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Capitolo 15 (parte 2)

L'ADDIO

Pigneridel

Confederazione europea, anno 2028

Rowan e Libeth si riposarono, finalmente dopo tanto tempo. Entrarono in casa e si abbandonarono sul divano. Libeth sospirò e sorrise.

- Quella ragazza si è comportata bene- commentò, contenta per come si fosse risolta la situazione, nonostante avesse temuto per un attimo che tutto precipitasse. Rowan di limitò ad annuire, felice e preoccupato allo stesso tempo. Si chiese per l'ennesima volta se quella fosse la scelta giusta. Se avessero deciso per il bene di Ambra e della sua famiglia avrebbero fatto la stessa cosa? A loro serviva soprattutto che il loro sistema rimanesse al sicuro, e avevano guadagnato una recluta. Ma perché doveva essere proprio quella ragazza? Rowan si tormentò le mani. Non gli piaceva, non gli piaceva che Ambra partisse con loro. Sarebbe diventata un soldato, sarebbe andata in guerra, avrebbe rischiato la vita per loro, loro che avevano promesso di tenerla al sicuro. Non gli piaceva che il suo pensiero non fosse lucido e privo di ogni distrazione come al solito, rendeva tutte le cose più difficili, meno chiare. Inoltre aveva doveri che gli impedivano in modo vincolante di aprirsi con qualunque giovane che non fosse un commilitone del del rango o un familiare. Nel passato avrebbe dovuto abbandonare Ambra a sé stessa...

- Rowan, tutto a posto? - gli chiese la Viaggiatrice con uno sguardo attento. Il giovane Cavaliere scosse la testa e recuperò dalla cucina la sua lavagna.

- Ho bisogno di tornare a casa, stare lontano da tutti per un po'. Devo andare sul campo, aiutare mio padre, svuotare la mente...- ammise con una scrittura tentennante, più volte si fermò per cancellare. Non era solito confidarsi così con qualcuno. Libeth annuì con un sorriso.

- Ho già pensato a qualcosa riguardo alla nuova recluta. Penso sarà più al sicuro se non starà alla Conca, ma sulle montagne. Non penso che sia abbastanza forte per stare nella cavalleria. Ma gli arceri sono sempre utili e ne abbiamo sempre bisogno, non stanno sulla prima linea e dovrebbero essere più adatti ad una fanciulla come Ambra. Potrebbe essere un buon modo per tenerla al sicuro... e lontana da te- disse andando direttamente al punto. Rowan fu contento di quella proposta, ma in fondo un po' gli dava fastidio il pensiero di doversi separare dalla ragazzina, ed era questa sensazione di cui doveva liberarsi. Libeth aveva colto nel segno, parve notare la sua reazione e si fece seria.

- Rowan... tu hai il tuo impegno da onorare, tuo padre si aspetta che tu lo rispetti. Quando lei sarà maggiorenne la sposerai. Solo lei. Nessun'altra, soldato o giovane ragazzina dell'Oltre dal sorriso dolce che sia. Tu sei impegnato e non puoi permetterti altre distrazioni - gli ricordò con spietatezza. Rowan strinse i pugni e si trattenne dal risponderle, aveva ragione, ma si sentì offeso per l'ovvia insinuazione. Non era così maldestro da farsi dominare dalle emozioni, specialmente durante le missioni. Quel giorno... era stato un errore. Un errore e basta. Non sapeva nemmeno cosa gli fosse preso. Aveva deciso di cancellare dalla memoria quel piccolo gesto con il quale aveva lasciato Ambra. Sospirò scuotendo la testa.

- Vado in camera- scarabocchiò sulla lavagna, poi alzandosi aggiunse, - Non mi accusare di essere infedele. Conosco i miei obblighi. Non penso e non provo niente di ciò che hai insinuato- scrisse ancora. Libeth annuì con un sorriso questa volta cordiale e accondiscendente.

- Ovviamente- disse invitandolo ad andare. Rowan si voltò di scatto e salì in camera, turbato da sensazioni che non riusciva a controllare. Era frustrante.

~~~

- Oh, cara Ambra... ti prego, fai attenzione- sussurrò Sandra con gli occhi lucidi. Ambra, di fonte a casa, con il cuore in tumulto per la partenza, si allacciava gli scarponi con mani tremanti. Di fianco a lei, lo zaino stracolmo di cose le ricordava a ogni occhiata che se ne sarebbe andata per molto tempo. I suoi genitori la guardavano prepararsi silenziosi e immobili abracciati l'uno all'altra confortandosi. Si alzò e si mise lo zaino in spalla, respirò l'aria mattutina, buttò giù le lacrime e si fece forza. Era la prima volta che s'imbarcava in qualcosa di tale portata. Continuava a sentirsi orgogliosa ma allo stesso tempo stupida. Partiva verso l'ignoto, insieme a due persone che conosceva assai poco, per una guerra per una libertà che ancora aveva. Tuttavia era lì, pronta ad andare.

- L'agente Libeth e Rowan mi stanno aspettando...- annunciò guardando i suoi genitori. In quel momento avrebbe voluto non partire. Li abbracciò entrambi con forza e singhiozzò un saluto.

- Sappi che se non fosse per la situazione, non ti lasceremmo mai andare- le sussurrò suo padre serio ma con la voce tremante.

- Faremo in modo di poterti riaccogliere...- aggiunse. Ambra si sentì tristissima e si staccò da loro solo grazie ad un estremo sforzo di volontà.

- Vi voglio bene. Fate attenzione... - sussurrò. Sua madre aveva le lacrime agli occhi, le diede un bacio sulla testa.

- Anche noi te ne vogliamo... ora vai, prima che ti chiuda in una stanza...- disse e sorrise un po' ma le scappò anche un singhiozzo. Ambra si sentì lo stesso un briciolo più convinta.

- Tornerò! E vi racconterò tutto quello che d'ora in poi mi succederà!- disse, sorrise e finalmente si incamminò non potendo resistere oltre. Si voltò un attimo.

- Salutate Siria e Tommy da parte mia!- urlò e poi corse via. Rallentò solo quando ormai aveva quasi raggiunto la strada. Lungo l'ultimo tratto camminò a passo lento, ogni metro aumentava il senso di disperazione e tentava di convincerla a fare marcia indietro.

- Ambvi?-.

Ambra trasalì e le venne la pelle d'oca. Si girò lentamente e di fronte a lei si ritrovò Tommy. Il bimbo la stava guardando con l'aria innocente che solo un bambino di sei anni poteva mostrare.

- Ciao... T-Tommy... - balbettò cercando di apparire tranquilla, cosa che in realtà non era affatto.

- Dove vai?- le chiese semplicemente lui. Evidentemente in quel momento il cervello di Ambra era in stand-by.

- Vado in vacanza- buttò lì e le suonò una scusa patetica, ma continuò, - È una vacanza studio. Andrò via per molto tempo... ma quando tornerò sarò così brava che troverò un lavoro e ci trasferiremo a Tayrun-. Tommy la guardò ad occhi spalancati.

- Wow- sussurrò, poi cambiò di colpo espressione, - Pevchè te ne stavi andando senza salutavci?- chiese sospettoso. Ad Ambra caddero le braccia, e ora cosa gli dico? pensò. Inspirò ed espirò lentamente.

- Perchè... il fatto è...- si morse la lingua e optò per la verità.

- ... Perchè ho paura. È un esperienza nuova, per me e per voi, e ho pensato che, se mi fossi fermata a salutarvi tutti, non sarei più riuscita a partire...- spiegò. Il fatellino la guardò di sottecchi. Si stropicciava le mani dietro la schiena.

- Ma adesso che sono qui, mi vuoi salutave?- sussurrò temendo la reazione di Ambra che buttò giù un groppo alla gola. Gli si inginocchiò di fronte.

- Certo che adesso ti saluto. Vieni qui...-. Lo abbracciò con molta più intensità di quella che le dimostrava lui, ma d'altronde, la verità Tommy non la conosceva. Non sapeva che quella poteva essere l'ultima volta che l'abbracciava. Ambra gli stampò un bacio sulla fronte. Le sfuggì una lacrima e l'asciugò quasi con rabbia. Maledizione, pensò. Si era imposta di non piangere e non l'avrebbe fatto, ma non avrebbe mai immaginato che srebbe stato così difficile.

- Ora che sei un ometto, mi raccomando, tieni d'occhio mamma e papà che non facciano stupidaggini...eh!?- gli fece l'occhiolino. Lui ridacchiò e annuì.

- Sì, signova!- rispose allegro.

- Adesso vai a casa, di corsa- gli ordinò prima che potesse aggiungere altro e allungare quella dolorosa conversazione. Lui obbedì, corse per il sentero, ma si fermò ancora molte volte per voltarsi a salutare. E lei da là, dal fondo del sentiero, lo guardò allontanarsi sempre di più. Appena Tommy svoltò l'ultima curva e sparì alla vista, quando si ritrovò sola con il suo zaino, alzò gli occhi al cielo e buttò fuori tutta l'aria che aveva in corpo. Avrebbe voluto urlare per liberarsi di quella tristezza e quella nostalgia che già le occupavano la testa, invece emise un gemito stanco e sussurrato. Scrollò le spalle. C'erano un po' di nuvole ma non bastavano per coprire il sole che illuminava radioso la terra, a sciogliere la neve. Era una bella giornata.  Prese coraggio e finalmente si voltò, consapevole di essere terribilmente in ritardo. Ancora pochi passi e avrebbe raggiunto la strada. Costeggiava alcuni alberi quando le comparve di fronte Rowan. Si spaventò a morte, lo guardò in faccia con il fiato corto e gli occhi spalancati.

- Sei impazzito!?- riuscì solo a sussurrare. Lui le lanciò un'occhiata di scuse, ma anche divertita. Ambra si calmò e lasciò correre, intanto Rowan le mostrò un biglietto.

- È stato carino tuo fratello...-.

Ambra lo guardò con un sorriso appena abbozzato, - Ti sei guardato tutta la scena? -. Lui annuì scrisse solo una breve frase.

- Fa male?- c'era scritto. Ambra alzò gli occhi al cielo e annuì e sperò davvero che non fosse così doloroso sempre. - Che domande...- commentò ironica e Rowan le sorrise comprensivo e le fece segno di seguirlo. Imboccarono una specie di scorciatoia, svoltarono e si ritrovarono sulla strada. Davanti a loro c'era l'asfalto lucido, un'auto nera e Libeth.

- Ben trovata Ambra, felice di rivederti- la salutò la Viaggiatrice, - Hai tutto ciò che ti serve? - le chiese ancora la donna avviandosi verso la portiera. Ambra annuì e Libeth rise di gusto.

- Guarda che se mi parli non mi arrabbio mica, ho già un ragazzo muto da gestire. Senza offesa Rowan- esclamò. Ambra sorrise appena, - Ok- sussurrò con poco entusiasmo. Rowan scosse la testa e le aprì la portiera invitandola a salire. Ambra non se lo fece ripetere, balzò sull'auto e deglutì quando sentì il motore avviarsi e la strada cominciare a scorrere veloce sotto la macchina sempre più lontana da casa. Appoggiò la testa al finestrino, recuperò il telefono, cercò nella rubrica il numero di Catherine nella speranza di riuscire a salutarla. Aveva bisogno di un amica, era in cerca di conforto, ma il numero continuava ad essere inesistente. Prese le cuffie e cercò qualcosa che si intonasse con il suo umore. Scelse una melodia lenta, malinconica. Tentò di isolarsi in quel modo. Rowan però le tirò una manica per richiamarla.

- Dimmi- sussurrò fissandolo interrogativa e poco incline all'essere sociale.

- Posso ascoltare anche io? - scrisse lui con calma. Lei gli passò senza esitare una cuffietta, ma poiché il filo era straordinariamente corto dovette anche spostarsi più vicino a lui. Si concentrò sulla musica e chiuse gli occhi. Il pensiero del ragazzo di fianco a lei in qualche modo la tranquillizzò anziché agitarla e involontariamente si lasciò sfuggire un piccolo sorriso.
Era spaventata, ma sentiva di potercela fare.

~~~

Rowan si stupì dell'incredibile melodia che proveniva dalla cuffia. Non aveva mai avuto modo di ascoltare la musica dell'Oltre. Era molto diversa. Quella di Ambra poi, era molto triste. Però la apprezzò dalla prima all'ultima nota. Non capì le parole che venivano pronunciate ma era sicuro non fossero allegre. Si chiese se fosse in quel modo che si sentiva la giovane recluta di fianco a lui. Si chiese se per esprimere i sentimenti di una persona bastasse la musica.
Fissò Ambra a lungo, come ormai faceva per vizio. Aveva gli occhi chiusi, sotto le ciglia era nascosta una lacrima, ma aveva un'espressione distesa e il respiro si stava facendo lentamente più lento.
Libeth gli sorrise dallo specchietto.

- Sta dormendo? - gli chiese. Il ragazzo annuì accorgendosene solo in quel momento. Sarà stata stanca, più psicologicamente che fisicamente. La capiva. Sorrise, ma poi si obbligò a distogliere lo sguardo. Non doveva distrarsi. Sentì un improvviso peso sulla spalla sinistra e sospirò. Si voltò e una massa di capelli mossi gli ostruì la vista. Ambra era scivolata sulla sua spalla nel sonno. Le sfiorò la fronte con la punta delle dita mentre la musica continuava a riempirlo di emozioni. Che cosa avrebbe dovuto fare? Come avrebbe dovuto comportarsi?

- Rowan... - Lo richiamò all'ordine la Viaggiatrice guardandolo severamente, - Non mi ripeterò- disse la donna come una minaccia. Il giovane Cavaliere sospirò e fissò gli occhi fuori dal finestrino. Avevano ancora molta strada da fare, sarebbe stata dura.

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