Capitolo 1 (parte 1)
LA SPIA INGLESE E I PIANI DEL GENRALE DE KRHONNES
Francia
Anno del Signore 1422
Il re si spense in silenzio, nel suo letto, malato e lontano dall'uomo che era stato. Quel giorno fu di profondo dolore e lutto. Tutta l'Inghilterra pianse il comandante glorioso che l'aveva condotta sul suolo francese.
L'ultimo ordine per Celius e i suoi uomini, ricevuto da Sua Maestà in persona, era stato quello di non tradire mai la corona inglese, di proteggere ad ogni costo la famiglia reale. Celius giurò, su quel letto di morte, che avrebbe dato la vita per la sua patria e per il suo futuro re. Da quel momento avrebbe vegliato sul giovanissimo erede del regno britannico.
Fu un pomeriggio tardo di autunno quando un messaggero del reggente Bedford giunse per lui direttamente da Londra. Gli era richiesto di raggiungere la capitale per una missione di grande importanza e delicatezza.
Celius partì quasi immediatamente, con la sua compagnia, diretto a Londra. Cavalcò senza fermarsi di notte e attraversò il paese in pochi giorni.
La città caotica, sporca e grigia lo accolse con la sua atmosfera triste e distaccata. La gente, troppo occupata a badare alla propria sopravvivenza, osservò il suo passaggio senza attenzione, invidiando la sua alta posizione in groppa al destriero scuro.
Celius non amava le vie strette e la confusione, ma non dovette fare molta strada per arrivare alla Torre. Varcò la soglia sotto lo sguardo vigile delle sentinelle. Si guardò intorno con indifferenza, fissando il cortile da dietro il cappuccio. Smontò da cavallo con un salto e senza aspettare paggi o servi che lo guidassero, si avviò verso l'interno.
Il duca lo accolse con un sorriso cordiale e distaccato in una sala piena di ministri, cavalieri, dame e giullari. Visto che era la prima volta che si incontravano, non doveva aver risparmiato sulla sicurezza.
Celius osservò i presenti senza battere ciglio poi con passo sicuro raggiunse il suo ospite. L'uomo, sulla quarantina, dall'aspetto austero e aristocratico lo aspettava dall'altro lato della stanza. Sotto lo sguardo acuto delle guardie si inchinò e tributò i suoi omaggi, ma non badò alla perfezione della forma. Il reggente ricambiò con gesti ingessati e gli offrì una piccola coppa di sidro. Lo guidò in un angolo più riparato della sala dove finalmente si predispose a parlare.
Celius sospirò scoccando un'altra occhiata infastidita alla sala affollata. Occhi ed orecchie erano rivolti a loro, coperti da un brusio diffuso di chiacchiere disinteressate e superficiali. Ma al reggente andava bene così.
- E così, siete voi... Celius, la guardia personale del defunto re. Mio fratello riponeva molta fiducia in voi... elogiava spesso la vostra fedeltà e la vostra abilità - esordì il duca con lo sguardo diffidente di chi non ripone fiducia in nessuno. Celius annuì per confermare le parole del duca.
- Contro ogni mia solita precauzione, ho deciso di richiamarvi lontano dai vostri doveri per avanzare una richiesta. In nome della fedeltà che avevate per mio fratello, vi chiedo ora di servire me.- continuò il duca con tono severo. I suoi occhi taglienti osservavano attentamente ogni suo movimento, pronti a cogliere ogni segno di fallo. Celius attese con pazienza che il duca finisse di esaminarlo.
- Il compito che ho intenzione di affidarti è molto delicato... come sapete la guerra sul continente che mio fratello ha portato avanti in questi anni è in una fase instabile. La Francia è in ginocchio ma ancora non ha ceduto gli ultimi punti strategici per il sud. Non posso permettere che mio nipote salga sul trono in un clima d'incertezza. Voglio finire questa campagna il prima possibile. Perciò ho bisogno che voi troviate il punto debole da attaccare per concludere definitivamente questo conflitto- annunciò Bedford con un tono grave. Celius annuì mascherando dietro un'aria impassibile il suo disappunto. Per andare in Francia avrebbe dovuto abbandonare la sua posizione di fianco al principe. Avrebbe tradito la promessa fatta al suo re per soddisfare la richiesta di un reggente. Ma sapeva anche che le motivazioni di Bedford non erano insensate.
- Mio signore, la mia vita è al servizio vostro - rispose. Il duca lo osservò, senza nascondere lo scetticismo, ma subito dopo sembrò credergli.
- Ciò che voi e i vostri uomini dovete fare è infiltrarvi nelle fila francesi, acquisire più conoscenze possibili e riportare qualunque cosa possa risultare utile alla nostra causa- aggiunse il duca sorseggiando il suo sidro.
Celius annuì e si inchinò, non ci fu bisogno di aggiungere altro.
- Vi farò avere mie notizie al più presto- disse prima di allontanarsi dalla sala. Ripercorse in fretta i corridoi verso l'esterno e tornò al cortile. Il cavallo era ancora dove l'aveva lasciato, nessuno aveva osato avvicinarsi. Balzò in sella agilmente e, seguito dai suoi uomini, si diresse verso il porto.
∽∽∽
Chateau De la Lune
Anno del signore 1422
Il generale De Krhonnes convocò un'assemblea d'urgenza. Tutti i rappresentanti dell'Ordine si trovarono nella sala consiliare intorno ad una tavola rotonda alla quale si sedette anche lui. Tutti erano scuri in volto e poco felici di doversi ritrovare, tuttavia era lui quello che stava peggio. Era di pessimo umore e sebbene questo fosse abbastanza frequente e normale, seppe che troppo facilmente sarebbe finito tutto in grida e discussioni.
- Signori, prima mi concederete di parlare, prima potremo tornare alle nostre attività - disse con un tono duro che impose anche ai più chiassosi di tacere.
- L'urgenza di questa riunione, come ormai saprete tutti, è dovuta alla prematura dipartita di re Carlo VI...- iniziò con tono greve. Tutti annuirono con la stessa espressione scura in volto.
- Come comandante dell'Ordine dei Cavalieri del Tempo, e come generale delle Forze della Luna, ho richiesto questa assemblea per affrontare insieme due ordini di problemi. Da una parte, la delicata questione della successione, dall'altra, quella più complessa della guerra- continuò scrutando i volti dei presenti. Alcuni già aggrottavano la fronte, disturbati al pensiero di discutere di quegli argomenti. Il Generale fece finta di non vedere e proseguì.
- In primo luogo, per effetto del trattato di Troyes, il Delfino rischia di perdere la sua eredità. Evenienza che nel nostro caso non possiamo permettere. Se questo dovesse accadere, il rischio di soccombere anche in battaglia potrebbe diventare reale... -.
- Nei secoli il nostro Ordine ha protetto gli equilibri del continente, vegliando sul corso della storia, custodi delle antiche profezie. In questi tempi di trasformazione il nostro compito non è solo proteggere il Varco che i nostri avi hanno creato, ma anche combattere sul campo in difesa dei più deboli. Il nostro intervento in questo conflitto ormai di molti anni, finora è stato di semplice supporto. Ma non possiamo permettere che la Francia soccomba. Essa è la culla delle nostre radici. La sua instabilità danneggia anche il nostro Ordine-.
Dopo l'iniziale sollievo per la dipartita del re inglese, avvenuta quell'estate, la morte del re folle aveva infatti lasciato loro in eredità una Francia debole e disillusa, invasa dal nemico, autoproclamatosi loro re. Gli invasori inglesi avanzavano senza rallentare, mentre gli animi dei guerrieri francesi erano sempre meno convinti e meno audaci. Il Delfino non era in grado di guidare i suoi uomini in battaglia e si stava ritirando, una città dopo l'altra, arrendendosi all'idea di aver ormai perso il suo regno.
- Non manderò altri fratelli a morire per una causa persa. L'Ordine ha già fatto abbastanza. I miei Cavalieri non continueranno a combattere ad oltranza, solo per un ideale. Per morire in battaglia, tanto vale rivelarci per quello che siamo e aspettare la fine! Scommetto che anche coloro che abbiamo protetto con il nostro sangue, se sapessero chi siamo davvero, ci tratterebbero come il demonio in terra e tornerebbero a perseguitarci come un tempo - una voce profonda e potente si levò sul tavolo, risuonando nella sala, colma di sarcasmo e scherno.
Il generale corse con gli occhi all'uomo che aveva parlato. Lo riconobbe con un fremito nervoso.
Era Bromir, il Baham, un uomo spesso e alto, dalla barba folta e nera che spiccava tra i presenti anche quando non parlava. La sua pelle violacea, ricoperta da piccole squame lucenti, come quelle di un rettile, e le pupille verticali dei suoi occhi incutevano timore in chiunque incrociasse il suo sguardo e non passavano di certo inosservate. In quel consiglio rappresentava i mezzosangue più antichi e temuti e i loro più preziosi alleati: i discendenti dei draghi.
- I nostri figli sono morti in battaglie inutili, senza guadagnare una città, senza far altro che retrocedere inevitabilmente al fianco dei soldati francesi. Questa guerra è alla fine. Lasciamo che se la cavino da soli. Quale bisogno c'è dell'intervento delle Forze della Luna? I Cavalieri del Tempo hanno compiti più alti che non preoccuparsi di salvare la Francia da una fine ormai inevitabile... - continuò facendo rimbombare le sue parole attraverso la sala. Poi si rivolse direttamente al Generale.
- Comprendo la devozione della vostra famiglia. Sono secoli che onorate il vostro giuramento, servire e proteggere la Francia, ma forse è giunto il momento di cambiare le cose. Ritengo infruttuoso e controproducente continuare a intervenire in una guerra già persa- riaffermò guardando i presenti con aria severa. Ciò che aveva detto non era rimasto inascoltato. Molti annuivano riflettendo su quelle parole. Il generale De Krhonnes ribolliva nel tentativo di mantenere la dignità che con fatica si era guadagnato, per evitare di rispondere al suo alleato con poca diplomazia. Non aveva nemmeno avuto modo di approfondire il discorso e già si sentiva attaccato sul personale. Prese un profondo respiro per recuperare il controllo e riportare il discorso sulla giusta rotta.
- Signori, ascoltatemi- disse cercando il silenzio e la quiete per poter finalmente continuare a parlare.
- Ciò che Bromir propone è... comprensibile, ma non accettabile. Come tutti sappiamo, questa guerra dura ormai da decenni. Il re Folle ha commesso molti errori e ora noi ci troviamo a doverli scontare. E' vero, la famiglia De Krhonnes, molto tempo fa, ha giurato di difendere questa nazione, di proteggere la Francia. Il nostro destino è indissolubilmente legato al suo. Ma è pur vero che l'Ordine dei Cavalieri del Tempo è nato per proteggere. Se non per il regno, per onorare il giuramento che avete prestato, vi chiedo di non considerare inutile il supporto che fino ad ora avete offerto ai francesi- disse cercando di diminuire l'effetto evidente che le parole di Bromir aveva suscitato nel consiglio. L'atmosfera ormai pesante della sala si aggravò ulteriormente.
- Inoltre, il segreto dei Cavalieri del Tempo non può essere in alcun modo rivelato. Permettendo ad un re straniero di esserne a conoscenza creeremmo gli squilibri che è invece nostro dovere evitare - disse catturando un po' di sguardi.
- Ciò che vi propongo ora non ha precedenti. Chiedo il vostro parere e spero nel vostro supporto. Ritengo che l'intervento massiccio delle Forze della Luna in questa guerra tra Inghilterra e Francia sia inevitabile. Come prima cosa, riconoscendo il Delfino come legittimo erede e poi proseguendo con la sua incoronazione, dobbiamo stabilizzare il potere centrale dello stato. Successivamente, dovremo respingere con la forza le truppe inglesi che occupano il settentrione. Se riusciremo a costringerli sulla costa avremo una distanza di sicurezza che ci permetterà di consolidare la situazione sul continente e una buona probabilità di riuscire a fare abbastanza pressione da rimandarli sull'isola britannica- illustrò i passaggi in modo approssimativo ma chiaro in modo che tutti seguissero. Poi si convinse ad incrementare la dose aggiungendo un'ultima proposta. Era da molto tempo che pensava a quella possibilità e finalmente era deciso a condividerla. Riprese a parlare prima che qualcuno potesse intervenire.
- Credo, infine, che sia giunto il momento di sfruttare il dono del Varco. Il mio antenato Adalwin De Krhonnes ci hanno lasciato un pesante segreto, ma con esso una preziosa opportunità. Propongo di mandare dei Viaggiatori oltre il Varco-.
Il silenzio dei presenti per un momento lo preoccupò ma quando vide sui loro volti pensierosi che davvero stavano prendendo in considerazione quell'idea continuò.
- Riconosco che le fila dei Cavalieri non sono più floride come una volta, e anzi ogni giorno diventano più sottili. La mia famiglia un tempo riusciva a mantenere stabile i numeri del nostro esercito grazie alla vostra alleanza. Ma oggi non è più sufficiente. Non possiamo cercare supporto tra la gente comune, perché i nostri segreti sono troppo grandi e accettare il nostro credo e la nostra realtà è già difficile per alcuni di noi... Propongo di cercare reclute nel mondo dell'Oltre. Propongo di creare un nuovo esercito, di continuare a combattere, ma con nuove forze- disse. Tutti lo osservarono e un'esplosione di voci sovrapposte animò improvvisamente il tavolo.
- Signori io non parteciperò a questa pazzia!- disse Bromir alzandosi in piedi di scatto.
- Usare il Varco per i vostri fini, quello sì che è tradire gli ideali dei Cavalieri. Se deciderete di procedere, potrete considerare la nostra alleanza finita- minacciò con occhi truci. Il generale sostenne il suo sguardo e si rivolse a tutti i presenti con un ringhio appena trattenuto.
- Non vi costringerò a rimanere, né a rispettare il vostro patto. Se deciderete di lasciare questo consiglio, abbandonerete anche il vostro posto nell'Ordine. Tradire coloro che sono qui ora renderà vane le morti dei nostri compagni. Se seguirete Bromir nella sua ritirata magari rispetterete il giuramento dei Cavalieri, ma tradirete il sacrificio dei vostri cari...- commentò fissando il Baham, già in piedi e vestito del suo mantello.
- Non insultare la memoria dei nostri caduti. La mia scelta salverà molte più vite in futuro. - disse il mezzosangue gelidamente. Le sue parole caddero come rocce nell'acqua, riverberando sul consiglio, ma nessuno si alzò insieme a lui.
- Se volete sacrificare i vostri cari, bene! Non vi fermeremo. Da questo momento la nostra alleanza è rescissa. I Baham rinunceranno alla protezione dell'Ordine ma saranno liberi dai suoi obblighi... - proclamò il mezzosangue prima di uscire a grandi passi. Il generale non mosse un muscolo fino a quando non sentì il portone chiudersi, poi tornò ad osservare i presenti.
- Molto bene, ora che siamo tutti d'accordo, dobbiamo stabilire come procedere-.
∽∽∽
Cinque anni dopo.
Accampamento truppe francesi
Anno del signore 1427
Libeth ordinò alle sue reclute di tornare all'accampamento mentre un messo la raggiungeva con una missiva. Accettò con un sorriso tirato la pergamena e tornò velocemente verso il suo padiglione. Il sigillo in ceralacca portava il simbolo dei De Krhonnes, e ciò voleva dire solo una cosa: il Generale le aveva scritto, di nuovo.
L'ultimo incontro con il suo comandante era stato poco cordiale come al solito, ma quella volta l'aveva lasciata più frustrata ed indispettita.
In qualità di Prima Viaggiatrice godeva di rispetto ed autorità in tutto l'Ordine, anche presso i Cavalieri del Tempo era riconosciuta come abile guerriera e saggia stratega. Il generale tuttavia sembrava non riconoscere le sue abilità.
Da quando i Baham avevano rifiutato di aiutarli e si erano ritirati sulle Alpi, tagliando ogni contatto, molti altri alleati del consiglio si erano resi meno disponibili e ciò l'aveva reso ancora più irritabile e iroso di un tempo.
In occasione del loro ultimo incontro, gli aveva fatto notare che con tali atteggiamenti avrebbe perso il sostegno dei nobili e dei mezzosangue che servivano la loro causa. Tuttavia, il Generale aveva negato l'evidenza e l'aveva cacciata in malo modo.
Spaccò il sigillo con un gesto secco e automatico, accentuato dal suo cattivo umore, e srotolò la missiva preparandosi a leggerne il contenuto. Sentiva l'amaro in bocca dovuto al rancore che ancora lambiva il suo animo acceso. Ma sospirò e cominciò a scorrere le righe brevi e asciutte della pergamena.
Anno del signore 1427, Cheteau de la Lune
Alla Prima Viaggiatrice,
È giunto un falco dal fronte: il generale De Dunois è riuscito a salvare la città di Montargis. Non ci sono state vittime tra i nostri soldati. Un solo ferito, del popolo dei Boschi. Il Delfino si congratula ancora una volta con noi, ma richiede ulteriori sforzi. In qualità di generale e servo di sua maestà, vi ordino di tornare nell'Oltre. Con voi conucete mio figlio e altri due Viaggiatori, scelti a vostra discrezione, e arruolare altri giovani forze.
Questa deve essere l'ultima spedizione. Usare il Varco è divenuto troppo rischioso. Mi è giunta voce che ci siano delle spie inglesi alla sua ricerca. Non possiamo permettere che un tale segreto finisca nelle mani sbagliate.
Confido che vi occuperete anche di questo.
Vi concedo due mesi di tempo per organizzare il viaggio, voglio che siate qui per l'inizio dell'inverno. Ci incontreremo alla Conca alle prime nevi.
Possa la luna essere la vostra madre e le stelle la vostra guida,
Generale De Krhonnes
Libeth finì di leggere e sospirò scuotendo la testa esasperata. In quanto Prima Viaggiatrice, aveva conosciuto il futuro dell'Europa e aveva visto nei libri di storia come sarebbe finita quella "guerra dei cent'anni". Aveva visto come sarebbe stato e si era chiesta, molte volte, che cosa sarebbe successo se il Varco non fosse mai esistito. Se avessero agito diversamente, la storia sarebbe cambiata? Era giusto strappare al futuro i suoi eredi perché morissero in una guerra centenaria? Non si era ancora data una risposta, e per questo sarebbe tornata laggiù e avrebbe obbedito al suo Generale.
Si lasciò cadere sulla branda coperta di pelli e sorrise al piccolo peluche che si era portata dal mondo del futuro, dall'Oltre. Dopotutto sarebbe stata felice di tornarci, di rivedere quelle cose straordinarie a cui si era abituata con fatica e meraviglia. Sarebbe rimasta nell'Oltre se avesse saputo che nel passato non c'era più bisogno di lei. Ma ora che il generale l'aveva messa in guardia, era preoccupata che tutto ciò che aveva esplorato e scoperto potesse essere minacciato dall'ingordigia degli inglesi.
Quel pensiero la infastidì al punto da spingerla ad alzarsi di colpo, quasi in preda ad una forza esterna. Si precipitò alla sua panca ed estrasse la sua bisaccia e il suo mantello da viaggio. Sarebbe partita il prima possibile. Aveva bisogno solo del tempo per sellare il cavallo.
Primo capitolo. Come vi sembra?
L'ordine e la distribuzione delle parti della storia potrebbe essere confusa, ma non temete, è solo perché ancora non ho individuato la struttura migliore perché voi lettori comprendiate ciò che scrivo:') >.< (ogni consiglio è bene accetto).
Spero comunque che la lettura non sia faticosa (nel caso avvisatemi;)), che i personaggi vi piacciano e la storia vi appassioni:)
Vi auguro buona lettura,
Backtowherewebelong:3
PS: Per chi non lo sapesse, il Delfino corrisponde all'erede al trono di Francia; ha poco a che fare, in questa storia, con i simpatici cetacei:);)
Bạn đang đọc truyện trên: Truyen247.Pro