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CAPITOLO 16

L'INVESTITURA

Conca, marzo 1428

Nonostante la primavera fosse ormai alle porte anche nei monti freddi della Francia del sud, faceva ancora freddo, e neanche le coperte scaldavano abbastanza. Nella piccola cappella Ambra aveva patito i tre giorni più freddi della sua vita e la sua veglia era stata accompagnata dal costante battere dei suoi denti.

Il sole filtrò dalla piccola vetrata orientata a sud e la riscaldò, smuovendola dalla sua posizione immobile, inginocchiata a terra. Ambra aprì gli occhi, tremando dal freddo. Tutto intorno c'era silenzio, la Conca era ancora immersa nel sonno della notte.

Si strofinò le braccia e si alzò, guardò fuori e si rese conto che nevicava. Quel giorno l'attesa sarebbe finita, sarebbe entrata a tutti gli effetti tra i ranghi dei Cavalieri del Tempo e poi sarebbe partita.

Il suo stomaco brontolò rumorosamente quando si mosse strappandole un sospiro addolorato. Aveva una fame da lupi, ma era anche così debole che non era sicura sarebbe riuscita a mangiare molto anche se avesse potuto. In quel momento il corno riverberò nel bosco come ogni alba e riscosse tutti gli abitanti del campo. Di lì a poco si sarebbe presentato il mago, per ricordarle il rituale l'ennesima volta, e poi anche il Generale, i Cavalieri e le altre persone presenti al campo che sarebbero stati testimoni della sua cerimonia di investitura.

Il primo ad arrivare insieme al mago fu Hansel Baldwin. Il suo tutore avrebbe condotto la cerimonia e le avrebbe donato la spada consacrata a lei destinata. Guardandoli arrivare in lontananza, Ambra si sentiva stranamente calma. Aspettò paziente che la vestissero e preparassero per la cerimonia poi che la conducessero fuori dalla cappella, dove i primi cavalieri avevano iniziato a radunarsi.

L'investitura era un evento solenne e a maggior ragione era un evento importante quel giorno perché si trattava della Stella. Non sarebbe mancato nessuno. Anche Sisto comparve ad un certo punto, accompagnato da Martha. Ambra affrontò quell'attenzione su di sé coraggiosamente, incrociando sicura gli sguardi di coloro che la fissavano. Poi arrivò il Generale De Khronnes accompagnato dal Figlio del Tempo.

Rowan era serio e si confondeva tra gli altri cavalieri vestiti con la loro più bella armatura. Tuttavia i suoi occhi blu, inconfondibili, non si staccarono mai da lei e non fuggirono quando incontrarono il suo sguardo. Ambra osservò quel ragazzo da lontano, cercando di cacciare la malinconia. Quel contatto le richiamava alla mente le giornate spensierate di un'altra esistenza, le faceva provare un'intensa nostalgia e in un momento delicato come la sua investitura, dove si sentiva spoglia di ogni vecchia parte di lei, la faceva tornare un po' in sé stessa. La faceva sentire quella ragazzina semplice e innamorata che era partita per un mondo lontano senza essere veramente consapevole delle conseguenze di quella scelta.

Sentì gli occhi riempirsi di lacrime, ma la sua faccia rimase impassibile, e semplicemente distolse lo sguardo. Quando il blu oceano scomparve dalla sua vista tutto tornò quieto. Era pronta. Monsieur Baldwin avanzò con fare solenne e la fronteggiò.

- È giunto il momento - disse. Poi si diresse verso il suo destriero e sganciò  dalla sella una spada, racchiusa nel suo fodero.

- Cavalieri del Tempo. Oggi la profezia della Stella sta per diventare realtà. Il marchio è comparso. La veglia è conclusa. Con la benedizione di Dio e della luna, procedo oggi all'investitura di questa fanciulla! - dichiarò di fronte a tutti i presenti.

- Giovane Stella, inginocchiatevi! - ordinò subito dopo e Ambra si lasciò scivolare in ginocchio. Senza temere la lama della spada che si posò vicina al suo collo, sulla sua spalla.

- Ora, ripetete il vostro giuramento- disse il Cavaliere e Ambra ripeté alla perfezione le formule che aveva imparato, con tono solenne.

- Vi siete inginocchiata come una comune ragazza dell'Oltre, rialzatevi oggi come Cavaliere del Tempo. Come speranza per la Francia e per il mondo di domani- disse ancora Baldwin.

- Prendete questa spada e usatela per proteggere, possa la luna essere la vostra madre e le stelle la vostra guida- concluse il giovane guerriero e Ambra rispose al saluto, ricevendo la spada con due mani e rialzandosi tra le urla festive dei suoi compagni d'arme. Sguainò la spada e si sentì forte, come mai prima di quel momento e insieme ai compagni gridò per la vittoria.

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Dopo la sua investitura ognuno tornò ai proprio compiti. Solo Martha non riuscì a resistere a saltarle addosso per un abbraccio e le fece mille complimenti. Ambra accolse l'entusiasmo dell'amica con un sorriso e poi la incitò a tornare ad allenarsi. Dopo si diresse ai recinti dei cavalli. Era l'unica cosa che le mancava per poter essere a tutti gli effetti un Cavaliere. Oggi le avrebbero assegnato il suo destriero, la cavalcatura che l'avrebbe accompagnata in viaggio e in battaglia.

Il sentiero era ricoperto di neve ed era facile sprofondarci fino alle ginocchia. Ambra raggiunse il recinto dei nobili animali dal manto nero e scorse con uno sguardo le magnifiche cavalcature. Fu affiancata poco dopo dal suo tutore che le sorrise con fare soddisfatto. Nel tempo si era affezionato a lei, un po' come un fratello maggiore, Ambra l'aveva notato, e sebbene non ricambiasse quella complicità, era grata a quell'uomo per averla addestrata e preparata a quel momento. Baldwin le indicò un grande stallone poco distante.

- Guardate, quello sarà il vostro destriero.- proclamò felicemente. - Che ne pensate?- le chiese e Ambra non si curò  di rispondergli subito. Si infilò sotto il recinto e si avvicinò lentamente al cavallo che le aveva indicato. L'elegante testa del destriero si voltò subito nella sua direzione. Le orecchie mobili erano fisse su di lei, protratte in avanti, denotando subito il carattere attento dell'animale. Ambra gli sorrise e sussurrò qualche parola dolcemente per non spaventarlo. Quando fu abbastanza vicina allungò una mano verso quel muso nero e vellutato che si protese curioso. Ambra chiuse le mani intorno al muso dello stallone che reagì in modo calmo e controllato, studiandola in ogni movimento.

- Come si chiama? - domandò e Monsieur Baldwin sorrise, - Il suo nome è Artax, è un grandioso stallone e ha un carattere splendido - disse e Ambra annuì convinta.

- È davvero una magnifica cavalcatura. Spero di esserne all'altezza...- disse e sorrise per davvero per la prima volta dopo molto tempo. Era stata sola per così tanti mesi che era felice di avere finalmente un compagno, un destriero che sarebbe stato con lei da quel momento in poi, in viaggio e in battaglia. Il possente cavallo stava reagendo alla sua presenza docilmente e questo la incoraggiò. Passò una mano su tutto il suo mantello nero perché si abituasse a lei e alla sua presenza, gli accarezzò la schiena per saggiare la sua altezza e poi senza nessun preavviso balzò in groppa. Artax sollevò la testa di scatto colto di sorpresa e scartò di lato tra gli altri cavalli. Ambra si tenne alla folta criniera e dopo un attimo di incertezza recuperò il suo equilibrio, scoppiando in una risata liberatoria. Le sue gambe ormai allenate erano fermamente strette intorno ai fianchi del destriero e le permisero di non essere disarcionata. Con calma, lasciò che la sferzata di adrenalina si quietasse e lo stallone rispose alla sua reazione pacata tranquillizzandosi con due sbuffi diretti al terreno.

- Monsigneur Baldwin, grazie infinite- disse Ambra, accarezzando il collo possente del cavallo. Baldwin annuì e la lasciò nel  paddock tra i destrieri.

~~~

Rowan era tornato quello di sempre. Era tornato ad esser il Figlio del Tempo, efficiente ed obbediente, pronto a servire la causa della sua casata in ogni aspetto, e questo lo doveva al fatto che Ambra fosse praticamente sparita dalla sua quotidianità. Non la vedeva allenarsi, non la vedeva ai pasti, e men che meno la vedeva dopo il coprifuoco quando era ora di dormire e lui era afflitto dall'insonnia. Le poche volte che l'aveva incrociata nell'arco di quei mesi era stato scioccante. La ragazza dell'Oltre si era trasformata: la sua aria ingenua, la sua calma e la sua semplicità erano sparite, nascoste da un muro di impassibilità che nel corso del suo addestramento si era costruita, molto più in fretta di quello che avrebbe pensato. Ciò da una parte lo rincuorava, perché voleva dire che Ambra sarebbe riuscita ad affrontare meglio le difficoltà future, dall'altra però lo faceva sentire a disagio. Era come se lui stesso, con le sue mani, avesse cancellato una persona, sostituendola per sempre con un'altra.

Era consapevole che molte reclute avevano subito la stessa trasformazione, indurite dalle esperienze traumatiche del passato. Ma non ci aveva mai riflettuto tanto, era abituato a comandare in guerra i guerrieri più diversi, ognuno con la sua storia di vita, e non si era mai fatto distrarre, o avvicinare. Aveva imparato a sue spese che era meglio non creare legami troppo solidi, perché poi faceva male, quando questi si spezzavano sul campo di battaglia. Tuttavia, la familiarità della vita a Pigneridel, la verità dell'amicizia che era nata tra lui e quella ragazza, quel qualcosa che aveva paura a definire, che lo portava continuamente a chiedersi di lei, rendevano la sua armatura e il suo distacco una fragile difesa, che con un soffio si sarebbe infranta. Alla cerimonia di investitura c'era stato un momento, un breve istante in cui aveva osato sostenere quello sguardo ghiacciato, uno sguardo che per un momento era tornato vulnerabile e genuino. Aveva intravisto Ambra per un attimo e poi se l'era fatta sfuggire, quando lei aveva distolto lo sguardo e eretto nuovamente la sua barriera. Rowan in quel momento aveva sospirato, e il Generale di fianco a lui  l'aveva notato, guardandolo con i suoi taglienti occhi d'aquila aveva lanciato il suo monito.

- Presto se ne andrà- aveva detto suo padre, prima di lasciarlo solo. Rowan si era lasciato scappare un sorriso amaro, e senza aggiungere nulla, era tornato ai suoi doveri, cercando di non pensare alla ragazza dell'Oltre, che presto sarebbe stata lontana e sul campo di battaglia.

~~~

- Lasciateci andare! -

- Lasciatelo!-

- Che succede? Che sta succedendo!?-

- Toglietegli le mani di dosso! Hey! Non vedete che gli state facendo male? -

- Incredibile! Non avrei mai creduto che i Falchi Neri avrebbero agito così! Che cosa volete!?-

Urla e voci indignate si levavano nelle strade dalla folla agitata di persone che, circondata dalle forze dell'ordine, veniva spinta man mano verso un'area chiusa da un'alta barricata di pannelli. Quella mattina nella periferia di Tayrus si era scatenato il caos. Dal nulla, molte persone si erano trovate circondate da militari in tenuta anti sommossa e costrette ad ammassarsi in aree specifiche della città. In una giornata che era iniziata come un'altra, non capivano le ragioni dell'atteggiamento aggressivo dei Falchi Neri. Ormai era primavera, il grosso dei problemi legati all'inverno non sussisteva più, i senzatetto non avevano fatto nessuna rivolta, né gli operai avevano organizzato una protesta, non c'erano manifestazioni o feste. Non c'erano state spiegazioni né motivazioni, solo spintoni e colpi che a forza avevano obbligato la gente ad abbandonare le proprie faccende per eseguire gli ordini. C'erano persone che avevano provato ad opporsi e ribellarsi ma erano state bloccate, sedate e accompagnate di peso verso i cancelli delle aree chiuse. C'erano persone che avevano seguito le indicazioni con fiducia, convinte che dovesse esserci una buona motivazione di fronte a tale vigore e urgenza nel mettere ordine e portare a termine l'adunata, dall'altra, c'era anche chi aveva iniziato a piangere, confuso e impaurito. Nessuno aveva idea di che cosa stesse succedendo, non c'erano stati telegiornali o altre fonti di informazione che avessero annunciato un tale evento. Tuttavia, dopo le prime ore di disordine e protesta, la gente chiusa dentro alle barricate si arrese infine all'idea che, quel giorno, qualunque cosa dovessero fare sarebbe stata rimandata. Rimasero in attesa che qualcuno finalmente arrivasse a spiegare loro le motivazioni di un tale improvviso imprigionamento, ma fino a pomeriggio inoltrato nessuno arrivò. Solo i Falchi Neri scandagliavano la folla come se stessero cercando qualcuno, un qualcuno di specifico e decisamente importante, data la portata dell'operazione.

La gente era circondata e non poteva scappare, se non fosse stato loro permesso, l'intera periferia e pure gli accessi alla metropoli erano stati bloccati. Migliaia di persone erano state obbligate a sospendere le loro vite.  Doveva esserci di mezzo qualcosa di grosso, qualcosa del governo, magari addirittura a livello della Confederazione. Molti si convinsero di rimanere in disparte e lasciare saggiamente che le autorità facessero il loro lavoro, sperando di cuore di non essere uno dei bersagli. Piano piano, le persone realizzarono che man mano che i Falchi Neri avanzavano, chi non corrispondeva a determinate caratteristiche veniva ispezionato e liberato. Molti cominciarono a pensare che la brutta esperienza sarebbe finita in fretta, addirittura avvicinandosi di propria volontà per l'ispezione dei Falchi Neri. Ad un tratto, verso l'imbrunire, i militari si accumularono in un punto ben preciso. Seduta in un angolo, una donna fissava gli uomini in divisa che l'avevano circondata con un'espressione impassibile. Era una donna snella e dal portamento fiero, portava un tailleur rosa prosciutto che contrastava con il nero dei lunghi capelli che cadevano morbidi sulla sua spalla. Squadrò gli uomini che la circondavano e sorrise alle armi che le vennero puntate contro.

- Stavate cercando me?- disse. Un Falco Nero la squadrò con occhi taglienti e annuì.

- Per ordine del governo Confederale abbiamo l'ordine di arrestarvi- proclamò l'uomo, facendo cenno ad un collega di avvicinarsi con le manette. La donna sembrava innocua e le persone lì intorno guardarono stupite mentre l'arresto veniva portato a termine. Ai cancelli nel frattempo erano arrivate le prime persone dall'esterno,  un gruppo di uomini e donne erano scesi da grandi macchinoni neri. Erano evidentemente personalità di alto livello, alcuni anche membri del governo. Le persone li riconobbero subito, perché portavano tutti un distinto completo rosso.

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