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Capitolo 18

Harry sospira e raccoglie le sue cose da terra. Esce bruscamente dall'ascensore senza dire una parola. Lo seguo, facendo scorrere una mano tra i miei capelli.

"Per quanto tempo siete stati lì dentro?" Chiede il Signor Greenman.

"Non lo so." Dico. "Harry ha spinto tutti i pulsanti così deve aver bloccato il sistema."

Il Signor Greenman alza gli occhi al cielo. "Dannazione, gli avevo detto di smetterla. Mi dispiace, Rose."

Alzo le spalle. "È tutto apposto."

Il Signor Greenman guarda il suo orologio. "Odio fare questo a te, Rose, ma ti dispiacerebbe lavorare fino a tardi stasera? Ho due manoscritti in più che ho bisogno di modificare entro domani-"

Annuisco. "Certamente. Inizio ora."

Ritorno nella mia area di lavoro e mi siedo, mescolando i documenti. Noto che Harry è già andato via. Meno male. È in assoluto l'ultima persona che vorrei vedere.

Sono confusa dalle sue parole. Non sono pretenziosa. Tuttavia, lo ammetto, è stato bello colpirlo in quel modo. Se lo meritava dopo tutte le cose che mi ha detto da quanto ci siamo conosciuti.

Ma diceva davvero sul serio? Sono una snob? Cosa ho fatto per farglielo pensare? Perché mi ha giudicata così in fretta?

Cosa ho potuto mai fare per farmi odiare così tanto da Harry?

L'orologio segna le quattro ed io inizio a lavorare. Mando un messaggio ad Aaron chiedendogli se può venirmi a prendere e dice di sì. Avrò l'occasione di scusarmi per tutto ciò che ho detto e andrà tutto bene.

La mia penna rossa vola attraverso la pagina. Il Signor Greenman viene a controllarmi ogni tanto e a ringraziarmi ancora per essere rimasta fino a tardi. Mi dice che consegnerà il mio file al Signor Crystal un altro giorno.

Verso le otto, ho finito un manoscritto e metà del secondo. Il Signor Greenamn mi ringrazia ancora mentre esco dalla porta. Compongo il numero di Aaron. Quando risponde la sua segreteria, sospiro.

L'aria è gelida e avvolgo la mia giacca intorno a me. Non vedo la sua macchina da nessuna parte. Il mio cuore affonda quando realizzo che non verrà...di nuovo.

Ho davvero bisogno di parlare con Aaron riguardo ciò.

Rabbrividisco e mi siedo sulla panchina. Non piangerò questa volta. Comincio a ripensare ai miei sentimenti per Aaron. Si dimentica di me tutto il tempo, e a malapena trova tempo per me. È davvero al lavoro? O sta mentendo?

No, la mia mente scatta. Non sta mentendo, perché dovrebbe mentirti? È occupato al lavoro.

Cerco di rintracciarlo ancora e riaggancio quando ottengo la segreteria per la seconda volta. Perché si sta dimenticando così spesso di me?

Non ti tratta nel modo giusto, vero?

Anche se odio ammetterlo, Harry aveva ragione. Aaron non mi tratta nel modo giusto. Dobbiamo parlare di questo, o finisce qui.

Almeno non sta piovendo.

Mi guardo in giro. Non vedo neanche la macchina di Harry. Sono sollevata e delusa allo stesso tempo, anche se non so il perché. È un idiota, e non voglio avere niente a che fare con lui.

Fa attenzione a quello che desideri, ha detto Harry in ascensore. Che cosa voleva significare questo?

Aspetto altri quindici minuti prima di masticare il mio labbro e alzarmi dalla panchina. Suppongo di dover tornare a casa a piedi.

Porca miseria. Perché ho indossato i tacchi oggi? Che stupida.

Penso al percorso verso casa e inizio a camminare. Le mie scarpe producono un suono secco sul marciapiede freddo. Sento urlare in lontananza. Sussulto all'oscenità delle parole e continuo a camminare.

Giro in un angolo e sospiro, tirando fuori il mio GPS e annotando il mio indirizzo. Spero non sia molto più lontano.

Sento un movimento dietro di me ma lo ignoro. Probabilmente è solo qualcun altro che sta tornando a casa. Le strade di New York sono molto più pericolose di quelle di Portland. Perché dovrei aver paura?

Sento un altro spostamento e mi volto, i miei occhi scrutano la strada vuota. Il mio sguardo atterra sul vicolo nel quale ho seguito Harry l'altro giorno. La paura inizia a farsi strada dentro di me e comincio a camminare di nuovo, più velocemente questa volta.

Non c'è nessuno lì.

Non c'è nessuno lì.

Non c'è nessuno lì-

Qualcuno afferra il mio polso e mi sbatte contro un edificio di mattoni. Il mio respiro si ferma in gola e ansimo al duro impatto del corpo sulla pietra.

Due ragazzi sono davanti a me, il lampione li inonda inquietantemente, la luce fioca. Uno ha i capelli biondi e gli occhi azzurri, le braccia incrociate al suo petto. L'altro lo riconosco come il ragazzo dai capelli castani che si è incontrato con Harry nel vicolo.

"Ti ho presa." Dice quello con i capelli castani, un mezzo sorriso compare sulle sue labbra.

Voglio urlare ma la mia voce è muta nella mia gola.

"Rose, giusto?" Chiede quello biondo. "Che nome adorabile."

"Come - come sai il mio nome?" Domando con voce tremante.

"Sappiamo molte cose, Rose." Il ragazzo castano inizia a camminare, i suoi occhi azzurro scuro riflettono nella luce. Non sembra molto più grande di me; nessuno dei due lo sembra.

"Quanto ti ha detto?" Chiede quello biondo in tono burbero.

"C - chi?"

"Non fare la stupida, Rose." Dice. "Cosa ti ha detto Styles?"

"Harry?"

"Mi hai sentito."

"Lui-lui non mi ha detto niente."

"Non mentire. Mentire non ti porterà da nessuna parte." Ghigna quello castano.

"Chi siete voi?" Domando.

"Noi facciamo le domande." Sbotta.

"Oh, dai amico," quello biondo dice scherzosamente. "Dovrebbe almeno sapere i nostri nomi."

Quello castano sorride. "D'accordo." Dice. "Sono Louis, e quello è Niall." Dice, i suoi occhi cattivi. "Ora che ci conosciamo tutti, occupiamoci degli affari."

Deglutisco. "Cosa vuoi?"

"Vogliamo sapere cosa ti ha detto Styles." Dice Niall.

"Non mi ha detto niente." Rispondo, la mia voce sorprendentemente forte. "Non mi piace neanche. Io lo odio."

I due si guardano e ridono. "Allora perché ti ha accompagnata a casa l'altro giorno?" Chiede Niall.

"Avevo bisogno di un passaggio." Dico. "Questo è tutto."

Louis fa un passo verso di me, i suoi occhi minacciosi. "Lascia che ti dica una cosa, Rose." Dice a bassa voce. "Possiamo farla facile, o più difficile. In entrambi i casi, tu parlerai."

Più grida combattono per uscire fuori di me, ma rimango paralizzata. Avrei dovuto chiedere un passaggio. Non avrei dovuto tornare a piedi.

"Non ho nessuna informazione, sto dicendo la verità." Protesto. "Per favore, lasciatemi semplicemente andare a casa."

"Scusa, Rosie, non possiamo." Dice Louis, prendendo il mio polso nella sua mano. Stringe fortemente e sussulto. "Ora dimmi," ringhia. "Cosa ti ha detto Styles?"

Voglio urlare, piangere e lottare, ma il mio corpo non me lo lascia fare e rimango pietrificata. La mia testa martella per essere stata sbattuta contro il muro e mi sento come se stessi per svenire.

Immediatamente, una macchina si ferma violentemente vicino il marciapiede. Qualcuno salta fuori velocemente.

"Hey!" Grida Harry, sbattendo lo sportello della sua macchina.

Guardo incredula mentre i due si voltano in direzione di Harry.

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