Capitolo 78
"Posso farlo, lo giuro."
"Certo."
"No, davvero. Te lo dimostrerò!"
"Harry--"
Prima che possa dire qualche altra cosa, Harry si è già alzato dal divano e sta andando in cucina.
"No, questo è un pericolo per la sicurezza," dico scuotendo la testa, mentre va alla ricerca di un coltello.
"Mi sottovaluti, Rosie."
"Harry, solo perché il ragazzo di America's Got Talent sa fare il giocoliere con i coltelli non implica che anche tu lo sappia fare."
"Vuoi scommetterci?" Sorride ed apre il cassetto dei coltelli.
"Finirai per uccidere uno di noi due, se provi a lanciare quelli, e non voglio morire a causa di un idiota britannico che pensa di saper maneggiare i coltelli."
Harry alza gli occhi al cielo. "Non sono un'idiota."
"D'accordo, va bene. Non sei un'idiota, ti trovi solo davanti al mio cassetto di coltelli a sostenere di saper fare il giocoliere perché hai visto qualche idiota farlo ad America's Got Talent." Incrocio le braccia al petto ed Harry si fa sfuggire una risatina.
"Va bene, lo farò con la frutta, allora."
"Non far del male alla mia frutta."
"Non hai alcuna fede nei miei giochi di destrezza?"
"Assolutamente no."
Harry raggiunge la ciotola di frutta sull'isola della cucina, prendendo una pera verde e due mele rosse mature.
"Vedi, sono bravo in questo. Ed è uno dei miei tanti talenti."
"Io e te abbiamo diverse definizioni della parola talento."
Harry arriccia il naso e lancia una mela in aria, dopo l'altra mela, ed infine la pera. Inizialmente, sembra davvero che stia per farle volteggiare. Non dura a lungo, comunque.
La frutta cade a terra, spargendosi intorno quando colpisce le piastrelle.
"Idiota!" Non posso fare a meno di ridere, guardando Harry mentre alza gli occhi al cielo.
"Sono fuori allenamento."
Ci chiniamo per raccogliere la frutta, esaminandola per trovare dei danni.
"Sono tutte ammaccate," metto il broncio.
"Hey, almeno non l'ho fatto con i coltelli."
Sbuffo, scuotendo la testa e risistemando le mele e la pera ammaccate nella ciotola.
"Scommetto che quel ragazzo non stava davvero facendo giochi di destrezza. Deve essere stato un ologramma o qualcosa del genere, perché non puoi semplicemente maneggiare dei coltelli," Harry lo deride.
"Non bisogna lanciarli in aria in un modo specifico, o qualcosa del genere?"
"Non lo so, dal momento che tu non mi hai lasciato provare a farlo con i coltelli."
"Meglio così, o avremmo avuto un problema più grande rispetto a quello della frutta ammaccata."
"Sei un idiota britannico."
"Sono il tuo idiota britannico," dice, sorridendo come un bambino.
Arrossisco ed alzo gli occhi al cielo, cercando di nascondere il mio sorriso.
Avvolge un braccio attorno al mio fianco, le sue dita si posizionano ai lati. Strillo dalle risate e mi allontano da lui, ma è troppo veloce e mi solleva sopra la sua spalla, lanciandomi gentilmente sul divano. Salta su di me, ridendo.
"Levati di dosso," dico nel mezzo delle nostre risate.
"Dì la parola magica," mi prende in giro, abbassando il suo viso così da trovarsi a pochi centimetri dal mio.
"Per favore!"
"Non è quella."
"Allora come faccio a saperla?"
"Penso tu debba semplicemente baciarmi allora, visto che non sai la parola magica." Il suo sorriso infantile non svanisce.
"Continuerò a pensare."
"Hey!" Mi fa di nuovo il solletico e strillo, provando a divincolarmi.
"Togliti!"
"Mai."
"Ti colpirò con un cuscino."
"Come se un cuscino sia in grado di--"
Mi allungo per prendere il cuscino ma lui afferra il mio braccio, fermandolo sul mio petto. Sto ancora ridacchiando, insieme ad Harry.
"Non così veloce, Rosie!"
"Sei malvagio."
"Se solo mi avessi baciato, te ne saresti uscita da questo casino."
Scuoto la testa, stringendo scherzosamente le mie labbra. "Se desideri così tanto un bacio, basta chiederglielo alla Signorina Klein che abita al secondo piano. Ha sempre gli occhi su di te!"
Harry spalanca gli occhi mentre io rido, scuotendo la testa e sogghignando.
"Non ha gli occhi su di me!"
"Oh, invece sì. Sono sicura che le piacciano gli uomini così come le piace il suo thè."
"E come?"
"Hot and British!"
Scoppiamo a ridere ed Harry si china di nuovo su di me, sorridendo ampiamente.
"Quindi questo vuol dire che io sono hot?"
Scuoto la testa, arrossendo.
"Oh, ora devi baciarmi," mormora, tenendo ancora entrambi i miei polsi in una sola mano. "Non hai via di fuga."
Guardo nei suoi occhi, un ghigno prepotente ancora sulle sue labbra.
"Togli quella stupida espressione dal tuo viso," dico non appena abbassa le sue labbra per toccare le mie.
Il bacio è breve e dolce, e finisco per ridere tra le sue labbra. Sorride anche lui, e lascia andare i miei polsi, le mie mani si muovono tra i suoi capelli.
Quando ci allontaniamo, lui mi sta sorridendo.
"Questo è stato carino e tutto, ma devi davvero svegliarti."
"Cosa?" Chiedo, confusa.
"Svegliati, Rosie."
Sobbalzo dal mio letto, cercando freneticamente di collegare i miei sensi. Questo è il primo sogno, dopo tanto tempo, ad essere stato piacevole, tutti gli altri sono stati degli incubi.
Il ricordo di quel giorno è ancora vivido nella mia mente mentre la realtà si intrufola di nuovo nella mia coscienza, i miei occhi si adattano alla stanza buia.
Mi ci vuole un po' prima di ricordare gli eventi del giorno e giro di scatto la mia testa per controllare l'ora.
10:47 p.m.
"No!" Urlo, saltando fuori dal letto. Mi precipito fuori dalla stanza e trovo mia madre ed Elizabeth a guardare la TV in salotto.
"Che ora è?" Chiedo loro, nel caso in cui il mio orologio si fosse sbagliato.
"Cosa?"
"Che ora è?"
"Circa le undici meno un quarto, cosa c'è che non va?"
"Il volo! Ho perso il volo!" Porto il palmo sulla mia fronte.
"Pensavo avessi detto che partisse alle undici e mezza?" Chiede Elizabeth.
"No, era alle dieci e mezza! Devo essermi addormentata, oh mio Dio. . ." Inizio a camminare su e giù per la stanza. "E non ho nemmeno il numero di Harry per dirgli--"
Sento i miei occhi bagnarsi. Anche se avessi avuto il suo numero, lui ora è sull'aereo e non lo avrebbe saputo fino a tarda notte.
"Sono così idiota," piagnucolo.
"Puoi prenotare un volo per la prossima settimana, tesoro, andrà tutto bene," dice mia madre.
"Ma. . ." Il mio labbro inferiore trema.
Sinceramente, ero emozionata all'idea di tornare a casa con Harry. Avremmo recuperato tutto ciò che avevamo perduto delle nostre vite e avremmo fatto delle battute sui viaggi in aereo. Posso immaginarlo nella mia mente.
"Guardati, sei esausta," dice mia madre, alzandosi e dirigendosi verso di me. Avvolge un braccio sulle mie spalle. "Non c'è da stupirsi che sei crollata, hai avuto una giornata folle. Harry lo capirà, non è così?"
Annuisco, facendo spallucce. Lo farà, ha ragione; ma sono incazzata con me stessa. Mi ero sdraiata solo per un minuto, giusto per rilassarmi prima di finire di fare le valigie, ma probabilmente il sonno aveva altri piani.
"Probabilmente anche Harry sta dormendo," dice mia madre. "È un ragazzo. Ai ragazzi piace dormire."
Ricordi di Harry disteso e addormentato sul mio letto riaffiorano nella mia mente; il suo viso così rilassato, i suoi ricci scompigliati per via del sonno. Ricordo il modo modo in cui i suoi occhi si aprono pigramente e un sorriso assonnato attraversa il suo volto quando si sveglia al mattino.
"Rose?"
Scaccio via il mio stordimento e ritorno a guardare mia madre. "Voglio soltanto andare a casa."
Mi sorride, il suo braccio ancora avvolto attorno a me. "La casa è dove si trova il cuore, ed è ovvio che il tuo cuore appartenga a lui."
Ha ragione, ed un piccolo sorriso attraversa il mio viso mentre la guardo. "Grazie per avermi sopportata."
Bacia delicatamente la mia fronte. "Sei la mia bambina, ti sopporterò sempre." Accarezza la mia schiena.
"Ora, vatti a riposare. Devi salire su quell'aereo per tornare a casa molto presto."
**
"Preso tutto?"
Annuisco, sollevando il bagaglio sulla mia spalla. L'aeroporto non è tanto affollato oggi, il che è una cosa positiva. Il matrimonio è stato quattro giorni fa e non sono riuscita a trovare un volo decente per casa, fino ad oggi. Sono emozionata e nervosa di ritornare a Portland dopo tutti questi mesi.
"Divertiti a Portland," dice Elizabeth, tirandomi in un abbraccio. "Mi mancherai."
"Anche tu mi mancherai," dico, stringendo la sua presa.
"Saluta Harry da parte mia," dice maliziosamente mentre si distacca, sogghignando.
Alzo gli occhi al cielo e vado alla ricerca di mia madre, che mi abbraccia strettamente.
"Saluta Harry anche da parte mia," dice. "E portalo presto qui. Mi piacerebbe incontrare questo ragazzo che avevamo pensato fosse morto per cinque mesi."
Rido, allontanandomi. "Lo farò sicuramente." I miei nervi aumentano quando il mio volo viene annunciato dall'interfono.
Le saluto un'ultima volta prima di raccogliere le mie cose e dirigermi al gate, per dare alla guardia la carta d'imbarco.
Mi sistemo sul mio posto nell'aereo, tirando fuori un giornale dalla tasca del sedile di fronte a me. Faccio un respiro, controllando l'ora. Sono le tre passate del pomeriggio, quindi dovrei ritornare a Portland quando a New York sono le otto e a Portland le cinque. Questo fuso orario è così snervante.
Mentre l'aereo decolla, inizio a pensare.
Harry mi ha detto che non era sicuro che l'amassi ancora, al matrimonio. Cosa è stato a farglielo pensare? È stato qualcosa che ho detto?
Le sue paure sono state confermate dopo che io ho perso il volo? Ha pensato che non volessi più ritornare a casa con lui?
Avrei dovuto farmi dare il suo nuovo numero al matrimonio. Idiota.
Lavoro sull'aereo, cercando di concentrarmi sul manoscritto per non pensarci. Mi agito per le tre ore mancanti, sono ancora nervosa.
Finalmente, l'aereo atterra sull'asfalto, il sole è alto nel cielo della bellissima Portland.
Riesco ad ottenere il mio bagaglio e a fermare un taxi nel giro di un'ora, arrivando al mio appartamento intorno alle sei.
Alzo lo sguardo verso l' alta struttura, realizzando quanto mi sia mancato vivere qui. Vedo l'auto di Harry parcheggiata al suo solito posto e la mia auto a qualche fila più in là. Vedo il pianoforte nella hall mentre entro, e la lavanderia in fondo al corridoio.
Prendo l'ascensore per salire, lasciando che un sorriso si faccia spazio sul mio viso mentre esco nell'atrio. È così surreale che io sia ritornata qui, dopo tutto questo tempo.
Apro il mio appartamento, lasciando cadere le mie valige nel salotto e guardandomi attorno.
È tutto uguale, una delle mie giacche è stesa sul sofà, allo stesso modo il cuscino sistemato sul divano.
Entro nella mia camera da letto e trovo il mio letto sistemato ordinatamente, quando so per certo di averlo lasciato in disordine e sfatto. Porto uno dei cuscini sul mio viso, odorandolo, e sono abbastanza certa che quello sia il profumo di menta e di acqua di colonia.
Immagino Harry incespicare fin lì nel bel mezzo della notte dopo aver avuto un incubo, gettare via i cuscini dal letto e portarsene uno vicino da stringere, i suoi occhi che si chiudono per il sonno.
Faccio passare un dito sull'armadio, accigliandomi per il piccolo strato di polvere che si è accumulato. I miei occhi rintracciano le foto nelle loro cornici che ritraggono me e la mia famiglia, rabbrividisco al fatto che in precedenza una foto di me ed Aaron stava tra di loro.
Guardo nel mio specchio e mi fermo, la mia bocca si apre lentamente. La striscia di foto dal photobooth di me ed Harry incastrata all'angolo dello specchio. È quella in bianco e nero, quella in cui ridiamo.
Mi lascio andare in una piccola risata, tirando fuori la striscia dallo specchio e girandola.
3 Giugno 2014
Idiota Uno e Idiota Due.
Rido alla didascalia di Harry, rimettendo attentamente la striscia nello specchio. È così carina lì, non posso fare a meno di pensarci.
Ritorno in salotto, combattuta se disfare o meno le mie cose. Decido di non farlo ed esco nell'atrio.
Fisso la porta di Harry, mordendomi il labbro. Sono emozionata e nervosa tutto in una volta mentre allungo la mano e busso.
Percepisco dei passi, ma non sento nessuno. Dopo aver aspettato per cinque minuti, scavo nella mie tasche alla ricerca delle mie chiavi di riserva ed apro la porta.
Entro nell'appartamento. Non è cambiato molto, tutto sembra esattamente lo stesso. Posso dire che lui non sia in casa, altrimenti avrebbe sentito le chiavi nella serratura.
Mi siedo sul divano e decido di restare per qualche minuto e ritornare a bussare più tardi. Anche il suo appartamento mi è mancato e la sua accurata pulizia. È così organizzato, ammiro questa cosa di lui.
Do una sbirciatina nella sua stanza, sorridendo alle lenzuola blu marino sistemate ordinatamente sul suo letto, alcuni giornali accatastati sul suo comodino. La TV è ancora sull'armadio, lo schermo spento.
Il mio occhio cattura qualcosa sul suo armadio e deglutisco.
È una fotografia, è la cornice che precedentemente conteneva la foto di Violet. Solo che, non è Violet quella ritratta nella fotografia--sono io.
Risale al giorno dello zoo, i miei capelli mi ricadono sulle spalle in onde sciolte. Sto guardando oltre le mie spalle, verso di lui, la mia bocca mezza aperta in una risata. Non ricordavo che Harry mi avesse scattato una foto.
Sorridendo, rimetto la foto sull'armadio e ritorno nel salotto, prendendo posto sul divano.
Proprio mentre mi siedo, la porta si apre. Alzo lo sguardo per incontrare gli occhi di Harry.
Stringe un cestino del bucato, e lo fa cadere quando cattura il mio sguardo, i suoi occhi si spalancano.
Scoppio in una risata per il bucato sparso a terra, e mi alzo per girarmi verso di lui.
"Gesù Cristo," dice, premendo una mano sul suo petto.
"Scusa," ridacchio, chinandomi per aiutarlo a raccogliere i vestiti.
Scuote la testa e sorride e ripieghiamo insieme il bucato, rimettendolo nel cestino.
Appoggia il cestino sul divano, girandosi per guardarmi.
Indossa una t-shirt bianca dei Rolling Stones, le sue guance di un rosa salutare. Così quanto l'ho amato vestito in quel completo al matrimonio, allo stesso modo amo vederlo vestito così, nei suoi abiti da tutti i giorni.
"Sarò sincero, mi hai spaventato a morte," dice ed io rido.
"Scusa, avevo intenzione di andarmene e di ritornare più tardi," dico.
"Quando sei ritornata?"
"Nemmeno un'ora fa." Sposto il peso da una gamba all'altra. "Avevo intenzione di ritornare con te la notte del matrimonio, ma mi sono addormentata e ho perso il volo. Sono un'idiota, lo so. Mi dispiace, ti ripagherò il biglietto."
Harry non dice nulla ed io continuo.
"Inoltre, penso sia davvero romantico il fatto che tu abbia messo quella foto nel mio specchio. L'adoro davvero. Penso tu sia più romantico di quanto credi." Le mie guance arrossiscono ed Harry sorride.
"Mi sei mancato un sacco, più di quanto tu possa capire," dico. "Questi cinque mesi sono stati i più difficili della mia vita e non voglio che si ripetano per cui promettermi per favore di non cacciarti in altri loschi guai e che non ti farai sparare di nuovo."
Harry ride, i suoi occhi si accendono di umorismo. "D'accordo, lo prometto."
I miei occhi cadono sul suo braccio destro. Faccio qualche passo avanti, alzando leggermente la manica della sua t-shirt.
"Questa. . .questa è la tua cicatrice?"
Annuisce, i suoi occhi fissi su di me mentre ne traccio i suoi contorni. Ovviamente è ricucita, la cicatrice è piuttosto ampia, sul fronte del bicipite. Tocco lievemente il tessuto cicatriziale liscio, il mio cuore in gola. Ricordi della pallottola che lacera la sua carne annebbiano la mia mente mentre fisso la cicatrice.
"Fa male?" Sussurro, riportando il mio sguardo su di lui.
"Non più," risponde.
"Prima ti faceva male?"
Solleva le spalle mentre lascio ricadere la mia mano sul fianco.
Guardo tutti i tatuaggi famigliari sul suo braccio, quello che ho tracciato più e più volte con le mie dita. Il lucchetto e la chiave, la piccola croce sulla sua mano, e--
"Nuovo tatuaggio?" Chiedo, corrugando leggermente la fronte mentre cerco di decifrare la figura sul suo braccio sinistro.
Gira il suo braccio verso di lui per vederlo meglio. "Già," dice. "È una--"
"Rosa," diciamo insieme. Sorrido, allungando la mano e toccandola. È più grande della mia, è disegnata così abilmente contro la sua pelle delicata.
"Copione," dico e lui ride, guardando verso di me mentre esamino l'inchiostro.
"L'imitazione è la miglior forma di amore," dice ed io sorrido, alzando lo sguardo verso di lui.
"Quando l'hai fatto?" Chiedo.
"A Marzo."
Annuisco.
"L'ho fatto perché ti amo," lo dice così involontariamente che quasi mi vien voglia di svenire. Le mie guance arrossiscono e distolgo lo sguardo, combattendo un sorriso.
"Non dire più che fai schifo in quanto a romanticismo."
Lui ride ed io faccio un passo indietro, facendo ricadere la mia mano sul mio fianco. Mi guarda per qualche secondo prima di sospirare.
"Beh, immagino che l'unica cosa che possa dirti ora sia. . ." Mi tende la sua mano per stringere la mia. "Benvenuta a casa."
Sposto il mio sguardo dalla sua mano al suo viso. "Stai scherzando, vero?"
Lui sembra confuso, facendo ricadere la sua mano sul fianco.
"Col cazzo che mi accontento di una stretta di mano."
Mi avvicino e lo sommergo in un abbraccio, quasi sovrastandolo mentre lui risponde, ridendo e avvolgendo le sue braccia intorno alla mia vita. Seppellisco il mio viso nella sua spalla, cercando di non piangere mentre respiro il suo profumo.
Sento le sue labbra premere contro i miei capelli e poi mi allontano, alzando lo sguardo verso di lui.
"A proposito, se hai davvero pensato che io avessi smesso di amarti, sei veramente un idiota."
Il sorriso che attraversa il suo volto è il più grande che gli abbia mai visto indosso mentre mi stringe di nuovo a lui, le sue labbra abbassate sulle mie in un bacio, lo sognavo dal giorno in cui ero andata via per New York, cinque mesi fa. Le sue labbra sanno di gomma alla menta come sempre, e sono così grata che sia una persona di abitudini. È ovvio che questi mesi passati hanno cambiato entrambi, ma le piccole cose di Harry sono rimaste le stesse, e ne sono così contenta.
E mi viene ancora una volta da piangere.
Ci allontaniamo troppo presto ed Harry mi sorride, camminando intorno al bancone da cucina per aprire il frigo.
"Siediti, Rosie. Stavo giusto per preparare la cena."
//
Okay, non agitatevi, manca ancora l'epilogo da leggere!
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