Chào các bạn! Vì nhiều lý do từ nay Truyen2U chính thức đổi tên là Truyen247.Pro. Mong các bạn tiếp tục ủng hộ truy cập tên miền mới này nhé! Mãi yêu... ♥

Capitolo 14 (parte 1)

PASSATO E FUTURO

Pigenridel

Confederazione Europea, anno 2028

Non si erano chiariti, non del tutto. Ambra era sempre in bilico tra il credere a quell'assurda verità e il reputare Rowan un pazzo, però qualche dubbio cominciava a solleticarle la coscienza, la curiosità stava giocando un ruolo fondamentale, la sua sete di cose nuove, di avventura, di rischio, la attiravano verso una decisione che probabilmente nessun adulto sano di mente avrebbe preso. Ma lei era solo una ragazzina, la cui unica ricchezza (non poca ovviamente, ma comunque limitata), era la sua famiglia. Se davvero tutto il suo mondo stava per essere stravolto, se davvero le persone a cui voleva più bene erano in pericolo a causa sua, allora forse accettare la storia di Rowan sarebbe stato più semplice.
Per tutti quei pensieri alla fine non aveva dormito molto la notte e fu così che si presentò a scuola con le occhiaie più segnate del solito. Entrò, ovviamente ignorata da tutti, ma questo non le diede fastidio, perché con gioia notò Rowan seduto al suo banco. La cosa le fece una strana impressione poiché da due mesi era abituata a vedere quello spazio vuoto. Quel giorno invece, il ragazzo era lì, attorniato come al solito da un gruppetto vociante di mini-Alyssa.
Era contenta di rivederlo, e sinceramente non si aspettava che sarebbe tornato addirittura in classe. Quando lo vide battibeccare per messaggio con Gretha, un'amica di Alyssa, non poté evitare di sorridere e scuotere la testa.
Non avrebbe certo potuto fare meglio di lui, quindi si limitò ad osservarlo, mentre si comportava da ragazzo normale. Si chiese perché non potesse essere sempre così, e un sospiro le sfuggì involontario, poi la prof entrò e le lezioni iniziarono.

Fu all'intervallo quando Ambra stava cominciando a mangiare la sua merenda che Rowan le si avvicinò. Il ragazzo aveva perso la sua aria spensierata da ragazzino e con aria seria le porse un biglietto.

- Libeth mi ha chiamato. Vuole vederti- aveva scritto. Ambra lo guardò interrogativa ma non tanto sorpresa quanto avrebbe pensato.

-Ok...- disse semplicemente. Si alzò, abbandonò metà della merenda sul banco e seguì Rowan, ignorando gli sguardi che gli altri lanciavano nella loro direzione. Il ragazzo la portò fino alla biblioteca della scuola, la guidò attraverso il labirinto di scaffali stracolmi di libri fino al punto più lontano dall'entrata dove si fermò.
Attesero pochi minuti, poi, preceduta da un rumore di tacchi, comparve una donna. Ambra la riconobbe subito: Libeth in versione più femminile, avvolta da un interessante tailleur color prosciutto. Le era rimasta in mente per la sua giovialità, per il suo aspetto e per la sua stravaganza, in più aveva salvato lei e i suoi amici ben due volte. Si era spiegata la capacità guerriera di Libeth interpretando la sua attività politica come di agente segreto. E se Rowan le aveva detto la verità, non aveva indovinato male. Osservò la Viaggiatrice da capo a piedi in cerca di qualche dettaglio che potesse fornirle indizi sulla sua "professione", ma non trovò nulla di particolare. Libeth aveva i capelli scuri, gli occhi verde-grigio erano incorniciati da un paio di occhiali neri e sottili. Era alta e snella e aveva un portamento elegante e sicuro.

- Ciao Ambra- le disse semplicemente la Viaggiatrice. Ambra rispose con un semplice cenno incerta su come comportarsi.

- Stai tranquilla. Sono qui con Rowan per parlarti, e credimi, parleremo di molte cose... Non preoccuparti per la lezione, ho già parlato con il professore. Abbiamo tempo per ascoltare le tue domande e darti le risposte che cerchi - la informò con tono cordiale ma efficiente.
Ambra studiò la donna per un momento e decise che avere risposte era ciò che voleva.

- Va bene.- disse. Libeth la guardò amichevolmente e sorrise soddisfatta.

- Molto bene. Non perdiamo altro tempo dunque!- esclamò entusiasta.
Si sedettero tutti e tre ad una scrivania completamente ricoperta di fogli e libri e quando finalmente si furono sistemati fu il momento delle domande. Ambra non dovette riflettere molto per stilare una lunga lista di interrogativi: chiese del mondo oltre il Varco e della guerra, quanto essa fosse simile a quella dei libri di storia; domandò del pericolo che correva, o che avrebbe corso se fosse rimasta, e che cosa l'avrebbe aspettata dall'altra parte, se avesse deciso di partire; infine chiese del diario che aveva trovato, dei Cavalieri del Tempo e della magia.
Fu così che Libeth parlò a lungo di molte cose, cercando di soddisfare ogni sua curiosità. Le raccontò la storia dei Cavalieri del Tempo dalle loro origini e dell'inventore che fondò la casata dei De Krhonnes: Adalwin Krhon. Come già Rowan le aveva raccontato, descrisse il Varco e le parlò dei Viaggiatori. Narrò della rivalità tra la Francia e l'Inghilterra e di come la guerra stesse procedendo. Sottolineando la corruzione e la sete di potere degli inglesi, e la disperazione dei francesi rimasti senza un re, assaliti da nemici che arrivati da nord-est avevano occupato Parigi. Parló anche di quelli che ad Ambra parvero miti e leggende, racconti di creature e magia che aveva trovato solo nei libri.
Le descrisse le mitiche creature che popolavano l'Europa medievale e che probabilmente ancora si nascondevano nel tempo di Ambra. Le raccontò dei draghi, che avevano lasciato in eredità una razza mezzosangue, i Baham; dei Popoli dei Boschi, temibili guerrieri; le raccontò degli Erikton, una razza legata al fuoco. Infine le disse quale sarebbe stato il suo ruolo in tutto ciò e le spiegò che cosa sarebbe successo se avesse deciso di seguirli nel passato.
Il tempo del racconto occupò la mattina intera. Libeth si spese nei dettagli e rispose a ogni domanda con precisione, senza esitazione. Quando terminò, Ambra non potè fare a meno di guardarla stordita. La spiegazione di Libeth era troppo imponente per poter essere digerita tutta insieme. Le chiese un momento per pensare e si alzò quasi barcollando. La donna la guardò comprensiva e le lasciò spazio.
Ambra si allontanò, andando a rifugiarsi ai piedi di uno scaffale pieno di saggi filosofici. Accucciandosi si abbracciò le ginocchia e chiuse gli occhi appoggiando la testa alle copertine impolverate dei libri. Continuava ad essere dilaniata dai dubbi. Come poteva credere a quello che le avevano detto? Il racconto aveva colmato in parte le pagine illeggibili del piccolo diario che aveva trovato, ma era tutto così assurdo... Un mondo fatato, creature magiche. Se già prima non aveva creduto facilmente a Rowan, ora era quasi sicura di avere a che fare con gente completamente pazza.
Ma come poteva esserne certa? Ambra quasi non si accorse quando Rowan la raggiunse in silenzio e le porse un foglio.

- Tutto bene? - chiedeva con lo sguardo e con l'inchiostro. Ambra scosse la testa.

- Perchè noi non ci accorgiamo di niente se così tanti uomini dal passato vengono qui? -.

Rowan la guardò con un sorriso, - Perché siamo molto cauti nel nostro agire. Difficilmente coinvolgiamo persone come te. Ma ora non ti preoccupare di questo...Torniamo di là - le scrisse con calma e la convinse ad alzarsi. Quando ricomparvero nella saletta della biblioteca, Libeth le sorrise.

- Se verrai con noi, avremo modo di istruirti insieme agli altri in maniera più precisa su tutto ciò che riguarda il nostro mondo medievale.- le disse come consolazione. Guardò i due ragazzi e prima di congedarsi prese dalla sua borsa un libro e lo mostrò ad Ambra.

- Prendi questo- disse porgendoglielo.

-Leggerlo chiarirà ancora meglio i tuoi dubbi- le disse sorridendo. Ambra lo prese in mano e ne saggiò il peso specifico ammirando quel bel tomo e la facilità con cui Libeth gliel'aveva passato, come se fosse stato una rivista. In realtà era molto spesso, poco meno di una spanna, la copertina era di un blu sfumato e vellutata al tatto, gli angoli erano protetti da lamine d'argento mentre al centro campeggiava solo un simbolo, anch'esso d'argento. Tuttavia non c'era un titolo, solo il simbolo stilizzato che raffigurava una luna e una stella sovrapposte ad una spada.

- Ambra spero che questo libro possa essere per te un ulteriore aiuto... io ti ho detto tutto ciò che potevo per il momento, ma ora devo tornare a casa. E anche voi ragazzi dovreste preoccuparvi di tornare a lezione...- disse la Viaggiatrice facendo l'occhiolino e dileguandosi per i corridoi di scaffali. Non diede loro nemmeno il tempo di rispondere, Ambra e Rowan si ritrovarono soli.

- Hai in mente qualcos'altro per me di oggi?- domandò Ambra al ragazzo con tono stanco. Rowan si limitò a sorriderle e scuotere la testa invitandola a tornare verso la loro classe. Ambra abbracciò il tomo corrucciata e si avviò ripensando a tutto ciò di cui era venuta a conoscenza. Per un attimo si fermò a guardare il giovane Cavaliere al suo fianco che sembrava come al solito imperturbabile e sorrise. Quante cose aveva vissuto da quando Rowan era comparso nella sua vita...
- Incredibile... - disse con un tono a metà tra il divertito e l'esasperato. Rowan si voltò a guardarla interrogativo.
- Davvero! Dopo due settimane che ti conosco stravolgi la mia vita! Dopo un mese un tizio minaccia di uccidere me e i miei amici! Poi sparisci, e dopo due mesi torni per portarmi via da casa!- incrociò le braccia e lo guardò negli occhi.

- Rowan Roland... quali sono le tue intenzioni nei miei confronti? A questo ritmo, non so quanto ancora potrò resistere- lo ammonì senza aspettarsi una risposta. Il ragazzo scosse la testa a prima vista per niente scalfito, ma per un attimo un'ombra attraversò il suo volto. Fu solo un istante, poi le sorrise come se nulla fosse e la superò.
Ambra non potè far altro che seguirlo, dominata da così tante emozioni che se avesse dovuto disegnarle avrebbe dipinto dei fuochi d'artificio.
Si strinse il libro al petto e uscì dalla biblioteca.

~~~

Alla fine di quella lunga giornata, Rowan si allontanò dalla biblioteca e dalla scuola a passo svelto. Non sarebbe più tornato in quelle aule e in quei corridoi, quella sarebbe stata per davvero l'ultima volta che avrebbe varcato quei portoni. La sua avventura come Viaggiatore era finita e ora doveva concentrarsi su cosa lo attendeva nel passato. Ciò che lo impesieriva di più era come avrebbe reagito Ambra alla vita del medioevo. Ancora fresca nella memoria era la morte di Stephen e sempre presente era la consapevolezza che fosse stata colpa sua. Con quale coraggio avrebbe mentito alla sua nuova recluta? Con quale arroganza aveva convinto una ragazza nel fiore della sua gioventù a diventare un soldato in un'era buia e violenta come la sua? Ma in realtà non era la prima volta che lo faceva, per quale motivo si sentiva così turbato? Quale pazzia l'aveva spinto ad opporsi agli ordini di Libeth? Aveva scritto la sua lettera, una sera, ancora al campo; aveva cercato di impedire la loro partenza, sicuro che senza di loro Ambra sarebbe stata fuori pericolo, ma non era riuscito a convincere la Viaggiatrice. Ambra costituiva una minaccia al loro sistema ora che era diventata un bersaglio. Rowan avrebbe di gran lunga preferito non avere più nulla a che fare con l'Oltre, nulla a che fare con quella cittadina e quella ragazza, ma era tornato. In un certo senso, provava una sorta di sollievo nel sapere che Ambra sarebbe andata con loro, ma il fatto che la sottraessero al pericolo nell'Oltre non l'avrebbe salvata dai pericoli del passato. Rowan era convinto che Ambra avesse più capacità e carattere di quello che dava a vedere, aveva imparato a riconoscere ed apprezzare il suo spirito, serio solo in apparenza, maturo per la sua età, ma sopratutto forte, sorprendentemente resistente, tuttavia una guerra medievale era nulla in confronto a ciò che avevano sperimentato. Aveva visto quella ragazza terrorizzata, sconvolta, infuriata, aveva pensato che sarebbe crollata, ma non l'aveva mai vista arrendersi. Ciò era la sua unica consolazione, gli dava motivo di credere che Ambra ce l'avrebbe fatta. Da subito aveva apprezzato il suo coraggio, il suo appena accennato modo di approcciarsi, i suoi silenzi riflessivi. Ciò che forse gli faceva piacere quella ragazzina così tanto, si trovò a pensare, era il fatto che su certi aspetti si assomigliavano.
Mentre camminava a passo tranquillo verso casa si chiese cosa stesse facendo in quel momento, come si sentisse. Aveva provato più volte ad immedesimarsi in uno di quei giovani che lasciavano le loro case per una destinazione ignota, abbandonando una famiglia, degli amici e una casa, o anche solo un mondo conosciuto, ma non ci era mai riuscito. Certamehte doveva essere qualcosa di spaventoso. Tirò un calcio a una pietrolina sfortunata e sospirò. Pensare ormai non avrebbe cambiato la situazione, doveva concentrarsi sulla sua missione e portarla a termine. In fin dei conti sarebbe presto tornato al suo mondo, ai suoi ritmi, al suo ruolo tra la sua gente e tutto sarebbe tornato ad esser semplice.

Bạn đang đọc truyện trên: Truyen247.Pro