La storia di Irene Adler
La Perla Nera procedeva spedita verso una rotta specifica, di cui pochi pirati erano a conoscenza.
Sherlock stava al timone, con John al suo fianco. Inspirò l'aria profumata di salsedine con evidente soddisfazione; per quanto amasse Tortuga e la Baker, nulla era paragonabile, per lui, al trovarsi in mare aperto: il vento tra i capelli, il vasto orizzonte, oltre il quale poteva celarsi qualunque cosa...
-Come ti fa sentire, Sherlock?
Quest'ultimo si voltò verso il suo primo ufficiale, la fronte aggrottata.
-... Che cosa?
-Sapere che stai per rincontrare una tua vecchia fiamma...-rispose lui, con un sorrisetto sarcastico.
Il capitano volse di nuovo lo sguardo verso il mare, senza rispondergli.
Seguí un breve silenzio, che però il suo primo ufficiale ruppe di nuovo, incapace di trattenersi oltre.
-Capitano, devo chiedertelo: com'era lei? Insomma... dopotutto, stavi con una dea...
Il capitano chiuse gli occhi, esasperato.
-Santo cielo, quasi quasi vorrei essere aggredito da un Kraken, in questo momento!-sbottò.
L'altro lo guardò confuso.
-... Un che??
-Ah, già, tu non puoi saperlo... Era una delle creature marine più pericolose che io avessi mai incontrato durante i due anni in cui... be', lo sai-tagliò corto.-Ma, credimi, lo accoglierei molto volentieri, se servisse a interrompere questa conversazione!
John rise, scuotendo la testa: il suo capitano, quando si trattava di parlare di sé, o di sentimenti, si chiudeva peggio di un riccio!
Alla fine, Sherlock sbuffò, alzando gli occhi al cielo.
-Era incredibilmente affascinante. Ma quello era solo un dettaglio-ammise, in tono piatto, lo sguardo però, per qualche istante, perso nel vuoto, come se rimirasse qualcosa che solo lui poteva vedere.-Ciò che davvero, mi colpii, fu la sua intelligenza. Non era una donna come tante altre. E, comunque, scoprii solo molto più tardi, che era una dea.
-E come mai... l'hai lasciata?
-Semplice, John. Ho scoperto che non l'amavo. Non per davvero. Non... profondamente. Ho capito, forse con un certo ritardo, lo riconosco, di aver avuto il vero amore sempre sotto i miei occhi...
Sorrise appena (un sorriso però caldo e sincero) e rivolse un'occhiata a tribordo, dove Molly stava leggendo uno dei suoi libri, appoggiata a un barile, i capelli castani sciolti sulle spalle.
Anche lui sorrise, seguendo il suo sguardo.
-E cosa ne pensa, Molly, del fatto che sta per incontrare la donna con cui tu hai...
-Nulla-replicò il corvino, troncando bruscamente il discorso.-É una storia che appartiene al passato.
Prima che John potesse aggiungere altro, la voce di Wiggins li colse di sorpresa.
-Terra, capitano! Dritto davanti a noi!
Entrambi volsero lo sguardo nella direzione indicata: davanti a loro si stagliava una piccola isola.
-Ti confesso che sono curioso di conoscerla-ammise il biondo.
-Non ne sarei così entusiasta, se fossi in te-replicò Sherlock, incupendosi.-E ti consiglio di stare attento. Ha dei grandi poteri di fascino e di persuasione. Specialmente sulle menti deboli.
-Ah, davvero?-ribatté lui, la voce grondante sarcasmo.-E tu, allora? Su di te non ha forse avuto effetto?
-Non esattamente. Io rappresento l'eccezione-borbottò il capitano, arrossendo, rifilandogli un'occhiataccia.
Rimasero in silenzio, mentre la nave si approssimava alla baia di Belgravia.
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Dopo aver attraccato, proseguirono a piedi, fino a giungere nei pressi di una piccola ed elegante casa di pietra, immersa in una radura, poco lontano dalla spiaggia. Regnava un'incredibile quiete, rotta appena dal mormorio di un ruscello e da un lieve cinguettare.
Rosie strinse un momento la mano di Cordelia, che per quasi tutta la traversata era rimasta in silenzio: e lei ricambiò la stretta con un sorrisino teso.
Molly e John camminavano al fianco di Sherlock, mentre Mary era rimasta sulla Perla. Il capitano varcò la soglia, facendoli entrare.
Si guardarono intorno: ogni angolo della stanza era colma di oggetti di ogni genere, molto probabilmente ottenuti tramite scambi.
Improvvisamente, una voce morbida come seta si levò.
-Capitan Sherlock Holmes... Sapevo che, prima o poi, il vento l'avrebbe riportata da me, un giorno o l'altro...
Tutti si voltarono di scatto: da una stanza, era uscita una donna: i suoi lunghi capelli neri ricci erano sciolti sulle spalle, e tra le ciocche si potevano scorgere minuscole conchiglie. Incorniciavano un volto dalla pelle candida, senza ombra di una ruga o di qualsiasi altro segno di imperfezione, mentre le labbra, dipinte di un rosso carico, erano in quel momento distese in un sorriso ammaliatore. Indossava una veste bianca, semitrasparente, che però pareva cambiare colore ad ogni suo movimento.
John dovette ammettere che poteva capire, ora, come quella donna avesse potuto affascinare il suo capitano: era decisamente attraente, e ogni suo più piccolo movimento era carico di sensualità.
Senza degnare di un'occhiata i presenti, la dea del mare si diresse verso il capitano con passo lento e sinuoso. Quest'ultimo, però, si limitò a guardarla con indifferenza.
-Non sono venuto qui per lei, signora Adler-disse, in tono freddo.-Sono qui per rispettare un accordo.
-"Signora Adler"? Quanta formalità!-esclamò la donna, emettendo una risata cristallina.-Una volta mi chiamavi Irene, se ben ricordo...
-Acqua passata-ribatté Sherlock, nel medesimo tono freddo di poco prima;
John, con la coda dell'occhio, scorse Molly sorridere per un secondo.
-Del resto, molte cose sono cambiate, in questi ultimi anni...-osservò il capitano, lanciando alla dea un'occhiata colma di sarcasmo.-Ha un modo alquanto strano, di scegliere le sue compagnie...
Rosie vide il volto della dea del mare impallidire visibilmente; ma, quando replicò alle velate accuse dello zio, la sua voce era venata di una certa malizia.
-É forse ancora geloso di James Moriarty, signor Holmes?-fece, un leggero luccichio furbo negli occhi chiari, passandogli un dito dall'unghia laccata di rosso sulla camicia, e facendo irrigidire di nuovo Molly. -Dopotutto, è sempre stato lei il mio preferito... E poi, l'ha ucciso lei stesso, se non vado errata... Le ho persino dato in piccolissimo aiuto, durante lo scontro. Forse non se ne é avveduto...
Il volto di Sherlock si pietrificó, e fece un passo indietro, sottraendosi al suo tocco.
-Si riferisce a quando ha fatto quasi ribaltare la sua nave con quell'onda, permettendo a me e a John di scappare col forziere. Sì, me me sono avveduto-replicò duramente, stringendo i pugni.-Ma sappiamo entrambi cosa sperava accadesse. Lei voleva me, maledetto, al posto di Moriarty. Mi voleva sotto le sue grinfie. Ma le cose non sono andate esattamente come aveva previsto, o come sperava...
Lanciò a John una breve occhiata, da cui ancora traspariva, nonostante fossero passati anni, tutto il suo rammarico per il gesto che era stato costretto a compiere.
Lui però replicò con uno sguardo eloquente; non c'era bisogno di parole: tutto era già stato detto molto tempo prima.
Il capitano, dopo un brevissimo sorriso al suo primo ufficiale, tornò a rivolgere tutta la sua attenzione ad Irene Adler.
Che però, a sorpresa, scosse la testa.
-Oh no, signor Holmes, qui si sbaglia di grosso. Sapevo benissimo, cosa sarebbe successo. E ho lasciato che accadesse. Ma non per i motivi che ha supposto lei. Non è mai stata mia intenzione che lei venisse maledetto.
Il capitano aggrottó la fronte, mentre la dea proseguiva.
-Ho stretto l'accordo con James Moriarty. E lui si é servito dei poteri da me datogli per compiere null'altro che atrocità. Per questo le ho dato un piccolo aiuto, durante lo scontro. E anche dopo, quando vi inviai Janine, la mia sirena più fedele, con le informazioni su Eurus. Volevo rimediare al mio errore. Purtroppo, quello di donare dei poteri a Moriarty è stato solo il primo degli errori che ho commesso-ammise, con un tono di voce carico di tristezza, vergogna e rammarico.-Il secondo, il più grave, é stato quello di concedermi a lui...
Rosie trattenne rumorosamente il respiro, mentre Cordelia, che ancora non si era palesata, le stringeva forte la mano.
-Fu un momento di debolezza, ma bastò. Era un uomo con un certo fascino, e sapeva come servirsene-continuò Irene, con un sorriso amaro.-Ma la sua anima era nera. Quando scoprì che ero incinta, era al settimo cielo... ma non per i motivi che potreste pensare voi. Non c'era amore, nel suo cuore. Voleva solo un erede da plasmare a sua immagine e somiglianza. Voleva trasmettergli tutto il suo odio e la sua cattiveria... Cosicché, se un giorno fosse morto, la sua stirpe avrebbe continuato a vivere...
Alzò verso il capitano gli occhi ora luccicanti di lacrime.
-Ma io non potevo permettere che l'innocente creatura che portavo in grembo venisse manipolata a quel modo. Perciò, con mio grande dolore e rammarico, dovetti decidere di rinunciare a lei.-Si asciugò una lacrima, e la sua voce si tinse di sincero dolore e rimpianto.-Dissi a James che la bambina era nata morta... invece, la affidai a una delle mie sirene perché la portasse in un luogo sicuro. Ma non c'è stato un attimo senza che pensassi a lei... Speravo di poterla conoscere, un giorno... Decisi però di non cercarla io, neppure dopo la morte di James. Non volevo stravolgere la sua vita. Però...
Sherlock alzò una mano, interrompendola.
-... Peró nella lettera lasciata a sua figlia ha citato il mio nome, sapendo che solo io avrei potuto raccontarle chi fosse davvero sua madre. E chissà, magari condurla persino fino a lei...
Gli occhi della donna si spalancarono per la sorpresa.
-Che... che sta dicendo... io...??
-Ho riconosciuto la grafia. E anche la firma. É stata la sua stessa figlia a mostrarmela. Ma forse non pensava che lei avrebbe mai voluto cercarla, a prescindere dalla lettera. Voleva che conoscesse quantomeno il suo passato, ma non si aspettava null'altro, consapevole che non sempre i figli desiderino andare alla ricerca di chi li ha abbandonati. Ma non è questo, fortunatamente per lei, il suo caso.
L'atteggiamento della dea era mutato del tutto, mentre il corvino parlava: l'alteragia e la sensualità avevano lasciato spazio all'insicurezza. Rosie notò un leggero tremito attraversarle le labbra, ma anche le sue mani tremavano.
-Signor Holmes, se si sta prendendo gioco di me...-esalò, con voce rotta, ma da cui trapelò un pizzico di speranza.
Proprio in quel momento Cordelia-che era rimasta per tutto il tempo dietro al capitano, vicino a Rosie-avanzò piano, l'espressione tesa, gli occhi però lucidi. Irene Adler si portò una mano alla bocca, sconvolta, soffocando un singhiozzo, perdendo del tutto quella sorta di fredda alteralgia mostrata fino ad allora.
Il capitano sollevò un angolo della bocca in un sorriso lievissimo, addirittura dolce, facendo due passi indietro.
-Credo che dovremmo lasciarle sole un momento...-sussurró, rivolto agli altri.
Anche Rosie sorrise, lanciando uno sguardo alla dea del mare che, timidamente, accarezzava il volto della figlia, sulle cui guance avevano già cominciato a scorrere alcune sottili lacrime.
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Passó almeno un'ora, prima che Irene e Cordelia riaprissero la porta. Gli occhi della dea brillavano, stavolta di gioia, e la sua voce, quando si rivolse al capitano, era carica di commozione.
-Signor Holmes... non credo potrò mai ripagarla per ciò che ha appena fatto per me... Soprattutto dopo tutto quello che io ho...
-Ho fatto solo il mio lavoro-la interruppe lui, fingendo noncuranza.
Ma Irene non si fece trarre in inganno e sorrise, scuotendo la testa.
-Oh, no. Ha fatto molto più di questo...
Lo prese delicatamente per mano... per poi impallidire di colpo e lasciargliela, gli occhi sgranati.
John si accigliò, e così anche Sherlock: ma la dea si era, apparentemente, già ripresa, anche se rivolse al capitano un sorriso teso.
-Mi permetta almeno di offrirle qualcosa in cambio-disse poi, con un tono da cui traspariva una strana tensione.-Lasci che le legga il suo futuro...
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