Lezioni di ballo
-William Sherlock Scott Holmes. Apri la porta. IMMEDIATAMENTE!!
John rimase sbigottito: a meno che non si sbagliasse di grosso, quella era la voce di Molly. Ma non l'aveva mai sentita così furiosa. Se non si contava il loro primissimo incontro. Ancora ricordava lo schiaffo e la sfuriata rivolta contro Sherlock. Il quale, d'altro canto, gli parve un tantino preoccupato.
-Capitano... come va la vita coniugale?-gli domandò, non potendo resistere a sollevare le labbra in un leggero ghigno.
Lui, per tutta risposta, lo fulminò con lo sguardo.
Il primo ufficiale si alzò per andare ad aprire la porta, mentre Peter spostava lo sguardo dall'uno all'altro, chiaramente perplesso. Una volta aperta, il biondo rimase di stucco, poiché non solo si trovò davanti una Molly infuriata, ma dietro di lei c'era...
-... Mary??-esclamò, sorpreso.-E tu che ci fai qui??
Lei gli sorrise e lo baciò rapidamente, ma senza rispondere, mentre, dietro di lei, entravano anche Rosie e Cordelia.
Mary non ebbe comunque il tempo di rispondere al marito, perché Molly si era diretta verso Sherlock con un passo che esprimeva una furia incontenibile.
-TU. Tu razza di idiota irresponsabile bast...!
-Molly, per favore! C'è un bambino presente, qui!-la interruppe lui, falsamente indignato, indicando Peter: il quale, d'altro canto, aveva gli occhi sgranati e l'espressione timorosa, dopo l'entrata in scena di tutta quella gente sconosciuta.
Molly si rese conto solo allora della presenza del bambino: e, dato che non se l'aspettava, rimase un momento interdetta, volgendo appena lo sguardo verso di lui.
Sherlock ne approfittò all'istante.
-Molly, come è possibile che tu sia qui? Credevo che fossi da Mary... Ah... c'è pure lei-aggiunse, notandola.-Ma come siete arrivate sin qui?
-È ovvio-rispose lei, tranquillamente.-Abbiamo sequestrato una nave, e preso in ostaggio l'equipaggio. Poi, una volta a destinazione, li abbiamo uccisi tutti.
Sherlock inarcò ironicamente un sopracciglio: John, invece, aprì la bocca più e più volte, fissandola sconvolto.
-... C-cosa avete fatto!!? Puoi ripetere!?!?
-John... è ovvio che ti sta prendendo in giro!!!-si intromise Molly, esasperata.-Abbiamo semplicemente chiesto un passaggio a un mercantile!!
Lui arrossì.
-Ah... Certo certo... l'avevo capito, naturalmente...-abbassò lo sguardo, scoccando però un'occhiataccia alla moglie, che gli rivolse un sorrisino divertito.
Il capitano, a quel punto, riprese la parola.
-Molly, posso presumere che tu abbia saputo della mia missione sotto copertura...
-Ah! Adesso frequentare fumerie d'oppio è una "missione sotto copertura"!?!-replicò lei, ancora furibonda, ma anche sarcastica.-A quel che so io, tuo fratello non ti aveva chiesto questo!
Sherlock rimase allibito, perbpoi infuriarsi subito dopo
-... È stato lui a dirtelo?? Maledetto spione! Giuro che questa me la paga, prima o poi!-ringhiò.
-Era preoccupato per te, Sherlock. Come lo sono io-mormorò Molly, e stavolta il suo tono si ammorbidì.-Perchè non me l'hai detto?-aggiunse, con gli occhi lucidi; persino Rosie, che si era accomodata su una delle poltrone, percepì la tristezza, nella sua voce.
Il corvino abbassò lo sguardo, sinceramente contrito: aveva già fatto, molti anni prima, l'errore di nasconderle qualcosa su una missione... e l'aveva persa; non poteva rischiare che accadesse di nuovo. D'impulso, dunque, le si avvicinò, e le prese la mano con dolcezza, incurante di tutte le altre persone presenti nella stanza.
-Molly... Era una missione sotto copertura. Per questo non te l'ho detto. Non ho ripreso a fumare oppio.
Lei alzò lo sguardo, gli occhi ancora lucidi, ma l'espressione severa e diffidente, le labbra strette.
-È la verità?
-Sì, lo è. Puoi anche chiederlo a...!-Aggrottò la fronte, notando solo in quel momento che mancava qualcuno all'appello.-Un momento... dov'è Henry?
-Ehm... credo sia tornato alla Perla, zio-intervenne Rosie.-Almeno credo... Quando ha visto Molly entrare nella Baker, prima è diventato bianco come un cencio, poi è scivolato sotto il tavolo ed è sparito...
-... Pusillanime-sibilò il corvino, con una smorfia.-Proprio come un ratto che abbandona la nave che affonda.
Molly, per la prima volta da quando era arrivata, scoppiò a ridere, incapace di trattenersi, seguita, dopo una breve esitazione, anche da tutti gli altri, Sherlock incluso; finalmente, la tensione parve allentarsi.
-In realtà, è una fortuna che siate tutti qui. Anche tu, Mary-esclamò improvvisamente il capitano, tornando ad assumere la solita espressione intenta.-Per la missione che ci attende, ho bisogno di tutti voi. Anche di lei-aggiunse, indicando Cordelia, rimasta in silenzio sino ad allora.
-Io?? E in che cosa potrei mai esserle utile?-chiese la ragazza, molto sorpresa.
Sherlock sogghignò.
-Nulla di che. Deve solo fingere di essere mia figlia a un ballo di società. Ma prima...-senza lasciarle il tempo di replicare, si girò verso la finestra, imbracciando il violino, e guardando i presenti con un sorrisetto.-Come ve la cavate con il valzer?
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Le successive due ore furono per John le più strane che avesse mai vissuto insieme al suo capitano.
Ed era tutto dire.
-Mi sento un idiota...-borbottò infatti, mentre pestava i piedi a Mary per l'ennesima volta. Era da più di dieci anni che non ballava, e si vedeva.
Lei trattenne una smorfia divertita.
-Dái, John, è facile! Un passo a sinistra, poi due a destra...-lo istruì, conducendolo nella giusta direzione, la mano intorno alla sua, l'altra posata sulla sua spalla, mentre Sherlock suonava una melodia di Bach. Lei, fortunatamente, aveva frequentato l'alta società sin da bambina, ed era perciò ormai più che istruita sui balli richiesti in quell'ambiente, nonostante non ballasse anche lei da anni. Anche Rosie, sebbene non avesse ancora partecipato a nessuno di essi, conosceva qualche passo, e stava provando insieme a Cordelia. Quest'ultima, d'altro canto, si era dichiarata subito disponibile alla missione: con la promessa, naturalmente, che il capitano poi la conducesse dalla madre. Anche lei, facendo parte di una famiglia di un certo rango, era già abile nel danzare; mentre illustrava ai suoi nuovi amici quei passi di danza, si concesse di scordare, almeno per un istante, le scioccanti rivelazioni sulle sue origini.
Peter, intanto, ancora seduto sul divano, osservava i loro sforzi nelle danze, a volte addirittura applaudendo: sembrava ormai essersi del tutto rasserenato, anche perché la signora Hudson, salita poco prima, gli aveva offerto i suoi famosi biscotti...
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Il biondo si fermò, esasperato.
-Mi serve una pausa...-sospirò, esausto, passandosi una mano nei capelli.
-John, è importante che sappiate muovervi in pista! -lo rimproverò il corvino.-Saremo sotto gli occhi di decine di altezzosi e irritanti membri della nobiltà, pronti sicuramente a notare ogni nostro più piccolo errore. Non possiamo rischiare di farci scoprire!
Aveva detto tutto ciò senza smettere di suonare: però, d'improvviso, cambiò la melodia. Per un momento, il biondo dimenticò completamente la stanchezza e la frustrazione, e si ritrovò a sorridere, commosso.
-Sherlock... Quello è il valzer che hai suonato al nostro matrimonio...
-Non sottolineare l'ovvio, John...-borbottò lui, nascondendo un sorriso.-Ho semplicemente pensato che fosse più facile, per voi, danzare su una melodia già nota...
Dicendolo, continuava a pizzicare la corde dello strumento con perizia: l'archetto stesso pareva un prolungamento del suo braccio, tanta era la sua abilità.
John, quasi quelle note gli avessero dato nuovo vigore, riprese a danzare con la moglie, anche lei sorridente; nel mentre, non poté che ammirare, una volta di più, la bravura del suo migliore amico con quello strumento.
Gli sfuggì di nuovo un leggero sorriso, mentre un ricordo preciso e nitido prendeva forma nella sua mente: lui alla Baker, un boccale di birra in mano, e un pirata dagli occhi di ghiaccio che suonava, mentre gli avventori ascoltavano rapiti.
La prima volta in cui le loro strade si erano incrociate... Il momento in cui la sua vita era totalmente cambiata.
Quel pensiero venne interrotto dalla voce di sua figlia.
-Zio... quindi, se Cordelia farà la parte della figlia tua e di Molly, presumo che io interpreterò... me stessa?
-Esatto, Rosie-rispose lui, con un piccolo sorriso.-Agli occhi di tutti, saremo solo due coppie di amici che presentano le loro figlie in società. In realtà, invece, cercheremo informazioni sugli affiliati del Loto Nero.
Socchiuse gli occhi, pensieroso.
-Sospetto che coinvolga un membro importante della corte reale, anche se devo ancora stabilire chi sia... forse è lo stesso padrone di casa... Ma avremo più informazioni non appena Lestrade tornerà.
Sbuffò, gettando un'occhiata all'orologio a pendolo.
-Zio, ciò significa che devi allenarti anche tu, a danzare!-esclamò Rosie.
Lui, si schermì immediatamente, scuotendo la testa in segno di diniego.
-Non ne ho bisogno, grazie. So già danzare perfettamente-rispose, categorico.
Il biondo si lasciò sfuggire una risatina incredula.
-... Ah, davvero, capitano?? E da quando??
-Da sempre-rispose lui, fingendo un'improvvisa attenzione per lo spartito.-Ho sempre adorato ballare...
Un silenzio incredulo scese nella stanza: persino Rosie era rimasta di stucco, a quella rivelazione.
Il capitano sbuffò, alzando gli occhi al cielo.
-Non fate tutti quelle facce incredule. Ci sono molte cose, di me, che non sapete...- puntualizzò altezzosamente.
-A questo punto, allora, devi assolutamente mostrarci quello che sai fare! -gli intimò John, scherzosamente.-Non ci crederemo mai, altrimenti!
Subito, tutti si dichiararono d'accordo. Sherlock, però, scosse di nuovo la testa.
-Non si può ballare, senza musica- gli rammentò.-E dato che nessuno qui, a parte me, sa...
Ammutolì improvvisamente: Rosie gli si era avvicinata, andandogli proprio di fronte, un sorriso sulle labbra, le mani tese coi palmi in su verso di lui in una sorta di invito.
-...Vediamo se le tue lezioni hanno dato buoni frutti, zio?-chiese, sorridendo, e indicando il violino con un cenno del capo.
Era palese dalla sua espressione corrucciata che il capitano avrebbe voluto protestare ancora: ma, come sempre, non sapeva rispondere di no ad una richiesta di Rosie Watson.
Alla fine, si arrese: con un leggero sorriso, le porse finalmente l'archetto e lo strumento, che lei subito pose con delicatezza sulla spalla, come le era stato insegnato. Mosse poi l'archetto sulle corde, e il corvino riconobbe subito la melodia: "Il Valzer delle candele", una delle prime che le aveva insegnato.
Mentre nella stanza si diffondevano le dolci note della melodia, si diresse verso Molly-rimasta seduta sul divano al fianco di Peter- e le porse la mano in un gesto di invito.
Lei, seppur sorpresa- Da quando Sherlock sapeva ballare?? C'era qualcosa che non sapesse fare, quel pirata?? -la prese e si alzò, facendosi condurre da lui in quella lenta danza.
John rimase, una volta di più, senza parole. Il suo capitano ballava davvero bene: prima di allora, non gli aveva mai detto di esserne capace.
Ma Sherlock Holmes era così: quando credevi di conoscerlo, ecco che si scopriva qualcosa di nuovo su di lui, rimasto celato per chissà quanto tempo...
Sherlock e Molly volteggiarono, la mano di lui stretta intorno alla sua, mentre Rosie suonava con grande bravura. Il capitano, senza interrompere la danza, le lanciò un'occhiata orgogliosa.
-Sappi però che sono ancora in collera con te-gli sibilò Molly all'orecchio, sebbene il suo sguardo fosse tutt'altro che furioso.-Devi smetterla di lasciarmi all'oscuro.
-Molly... Se te l'avessi detto, avresti cercato di fermarmi-replicò lui, con un sorrisino.
-... Certo che l'avrei fatto!
Lui ridacchiò piano, mentre la ragazza gli appoggiava la guancia sulla spalla, sospirando.
-Rischi la vita un po' troppo spesso...-borbottó di nuovo, anche se stavolta il tono era venato di sincera preoccupazione, la voce rotta.- E io non posso pensare che...
-Molly... Guardami.
Il capitano la interruppe, e lei alzò il viso dalla sua spalla, incrociando il suo sguardo, gli occhi di nuovo lucidi.
-Devi fidarti di me. Starò attento. È una promessa. E poi...-aggiunse, nella voce un pizzico della sua consueta ironia.-Non sai forse che sono noto per essere indistruttibile?
Lei ridacchiò sommessamente, rassicurata dal suo tono.
Quell'atmosfera così tranquilla e piacevole venne all'improvviso interrotta da un ennesimo bussare alla porta, e Sherlock non riuscì a trattenere uno sbuffo.
A quanto pareva, la stanza 221B, quel giorno, era davvero molto visitata!
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