Capitolo 15 (parte 1)
SCELTE OBBLIGATE
Sagne
Confederazione Europea, anno 2028
Ambra era vicino alla porta di casa con lo zaino di pelle che Libeth le aveva dato poco prima. Era stata presa talmente in contropiede dalla loro improvvisa comparsa che non aveva fatto in tempo a reagire. I suoi genitori non sapevano nulla di ciò che lei aveva vissuto in quegli ultimi giorni, vivevano la loro vita normalmente. Libeth aveva fatto finta di non conoscerla, presentandosi come un'agente del governo direttamente ai suoi genitori che avevano subito capito che si trattava di qualcosa di serio. L'avevano mandata fuori mentre parlavano con la Viaggiatrice.
Mentre cercava cercava fissare ogni dettaglio del panorama familiare che la circondava, Ambra si chiese cosa Libeth stesse dicendo ai suoi genitori per convincerli. Era spaventata dalla velocità con cui gli eventi stavano accadendo e aveva ancora tanti dubbi, dopotutto sapeva poco più di niente di ciò che l'aspettava e non era certa che ciò fosse sufficiente a convincerla. La sua scia di pensieri tuttavia fu interrotta da Rowan che uscì con un'aria tesa e le fece segno di seguirlo in casa. Dentro, in cucina, c'erano i suoi genitori e Libeth che si fronteggiavano con aria seria.
Ambra notò che sua madre aveva gli occhi lucidi, mentre suo padre stringeva le mani così forte che le nocche erano diventate bianche, aveva uno sguardo severo, freddo,ma anche preoccupato. Libeth invece, in piedi vicino alla stufa, aveva il volto rilassato e professionale. Ambra capì subito che c'era stata una conversazione difficile, ma non riusciva a percepire quale fosse stato il suo esito. Migliaia di ipotesi, di alternative, le si accavallarono in testa e fu sempre più difficile per lei orientarsi. I piedi la portarono al fianco di Libeth e il suo sguardo si fissò in quello dei suoi genitori. Libeth si voltò ad osservare l'ultima arrivata e sorrise.
- Dunque, tu devi essere Ambra. - disse guardandola come se fosse la prima volta che la incontrava.
- Il mio nome è Libeth, sono un'agente governativo ed è un po' che seguo i movimenti di una banda criminale in questa zona. So degli sfortunati eventi che sono avvenuti nel corso dell'inverno e poiché la situazione sta diventando sempre più pericolosa, specialmente per chi è entrato in contatto con loro come te, abbiamo deciso di attivare un programma protezione testimoni... per tenere te e altre persone al sicuro- disse spiegando ad Ambra il disegno che aveva preparato per i suoi genitori. Era evidente che non avrebbe potuto dire loro nulla del passato, avrebbero solo peggiorato una situazione già fragile. Ambra non aveva pensato che avrebbe dovuto mentire così ai suoi, ma riconosceva l'assenza di alternative migliori. Chi mai avrebbe lasciato partire per un mondo in guerra, nel passato, la propria figlia?
Libeth la guardò con un sorriso rassicurante.
- So che in questo momento è difficile accettare la situazione. Ma la nostra proposta è solo a fin di bene. In quanto agente del governo, ho spiegato loro quali sono le implicazioni del vostro coinvolgimento con quei criminali. I tuoi genitori sanno che l'opzione più sicura è di partecipare alla protezioni testimoni offerta dalla Confederazione. Per te è più sicuro stare con noi. Sparire dalla circolazione... in poche parole -.
Ambra si sentì schiacciare. I suoi genitori avevamo già deciso, lei sarebbe partita con Rowan e Libeth, volente o nolente ormai. Guardò i presenti uno alla volta, pensò a Stephen, pensò a Catherine lontana e pensò al mondo in cui era cresciuta e a quello che l'aspettava e si strinse nelle spalle, tesa.
- Mamma, papà...- iniziò tentennante, - Io...- si bloccò con la bocca arida di parole. Prese fiato e cercò di tirare fuori il tono di voce sicuro che sapeva di avere.
- Se quello che Libeth dice è vero, allora è saggio che io non stia qui...- disse con una voce che sorprese perfino se stessa. Sandra non riuscì a trattenere un singhiozzo.
- Oh Ambra, la mia bambina... non dire queste cose. Ti prego- sussurrò sull'orlo del pianto. Ambra sentì gli occhi di tutti puntati su di sè. Suo padre annuì nella sua direzione, aveva capito la serietà della situazione e sembrava convinto dell'inevitabità di quella decisione.
- Mamma, se è per il bene di tutti, farò parte di questo progetto. Non voglio che rischiate per me. - disse decisa, anche se dentro di sé tremava.
- Io... lo capisco... penso sia giusto andare con loro. Vista la situazione, si tratta della vostra sicurezza... e della mia- ripeté stringendosi nelle spalle e cogliendo con la coda dell'occhio un segno di approvazione della Viaggiatrice.
- Dite che tornerò a trovarvi. Vi hanno già detto che sarà così, no? Una volta all'anno avrò il permesso di tornare? Vero?- chiese cercando conferma. Libeth per un attimo la fissò pensierosa, poi sorrise e annuì.
- Certamente. Starai lontana da casa il tempo necessario a debellare la banda criminale, dopodiché sarà possibile organizzare il tuo ritorno. Purtroppo non so dire quanto ci vorrà...-.
A quel punto le lacrime di Sandra scorrevano a dirotto per la disperazione e sicuramente un grave senso di impotenza. Ambra non riuscì a trattenere le lacrime e corse ad abbracciare sua madre. Libeth e Rowan rimasero impassibili e attesero pazientemente che madre e figlia si ricomponessero.
- Signori...- disse Libeth quando vide un momento per riaprire la conversazione,- Vi assicuro che vostra figlia sarà in buone mani, e faremo in modo che mentre sarà con noi, non le succeda niente di male...- disse incoraggiante.
Ambra guardò suo padre. Nonostante fosse mingherlino, portasse gli occhialetti da impiegato e avesse pochi capelli, nonostante in sostanza fosse un uomo buffo, in quel momento ne fu impressionata. Era rigido e impettito, aveva un'aria dignitosa e seria. Scambiò con Libeth uno sguardo indagatore e si espresse a favore della proposta della Viaggiatrice. Era evidente che fosse affranto e preoccupato, ma era deciso a cogliere l'occasione di saperla al sicuro.
Libeth, calma e diplomatica, tirò fuori un po' di fogli da firmare e diede qualche informazione in più.
- Gentile signore, vostra figlia sarà in buone mani...- disse mentre faceva firmare i fogli. Ambra si chiese se fossero veri o se tutto fosse solo davvero una messa in scena.
Ormai Ambra non aveva più scelta, per la sicurezza di tutti doveva partire. Guardò sua madre che da un angolo della stanza guardava prima lei e poi il marito, poi Libeth, non sapendo più che fare.
Libeth strinse la mano di suo padre e poi confortò Sandra con un sorriso. Recuperò i fogli e sembrò sul punto di congedarsi quando si bloccò.
Guardò i due adulti seriamente e li mise in guardia.
- Ambra è l'obiettivo principale dei criminali, ma fate molta attenzione anche voi. Non è impensabile che dalla ragazza siano già risaliti alla famiglia. Non è facile, ma è possibile. Per qualunque cosa rivolgetevi all'autorità, ma solo coloro che hanno lo stemma fatto come il mio...- disse mostrando un distintivo con una stella e una luna sovrapposte ad una spada, lo stesso simbolo del libro di Ambra aveva ricevuto da Libeth.
Sandra lo guardò curiosa.
- Come mai?- domandò.
Libeth sospirò, - La banda criminale è difficilmente controllabile poiché ha forti legami con le autorità, specialmente ora dopo le elezioni sembra essersi rafforzata. La nostra divisione sta conducendo delle ricerche sul personale politico e amministrativo coinvolto ma non siamo ancora certi di quanti siano legati o no all'organizzazione criminale. Dunque per questo vi chiedo di rivolgervi a noi. L'autorità potrebbe non essere affidabile... o addirittura pericolosa-.
Ambra vide suo padre sospirare e accettare quell'ulteriore notizia.
- Faremo attenzione.- affermò convinto. Sia Libeth che Rowan sembrarono rincuorati da quell'affermazione. Ma la Viaggiatrice si sentì di aggiungere ancora qualcosa.
- Sappiate che gli uomini che governeranno questa Confederazione, le giacche rosse, indicano la loro appartenenza all'organizzazione... sono persone pericolose e cercheranno presto di raccogliere tra la popolazione il maggior numero possibile di sostenitori. Coloro che si dimostreranno contrari... saranno in pericolo. Quindi agite con discrezione- spiegò con tono lugubre.
-Ambra è già un loro bersaglio...- ammise per chiarire del tutto la situazione. Ambra rabbrividì. A sentire Libeth, non era un semplice cacciatore chi la inseguiva, bensì qualcuno legato alle persone del nuovo governo. Sembrava che ogni volta la sua situazione si facesse più grave. Vide i suoi genitori metabolizzare tutte quelle informazioni a fatica. Suo padre abbracciò sua madre, cercando di infonderle coraggio, poi fissò gli occhi sulla Viaggiatrice.
- Ci lascereste da soli per un po'? Quanto tempo abbiamo ancora - sussurrò. Libeth rispose senza sorridere.
- Torneremo tra una settimana. Rowan, il mio assistente, manterrà i contatti con Ambra. Arrivederci- disse, poi si voltò e uscì con Rowan al seguito. Ambra aspettò di vederli scomparire in fondo alla strada poi rientrò. I suoi stavano parlando tra di loro e quando la videro entrare si interruppero. Avevano l'aria stanca di chi ha appena scalato una montagna, ma senza la scintilla di gioia che ha chi ha raggiunto la cima. Avevano negli occhi la consapevolezza inevitabile che la loro primogenita era in pericolo e l'unico modo che avevano per tenerla al sicuro era separarsi da lei. Ambra non poteva immaginare quanto doloroso potesse essere per un genitore compiere una scelta del genere. Dal canto suo però ancora non aveva metabolizzato del tutto cosa stesse accadendo e soprattutto cosa sarebbe successo di lì a poco. Solo una strisciante sensazione di paura ogni tanto le provocava un brivido lungo la schiena.
Sandra la invitò in un abbraccio e Ambra si lasciò cullare tra le sue braccia per un po'.
- Ho paura mamma...- sussurrò e Sandra non poté far altro che abbracciarla più stretta. Suo padre strinse entrambe.
- Vedrete che andrà tutto bene. Tutto si risolverà per il meglio...- disse cercando di confortare tutti.
Ambra si staccò e come accadeva ogni volta che aveva bisogno di stare un po' per conto suo decise di fare quattro passi. Non osò allontanarsi dalla strada di casa per andare nei boschi, non era saggio. Ma arrivò fino alla prima curva sotto la collinetta.
Lì con sua grande sorpresa trovò Rowan, appoggiato ad una moto.
Si bloccò, come ingessata. Le venne un colpo quando se lo trovò a un palmo dal naso. Il ragazzo le mostrò un biglietto.
-Tutto a posto?- Diceva. Ambra leggermente frastornata annuì.
- Sì, grazie...- rispose, poi aggiunse - anche se non mi aspettavo il cambio di versione della storia... e mi chiedevo anche come ma fin da subito non mi avete ingannata. Avreste potuto portarmi fino nel passato e poi dirmi tutto laggiù. Perché farmi sapere tutto ora? Avrei potuto denunciarvi come pazzi...- disse e si fermò interdetta sotto lo sguardo attento di Rowan.
- Adesso che ci penso... perchè non l'ho fatto?- si domandò.
Rowan sorrise divertito dalla sua faccia confusa, la osservò con i suoi occhi blu mentre Ambra cercava di districarsi da quelle meravigliose sfumature oceano. Si sentì arrossire e cercò di distrarsi, ma finì col pensare ancora di più a lui che le stava di fronte fissandola. Si chise a cosa stesse pensando. Scosse la testa e ripensò agli avvenimenti dell'ultima ora, oscurandosi. Fece per tornare sui suoi passi quando Rowan le fece rivedere il suo foglietto con un mezzo sorriso gentile e lei alzò gli occhi al cielo. Come voleva che si sentisse?
- Rowan, sto bene. Anche se lo so. So che sai che non è vero. Ma come pensi che possa stare? È solo che... sono pur sempre una ragazza normale. Timida e tranquilla. Di una famiglia normale. Di un paese normale. Abituata a vivere in un mondo normale. Per me non è facile... - disse tutto d'un fiato. Rowan la fissò con una tale intensità da farle venire i brividi.
- Per nessuno è facile- scrisse con calma, - E tu non sei normale. Né la tua famiglia. Né il tuo paese. Siete speciali- aggiunse con un tratto leggero. Le diede un bacio sulla fronte, dovette chinarsi un po', e la lasciò paralizzata.
Rowan era già sulla moto quando Ambra realizzò per davvero cosa fosse successo. Lui la salutò con un sorriso e si mise il casco, in un attimo il rombo del motore squarciò l'aria e la moto e il suo padrone sfrecciarono via sulla strada.
Ambra tornò a casa con le mani tuffate nelle tasche e le guance bollenti. Che cosa sto facendo? si chiese. Stava vivendo una pazzia. Tutto le sembrava assurdo e allo stesso tempo era incredibilmente reale, e non era che all'inizio del suo viaggio. Sapeva in fondo al suo cuore che poteva farcela, che sarebbe andata fino in fondo, che sarebbe diventata forte e sarebbe tornata a casa. Si rallegrò per un attimo di questa consapevolezza e per un secondo riuscì a lasciare fuori la preoccupazione. Ma non durò abbastanza e sapere che quello non era un gioco la fece riscivolare nel pessimismo. Sospirò. Adesso deciderà il destino... pensò e si sentì stupida. Non era una qualche eroina dai poteri speciali, non sarebbe stata lei a cambiare le sorti della guerra, ma avrebbe fatto del suo meglio, se non altro per sopravvivere.
Entrò in casa e giunse in cucina dov'era già riunita tutta la famiglia. Ambra si fermò un momento a guardarli. Avevano davvero l'aspetto di una famiglia normale. Tommy e Siria, a giocare uno a guardare la tv l'altra; suo padre, a leggere il giornale, comodamente seduto sulla sua poltrona; sua madre, che cominciava a prepare la cena.
- Ciao a tutti!!!- esordì sforzandosi di apparire normale.
- Ciao Siria!- disse e passandole di fianco riuscì a stamparle un fulmineo bacio sulla guancia.
- Ciao Tommy- disse afferrandolo da dietro e prendendolo in braccio.
- Lasciami... Ambvi!- si lamentò il bimbo. Sua sorella fece un salto e una faccia disgustata.
- Così non vale!- urlò con voce stridula. Ambra si godette i suoi fratelli nella loro innocente reazione.
Aveva la faccia allegra ma in realtà stava cercando di vivere e memorizzare quei bei momenti insieme prima di lasciarli.
- Giovani! A tavola! - li richiamò Sandra togliendosi il grembiule. Tutti si sedettero affamati, apparentemente di buon umore. Tuttavia, come raramente capitava, quella fu una cena silenziosa.
Bạn đang đọc truyện trên: Truyen247.Pro