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Capitolo 4 (parte 1)

COMPAGNI DI CLASSE

Pigneridel

Confederazione europea, Anno 2027

Il viale della scuola, a differenza del giorno precedente, si presentò agli occhi di Ambra al culmine della sua solita confusione di bambini capricciosi, ragazzini iperattivi e giovani studenti pronti ad entrare. La campanella era appena suonata e la calca di persone bloccava l'entrata. I professori ritardatari con le loro cartelle e le loro espressioni terrorizzate tentavano di nuotare in quella colorata e confusa marmaglia verso le loro aule, ma con scarso successo.

Oggi però non aveva intenzione di saltare le lezioni. Aveva finito le sue ultime ricerche in biblioteca e in ogni caso la vecchia bibliotecaria aveva scoperto che la scuola era iniziata e non le avrebbe permesso di stare un giorno di più. 

Ambra era con Catherine, come ogni mattina quando decideva di andare a scuola. Nessuna delle due era particolarmente entusiasta di entrare in aula dunque se la presero comoda. Entrarono quando la fiumana ormai era scomparsa e si attardavano solo alcuni che, come loro, non avevano voluto entrare a spintoni. Percorsero il corridoio godendosi la luce del primo mattino, che penetrava dalle grandi vetrate. 

Le finestre, alte da terra fino all'alto soffitto, erano una delle poche ragioni per farsi piacere la scuola. La sua struttura era incredibilmente grande e ariosa. Il giardino interno era pieno di aiuole, in quel momento non più fiorite, ma che in primavera si ricoprivano di colore. Era la parte preferita di molti studenti, e le due amiche non facevano eccezione. A sovrastare le aiuole, c'erano anche degli alberi che erano tanto vecchi quanto alti, e avevano disseminato le loro foglie rosse un po' ovunque.

Quando arrivarono in classe, erano già quasi tutti entrati. Per fortuna, mancava ancora la professoressa.

Ambra si diresse subito verso il suo banco, un tavolino di legno vecchio, e si sedette, mentre Catherine andò a salutare tutti, uno a uno. Cominciò a tirare fuori le sue cose per la lezione ma la sagoma di Giada, la loro rappresentante di classe, si intruse nel suo campo visivo.

-Ambra! -.

Giada era una ragazza minuta, dai capelli castani, corti e spettinati, e gli occhi verdi, luminosi e intelligenti. Aveva un aspetto nel complesso vivace e sbarazzino.

- Buongiorno Giada- le rispose con un sorriso, tranquilla, appoggiando finalmente la matita con cui aveva iniziato a scarabocchiare il quaderno. La ragazza si sedette sul suo banco spostando alcuni libri e sorrise.

-Sai la storia del nuovo compagno? Ieri ho parlato con la professoressa di italiano, mi ha detto che verrà inserito nel giro di un paio di giorni, probabilmente già da Lunedì. Abbiamo pensato che sarebbe stato carino incontrarlo prima, così oggi pomeriggio abbiamo organizzato con lui un'uscita di classe. Vuoi venire? Sarebbe alle due - spiegò Giada in tono pratico ma cordiale.

- Non so se posso...- disse Ambra per prender tempo.

- Un po' di vita sociale non ti ucciderà - le ricordò Giada con un'aria esasperata e aveva ragione. Ambra sorrise riflettendo sulla proposta. Non le avrebbe fatto male un pomeriggio in compagnia. Gettò un'occhiata dispiaciuta al disegno appena iniziato e poi al diario al sicuro in cartella chiedendosi se sarebbe riuscita a leggerne qualche pagina, poi fece spallucce e si convinse.

-Va bene. Contami - disse alla fine. Giada le sorrise con entusiasmo.

- Ottimo! -, fece per andarsene poi si fermò.

- Ah, il ritrovo è nel parco della stazione - disse, le fece l'occhiolino e si diresse al suo posto.

Ambra guardò la classe al completo e il posto vuoto di fianco a lei. Stephen. Era di nuovo in ritardo. Sospirò. Come sempre, Pensò. Infatti a pochi minuti dall'inizio della lezione il ragazzo si catapultò in aula con il fiatone.

-Sta arrivando...- disse a tutti andando a gettarsi sulla sedia.

Un suono di tacchi lungo il corridoio preannunciò l'entrata della professoressa. La donna fece il suo ingresso, come un'ombra sottile e scura, vecchia e con lo sguardo acuto e tagliente, sveglio come quello di uno sparviero. Tutti insieme si alzarono per salutarla.

- Buongiorno professoressa- dissero in coro e ad un cenno secco dell'insegnante si sedettero di nuovo in uno strascinare di sedie.

- Spero non interroghi- le sussurrò Stephen nell'orecchio e Ambra incrociò le dita per entrambi.

- Spero anche io- rispose cercando di non attirare l'attenzione della donna rivolta verso la lavagna.

- Dunque- esordì la professoressa, - Dalla prossima lezione inizierà un giro di interrogazioni su tutto il programma dell'anno scorso, spero qualcuno di voi sia abbastanza preparato da potersi offrire, altrimenti sarò io a scegliere- disse come una sentenza.

- Spero che il mio momento di passare arrivi il più tardi possibile - disse Ambra in un sussurro cercando di recuperare nei suoi pensieri confusi le nozioni di matematica e scienze dell'anno precedente. Stephen stava sbuffando di fianco a lei, agitato. Non era mai stato una cima in quelle materie, non aveva preso molto bene la notizia.

- Sono sicura che ce la faremo- gli disse. Il ragazzo le fece un sorriso sbilenco che voleva essere furbesco, ma che stonava con l'aria da bravo ragazzo che si ritrovava.

- Io sono un genio, me la caverò di certo- disse alzando le sopracciglia. Ambra rise sotto i baffi e gli diede una pacca sulla spalla.

- Certo, come no- disse. Stephen si ritrasse con un occhiataccia.

- Dovrei offendermi-, le disse sistemandosi il cappello.

- Signor Doson, vuole venire alla lavagna?- lo richiamò la voce acida della professoressa facendolo sobbalzare. La donna rimase ferma ad osservarlo con disappunto mentre lui tornava dal suo lato del tavolo chiedendo scusa.

- Doson. Non si tiene il cappello in classe- disse ancora la professoressa e Stephen si affrettò a sfilare il copricapo liberando la sua capigliatura rossa e riccia.

- Scusi...- disse di nuovo poco convinto poi si risedette. Ambra si trattenne a stento dallo scoppiare a ridere e si guadagnò l'ennesima occhiataccia. Ricambiò con uno sguardo innocente e lo prese in giro disegnandogli una linguaccia sul banco. Stephen la fulminò poi scosse la testa e si riavvicinò.

- Oggi vieni? - le chiese sottovoce e lei annuì.

- E tu? – gli domandò. Lui sorrise sornione.

- Ovviamente. Tra l'altro... avresti una penna da prestarmi?-.

∽∽∽

L'intervallo a metà mattinata arrivò dopo altre due eterne ore di spiegazioni.

Stephen scappò dall'aula appena suonò la campanella. Lasciò Ambra ai suoi disegni e andò a cercare la professoressa di italiano. Incontrò il bidello di turno e gli chiese indicazioni. Dovette attraversare mezza scuola per arrivare finalmente all'ufficio del preside e di segreteria. Si presentò con il suo cappello alla giovane donna allo sportello e chiese nuovamente della professoressa.

- In fondo al corridoio, al momento è in colloquio con una signora- disse la segretaria con un sorriso stirato e poco disponibile. Stephen ringraziò e si diresse sicuro verso la stanza che gli era stata indicata. Alzò una mano per bussare quando la porta si aprì cogliendolo di sorpresa.

Una donna sulla quarantina, dai capelli neri e il viso sottile e aguzzo gli comparve davanti. Per un momento rimase immobile, incatenato dallo sguardo profondo della donna che sembrò analizzarlo dalla testa ai piedi.

- Buongiorno- le disse con un mezzo sorriso alzando il cappello, - Stavo cercando la professoressa...- iniziò, ma si interruppe subito quando dallo studio comparve anche l'insegnante, sorridente e allegra.

- Stephen, eccoti, mi ero quasi dimenticata di te- disse sbadata voltandosi verso la sua ospite e indicandolo.

- Questo ragazzo, signora, sarà un compagno di suo figlio- disse l'insegnante afferrandolo per una spalla. Stephen sorrise impacciato cercando di sfuggire al contatto.

- Molto piacere- disse non sapendo come reagire. La donna dallo sguardo indagatore sorrise e mutò completamente, sembrò diventare tutto d'un tratto la persona più ingenua che avesse mai conosciuto. Tese una mano con entusiasmo verso di lui.

- Molto, molto piacere! Sono sicura che tu e mio figlio andrete davvero d'accordo! - esclamò la donna. Stephen sorrise e ricambiò la stretta.

- Piacere mio. Spero che lei abbia ragione- disse impacciato dalla sorpresa.

- Non ne dubito - rispose la donna facendogli l'occhiolino.

La professoressa lo lasciò andare e lui ne approfittò per entrare nella stanza. Si sedette su una delle poltroncine in attesa fissando l'orologio. Sperò di non dover rientrare in classe troppo tardi e rischiare per questo un castigo. Sbuffò contrariato ma per fortuna la professoressa lo raggiunse poco dopo.

- Allora, di cosa avevi bisogno?- gli chiese con un sorriso disponibile. Lui si mise composto e recuperò il contegno sicuro di sempre.

Alla fine del suo breve colloquio, Stephen uscì e scese al piano terra per tornare in classe. Scuro in volto per la conversazione appena avuto con la professoressa, era completamente immerso nei suoi pensieri.  Ma mentre attraversava il corridoio avvistò per un momento la sagoma distinta della signora di poco prima.

Si fermò ad osservarla sorpreso. Di fianco a lei c'era un ragazzo alto e atletico, ben piantato, dalla capigliatura scura e l'espressione seria. Doveva essere quello il loro nuovo compagno.

Assottigliando gli occhi Stephen si sistemò il cappellino, sospirò e gettò un'occhiata di traverso alla coppia madre-figlio, poi tornò sui suoi passi, meditando sulla scoperta. Non sapeva che pensare di quella prima impressione. Qualcosa gli diceva che l'incontro del pomeriggio sarebbe stato interessante.

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