Quando ho iniziato a scrivere questa storia non avevo la più pallida idea di quale sarebbe stata la trama – o il titolo, per quanto ne sapevo. Per un po' ho anche pensato di farla diventare una one shot, nulla di troppo complicato, ma il pensiero mi ha tormentata per giorni. In qualche modo ero sicura di doverle dare una possibilità, anche se questo significava scriverla pian piano, un po' come veniva, senza avere la certezza di essere in grado di aggiornarla in tempi tutto sommato brevi.

Verso la metà, dopo aver passato un bel periodo lontana da Hiraeth perché incapace di scrivere due parole messe in croce, avevo finalmente la situazione chiara in mente. Ho buttato giù una scaletta dove ho elencato le cose più importanti che dovevano accadere, e stranamente ne ero soddisfatta. Alcune cose non erano in piano, ad esempio la faccenda "Rick", ma in cuor mio sapevo quanto fossero necessarie.

Ho esagerato, a volte. Ho portato all'esasperazione determinati comportamenti, parole, eventi. Nella mia testa tutto ciò aveva un senso che, persino io stessa, ancora non conoscevo. Le risposte sono arrivate con calma, le abbiamo scoperte insieme in qualche maniera, e mi auguro che queste siano arrivate, anche se avete storto il naso leggendo una certa scena o un certo dialogo. Non volevo che piacessero, ma che venissero capiti.

Mi sono affezionata molto a Bea, a Candice, a Luke e a tutti gli altri. Riconosco di essere stata piuttosto crudele con alcuni di loro, però va così. Non volevo scegliere la via più facile, volevo mettermi alla prova e capire fino a dove potevo spingermi. Spesso fa male ritrovarsi a trattare in un certo modo un personaggio – vuoi perché forse mi ci rivedo, vuoi perché so purtroppo cosa gli aspetta.

Quello che volevo dire con questo papiro, e quello che spero voi abbiate compreso dalle vicende che ho raccontato, è che il passato non definisce chi siamo. Quello che abbiamo vissuto e quello che vogliamo diventare sono mondi a sé, distanti anni luce l'uno dall'altro, eppure fanno ugualmente parte di noi. Siamo esseri umani, commettiamo errori, reagiamo impulsivamente, talvolta non siamo capaci di perdonare, di ascoltare, di cercare un compromesso. Ci sono situazioni che ci mettono di fronte al lato peggiore di noi stessi, quello che teniamo ben nascosto e che nessuno mai dovrebbe vedere, ma fa pur sempre parte di noi per quanto non ci faccia piacere ammetterlo.

Il passato non ci definisce. Ci plasma, questo sì. Capita che il nostro modo di pensare si riveli diverso rispetto a quello che era un tempo, capita che le nostre azioni non siano le stesse che avremmo compiuto un mese fa. Credo che, in fondo, continuiamo sempre un po' a crescere, a tentare di essere qualcuno di "migliore".

Per quanti sbagli siano stati commessi, per quante relazioni siano andate a finire male, per quante amicizie abbiamo perso, non significa che automaticamente smettiamo di meritare affetto e amore.

Ognuno di noi vale la pena, anche solo per una persona. Siete importanti, e meritate qualcuno che ve lo ricordi giorno dopo giorno. Non è detta la parola "fine" finché non siete voi a deciderlo, quindi non lasciatevi abbattere da ciò che accade. La forza di rialzarvi, di lottare, risiede in voi stessi. Ed è da lì che proviene, sempre, non da qualcun altro.

Abbiate il coraggio di chiedere aiuto, non chiudetevi in voi stessi. Parlate con un amico, con un familiare, oppure ancora cercate un aiuto esterno. Ricordatevi che chiedere aiuto è il passo più importante per ricominciare a stare bene, ed io l'ho capito proprio qui, grazie a voi e grazie a Hiraeth.

Un grazie speciale va a Gaia, che è stata la prima persona ad aver saputo di questa storia e ad avermi sostenuta ad occhi chiusi. Grazie di avermi protetta e consigliata, anche se ti ho assillata più di quanto mi faccia piacere ammettere.

Grazie a Chiara di avere fiducia in me, incondizionatamente, e di avermi supportata dall'inizio alla fine. I tuoi consigli e le tue parole sono stati fondamentali, sia qui che fuori.

Grazie Roberta di aver compreso, forse tu più di tutti, i miei personaggi e le scelte che ho fatto. Non ti sei fermata in superficie, sei sempre andata a fondo di ogni questione rivelando a me, in prima persona, dettagli che inconsciamente ho inserito e che probabilmente non avrei mai notato senza il tuo parere.

E grazie a chiunque abbia deciso di seguirmi fino a qui, di riservare a me e a questa storia parte del suo tempo. Grazie per le belle parole che mi avete scritto, per il sostegno e la fiducia che mi avete dimostrato. Vi voglio bene, ed è anche grazie a voi se sono riuscita a concludere Hiraeth. Spero di essere stata capace di regalarvi una "bella" storia, qualcosa che abbia lasciato un segno, anche se minuscolo.

Grazie di cuore.

Ora, vi chiedo per l'ennesima volta scusa per questo papiro – lungo quasi come un capitolo, quindi doppiamente scusa!

Dato che ho cambiato idea sull'epilogo all'ultimo (per certi versi la scaletta non è servita proprio a nulla!), ho deciso di scrivere un sequel di Hiraeth. Non vi voglio per il momento anticipare quale sarà la trama, a grandi linee, ma mi sembra doveroso informarvi che non sarà una fanfiction, bensì un romanzo rosa. Per il momento il nostro caro Luke è fuori dalla scena, e Bea dovrà affrontare un'altra sfida, forse ancora più dolorosa di questa. In ogni caso, mi farebbe piacere trovarvi anche lì.

Il titolo del sequel è Jouska – sì, un'altra parola strana – e penso che comincerò a pubblicarlo a partire dalla prossima settimana. Quando? Ancora non lo so, ma vi anticipo già che non sarò in grado di promettervi un aggiornamento a settimana. Preferisco scrivere di volta in volta, cosa che per una persona perennemente indecisa come me è l'ideale :)

Se avete qualche domanda da farmi, o da fare ai miei personaggi, fatevi pure avanti! Non mordo, e mi farebbe davvero piacere chiarire i vostri dubbi o le vostre curiosità.

Grazie ancora di avermi seguita in questo "viaggio".

Un abbraccio forte forte,
Martina 🌸