Vecchi vizi
~4 anni dopo~
Il pennino correva rapido sulla pergamena. Come se avesse fretta, al pari della ragazza che lo teneva tra le dita, di terminare quel compito ingrato.
Amo
Amas
Amat...
Una ciocca di capelli ricci, biondo miele, le cadde sull'occhio. Rosie Watson la scostò con una mano, portandosela dietro l'orecchio, e riprese a scrivere.
Amamus
Amatis
Amant
Con un leggero sospiro di soddisfazione, ripose il pennino e il calamaio nel cassetto. Finalmente aveva finito di ripassare quella declinazione.
Considerava affascinante la letteratura latina, ma spesso la grammatica le risultava così noiosa...
Trattenne un sorriso: se suo zio fosse stato lì, avrebbe detto la stessa cosa... e probabilmente si sarebbe messo a sparare al muro della sua stanza.
L'aveva già fatto, una volta: il muro della camera degli ospiti ne era stato, purtroppo, la malcapitata vittima.
Ora che ci pensava, era da un po' che Sherlock non si fermava a casa loro, specialmente la sera. Ma Rosie non se ne stupiva più di tanto: sapeva perfettamente che lui e suo padre erano sempre impegnati in qualche missione. E lei era riuscita-dopo un bel po' di suppliche, in verità-a strappare al padre il permesso di partecipare ad alcune di esse; quelle non eccessivamente rischiose, beninteso. A condizione, però, di badare anche alla sua istruzione.
Per questo, da anni, ormai, veniva a casa loro un' istitutrice quattro volte alla settimana, per lezioni che andavano dall'etichetta agli studi classici.
L'aveva trovato un buon compromesso: soprattutto perché aveva potuto cimentarsi anche nello studio della musica. Inutile dire che aveva scelto il violino: sentire lo zio suonare quella stupende melodie l'aveva spronata come non mai a voler saperle riprodurre.
Spesso e volentieri, infatti, Sherlock stesso le impartiva delle lezioni, dimostrando un'incredibile pazienza, e plaudendo, orgoglioso, ad ogni suo progresso.
All'improvviso, l'orologio a pendolo della sua stanza battè le sette di sera, facendola trasalire. Persa nei suoi pensieri, non si era assolutamente resa conto di quanto fosse tardi.
Di certo suo padre era già al porto, con la Perla Nera, e aspettava solo lei per partire! Avevano davanti a loro almeno un giorno di viaggio. Sarebbero infatti arrivati solo la sera successiva, mare permettendo ovviamente...
Ripose rapida anche la pergamena in un cassetto e prese dall'armadio il suo giaccone preferito, indossandolo sopra il vestito marrone scuro poco appariscente che portava già da quella mattina, e legò i capelli-che ormai le arrivavano a metà schiena- in una veloce treccia. Aggiunse anche un berretto del medesimo colore, di foggia sempre maschile.
Guardandosi allo specchio, sorrise: il giaccone era proprio quello che portava quattro anni prima... anche se, stavolta, le calzava a pennello, adattandosi alle sue forme. Ora per lei era più difficile fingersi un ragazzo come aveva invece fatto un passato.
Dopo averci riflettuto un momento, infatti, si infilò in tasca, per sicurezza, un vecchio pugnale corto di sua madre.
Anche se non sarebbe stata sola, stavolta, non si poteva mai sapere, a Tortuga...
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-... Rosie, ricorda bene ciò che ti ho detto: non parlare con nessuno, non toccare niente, non fare niente... Cerca anche di non guardare niente...
- Papá!! Ho diciotto anni, che diamine!-protestò Rosie, da una parte esasperata, dall'altra intenerita dalla preoccupazione di suo padre.-Ti ricordo, inoltre, che sono venuta qui, da sola, e avevo quattordici anni!
-Non ricordarmelo!-John rabbrividì, e le passò un braccio intorno alle spalle, stringendola a sè.-Tremo ancora al pensiero di quello che sarebbe potuto succederti, se Sherlock non fosse arrivato...
Lei sorrise, posandogli per un momento la testa sulla spalla.
-... A proposito, dov'è?-chiese poi, guardandosi intorno, mentre procedevano lungo le caotiche strade di Tortuga.-Dobbiamo vederci alla Baker, vero?
-Sì. Tra un'ora, più o meno...-rispose il padre: poi aggrottò la fronte, pensieroso.-Anche se, nell'ultimo mese, è stato molto misterioso: spariva tutte le sere, e non voleva assolutamente che lo accompagnassi. Per questo ha affidato la Perla completamente a me, anche oggi. Magari stasera scopriremo finalmente cosa sta davvero combinando.
-Forse sta solo raccogliendo informazioni per qualche vostro incarico, come al solito...-azzardò la ragazza, continuando a guardarsi intorno con curiosità, e godendosi quella perenne confusione.
Suo padre grugnì in segno di assenso, ma si vedeva che non ne era del tutto convinto.
-Ma perché non mettermi al corrente, allora?-obiettò infatti.-Ormai gli incarichi li...
Si interruppe bruscamente: Rosie vide che il suo sguardo si era d'improvviso puntato su una particolare casa in uno dei tanti vicoli della cittadina, leggermente nascosto rispetto alla strada principale. L'atmosfera stessa del vicolo era diversa, quasi immersa in un silenzioso torpore. Era, in realtà, una baracca alquanto malconcia, sebbene piuttosto grande, e molto affollata, sia dentro che fuori. Vi era un grande viavai di pirati, e alcuni di essi stavano sdraiati all'esterno, la schiena contro il muro, e quasi tutti avevano delle strane pipette in mano, oppure borbottavano qualcosa, gli occhi rossi, la testa ciondolante. Altri, ancora, sembravano immersi nel sonno. L'aria intorno a loro era permeata da uno strano odore, che per un istante le diede quasi alla testa.
Rosie, a quel punto, capì.
Una fumeria d'oppio...
Suo padre, intanto, aveva tolto il braccio dalla sue spalle, e si era diretto come una furia proprio in quella direzione; e lei lo seguì a ruota, seppur un po' interdetta. Si fermarono di fronte a uno dei pirati in particolare, intento, a quanto pareva, a conversare animatamente con un amico, una pipetta in mano, mentre alla sua sinistra un altro pirata sembrava dormire profondamente, preda dei fumi della droga.
John si parò proprio di fronte al giovane, che doveva essere circa sulla trentina.
Rosie, finalmente, lo riconobbe, e sgranò gli occhi, incredula: ma non fece in tempo a dire nulla, perchè suo padre la precedette.
-Henry. Cosa diavolo ci fai qui??-ringhiò infatti, furibondo: raramente Rosie l'aveva visto tanto arrabbiato come in quel momento.
Henry, finalmente, si accorse della loro presenza e si tirò velocemente in piedi, gli occhi sgranati.
-John... te lo giuro, non è come sembra! Lasciami spiegare!!
-Ah, davvero? "Non è come sembra"?? Strano... Perché a me sembra che tu sia ricascato in questo maledetto vizio!!- ruggì, indicando la casa di fronte a loro.
Rosie aggrottò la fronte, dispiaciuta: come aveva fatto quel ragazzo così simpatico, che lei ben ricordava a bordo della Perla, a ricaderci?
Sentì suo padre parlare ancora, rivolgendo a quest'ultimo uno sguardo di fuoco, i pugni stretti lungo i fianchi.
-Tu non hai idea di quanto sei nei guai... Aspetta che lo venga a sapere il ca...!!
Non fece in tempo a dire altro: perché, improvvisamente, il pirata che fino al momento prima era immerso nel sonno si svegliò-forse disturbato dal loro tono di voce non molto basso-e si voltò verso di loro.
Il biondo, se possibile, strabuzzò gli occhi ancora di più e spalancò la bocca, attonito e incredulo oltre ogni limite.
-... Oh, ciao, John... dovevamo vederci più tardi... Perchè sei qui?-borbottò capitan Sherlock Holmes, alzando lo sguardo, confuso.
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-Un mese ti ho perso di vista. UN MALEDETTO MESE!!-sbraitò di nuovo suo padre, mentre Sherlock si tirava in piedi, ondeggiando, aiutato da Henry.
-John, rilassati. Posso spiegarti tutto...-fece il corvino, incerto, strizzando gli occhi, forse cercando di mettere a fuoco il suo primo ufficiale: lui, d'altro canto, era il ritratto della più nera furia.
-L'ho già sentita, questa! La verità è che voi due...-ringhiò, indicando lui ed Henry.-Siete tornati alle vecchie abitudini!!
Il ragazzo intervenne nuovamente.
-No, John, credimi!!-esclamò, in tono d'urgenza, mentre anche Sherlock annuiva, e cercava di nuovo di prendere la parola.
Rosie, intanto, era rimasta volutamente indietro di qualche passo, senza parole: non riusciva a credere che suo zio avesse potuto fare una cosa del genere. Sapeva della sua antica dipendenza dall'oppio: suo padre gliene aveva parlato una volta, molto tempo prima... ma gli aveva anche spiegato che era stato proprio lui, a farlo smettere!
All'improvviso, mentre distoglieva lo sguardo- e il padre continuava a inveire contro lo zio ed Henry-qualcos'altro attirò la sua attenzione.
O per meglio dire, qualcuno.
Poco distante da lei, infatti, c'era una ragazza, all'incirca della sua stessa età: indossava un abito azzurro con ricami bianchi-anche per questa sua eleganza eccessiva spiccava sulla gente di Tortuga- e una piccola borsa a tracolla, di cuoio marrone. Aveva i capelli ricci e neri, lunghi fin oltre le spalle, e gli occhi azzurri: o almeno, nella strada poco illuminata, le parvero di quel colore.
Notò che era palesemente spaesata, e che procedeva per le vie con passo rapido ma nervoso; ogni tanto, fermava i pirati che le capitavano a tiro, chiedendo qualcosa: ma questi la ignoravano o scuotevano la testa.
Alla fine, la vide infilarsi in un vicolo.
Rosie, a quel punto, colta da un impulso improvviso, decise di seguirla.
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