CAPITOLO 1
AL DI LÀ DEL VARCO
Francia
Anno del signore 1427
Quando Ambra aprì di nuovo gli occhi erano passati solo pochi secondi. Rowan la sorresse senza fatica mentre le gambe facevano fatica a sorreggerla. Ambra si sentiva ancora più esausta di prima. Si guardò intorno confusa, sentì i piedi bagnati e si rese conto di trovarsi nello stesso posto: stessa la fontana, stessa la piazza, stesso il roccione. Niente più guardiani nè Libeth; anche il panorama era leggermente diverso. Lo contemplò cercando di mantenere la calma, prese un profondo respiro cercando di accettare quell'assurda situazione. Si trovava nello stesso posto, ma seicento anni prima.
Si sentì ancora più sconvolta, realizzando di aver davvero viaggiato nel tempo. Chiuse gli occhi e si aggrappò al braccio solido di Rowan, senza riuscire a guardarlo. I suoi occhi fissi a terra cercavano un punto su cui concentrarsi, per non scoppiare nel panico.
Rowan la circondò con le sue braccia muscolose dolcemente e in uno sfogo Ambra si lasciò andare in singhiozzi.
- Voglio tornare a casa...- disse tirando su con il naso con il volto nascosto nella maglia del ragazzo.
Non osò immaginare che cosa stesse pensando di lei, non sapeva più come reagire di fronte al giovane; era il suo compagno di classe? Era un temibile guerriero? La compativa? La trovava noiosa e molle oppure no?
Si staccò quasi di scatto cercando di darsi un minimo di contegno, si soffiò il naso e strinse i pugni ricordandosi del suo orgoglio. Non aveva sopportato la crisi, non aveva sopportato Alyssa o gli allenamenti di Lai solo per potersi dimostrare debole in quella situazione. Avrebbe combattuto la stanchezza e la paura come meglio avrebbe potuto. Si asciugò gli occhi appena in tempo per sentire la voce di Libeth esclamare un gioioso "Eccomi qui!".
Rowan di fianco a lei le gettò un'occhiata scura e sospirò allontanandosi.
Ambra si sentì incredibilmente sola, indifesa e fragile, nonostante gli sforzi. Rowan le porse lo zaino che le aveva recuperato e accennò un sorriso di incoraggiamento poi si allontanò di nuovo. Ambra fece appena in tempo a vedere uno sguardo ammonitore che Libeth gli rivolse e si chiese che cosa potesse significare, poi però si strinse nelle spalle, si stropicciò gli occhi per scacciare i residui di lacrime e si incamminò dietro ai due Viaggiatori.
Camminarono con la solita andatura veloce per giorni. I vestiti moderni e comodi avevano perso ogni ombra di civiltà ed erano ormai sporchi e laceri. Avevano percorso sentieri poco visibili e a volte avevano addirittura dovuto crearseli da soli.
Ambra aveva perso la voglia di parlare e si era limitata a camminare al fianco di Rowan, silenzioso come al solito.
Il medioevo non le aveva ancora mostrato nulla di sè e il bosco e le montagne francesi avevano perso il loro interesse. Gli alberi erano gli stessi che lei aveva già visto in Europa, nel presente. Aveva apprezzato però la tranquillità e il silenzio del bosco avvolto ancora nel sonno invernale. In quella zona non c'erano animali feroci, nè nemici, si incontravano solo ogni tanto tronchi senza corteccia mangiati dai cervi e gli altri erbivori affamati della foresta.
Non avevano incontrato centri abitati, o forse li avevano evitati di proposito e questo un po' l'aveva delusa; era curiosa, doveva ammetterlo, di vedere con i suoi occhi un borgo antico, nel suo vitale presente.
Sospirò cercando di non scivolare su una patina di neve molle che copriva quel tratto di sentiero e venne sostenuta da Rowan che già troppe volte l'aveva salvata da ruzzoloni dolorosi. Incrociò per un attimo i suoi occhi blu e arrossì per l'imbarazzo e il fastidio, non sarebbe mai riuscita a sopravvivere se nemmeno fosse riuscita a stare in piedi. Sbuffò, si raddrizzò e bofonchiò un ringraziamento. Rowan le sorrise cercando di farle venire un po' di buon umore ma ormai non aveva più voglia di sforzarsi per rispondergli.
Lui la guardò con uno sguardo triste e dispiaciuto, come se si sentisse in colpa per quello che le stavano facendo passare. Scosse la testa e sospirò; aveva scelto lei di essere lì, non poteva lamentarsene.
In alcuni momenti si era chiesta che cosa sarebbe successo se fosse rimasta nel 2028 ma aveva smesso in fretta, perchè la nostalgia di casa diventava troppo forte e i ricordi dei mesi precedenti la lasciavano quasi senza fiato. Sospirò e si chiese quanti e quali pensieri venissero in mente ai due Viaggiatori quando la guardavano. Si domandò, mentre riprendeva a camminare, che cosa le sarebbe stato riservato in futuro.
Al tramonto, raggiunsero un piccolo fiume ghiacciato e lì si fermarono.
- Per oggi basta così, siamo abbastanza stanchi- disse Libeth per la sua grande gioia.
Accesero subito un fuoco che allontanasse il freddo e l'umidità proveniente dall'acqua e scaldarono la cena.
Ambra non disse niente, era esausta e non aveva la forza di intraprendere una conversazione. Mangiò la penultima porzione di pane e formaggio che aveva e si sdraiò subito nel sacco a pelo.
Il buio era sceso in fretta e la notte con i suoi rumori ovattati li inghiottì. Nel medioevo il nero era molto più intenso di quello artificiale del presente. Nessuna metropoli gettava le sue luci verso il cielo, le stelle erano l'unico punto di riferimento.
Fece fatica a riconoscere le costellazioni, guardò la luna che stava sorgendo: era quasi piena ed era bellissima. Chiuse gli occhi ignorando il freddo e cercò di addormentarsi, di fianco a lei sentì Rowan e Libeth scambiarsi messaggi scritti sulla lavagnetta.
Il mattino successivo si svegliò con le gambe meno doloranti e un po' più di positività. Raccolse in fretta le sue cose pronta per una nuova giornata di cammino.
Libeth e Rowan erano già in piedi perchè i loro giacigli erano stati disfatti, ma solo la Viaggiatrice era lì insieme a lei e stava tranquillamente mangiando un biscotto.
- Buongiorno- le disse la donna con un sorriso lanciando una galletta anche a lei.
- Dormito bene?- le chiese con un tono da mamma, sorprendendola.
Amnra annuì leggermente sbocconcellando in fretta la colazione. Finì in un battibaleno e sentì lo stomaco gorgogliare nuovamente. Quella settimana di quasi digiuno l'aveva lasciata affamata più di un lupo, non era mai stata abituata a mangiare così poco.
- Dov'è Rowan?- domandò per distrarsi. Libeth che era allegra ebbe un altro dei suoi attacchi improvvisi di estrema serietà, - Stai tranquilla, tornerà tra poco-. Non appena finì di parlare il giovane comparve tra gli alberi. Ambra gli sorrise ma lui la guardò più serio di Libeth, i capelli neri gli cadevano sugli occhi gettandogli ombre scure sul volto.
Si sedette di fianco alla Viaggiatrice, troppo silenzioso, anche per essere un muto, completamente inespressivo.
Ambra cominciò a sospettare che qualcosa non andasse e ne ebbe la certezza quando vide appoggiato ad una betulla un altro giovane, abissalmente diverso da Rowan: più basso e più massiccio, aveva capelli castani portati lunghi, legati in una coda fluente che gli scivolava sulle spalle.
Sembrava uscito da un film storico. Indossava una tunica azzurrina, un mantello scuro gli avvolgeva le spalle e cadeva pesante verso il terreno, i pantaloni erano attillati e i piedi erano foderati da stivali di cuoio. Non emise nessun rumore quando si mosse verso di loro. Portava un'armatura leggera, da viaggio, ma a lei sembrò che fosse pronto per scendere in battaglia. La cosa che la inquietò di più fu notare la spada che gli pendeva al fianco. Era giovane, poteva essere un suo coetaneo, un ciuffo di capelli gli copriva mezza fronte, il naso era lungo e sottile e i lineamenti affilati erano arrotondati da un accenno di barba. Il ragazzo evidentemente si sentì osservato e spostò la sua attenzione dalla sua meta, Libeth, a lei.
La fissò per un momento e i loro sguardi si incrociarono. Gli occhi di quel ragazzo erano incredibilmente scuri, quasi neri, calamite. Di fronte a quella vista si sentì smarrita. Chi era quel ragazzo? Cercò una risposta nelle sue guide ma vide che Libeth non sembrava così sorpresa nel vederlo, anzi, si alzò per accoglierlo.
Il giovane si mise sull'attenti non appena fu di fronte alla donna e Ambra si sorprese di quel suo atteggiamento formale. Libeth mostrò il suo volto serio e si piazzò proprio di fronte al ragazzo.
- Soldato, questa è la ragazza che dovrai proteggere- esordì passando ad un francese arcaico poco comprensibile anche se Ambra qualche conoscenza di francese moderno ce l'aveva.
- Immagino che al campo ti abbiano già istruito al riguardo...-continuò la Viaggiatrice con un tono assai più autoritario scandendo bene le parole.
- Il tuo compito è condurre questa giovane al campo degli arcieri tra le montagne. Se concluderai la missione con successo dovrai recarti alla Conca per diventare uno scudiero. Porta questo messaggio a Pierrot, c'est très importat - concluse porgendogli una busta sigillata.
- Oui Madame- rispose reverente il giovane, accettando l'involucro con un inchino. Ambra osservò la scena in silenzio. Non credeva di aver capito fino in fondo il significato di quelle battute. Odiava che le persone parlassero di lei come se non fosse presente, quando in realtà lo era, così si intromise.
- Che sta succedendo?- chiese interrompendo ulteriori conversazioni. Libeth le sorrise, - Naturellement, ora ti spiego- disse accondiscente.
Scambiò uno sguardo con i due ragazzi e poi continuò, tornando ad un linguaggio comprensibile.
- Ho parlato di te al Consiglio prima di portarti qui. Tutti hanno concordato che per mantenerti al sicuro, lontana dalle prime linee, ma anche per rendere utile la tua presenza qui, sarebbe stato più saggio mandarti a est. Lontano dalle zone più calde, vicino al castello del re. Non andrai tra i Cavalieri del Tempo- spiegò con calma la donna lasciandola, più che delusa, smarrita.
- Quindi non starò con voi?- indagó ancora squadrandola e lei scosse la testa.
- Partirai oggi stesso verso il campo. Noi andremo nella direzione quasi opposta- concluse dando per scontato che avrebbe accettato quella decisione senza protestare. Ma Ambra non era molto felice all'idea.
Loro, che erano le uniche persone di cui aveva deciso di potersi fidare, stavano per lasciarla da sola, con uno sconosciuto. Stava cominciando ad essere troppo.
- E se non volessi andare? - disse a denti stretti sfidando tutti i presenti con lo sguardo. Tutti la guardarono male, anche Rowan le dedicò un'occhiata di avvertimento, dopo essere stato fino a quel momento immobile con lo sguardo fisso a terra.
Si fissarono per qualche istante in più e Ambra scosse la testa inerme di fronte a ciò che le era stato ordinato.
Non avrebbe potuto opporsi, questo l'aveva ben chiaro.
- Non ci vedremo più quindi? - domandò più a Rowan che a Libeth e il giovane scosse la testa. Le sembrò triste, o in ogni caso poco felice di ciò che stava accadendo, e lei lo condivideva appieno. Non voleva perdere l'unico sostegno che fino a quel momento aveva avuto.
- Molto bene...- disse però atona e arrendevole, rassegnata ormai.
Libeth le sorrise allegra e soddisfatta.
- Questo è lo spirito giusto! Prima impari ad eseguire gli ordini meglio è. Sono sicura che tu e Harvey diventerete grandi amici- esclamò battendo le mani con entusiasmo eccessivo.
- Non tutti sono così obbedienti all'inizio- commentò infine con un sorriso luminoso. Ambra si strinse nelle spalle.
- Quando partiamo? - chiese raccogliendo le sue cose. Harvey rispose direttamente a lei in francese marcato.
- Maintenant-.
~~~
Rowan osservò Ambra. Vide i suoi occhi dilatarsi per la sorpresa e la confusione, poi li vide riempirsi della consapevolezza di ciò che sarebbe dovuto accadere, e gli dispiacque e gli fece di nuovo notare quanto quella ragazza fosse diventata il centro della sua attenzione. Era qualcosa che lo infastidiva, ma allo stesso tempo gli piaceva. Continuava ad essere combattuto. L'idea di Libeth di mandare Ambra lontano non gli dispiaceva, aveva bisogno di concentrarsi, e lei sarebbe stata più al sicuro dietro un arco e una freccia, piuttosto che ad una spada. Ma continuava anche a vedere i suoi occhi e a leggere le sue emozioni.
Aveva parlato a lungo con Libeth, la notte precedente, quando Ambra si era addormentata. Ma nulla di ciò che la Viaggiatrice aveva detto era servito ad aiutarlo. Sospirò mentre osservava Harvey nella sua divisa da soldato e si chiese se sarebbe stato all'altezza della missione. Guardò Ambra che aveva finito di chiudere le sue cose nello zaino e la osservò prepararsi per partire. Rimase immobile tutto il tempo anche quando lei si voltò ancora una volta verso di lui, come in cerca di qualcosa. Vide come avesse accettato dentro di sé il fatto di aver perso la facoltà di decidere per sé stessa e si sentì male per lei. Sapeva cosa volesse dire dover obbedire, ma non sapeva che cosa volesse dire essere liberi. Poteva però immaginare quanto potesse essere difficile, una volta sperimentata, rinunciare a qualcosa di così prezioso come la libertà. Libeth di fianco a lui era di buon umore, sembrava soddisfatta e lo era anche lui, in parte. Quando però Ambra si allontanò verso il bosco sentì l'istinto di seguirla, fermarla. Sentì che non era stato giusto separarsi, tuttavia anche lui aveva i suoi ordini. Rimase fermo al suo posto, fino a quando anche l'ombra della ragazza sparì tra gli alberi.
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