CAPITOLO 1
Riley aprì gli occhi improvvisamente, senza riuscire a vedere nulla.
Attorno a sé c'era solo l'oscurità fitta e densa.
Non ricordava come ci fosse arrivata, ma si sentiva stanca, come se avesse appena fatto un lungo viaggio rannicchiata in un sedile. Iniziava a sentire i morsi della fame ed il freddo che le si attecchiva alle ossa così decise di alzarsi per riscaldarsi un po'.
Cercò di farsi strada tra le mura della stanza, provando a capire dove si trovasse ma senza risultati, l'oscurità era tale che ogni tentativo di perlustrazione risultò vano ed in quello stato di smarrimento e confusione Riley sentiva che era totalmente in balia degli eventi. Si sedette per terra con le spalle appoggiate al muro sperando di riuscire a calmarsi e di fare chiarezza su ciò che le stava capitando.
Restò ad occhi chiusi finche' non sentì il respiro farsi più regolare e meno affannoso. Doveva riprendere il controllo di sé stessa.
Più passava il tempo più l'oscurità iniziava a sembrarle familiare, iniziava a sentirsi un tutt'uno con l'oscurità che l'avvolgeva in un abbraccio quasi rasserenante.
Era da sola e si trovava in una stanza vuota collocata chissà dove. Non era in grado di trovare feritoie o vie d'uscita perché il buio era accecante.
Una raffica di vento gelata le si scagliò contro. Capì che quella stanza poteva avere una via d'uscita e che l'oscurità non regnava sovrana indisturbata. Sentiva nell'aria l'intensità crescere mentre la tensione le diede una scarica elettrica lungo il corpo. Una forza inesorabile stava calando nel buio, avvolgendo qualsiasi cosa con veemenza tale da mozzare il fiato. L'aria improvvisamente si fece satura centinaia di sensazioni assieme.
Come un uragano travolge ed inghiotte tutto ciò che trova nel suo cammino, Riley venne sopraffatta da un incommensurabile forza, che senza lambirle il corpo investì il suo animo. In tutto ciò Riley riuscì a distinguere il misto di sensazioni che la travolsero e che le uscivano da ogni poro... erano un misto tra rabbia, paura, frustrazione ed angoscia, ma c'era un'emozione che si celava più a fondo e di cui non riusciva a trovare il nome...
Un' bagliore improvviso le fece vedere il paio di occhi che la stavano scrutando attraverso l'oscurità.
Rimase impietrita da quegli occhi enormi la tenevano bloccata contro la parete.
I battiti del suo cuore si fecero più lenti e cadenzati osservando che quel paio di occhi cremisi si stavano avvicinando a lei. Non aveva modo di scappare da quell'essere che si stava dirigendo con lentezza inesorabile verso di lei.
Si guardò attorno con la vana speranza di riuscire a trovare qualcosa che la potesse salvare, invano.
Provò ad urlare per chiedere aiuto ma non riuscì ad emettere alcun suono.
Stava iniziando ad agitarsi incrociò lo sguardo con quel paio di occhi color sangue e ne rimase intrappolata.
La sua si svuotò ed il senso di panico iniziò ad alleviarsi mentre si perdeva in quel mare tinto di rosso.
Si chiese come poteva quello sguardo trasmettergli quando ormai solo pochi metri la distanziavano da quell'essere senza corpo. Non sapeva perché ma l'istinto le diceva di fidarsi, che non sarebbe successo nulla.
Si lasciò trasportare ed allungò una mano verso l'ignoto, ma quando lo sfiorò una scintilla le percorse il braccio dandole una sorta di scarica elettrica.
La scintilla diede origine ad una serie di fulmini che si propagarono sul corpo dell'essere.
Guardò stupita mentre i fulmini si diramavano sul corpo fatto di tenebre di quell'enorme bestia che imponente incombeva sopra di lei.
Riley aveva iniziato a tremare quando un ringhio profondo uscì dalle fauci della bestia riempiendo la stanza di fulmini che la investirono senza pietà.
Aprì gli occhi balzando a sedere e guardandosi attorno. Fece un sospiro di sollievo guardando le pareti della sua camera immersa nella penombra del mattino.
«Riley, alzati o farai tardi a scuola» la voce angelica di sua madre la portò alla realtà.
La raggiunse in cucina con gli occhi cremisi ancora impressi nella sua mente sentendo ancora la fredda umidità della cella.
«Riley, sei sveglia?» la riscosse la voce rassicurante della madre.
«Si, ho solo fatto un sogno strano» le rispose sedendosi nel tavolo imbandito» il profumo del caffè appena fatto la inebriò e la fece sorridere. Vide il volto sereno della madre, notando una nota triste nel suo sguardo.
Stava per chiederle se stava bene, quando venne distratta dalle risate dei fratelli che provenivano dal divano. Le davano le spalle e non si girarono nemmeno quando li chiamò.
Stava per alzarsi e raggiungerli ma sua madre la interruppe «cosa hai sognato amore?» era in piedi in mezzo alla stanza e il suo sguardo era carico di aspettativa. Sembrava che tutto il suo interesse fosse focalizzato sul suo sogno.
«Ero in una stanza grigia e fredda» la guardò negli occhi e vide che erano delle scintille accese dalla curiosità per il racconto «prima non riuscivo a vedere nulla in realtà. C'erano solo ombre» si stava fissando le mani cercando di ricordare i dettagli.
«Ricordo che all'improvviso nell'oscurità sono comparsi degli occhi rossi. Mi fissavano intensamente ed erano strani... era come se...» copiose lacrime gli uscirono dagli occhi.
"Perché sto piangendo? Cosa mi sta succedendo?"
I suoi fratelli erano usciti dalla stanza, mentre sua madre si era avvicinata cercando di confortarla.
«Devi ricordarlo Riley» disse sua madre con tono serio.
«Ricordare cosa?» le chiese. Ma sua madre non rispose.
Si asciugò con il palmo della mano le lacrime e vide che sua madre non c'era più.
«Mamma?» si guardò intorno cercandola.
Uscì dalla cucina con una sensazione di panico le bloccava lo stomaco, la cercò in ogni stanza ma senza trovarla. La chiamò invano intanto che il panico e la paura la inghiottivano.
Il silenzio in cui era improvvisamente calata la casa la stava assordando ed il cuore martellante era l'unico rumore che riusciva a percepire.
Sentì improvvisamente le risate dei suoi fratelli e cercò di raggiungerli, ma si ritrovò in quella fredda stanza grigia.
Un urlo sordo le squarciò lo stomaco mentre tastava con crescente panico le pareti di quella cella.
Ma quando voltandosi vide la sagoma di una bestia imponente, smise di avere paura.
Gli occhi rossi che prima l'avevano terrorizzata ora le sembravano confortanti. Il manto nero che avvolgeva l'animale non era definito, come se si scomponesse e si riformasse di continuo. Nonostante fosse fatto di ombre e avesse la stazza di un cavallo, Riley riuscì a distinguere la forma del lupo che le si stagliava davanti quieto.
«Ricorda...» la voce della madre risuonò nella stanza facendola sobbalzare mentre il lupo si dissolveva nel nulla.
Si girò e vide che nella stanza era comparso uno specchio. «Ricorda...» la voce lontana della madre ora era un bisbiglio lontano.
Copiose lacrime le inondavano gli occhi, ed una scarica elettrica la paralizzò quando si guardò allo specchio.
Vide che gli occhi cremisi la stavano fissando, e si trovavano nel posto in cui avrebbero dovuto trovarsi i suoi occhi.
«Le cose non sono come sembrano» le sussurrò all'orecchio.
Si era svegliata con il fiato mozzo. Si girò e sentì il cuscino umido.
"Ho pianto?"
Allungò la mano verso il comodino ed accese la lampada. La luce riuscì a calmarla mentre si rendeva conto di essere tra le lenzuola morbide del suo appartamento.
"e' stato solo un incubo... uno stupido incubo..."
Si asciugò gli occhi e rimase per un attimo tra le lenzuola respirando di nuovo in modo regolare.
Aveva fatto di nuovo quel sogno. Quel maledetto giorno la tormentava da anni, e quel lupo fatto di ombre la tormentava dall'ultimo giorno in cui aveva visto sua madre.
"Perché di nuovo? Perché proprio ora... "
Si guardò attorno, ma non riusciva a scrollarsi di dosso la sensazione di sgomento che aveva provato rivivendo gli ultimi istanti che aveva trascorso con la madre.
Quando chiudeva gli occhi riusciva ancora a vedere la sagoma indefinita del lupo.
"che incubo del cazzo" pensò.
Si alzò dal letto ed aprì la finestra per assicurarsi che non essere finita in un altro sogno ancora.
Le venne la pelle d'oca con l'aria fredda del mattino le sferzava il viso. Non c'erano Era sveglia, non stava più sognando. Guardò per un attimo i tetti dei vicini... sulla città stavano sorgendo le prime luci dell'alba.
Si voltò per guardare il telefono mentre la sveglia impostata riprese a vibrare.
Chiuse la finestra con una brutta sensazione iniziando così una nuova giornata.
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