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Capitolo 5 (parte 2)

TEMPI DIVERSI

Pigneridel

Confederazione Europea, anno 2027

Rowan avrebbe volentieri imprecato. Aveva reagito d'istinto e si era comportato da stupido, aveva reagito senza pensare per una cosa futile e aveva rovinato l'ottima, piuttosto anonima, prima impressione che era riuscito a costruirsi. Il suo obbiettivo era non dare troppo nell'occhio e allo stesso tempo inserirsi nel gruppo. Per riuscire nella sua missione aveva bisogno della stima e della fiducia delle persone ma anche di riserbo. L'assalto di Alyssa, probabilmente insignificante per molti degli altri ragazzi, per lui era stato imprevisto ed inconveniente. E ancora più inconveniente era stato il modo in cui l'aveva appena respinta. Sebbene probabilmente giocare al ragazzo popolare non sarebbe stata la scelta migliore in ogni caso, avrebbe potuto scegliere un momento diverso per allontanarla.

Di fronte alla sua reazione, tutti lo circondarono preoccupati che Alyssa l'avesse in qualche modo messo a disagio. Come uno stormo di uccelli agitati gli saltavano intorno lanciando occhiate di avvertimento alla compagna indispettita e lasciata da parte.

Rowan tirò fuori il telefono e scrisse velocemente qualche parola che li tranquillizzasse. Non era il caso di alzare un polverone per un nonnulla. 

Giada si fece avanti come portavoce della classe e porse le scuse a nome di tutti. Vedendo le loro facce dispiaciute Rowan, interiormente sospirò esasperato. Non era più sicuro che fosse il caso di proseguire in quell'uscita. La classe aveva esaurito le riserve di cose da chiedere e nessuno sembrava davvero invogliato ad andare per negozi senza meta per il resto del pomeriggio. Se era qualcosa che stavano facendo solo per lui, non era il caso che si sforzassero oltre. Si sarebbero visti a lezione per le settimane a venire, tutti i giorni. Giada e gli altri ragazzi discussero tra di loro e infine si giunse alla soluzione. Una parte di loro sarebbe andata ugualmente, un'altra invece aveva intenzione di approfittare delle navette della metropoli per tornare a casa.

- Spero che questo non ti dispiaccia...- disse Giada con l'aria dispiaciuta di una professionale party planner a cui hanno appena annullato la speciale speciale festa di benvenuto.  Rowan le sorrise rassicurante. Per quella giornata forse era stato davvero abbastanza. E lui aveva altri compiti da assolvere prima di tornare a casa.

Si divisero dandosi appuntamento per l'domani in classe. 

Rowan rimase ad osservare i suoi compagni che si allontanavano alla chetichella. A poca distanza solo Ambra e il suo amico Stephen erano rimasti. Ottimo, aveva giusto bisogno di qualcuno a cui chiedere indicazioni.

~~~

Quando Rowan si diresse verso di loro, Ambra e Stephen lo osservavano avvicinarsi in silenzio senza nascondere una certa sorpresa.

- Secondo te ha bisogno di sostegno morale? - chiese Ambra sottovoce e il ragazzo annuì convinto.

- Non è facile sopravvivere ad Alyssa, soprattutto se sei la sua nuova preda - disse serio e lei lo guardò di sottecchi.

- Parli come se tu l'avessi vissuta in prima persona- gli disse insinuante e Stephen rise scuotendo la testa.

- Non sei l'unica ad avere dei segreti- rispose enigmatico e lei lo fissò ridendo leggermente, divertita.

- Ok... poi questa me la spieghi. - concluse fissando il loro nuovo e strano compagno di classe che andava loro incontro. Stephen le diede una pacca sulla spalla incoraggiante.

- Penso che non esista persona migliore di te a gestire questioni di diplomazia - esclamò spingendola verso Rowan. Ambra rise e chiuse il discorso con un cenno della mano.

- Sì, sì. Vai pure con gli altri, ora. Vedo se riesco a convincerlo a raggiungervi. Ci vediamo domani - gli disse e il ragazzo annuì.

- Ok! – le disse, le schioccò un bacio sulla guancia, le sorrise e fuggì prima di darle il tempo di ribattere. Si voltò solo una volta per salutarla ridendo. Ambra si sfiorò con la mano dove Stephen le aveva dato il bacio. Non era mai successo prima nella storia della loro lunga amicizia ed ora la cosa l'aveva piuttosto confusa. Scosse la testa e si voltò di nuovo verso Rowan che si fermò proprio di fronte a lei. Il cuore le saltò in gola e sentì le guance farsi ancora più rosse, affondò il viso della sciarpa, in cerca di rifugio. Rowan era intento a scrivere qualcosa sul suo telefono e sembrò non notare la sua reazione.

Lanciandogli occhiate di traverso, rimase immobile in attesa. Non le sembrava cortese allontanarsi prima di leggere che cosa aveva da dirle. Né aveva le forze di allontanarsi in quel momento. Come ipnotizzata, non riusciva a trattenersi dall'osservarlo.

La prima impressione non l'aveva ingannata. Rowan era il classico ragazzo che si vede passare per strada e di cui un attimo dopo ci si è già dimenticati, tranne per il fatto di aver detto che era bello. L'unica differenza tra questo genere di ragazzi e Rowan era quella che lui, al contrario degli altri, sarebbe entrato in classe tutti i giorni, da quel Lunedì in poi. Scosse la testa cercando di non farsi prendere dalle fantasie. Decise che non avere una cotta per quel ragazzo sarebbe stata la soluzione migliore. Sarebbero stati solo problemi.

Rowan, proprio in quel momento, sollevò lo sguardo su di lei bloccandola. Gli occhi blu del ragazzo la sondarono dalla testa ai piedi per la seconda volta. Ambra tentò di non abbandonare la risoluzione che aveva preso a fatica e gli sorrise.

- Rowan, come posso aiutarti? - gli chiese trattenendo il fiato. Il ragazzo le mostrò il telefono senza esitazione.

- Avrei bisogno  di alcune indicazioni. Ti dispiace se ti chiedo di accompagnarmi alla biblioteca? Non sono qui da tanto e ancora non ho avuto occasione di andarci. Non so quale sia la strada ma ho un appuntamento tra poco a cui non posso mancare... -. Ambra lesse con un certo stupore per quel "messaggio". Sorpresa che volesse andare proprio alla biblioteca e curiosa di sapere di che appuntamento si trattasse. Un miscuglio di emozioni incontrollate le si agitarono nel petto.

- A dir la verità, Stephen e gli altri mi hanno chiesto di provare a convincerti ad andare con loro, ma visto che hai un impegno, mi sembra evidente che tu non possa... In ogni caso, posso accompagnarti, non è un problema. Ci vado spesso in biblioteca - disse semplicemente gettando qualche occhiata ai ragazzi più avanti che ancora stavano aspettando. Quando si accorsero che non c'erano progressi nella conversazione finalmente si arresero e si allontanarono.

- Se vogliamo andare dobbiamo fare in fretta, ho un pullman tra poco- aggiunse.

Rowan annuì comprensivo e compose brevemente un ringraziamento sulla tastiera del telefono.

Ambra gli fece strada, seguendo il percorso familiare di sempre. Camminando era dolorosamente consapevole dello sguardo profondo del ragazzo dietro di lei e solo dopo qualche minuto riuscì a rilassarsi. Avvicinandosi sempre di più alla biblioteca un senso di sicurezza la pervase e, non sopportando oltre il silenzio, spontaneamente iniziò a raccontare di Pigneridel e delle curiosità della zona.

Rowan assorbiva le sue parole e solo ogni tanto la fermava per mostrarle il telefono con qualche domanda o commento. Si guardava intorno cercando i vari punti di riferimento che gli indicava man mano che proseguivano. 

Finalmente raggiunsero la piazzetta della biblioteca. Rowan studiò l'edificio con attenzione e poi la seguì all'interno. La vecchia bibliotecaria li accolse con il sorriso sincero di una nonna affettuosa non appena riconobbe Ambra.

- Benvenuti. Ambra, questo è un tuo nuovo amico?- chiese stringendo la mano forte di Rowan tra le sue due piccole mani di cartapesta, strizzando gli occhi dietro le lenti spesse dei suoi occhiali da lettura. Ambra lanciò un'occhiata al ragazzo che svettava sulla statura minuta dell'anziana bibliotecaria e rispose con un verso indeciso.

- Diciamo... è un nuovo compagno di classe. Si chiama Rowan - rispose, attirando su di sé uno sguardo enigmatico, blu oceano. 

- Capisco, capisco. Tanto piacere giovanotto. Sei venuto per fare un tour, hai bisogno di qualche libro o anche tu sei qui per fare ricerche? - domandò la bibliotecaria guidandoli tra gli scaffali. Rowan tirò fuori il telefono sotto il suo sguardo incuriosito e cominciò a scrivere la sua risposta. Ambra rimase in silenzio non sapendo se fosse appropriato intervenire per prima. Dopottutto Rowan sapeva parlare per se stesso attraverso i suoi messaggi.

La bibliotecaria lesse curiosa e sorrise comprensiva.

- Capisco, capisco. Quindi non dovrò preoccuparmi che tu faccia baccano come quest'altra qui presente...- disse ridendo rivolta ad Ambra, che presa alla sprovvista non seppe reagire. Rowan osservò curioso.

- Devi sapere giovanotto, che Ambra è sempre qui per fare ricerche. Anche se è spesso da sola, ci sono volte in cui viene qui con i suoi amici. Allora è sempre un putiferio...- disse in falso tono di rimprovero. 

- Ma tornando a noi... Anche tu sei qui per fare ricerca mi dici... Di che cosa avresti bisogno in particolare?-. La bibliotecaria cominciò a discutere con Rowan, la sua voce roca era l'unica che risuonava tra gli alti scaffali colmi di vecchi libroni. Ambra colse un momento in cui Rowan era intento a scrivere per finalmente congedarsi.

- Io devo andare ora... Tornerò presto, non appena avrò finito il diario- disse all'anziana donna, poi si rivolse a Rowan e gli porse un post-it che aveva rubato dalla scrivania dell'ingresso.

- Questo è il mio numero. Non so se anche gli altri ti abbiano già dato il loro. In ogni caso, se hai bisogno di altro, puoi chiamarmi... cioè, scrivermi- gli disse cercando di non far tremare troppo la voce. 

Il ragazzo accettò il biglietto e, per la prima volta in tutto quel pomeriggio, le sorrise, riconoscente.

- Grazie-. Sullo schermo luminoso, solo quella parola. 

Ambra scrollò le spalle per sminuire e scacciare la strana sensazione di disagio che provò e poi finalmente si allontanò.

Uscendo, prese una profonda boccata d'aria per calmare il suo cuore impazzito e placare i pensieri e finalmente si tranquillizzò. Quel primo incontro ravvicinato con il nuovo compagno di classe l'aveva quasi traumatizzata per le nuove sensazioni che aveva scatenato.

Si allontanò a passo lento verso la fermata, cercando di fare ordine, di elaborare le sue emozioni e dar loro un senso. Non poteva permettersi di perdere il controllo di nuovo. La sensazione di vulnerabilità che Rowan aveva scatenato in lei, senza fare nulla, quasi la irritava. Era insoddisfatta di se stessa. Ma non c'era molto che potesse fare ora, se non distrarsi.

Aveva detto una mezza bugia. Avrebbe dovuto aspettare l'autobus da sola per un bel po', ma non sarebbe riuscita a rimanere di più. Raggiunse la parte vecchia della cittadina, un piccolo borgo che si arrampicava su un rilievo dolce. Passeggiò fino ad una panchina e finalmente ritirò fuori il diario, che nonostante il suo carattere poco realistico, sembrava se non altro promettere una storia interessante.

Con un dito corse al punto in cui si era interrotta e riprese a leggere.

Caro diario, riporterò ora una lettera, che scrissi tempo fa, quando i miei occhi erano pieni di incredulità e meraviglia.

Era la fine dell'anno 1427, non era da molto che i Cavalieri del Tempo mi avevano reclutato...

"Le forze dei Cavalieri del Tempo presto scenderanno in campo contro gli invasori inglesi, e io con loro. C'è grande speranza nei miei compagni, continuano a parlare della profezia della Stella, continuano a parlare della cerimonia dei Marchi. Sembra che finalmente si stia smuovendo qualcosa. Ho parlato con Monsieur Arthur De l'Etaingne, mi ha raccontato della leggenda ormai famosa dell'eroe che verrà dal nulla e salverà la Francia dalla disfatta. Sarà l'incantesimo della saggia maga Artenai a decidere quale sarà il guerriero tra le nostre fila che ci guiderà alla vittoria. Non credo che sia reale tutta questa storia, ma ormai ho visto così tante strane cose che non so più a cosa credere. Gli uomini e le donne comuni non credono alle profezie, non credono nelle favole e nei racconti dei menestrelli, non sanno che tutto è reale, pensano siano solo delle belle storie. E pure in futuro, i nostri discendenti non crederanno".

Rowan comparve al suo fianco di soppiatto e le fece prendere un colpo. Balzò in piedi e istintivamente protesse il diario come se fosse stato il suo. Il ragazzo emise un soffio divertito e le fece segno con la mano di tranquillizzarsi. Si sedette e la invitò a fare altrettanto tirando fuori il telefono. Lei lo guardò un istante confusa e un po' restia ma tornò al suo posto. Che cosa ci faceva lui lì? Nemmeno mezz'ora prima l'aveva lasciato alla biblioteca. E lei aveva appena finito di calmarsi, perché doveva decidere di ricomparire così!?

Il giovane le scribacchiò qualcosa con un mezzo sorriso.

- Ciao. Scusami, non volevo spaventarti-.

Ambra si sporse per leggere, inconsapevolmente in apnea, attenta a non invadere troppo l'altra metà della panchina. Esalando un sospiro si ritrasse. Scosse la testa e si strinse nelle spalle.

- Figurati non importa, solo, non mi aspettavo di vederti. Pensavo avessi un appuntamento alla biblioteca, così avevi detto- disse imbarazzata. Rowan si appoggiò allo schienale e scrisse la risposta con un gesto fluido e veloce.

-  E' stato rimandato - Scrisse semplicemente. Ambra lesse ancora dal telefono e scosse la testa.

- Stavo tornando a casa, ti ho vista passando dalla strada. Pensavo fossi già andata anche tu- aggiunse e Ambra si sentì colta in flagrante.

- Mmm... si vero, ma i pullman dalla metropoli arrivano più tardi, verso le sei. Lo ammetto. Ma non avevo intenzione di rimanere in giro ancora a lungo e non sarei andata con gli altri. Non che non apprezzi la loro compagnia, sono io che sono poco sociale. Tra l'altro, mi spiace se non abbiamo fatto un'ottima prima impressione- gli disse cercando di giustificare i compagni, e in particolare Alyssa e se stessa. Rowan fece un semplice gesto con la mano come per dire di non preoccuparsi.

- Avevo sperato di non attirare troppa attenzione, la tua compagna mi ha preso di sorpresa - scrisse poi con una strana espressione, quasi imbarazzata.

- Ma siete stati davvero cortesi ad invitarmi per conoscervi. Mi sono trasferito spesso nell'ultimo periodo ed è la prima volta che sono stato accolto così calorosamente. -  scrisse. Ambra non seppe che rispondere, rimase in silenzio, fissando il diario oltre il bordo della sciarpa, sorridendo appena.

- Non mi sembri una che parla molto ... - scrisse allora Rowan. Sospirò leggendo, si passò una mano nei capelli e le parole uscirono incredibilmente senza difficoltà.

- Ti assicuro che, quando non c'è nessuno ad ascoltarmi, sfogo tutto quello che mi trattengo dal dire- disse e il ragazzo la guardò con uno strano sorriso. 

- Non sono molto loquace, ma mi va bene così- aggiunse per spiegarsi meglio. Il ragazzo dai capelli corvini la osservò come se già fosse a conoscenza di tutto su di lei e le sorrise, sicuro, ma senza aggiungere altra emozione.

- In questo, sei diversa dai tuoi compagni. - le scrisse.

- E' normale essere diversi. Ma è vero che sei finito in una classe di chiacchieroni dove l'unica pecora nera sono io- gli fece notare divertita.

- Comunque, anche tu non sei da meno- gli disse, nascondendosi nella sciarpa, preoccupata di averlo offeso.Ma Rowan rise, un soffio soffice e soffocato, privo di suono.

- Più di quanto immagini- rispose lui sul telefono. Ambra sorrise e scosse la testa. Decise che quel colloquio era durato a sufficienza, o di lì a poco il suo cuore di uccellino innamorato sarebbe esploso. Infilò il diario nella borsa, si alzò e sorrise per scusarsi.

- Temo sia arrivata per me l'ora di andare- disse piano, ma con sicurezza. Rowan rimase seduto solo un istante, poi si alzò.

- Ci vediamo lunedì - gli disse e Rowan annuì.

~~~

Dopo aver lasciato Ambra, Rowan s'incamminò, frastornato da quel pomeriggio pieno di episodi e persone nuove. Finalmente calò la maschera che fino a quel momento aveva portato e cercò di fare mente locale. I suoi ricordi erano confusi, soprattutto sulla parte dell'uscita con la classe. Ancora non aveva capito quali dinamiche si fossero sviluppate.

Nonostante avesse già visitato altri paesi nell'Oltre, in quella Confederazione Europea, che nulla aveva dell'Europa che conosceva, non si trovava molto a suo agio. Tuttavia era in quel mondo che avevano arruolato metà del nuovo esercito. Il tempo era volato dal suo primo salto attraverso il Varco. Quel viaggio, sarebbe stato probabilmente anche l'ultimo, la sua ultima missione in quelle terre così strane.

Aveva scoperto e imparato così tante cose che a volte non sapeva più dove immagazzinare informazioni. Ora capiva perché i Viaggiatori erano temuti: conoscevano cose che nel suo mondo, nel medioevo, non avrebbero neppure potuto concepire. Lui stesso era rimasto sconvolto la prima volta.

In quel futuro era tutto così complicato. Non esistevano molti dei valori con cui era stato cresciuto, tutto funzionava in modo diverso da quello a cui era abituato. Aveva conosciuto tante persone strane, ne aveva viste di tutti i colori, e quell'anno... sarebbe stato una sfida.

Ripensò ancora al pomeriggio appena passato. I ragazzi della classe erano tutti simpatici, ma tra le ragazze solo alcune erano sopportabili. Si ricordò di Alyssa, che gli aveva rovinato l'umore, e sbuffò innervosito. Aveva mantenuto a stento la sua facciata.

I documenti che aveva consultato nella biblioteca erano stati una consolazione. I dati sulla recente crisi dicevano che nella zona molti erano rimasti senza un posto dove andare, senza uno scopo, senza una speranza. Era tra quelle persone che spesso avevano trovato gente disposta a creder loro, ed era tra quelli che anche questa volta avrebbero cercato.

Libeth si era appoggiata alle descrizioni sulla cittadinanza che le avevano fornito in comune e lui si fidava della scelta della Viaggiatrice. Sospirò guardando le montagne al confine della striscia secca di pianura. Aveva raggiunto la cima della cittadella e da lì riusciva a scorgere un bel panorama.

Sospirò. Quella vita lo stava stancando. Forse era la solitudine, forse era vedere le sue reclute diventare soldati in pochi mesi per poi non vederli tornare dai campi di battaglia. Non lo sapeva, ma era sicuro di essere al limite.

Raggiunse il vicolo dove lui e Libeth avevano l'appartamento, esitò un attimo prima di entrare, prese ancora una boccata d'aria fresca e poi aprì la porta. Si diresse verso la sua camera passando vicino alla cucina dove sentì Libeth parlare con qualcuno. Rallentò un attimo per capire se fosse qualcosa di interessante, ma riconoscendo la voce telefonica del fattorino che portava loro la pizza tutte le sere, passò oltre e si chiuse in camera. Si gettò sul letto con un braccio sugli occhi.

Aveva davvero sonno.

La scuola era sempre faticosa, soprattutto il primo giorno, e il giorno dopo il primo. Non poteva dire che fosse andata nel migliore dei modi, ma sicuramente sarebbe potuta andare peggio. Rimuginò ancora sulle ultime ore cercando di ricordare nomi e di associare volti. Mentre scivolava lentamente in un sonno vigile, si rese conto che avrebbe dovuto fare attenzione. Aveva la strana sensazione che, una volta tornato a casa, dimenticarsi di tutto ciò che sapeva sul futuro sarebbe stato difficile.

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