Chào các bạn! Vì nhiều lý do từ nay Truyen2U chính thức đổi tên là Truyen247.Pro. Mong các bạn tiếp tục ủng hộ truy cập tên miền mới này nhé! Mãi yêu... ♥

Capitolo 2 (parte 1)

IL TRIO

Pigneridel

Confederazione Europea, anno 2027

Ambra sbadigliò colpendo la vecchia sveglia con forza e si trascinò fuori dalle coperte. Il pavimento gelido le mandò brividi lungo la schiena e le strappò un sussulto. Uscì dalla camera che condivideva con la sorella, prese il mucchio di vestiti che si era preparata la sera prima, il piccolo diario, rimasto abbandonato sulla scrivania e scese in cucina.

Sbadigliando afferrò il cesto della legna e uscì per andare a riempirlo. Si dedicò alla piccola stufa per i successivi dieci minuti e si mise a scaldare il latte per la colazione, apprezzando il tepore delle fiamme.

Dopo colazione corse in bagno. Si lavò i denti e facendo boccacce allo specchio cercò di domare i suoi capelli mossi e arruffati. Di un caldo castano, erano un cespuglio indomabile che doveva sempre tenere legato in una coda. Si fissò negli occhi, azzurri e bordati di nero, notando poi con dispiacere le ombre scure delle occhiaie che spiccavano sul suo viso lentigginoso.

Sospirò rinunciando ad ogni speranza di apparire quantomeno ordinata e si avviò per uscire. Sandra, sua madre, comparve poco dopo sulla soglia del bagno con una faccia tutt'altro che rassicurante. Un'orsa appena svegliata dal suo letargo avrebbe avuto un'espressione più cordiale.

- Buongiorno mamma...- la salutò Ambra. Sandra la fulminò con lo sguardo stringendosi nella vestaglia e Ambra sorrise bonariamente alzando gli occhi al cielo. Uscì dal bagno e le diede un bacio di saluto.

- Ci vediamo oggi - le disse.

La donna incrociò le braccia e strizzando gli occhi forzò un sorriso di saluto.

- Sì, tesoro, buona giornata -.

Ambra volò giù dalle scale e presa la cartella, uscì di casa. L'aria fresca la colpì in faccia e la fece rabbrividire.

Adorava la mattina con la sua aria frizzante, soprattutto ora che l'estate stava finendo.

Uscì dal cancello e corse attraverso il sentiero che portava fuori dalla borgata. Si fermò un secondo dove gli alberi lasciavano libera la vista sulla valle e la osservò, ancora immersa nella penombra.

La vista del fiume che correva placido tra i paesini diroccati e invasi dal bosco che costellavano il fondovalle l'affascinava e la intristiva sempre perché era il segno tangibile di ciò che era avvenuto negli anni passati. La grande crisi aveva trasformato radicalmente la realtà in cui era cresciuta.

Cercando di non richiamare la memoria di quei periodi, ancora fresca come una ferita appena inferta, scese lungo la strada asfaltata seguendo il cordolo del marciapiede, distratta dallo sforzo di mantenere l'equilibrio.

In giro non c'era ancora nessuno e in effetti non erano molti i ragazzi della sua età che abitavano ancora così lontani dalle metropoli centrali e dalla Capitale. Ma il centro del paese cominciava ad essere animato dai primi movimenti: i primi anziani andavano a comprare il pane, le persiane della merceria si aprivano, il proprietario del negozio di alimentari metteva fuori dall'ingresso il cartellone con le nuove offerte, nella speranza di attirare qualche cliente in più. Erano tutte azioni che avvenivano quotidianamente, osservate dal suo passaggio mentre andava a prendere l'autobus.

Attraversò il ponte sul fiume della valle e si sedette sulla panchina della pensilina ad aspettare. La sagoma familiare e sgangherata di un pullman spuntò presto dalla curva, accompagnato dai raggi del sole che piano inondava le montagne. Si fermò per farla salire ma, come al solito, era già stato riempito dagli abitanti del paesino prima. Tutti gli operai del giorno precedente che tornavano a lavorare.

∽∽∽

La villa sulla collina sparì velocemente dalla vista dello specchietto. Catherine guardò gli edifici piccoli di Pigneridel avvicinarsi in fretta e sentì la forte esigenza di tornare indietro, a casa.

La scuola era ricominciata troppo in fretta e l'estate aveva lasciato solo un vago strascico di ricordi di giornate calde passate al mare e notti insonni passate a lamentarsi per le scottature. Non aveva visto i suoi genitori, se non per la solita settimana di ferie che entrambi prendevano a giugno, e come sempre era stato difficile anche solamente mangiare insieme.

Ebbe l'impressione che quell'anno avesse avuto un inizio più travagliato del solito, ma con un sorriso tentò di convincersi che tutto sarebbe stato meglio di lì in avanti.

- Nonna, non possiamo tornare a casa?- chiese ancora un'ultima volta speranzosa, rivolta alla signora tonda e dai capelli grigi seduta di fianco a lei.

La donna non era la tipica nonna delle favole: era di corporatura robusta, al contrario della nipote, ma manteneva nel portamento austero una sorta di grazia nobile e giovanile; era evidente la sua agilità ancora fresca. Nel suo sguardo si leggeva ancora lo spirito pronto e vivace di un tempo. Era una nonna che non era ancora invecchiata del tutto.

- Tesoro, non puoi saltare la scuola- le rispose con una risata leggera e cristallina; la voce chiara e morbida, dolce. Catherine sbuffò e incrociò le braccia.

- Prima o poi comincerò a saltare le lezioni con Ambra...- minacciò in un tentativo inutile di lamentela e la nonna le sorrise accostando nella piazzola degli autobus, senza dire nulla. La guardò solo con uno sguardo comprensivo ed incoraggiante.

- Ci vediamo oggi tesoro, buona giornata- le disse dandole una carezza e schioccandole un bacio sulla fronte. Catherine alzò gli occhi al cielo e scosse la testa, finalmente convinta.

- Ciao nonna- rispose semplicemente con un sorriso, poi scese dalla macchina e si avviò tra la folla. Raddrizzò la schiena e sorrise.

∽∽∽

Stephen lasciò la cascina mentre la brina cominciava a sciogliersi e la nebbia ad alzarsi. La sagoma rossa del trattore di suo padre spuntava abbandonata sul lato della strada sterrata, a fianco della piccola riva che portava l'acqua nei campi. I recinti storti e da riparare delimitavano i pascoli dei loro vicini e le prime mucche comparivano dalla stalla per brucare l'erba ancora fresca della mattina. Il silenzio era ovattato. Per un orecchio distratto sarebbe stato assoluto, ma non per lui.

Ascoltò il rumore dei suoi passi convinti, quello del ruscello che gorgogliava correndo lungo il bordo della strada e il frullio delle ali dei passeri che saltellavano da un ramo ad un altro cercando il sole.

Quell'atmosfera a tratti così malinconica si sposava perfettamente con il suo animo arreso all'idea di subire le lezioni di scuola tutta la giornata. Poco lontano, oltre il campo, le prime case di Pigeridel spuntavano dalla campagna, come le sagome scure di bersagli anonimi. Era diretto proprio lì, con la cartella in spalla e la poca voglia che con quelle corte vacanze era riuscito a racimolare. Aveva passato l'estate con suo fratello a lavorare e ora gli sarebbe toccato studiare.

Sospirò, si calò il berretto sulla fronte calcando ogni passo sulla strada dritta e sconnessa che lo separava dalla sua meta. Non poteva negare che rivedere i suoi compagni gli facesse piacere. Era il tipo che amava le chiacchiere da intervallo, gli scherzi ai professori e i biglietti per superare le verifiche, però...

- Stephen! Stephen, aspetta! Hai scordato il portapenne! - gridò suo fratello raggiungendolo di corsa e rompendo l'atmosfera soffusa di quella mattina.

Stephen si fermò bruscamente e rimase immobile aspettando accigliato. Sospirò scuotendo la testa esasperato.

Suo fratello Andrea era di tre anni più grande ed era tutto ciò che non era lui: un gran lavoratore, un ragazzo serio e gentile, sempre pronto a farsi in quattro per tutti. Aveva finito la scuola e aveva iniziato l'università nella capitale grazie alla borsa di studio che aveva vinto, ma aveva smesso per rimanere vicino a loro. Quando lo raggiunse lo fissò negli occhi deciso.

- Non mi serve il portapenne- disse convinto e fece per tornare sui suoi passi, ma Andrea lo seguì con un sorriso malizioso poco celato.

- Capisco. Ma allora perchè hai preso i quaderni nuovi? - gli domandò innocente e lui fece l'errore di distogliere lo sguardo. Andrea ridacchiò divertito.

- So cosa vuoi fare. Ma, sai, chiedere una penna alla ragazza che ti piace è quasi difficile quanto dichiararsi. Oltre che poco efficace. Dille che cosa provi. Da quanto tempo ti piace? Fatti un po' di coraggio - gli disse Andrea dandogli una sonora pacca sulla spalla, quasi per confortarlo.

- Andrea... - ringhiò Stephen sulla difensiva cercando di nascondere l'evidente. Sbuffò e spinse il fratello verso casa.

- Vai! Non mi serve il portapenne!- disse mentre l'altro si allontanava ridendo.

- Buona giornata!- gli gridò Andrea dal cancello di casa.

Stephen aumentò il passo sperando che il rossore alle guance sparisse presto.

Bạn đang đọc truyện trên: Truyen247.Pro