Hey Angel
Hey angel. Do you know the reasons why. We look up to the sky? Hey angel. Do you look at us and laugh. When we hold on to the past? Hey angel
Fa freddo. L'oscurità la fa da padrone in quel luogo privo di vita e spoglio di oggetti. Tutto ad un tratto, un pianto. Un urlo straziante lacera il silenzio innaturale, un rumore di colpi sconnessi e dettati dalla rabbia rimbomba in quel posto senza pareti, quel luogo infinito così simile all'oblio. Una figura risplende nel buio più totale, un'aura debole rischiara l'oscurità asfissiante, donando sollievo. Però, se ci si sofferma a guardare la figura, il sollievo scompare. Lì, accasciato su un pavimento formato dal nulla, c'è un Angelo dalle ali rovinate, dai vestiti strappati. Piume bianche e usurate lo circondano, creando una sorta di cerchio della distruzione. L'Angelo singhiozza, le spalle coperte sussultano, la voce si incrina mentre l'ennesimo urlo rimbomba nel vuoto. Avvicinandosi, si nota che l'Angelo è una lei. Una ragazza dalla pelle lacerata, dagli occhi pieni di emozioni ma inondati di lacrime, dalle gote rosa, in contrasto con il pallore della pelle circostante. E' come se in quelle gote fossero rinchiusi tutti i suoi sentimenti, le sue delusioni, i suoi Demoni. E, parlando di Demoni, nell'ombra si scorgono alcune figure, che si muovono lentamente, senza fare rumore. Sembra che si divertano a vederla così, godono di ogni singhiozzo, di ogni gemito, di ogni urlo. Sembra che si stiano trattenendo dal ridere, per non disturbare quel delizioso dolore di cui si nutrono, di cui vivono.
L'Angelo si asciuga le lacrime, poi si passa le mani sul vestito puntellato da macchie rosse. Sangue, probabilmente. Fa un respiro profondo, poi si guarda intorno: vede i suoi Demoni, che le sorridono in modo inquietante, facendola rabbrividire. Ma non abbassa lo sguardo. E' terrorizzata, certo, ma prima di stringere i pugni infilzandosi le unghie nella carne, osserva attentamente ogni singolo Demone. Guarda giù, osservando le piume delle sue ali distrutte. Ne prende una in mano, osservandola: è ingrigita, rovinata, ma è ugualmente bella, ugualmente luminosa.
Hey angel. Tell me, do you ever try. To come to the other side? Hey angel. Tell me, do you ever cry. When we waste away our lives?
Una risata fa sobbalzare l'Angelo, che fa cadere la piuma a terra dallo spavento. Alza lo sguardo e i suoi occhi si riempiono di dolore quando nota un altro Angelo, altrettanto ferito che ride, seduto a terra. Si guarda intorno, guarda sé stesso, guarda i proprio polsi tagliati, sporchi di sangue e ride. Ride perché tutto ciò che lo circonda lo ferisce, ride perché non trova un senso nel vivere, ride perché ha finito le lacrime per piangere.
D'un tratto, il paesaggio cambia. Non c'è più il nero più profondo, ma una spiaggia, con il mare in tempesta e il vento che sfregia i volti. Una figura è seduta su un masso, in lontananza. Un canto rieccheggia, sovrastando con leggerezza il rumore della pioggia, del mare e del vento. L'Angelo smette di ridere, di botto. Alza lo sguardo dalle sue mani, le volge verso la figura, che identifica come una Sirena. Si alza, dolorante, zoppicando sulla sabbia fredda verso la Sirena, bella e incantatrice. L'entità sorride, soddisfatta. Protende le braccia verso l'Angelo ferito, che accenna ad un sorriso. Immerge i piedi nell'acqua, allungando a sua volta le braccia verso la Sirena, che sembra così dolce e amorevole, adesso. Si accoccola a lei, che lo stringe smaniosa a sé, guardando male l'Angelo a terra, che guarda impotente la scena. Lei piange, cerca di urlare, ma non ha la voce. Non riesce a muoversi, guarda i due singhiozzando semplicemente, soffrendo dentro, sentendo il cuore dilaniato, a pezzi.
La tempesta si ferma, il Sole fa capolino. Lui spera di aiutare con i suoi raggi l'Angelo a terra, ma non sa bene come fare.
La Sirena guarda il bel tempo e sorride. Lascia un bacio sulla guancia dell'Angelo tra le sue braccia, che la tratta con freddezza, adesso. Si lascia scivolare in mare, nuotando libera. L'Angelo la osserva, contrariato, guardando male i tritoni che le si avvicinano anche solo per sbaglio, mentre l'altro Angelo lo guarda, cercando di alzarsi. Ce la fa, muove qualche passo, si avvicina. Parla all'altro Angelo, non sente nemmeno cosa dice, semplicemente gli parla, sperando di alleviare il proprio dolore e il suo. L'Angelo la tratta con freddezza, osservando il mare in cui si è allontanata la Sirena.
Passano giorni, settimane forse. I due Angeli non si parlano, sistemano le proprie cose, cercano di curarsi. L'Angelo ferito va dalla ragazza Angelo, sorridendole e parlandole come niente fosse. Si divertono, si curano a vicenda, si aggiustano. Il Sole brilla più del solito, come se fosse felice per loro e stesse assistendo con allegria agli avvenimenti.
Poi cade la pioggia, di nuovo la tempesta la fa da padrone e l'Angelo ferito è di nuovo freddo con la ragazza Angelo. Lei è triste, è arrabbiata. Sa perché questo sta avvenendo. Quando lui è freddo, significa che la Sirena sta tornando. Infatti, eccola lì, che si arrampica sul solito masso, che squadra male i due Angeli, perché deve sapere se si sono parlati, se hanno avuto contatti. Lei è gelosa. Non sa perché, forse reputa la ragazza Angelo un pericolo per la sua relazione. L'Angelo stringe i denti, si siede, soffre in silenzio ma cerca di reagire. Cerca i raggi del Sole tra le nuvole e li trova sempre, perché il Sole non smette mai di splendere per lei, mai. Gli parla, gli confida alcuni dei suoi sentimenti, altri li tiene per sé, poi cerca di distrarsi, ma i pensieri sono quasi sempre lì. Il Sole cerca di predominare sulla tempesta, ma non sa mai se ci riesce, se aiuta l'Angelo o meno.
Yeah I see you at the bar, at the edge of my bed. Backseat of my car, in the back of my head. I come alive when I hear your voice. It's a beautiful sound, it's a beautiful noise. Yeah I see you at the bar, at the edge of my bed. Backseat of my car, in the back of my head. I come alive when I hear your voice. It's a beautiful sound, it's a beautiful noise. Hey angel Hey angel. Do you look up to the sky? Do you look up to the sky?
Poi, l'Angelo apre gli occhi. È davanti al cellulare, con una chat aperta. È stata bloccata, c'è la tempesta, per ora. Le arriva un messaggio, il Sole le parla, si interessa di lei, dei suoi sentimenti. Fa un audio, sull'orlo delle lacrime, parla, si sfoga. Poi si riprende. Si sistema e si mette al lavoro. Consola gli amici, le persone care. Ma non dice a molti di loro come si sente, alcuni perché non vogliono saperlo, altri perché sono troppo importanti e lei crede di essere un peso, forse.
Sospira, chiudendo di nuovo gli occhi. Per un attimo le sembra di vedere un Demone nell'angolo della stanza, che la osserva interdetto: non riesce a capire cosa prova e non lo fa neanche lei. Ride, scherza, soffre, ma non fa mai tutto completamente. È confusa, e sembrano esserlo anche tutte le sue certezze. Allora sbuffa, sistemandosi gli occhiali, per poi buttarsi sul letto con la luce spenta, decidendo di navigare su internet.
Oh I wish I could be more like you. Do you wish you could be more like me? Oh I wish I could be more like you. Oh I wish I could me more, I could be more, I could be more
Nel buio della stanza, due ali trasparenti risplendono sulla sua schiena, e delle piume stropicciate illuminano alcuni punti dimenticati della stanza, sembrando stelle luminose in una notte tormentata.
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