, allungò il passo e si allontanò lasciandola interdetta.
-Ambri! - Catherine la chiamò dal cortile insieme a Giada. Le raggiunse ancora pensierosa.
- Sai per caso cos'ha Stephen? Mi è sembrato di cattivo umore- chiese anticipandole su qualunque argomento. Le due amiche la guardarono.
- Non so ... - disse Giada. Anche Catherine sembrava non avere idea di cosa avesse il ragazzo ma non stette molto a pensarci.
- Allora, signorina! - esclamò infatti.
- Cosa mi dici di Rowan? Cosa è venuto a chiederti? Lo sai che Alyssa sta morendo d'invidia? – aggiunse con enfasi.
Ambra la guardò di sottecchi trattenendo un sorriso.
- Certo che lo so - disse ghignando. Giada si avvicinò con la faccia di una bambina che aspetta la caramella, curiosa di sapere di che gusto sarà.
- Allora? Cosa ti ha detto? Non ti sarà facile liberarti di noi ... – le disse ma Ambra scosse la testa.
- Non mi ha detto assolutamente niente di particolare, mi ha chiesto solo di fargli da cicerone. È normale, è appena arrivato, vuole una mano per ambientarsi- disse semplicemente senza nascondere una certa soddisfazione. Catherine le diede una pacca sulla spalla ridendo.
- Non vuole quella di Aly! Significa che hai fatto colpo! - esclamò facendole alzare gli occhi al cielo. Scosse la testa di nuovo, Seh! Magari... pensò nel momento stesso in cui l'intervallo finì.
- Guarda che sono seria!- protestò Catherine.
- Lo sono anche io quando ti dico che Rowan non ha interesse nei miei confronti- le rispose tornando verso la classe con un sorriso stampato in faccia.
Alla fine della giornata Ambra aspettò Stephen fuori dalla scuola. Ma, o lui era stato particolarmente lento o lei particolarmente veloce a uscire, non lo vide da nessuna parte. Lo aspettò una decina di minuti ma non lo trovò nella folla di persone che allagava il viale. Avrebbe voluto parlargli ma non potè fermarsi oltre, dovette avviarsi verso la fermata. Si ripromise però di indagare il giorno successivo.
Mentre si allontanava, vide Rowan venirle incontro; era insieme ad una donna. La madre? Forse sì, ma non si assomigliavano per niente. Il ragazzo le si avvicinò e lei ebbe un irrazionale istinto di allontanarsi. Quando Rowan lo notò per un attimo parve divertito. le prese gentilmente una mano e le sorrise. Ambra non aprì bocca, le si era completamente asciugata. Il ragazzo le posò un foglietto tra le mani.
- Lei è Libeth, mia madre- lesse e abbozzò un sorriso nella sua direzione.
- Piacere di conoscerla - le disse. Libeth intanto si era avvicinata.
- Piacere mio. Rowan mi ha parlato di te, mi fa piacere conoscerti ufficialmente -. Ambra sorrise imbarazzata.
Rowan le ha parlato di me? Che cosa le avrà detto? Un sottile nervosismo cominciò ad infastidirla mentre Libeth la guardava sorridendo.
- Rowan mi ha detto che siete in classe insieme, una vera fortuna- aggiunse la donna. Ambra tirò un sorriso.
- Siamo una bella classe - disse, esitò un attimo.
-Io ora devo andare a prendere il pullman, spero di rivedervi signora Libeth. Rowan, a domani... - disse sfuggendo ai due. Libeth rise vedendola sgattaiolare via in quel modo.
- È stato un piacere ... ma non chiamarmi signora! - le gridò dietro e continuò a ridere.
˜˜˜
Stephen entrò a scuola con l'aria svogliata di chi vorrebbe essere in qualunque altro posto piuttosto che lì. L'unica ragione per cui gli faceva piacere andare a scuola era Ambra, e forse anche Catherine. Ma da un po' nemmeno la prospettiva di vederle riusciva a rallegrarlo. Si sedette pesantemente al suo posto e lasciò scivolare a terra la cartella.
- Salve - esclamò sorridendo appena verso Ambra e tirandole una gomitata scherzosa. Lei, come al solito, lo degnò di un'occhiata di traverso e poi tornò a disegnare con un sorriso.
- Buongiorno a te Steph, come va?- gli chiese. Le mostrò le braccia piene di lividi e la guardò male.
- Secondo te? Ieri mi hai massacrato! - esclamò. La sera prima, ad allenamento, Ambra aveva dato prova della sua abilità con i pugni e gli aveva lasciato una lunga serie di segni per tutto il corpo.
- Mmm... non sei mica l'unico- gli fece notare divertita, mostrandogli un unico livido sull'avambraccio. Stephen sbuffò e rise.
- Mah... non mi sento meglio - rispose.
- A parte gli scherzi, sto abbastanza bene. Ma volevo sapere se tua mamma fa ancora quel decotto favoloso per l'inverno. Mia madre ne voleva un po' per fare scorta- le chiese e Ambra dovette concentrarsi un attimo prima di rispondere.
- Dovremmo averne un po' dell'anno scorso, per ora non ha ancora fatto niente di nuovo, ci mancano un po' di foglie di alcune piante. Pensavo di andare a raccoglierne un po' in questi giorni, vuoi venire anche tu? - gli chiese cogliendolo un po' di sorpresa. Era davvero tanto tempo che loro due non passavano un pomeriggio insieme, fuori dall'orario scolastico. Nonostante da bambini fossero cresciuti insieme, ora era più difficile che Ambra uscisse con lui, quindi decise di cogliere l'occasione al balzo.
- Ovviamente ci sarò! Tu dimmi solo quando e io vengo- disse allegro. Ambra sorrise timidamente.
- Credo che anche oggi pomeriggio possa andare bene- affermò. Stephen annuì e si stiracchiò sulla sedia annoiato dalla lezione che era già iniziata da un po', e che non avevano seguito per niente.
- Quando finisce la scuola? - chiese disperato ad Ambra che alzò gli occhi al cielo.
- Tra otto mesi e mezzo – gli rispose.
- Non ce la farò mai - sospirò quindi lui, abbandonando la testa sul banco, fissando il cielo azzurro dietro il vetro della finestra.
Al suono della campanella che segnava la fine della giornata, dopo aver gioito per la libertà appena conquistata e prima di andare a prendere il pullman con Ambra, Stephen passò a salutare gli altri ragazzi della classe. Rowan era con loro e appena raggiunse il gruppo, si scambiarono un paio di occhiate affilate e circospette. Il ragazzo nuovo non gli piaceva molto. Fin dal primo giorno gli era sembrato uno di quelli che se la tira un po', e nonostante avesse scoperto che in realtà così non era, non riusciva a sopportare il suo modo di fare. In più, l'unica con cui aveva deciso di legare era proprio Ambra, e non poteva fare a meno di notare come tra i due stesse nascendo un legame di amicizia. Per non dover sopportare troppo la sua presenza si limitò a fare quattro chiacchiere per poi fuggire subito con la classica scusa del pullman. Non gli sfuggì lo sguardo interessato di Rowan quando si lasciò scappare che stava andando a casa di Ambra. Cercò di scacciare la sensazione sgradevole che quell'impressione gli aveva lasciato e si allontanò a grandi passi verso la fermata. Lì Catherine e Ambra lo stavano aspettando.
-Ciao ragazze, avete un biglietto? - chiese scuro in volto e con una gran voglia di andare a rifugiarsi nei boschi tranquilli di Sagne. Catherine gli passò un foglietto di carta strappato e stropicciato.
- Tieni, vale ancora- gli disse quando lo vide tendere la mano esitante. Il gran sorriso che gli regalò servì a risollevargli un po' il morale.
- Sta arrivando il pullman! - esclamò Ambra richiamando la sua attenzione.
- Andiamo allora- le disse raccogliendo la cartella e gettando ancora un'occhiata dubbiosa al biglietto accartocciato.
~~~
Ambra scanerizzò con lo sguardo ogni mossa di Stephen cercando di capire quale fosse il suo problema. Aveva deciso di invitarlo un po' per piacere e un po' per indagare come mai ultimamente fosse così scontroso. Aveva già un bel programma in mente e un paio di domande per iniziare il discorso. In più, aveva deciso di parlare con lui di ciò che stava facendo con Rowan. Era sicura che l'avrebbe aiutata, era sempre stato il loro gioco d'infanzia fare le spie o gli agenti dei servizi segreti. Quella situazione le ricordava un po' i pomeriggi estivi passati ad inseguirsi, o ad inseguire. Sorrise sovrappensiero fissando fuori dal finestrino. Stephen di fianco a lei era ancora silenzioso, ma non voleva che si sforzasse per essere allegro, quindi lo lasciò tranquillo.
- Ambra, siamo quasi arrivati- le fece notare lui dopo un po', riscuotendola.
- Hai ragione... - concordò stupita alzandosi.
- Allora, mentre saliamo, dobbiamo assolutamente fare una deviazione verso la fonte dei rospi, sai qual'è. Lì crescono molti germogli che ci servono- gli spiegò e lui si limitò ad annuire con un mezzo sorriso. Si incamminarono poco dopo; procedevano spediti, avvantaggiati dal fresco dell'aria autunnale.
- Si sta davvero bene, non trovi anche tu? - gli disse allegra, studiando la sua reazione. Stephen annuì e sorrise.
- Vero... è proprio una bella giornata-. Ambra deviò lungo il sentiero per la fonte, saltando il ruscello e tagliando attraverso la boscaglia.
- Ultimamente non ti trovo molto loquace... - insinuò nella sua direzione.
- Come mai? - gli chiese, ma il ragazzo scostò il suo sguardo.
- Non lo so... – le rispose lentamente. Ambra sospirò, era difficile farlo parlare di sè, ma lo conosceva troppo bene per poter lasciare correre.
- Non ci credo, lo sai perfettamente- lo contraddisse con un tono lieve, senza suonare inquisitoria, non era quello che voleva.
- C'è qualcosa che non va, me ne sono accorta. Vorrei sapere se posso aiutarti in qualche modo- chiarì ma Stephen scosse la testa.
- Credo che il motivo sia stupido, non c'è bisogno che tu lo sappia- le disse sempre senza guardarla in faccia, il che le diede non poco fastidio.
- Se è stupido, a maggior ragione! Steph... perchè non ti sfoghi con me? - lo incoraggiò. Il ragazzo si passò nervoso una mano tra i ricci rossi e si chinò su un mucchietto di germogli secchi. Teneva le labbra serrate come se volesse trattenersi dal parlare.
- Lasciami stare Ambra. Mi passerà, non preoccuparti – sibilò poi, fulminandola e lasciandola senza parole. Fece un passo verso di lui; la fonte poco lontana per un momento fu l'unico suono a riverberare tra gli alberi dormienti. Ambra strinse i pugni di fronte al silenzio ostinato del ragazzo.
- Steph, io mi preoccupo, non puoi chiedermi di non farlo. Inoltre, sono io quella che ha dovuto sopportare il tuo muso lungo e i tuoi modi scontrosi in questi giorni. Vorrei sapere se c'è qualcosa che posso fare per farti stare meglio... - confessò guardandolo di traverso a braccia conserte.
Stephen si raddrizzò, rigido.
- Mi dispiace, ma credo che tu non possa farci nulla. È un problema mio - sbuffò lui voltandosi rabbiosamente, rosso in viso.
- Non voglio che tu pensi che io ce l'abbia con te. Non è così. Ma... - si interruppe cercò di dire qualcosa, poi cambiò idea.
- Lasciami stare...- esalò infine.
- Non so se sia il caso che io venga a casa tua a questo punto. Ci vediamo a scuola – le disse voltandosi per tornare indietro. Ambra lo fissò incredula.
- Davvero? Davvero stai tornando a casa? Non ci provare. Stephen!- cercò di richiamarlo, ma a quanto pareva era proprio convinto. Non aveva previsto che l'avrebbe così tanto irritato parlare di lui. Aveva appena mandato all'aria un pomeriggio potenzialmente piacevole con il suo migliore amico. Sospirò sedendosi per terra, tra le foglie secche. Abbracciò le ginocchia e vi appoggiò il mento aggrottando le sopracciglia; anche lui aveva esagerato nella sua reazione.
- Ma perché? - sussurrò. Scosse le spalle, guardò un'ultima volta verso il punto in cui Stephen era sparito, si alzò e in pochi minuti raggiunse la piccola pozza di acqua creata dalla fonte. Cercò tra le felci un po' dei germogli secchi di cui aveva bisogno e poi si avviò verso casa.
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Stephen si allontanò da Ambra a grandi passi. Non riusciva a fermare le gambe e continuava ad andare avanti nonostante una parte di lui fosse intenzionato a tornare indietro di corsa per chiederle scusa. Aveva appena mandato all'aria un pomeriggio di allegria. Per cosa poi? Per una cosa insignificante. Perché gli era così difficile ammettere che era geloso, che aveva paura di perderla, che ciò che provava per lei non era più solo amicizia? Ma soprattutto perché essere consapevole di questi sentimenti lo faceva essere di malumore e sempre più suscettibile? Ambra aveva solo chiesto, aveva solo cercato di trovare un modo di aiutarlo. Ma non poteva accettare che lei sapesse, che capisse; se ne vergognava.
Si fermò di botto per riprendere fiato. Chiuse gli occhi e sospirò.
-Che stupido che sono...- si disse sconsolato e arrabbiato insieme. Scagliò un pugno alla pianta più vicina e imprecò quando le nocche si sbucciarono. Stringendo i denti, tornò sui suoi passi, sempre diretto verso la fermata del pullman.
Prima di uscire dal bosco, con la coda dell'occhio gli sembrò di vedere qualcosa muoversi: un ramo, un cespuglio.
Si fermò, si guardò intorno, ma non vide nessuno. Scosse la testa quando una folata di vento gli gonfiò la felpa, e ripartì. Sbucò sulla strada e raggiunse il marciapiede. Non notò la grossa moto nera dall'altro lato della corsia nè il giovane motociclista, li superò a grandi passi, con le mani tuffate nelle tasche, seguito da uno sguardo attento celato dalla visiera.
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