It's Christmas!
Tortuga
Baker
Stanza 221B
Christmas Day
-Zio!! Smettila di provare a dedurre e apri il pacchetto, una buona volta!-esclamò Rosie, esasperata ma divertita, portandosi la sua tazza di tè alle labbra, e sorseggiandolo lentamente, godendosi l'atmosfera di quel giorno speciale che lei e i suoi genitori avevano deciso di trascorrere alla Baker insieme allo zio.
La stanza 221B, quel giorno, era decisamente diversa dal solito: dopo molte insistenze, era infatti riuscita a convincere Sherlock a darle un'atmosfera natalizia; e lui aveva persino concesso a suo padre di mettere un piccolo abete decorato vicino al camino, e a Mary di appendere una ghirlanda di agrifoglio sulla porta.
Il corvino emise un piccolo sbuffo risentito, ma con un sorrisetto, finalmente, si decise: una volta visto il contenuto, il suo sguardo si illuminò. Tirò fuori dal pacchetto la carabina nuova, saggiandone il peso e l'impugnatura, notando che il legno di quest'ultima era del medesimo colore di quello del suo violino. Una scelta di certo non casuale, da parte della sua figlioccia onoraria, e che gli causò subito un leggero fremito di commozione che faticó non poco a celare.
-È bellissima, Rosie. Grazie-si limitó infatti a rispondere, seppur i suoi occhi mostrassero quanto quel regalo lo avesse davvero toccato.
-Sono stato io a consigliarla-si intromise però John, con un sorriso stranamente amaro.-Dopo la nostra ultima avventura, ho pensato che fosse d'uopo una pistola nuova di zecca...-commentò, lasciando di proposito in sospeso la frase: non voleva infatti che quei tristi e terribili ricordi avvelenassero quella giornata.
Ma il capitano comprese subito-ovviamente: esisteva forse qualcosa che lui non fosse in grado di intuire in pochissimi sguardi?- e si limitò ad annuire con un cenno del capo, condividendo lo stesso pensiero del suo primo ufficiale.
-Sono felice che Moran sia dietro le sbarre, adesso-sibilò tuttavia John, incapace di trattenersi, una mano stretta a pugno su un ginocchio, l'espressione dura, mentre Mary gli accarezzava la spalla.-Mi dispiace solo non essere ancora riusciti a trovare tutti gli uomini del generale Chang...
-Non mi preoccuperei di questo, John-replicò il capitano, negli occhi uno sguardo sicuro.-Mycroft è all'opera in tal senso dal giorno in cui ho scoperto dell'esistenza della rete di gallerie sotto Port Royal. E ha già incarcerato molti dei suoi uomini.
Si alzò dalla poltrona con uno scatto.
-Inoltre... Non solo hanno perso Moran, un potente alleato sotto tutti gli aspetti, ma anche la loro influenza sul traffico d'oppio. Credo sia inutile dire che il nostro vecchio amico Oswald Baskerville è caduto improvvisamente in disgrazia... Non ci vorrà molto prima che la A.M.O cessi del tutto di esistere...-Si voltò verso il primo ufficiale.-Questo ti fa sentire meglio?
Lui sorrise di nuovo, ma stavolta con più convinzione, sollevato da quelle notizie.
-Decisamente.
-Non dimenticare, infine...-aggiunse il capitano, con un brillio negli occhi azzurri.-Che ci sarò sempre io... noi... nei paraggi, pronti a mettergli i bastoni tra le ruote.
Nel dire ciò, roteò la pistola, puntandola verso la parete.
-Zio, non testarla adesso, però!!!-lo fermò Rosie, agitando le mani, e ridacchiando.-Non credo che la signora Hudson ne sarebbe felice...
Lui rise, stringendosi nelle spalle, e la rinfoderò.
Prese poi una busta che aveva lasciato sul tavolino, porgendola a John e Mary.
-È il nostro regalo? Per entrambi?
Il capitano alzò gli occhi al cielo.
-Come al solito non puoi esimerti dal sottolineare l'ovvio, buon vecchio Watson...-ribattè in tono ironico, mentre lui, con un'occhiataccia, la apriva, tirandone fuori un foglio di carta sottile. I suoi occhi, fin da subito, si fecero lucidi, ma non disse una sola parola. Mary, dunque, si sporse dal bracciolo della poltrona per vedere cosa fosse, e sussultò appena; per un lungo momento, la commozione impedì a entrambi di parlare.
La donna, però, fu la prima a riscuotersi.
-... È la trascrizione del valzer che hai composto per noi... per il nostro matrimonio...-mormorò, mentre un dolce sorriso le increspava le labbra, sia per lo stupendo regalo, sia per i ricordi che aveva istantaneamente portato con sè: la cerimonia sulla Perla Nera, il discorso di Sherlock mentre officiava la cerimonia, la gioia che aveva provato quel giorno, sapendo di sposare non un uomo scelto da suo padre, bensì uno che amava davvero, fin dall'infanzia...
D'impulso, accarezzò una mano del marito, rabbrividendo al pensiero di quante volte avesse rischiato di perderlo, soprattutto negli ultimi mesi. Il marito gliela strinse di rimando, gli occhi lucidi ancora fissi sulla partitura musicale.
-È un regalo meraviglioso, Sherlock-disse infine, cercando a fatica di contenere la commozione.
Il capitano si strinse nelle spalle con aria di apparente indifferenza, sebbene un angolo della sua bocca fosse sollevato. Cose come "scegliere regali di Natale" non erano fatte per lui: faccende umane, al solito. Si sentì perciò intimamente soddisfatto.
-Anche noi abbiamo un regalo per te-esclamò Mary, portandolo ad inarcare un sopracciglio.
-Credevo che quello di Rosie fosse più che sufficiente.
-Non funziona così lo scambio dei regali, Sherlock-lo corresse il primo ufficiale, divertito, mentre la bionda gli porgeva un pacchetto marroncino e sottile.
Sherlock, incapace di resistere, iniziò a tastare con cura il pacchetto e a soppesarlo, la fronte aggrottata, gli occhi ridotti a due fessure, come sempre faceva quando si trovava di fronte a un indizio da analizzare.
-Peso ridotto, ma significativo: materiale costoso. Forma quadrata...-Ci passò delicatamente le dita sopra, picchiettandolo appena con le unghie, e assottigliando poi ulteriormente lo sguardo.-... Possibile superficie vetrosa... Lati rigidi al tatto... Legno, forse... O argento?
John alzò gli occhi al cielo, mentre
Rosie ridacchiò piano e Mary scuoteva la testa con un sorriso.
-AH! BECCATO!-esclamò infine, in tono trionfante, mentre apriva il pacchetto con alcuni rapidi movimenti, ma con lo sguardo rivolto verso i Watson.-È un vostro ritratto di famig...!
Abbassò lo sguardo... e ammutolì del tutto.
Passarono almeno trenta secondi, durante i quali Sherlock non emise un solo fiato-un vero record, trattandosi di lui-limitandosi a fissare la piccola cornice d'argento che teneva tra le mani, e perfettamente immobile.
I Watson aspettarono con pazienza che il corvino uscisse da quel silenzio e immobilità totali, tutti con un sorriso leggero e affettuoso sulle labbra.
Il capitano, infine, si schiarì la voce.
-Non voglio offendervi, ma... l'artista a cui avete commissionato il ritratto ha commesso un errore madornale-mormorò, incerto, continuando a fissare il piccolo dipinto.-Di sicuro dovrete farvi restituire il compenso.
Rosie scosse la testa, forse un filo esasperata. Era incredibile come lo zio quasi si rifiutasse di cogliere il vero senso di quell'immagine e le sue implicazioni. Nonostante tutto quello che aveva passato e imparato, quando c'erano di mezzo i sentimenti ancora faticava davvero a comprenderli, ma in verità soprattutto ad esprimerli.
-No, Sherlock, non c'è nessun errore. E l'artista, se proprio ci tieni a saperlo, è Raz-replicò Mary, in tutta tranquillità.
-Ha un vero talento, per queste cose-aggiunse il marito.
Rosie si dichiarò intimamente d'accordo: aveva infatti scoperto, molto tempo prima, che era stato proprio lui a ritrarre i genitori il giorno del loro matrimonio, realizzando il dipinto che aveva sempre ammirato sin da bambina.
Il corvino tossicchiò di nuovo.
-Allora perchè nel ritratto... ci sono anch'io?-deglutì, la bocca secca.-È un ritratto di famiglia...- puntualizzó, con la sua caratteristica pedanteria, seppur forzata.
John non riuscì a trattenere, di nuovo, un mezzo e dolce sorriso, e così anche Mary e Rosie.
-Davvero, Sherlock? Davvero stai facendo questa domanda?-gli domandò , la voce un pelo sarcastica, ma intrisa di calore.
Sherlock, per la prima volta della sua vita, in assoluto, non seppe come replicare, e ritornò con la mente a quello che era successo a Sumatra Road. Le parole che aveva pronunciato mentre la vita lo abbandonava.
Voi siete la mia famiglia.
C'è forse qualcosa che non faresti per la tua famiglia?
Passò delicatamente, per un momento, le dita sul dipinto, accarezzandolo quasi. Era bellissimo, in ogni più piccolo dettaglio.
Rosie stava al centro, con Mary e John ai lati, ed erano tutti elegantemente vestiti e sorridenti... E proprio dietro di lei, le mani sulle sue spalle... proprio lui, capitan Sherlock Holmes, in testa il suo fidato cappello, l'espressione fiera, ma un leggero sorriso, e una luce calda negli occhi azzurri come il ghiaccio. Parte integrante di quella famiglia: non per il sangue, ma per lo spirito.
Aveva ragione John: Raz era davvero un artista di talento. Era riuscito, chissà come, a cogliere la sua essenza, mostrando il calore che si celava dietro a quel suo sguardo fatto di ghiaccio puro.
-... Non so che dire-esalò infine, gli occhi che bruciavano insopportabilmente.
Stupidi occhi...
Fu Mary, a venirgli in soccorso.
-Aiuto! La faccenda è grave! Forse il mondo è giunto al termine!-esclamò, in tono teatrale, le mani alzate verso il cielo.-Sherlock Holmes non sa che cosa dire!!
Sherlock, incapace di trattenersi, scoppiò a ridere e, così facendo, il nodo in gola causato dall'eccessiva commozione si allentò, mentre anche i Watson ridevano, spezzando quel momento carico di emozione. Quando dopo un bel po' le risate si spensero, il capitano pronunciò solo queste esatte parole.
-Grazie. Cercherò di esserne degno.
Sarebbe sembrata una frase fredda e di circostanza, ma la famiglia Watson comprese. Comprese perfettamente.
Il capitano posò con cura sul camino la cornice, ripromettendosi, poi, di riservarle un posto nella sua cabina, sulla Perla. Anzi, decise, l'avrebbe messa sulla scrivania, vicino al teschio, monito dello scomparso Carl e del suo amico d'infanzia, Victor. Di recente, vicino ad esso, aveva posto pure un ritratto a carboncino di Molly. Il suo ritratto e quello della famiglia Watson gli avrebbero ricordato che la vita non gli aveva elargito solo dolori, ma anche cose meravigliose.
Infine, si diresse a uno dei suoi armadi.
Da lì, tirò fuori un pacchetto dalla forma inusuale, avvolto in una grezza carta color sabbia, e porgendolo poi a Rosie con una certa solennità.
La ragazza lo guardò, confusa.
-Ma... zio... tu mi hai già fatto, un regalo-disse, confusa, ricordando il meraviglioso astuccio di penne e calamaio che le aveva donato, sapendo della suo assiduo rapporto epistolare con Cordelia.
-Questo è un po' più... personale-replicò lui, con una punta di imbarazzo nella voce.
Rosie, ancor più incuriosita, lo prese, scartandone poi l'involucro con cura. Una volta conclusa l'operazione, trattenne il respiro: aveva davanti un meraviglioso violino di legno scuro, quasi uguale a quello che lo zio usava sempre, e sicuramente di fattura più pregiata di quello che lei usava per le sue lezioni.
-Questo è uno dei primi violini che mi furono regalati dai miei genitori-spiegò Sherlock, prima che lei potesse dire una sola parola.-Lo hanno conservato per anni. L'ho fatto pulire e lucidare, e ovviamente fatto mettere nuove corde. Sebbene ne abbia uno nuovo ormai da anni, questo è stato quello a cui mi sono... legato... di più.
Una lacrima scivolò sul volto di Rosie, e poi un'altra, mentre con le dita accarezzava lo strumento.
-Forse avrei dovuto comprartene uno nuovo...-fece Sherlock, incerto, poi preoccupato, vedendola reagire a quel modo.-Ma ho pensato che... accidenti a me, forse dovevo...!
Ma Rosie lo zittì buttandogli le braccia al collo, e baciandolo impetuosamente su una guancia.
-"Forse" niente!!-esclamò, ridendo, quasi, nonostante la commozione.- Zio, spegni il cervello, ogni tanto!
Lui, sollevato, le accarezzò i capelli con dolcezza, ridacchiando.
-Lo sai che è impossibile, mia cara. Il mio cervello non è una lanterna che si può spegnere a piacimento.
Rosie rise, di nuovo, mentre i suoi genitori assistevano commossi a quella scena.
D'improvviso, la porta della stanza si aprì, ed entrarono Molly e la signora Hudson, quest'ultima vestita con un abito verde con ricami rossi sulle maniche, e un rametto di agrifoglio sui capelli.
-Cucù! Buonasera, cari. Sherlock, mi dispiace disturbarla, proprio stasera che è Natale, ma di sotto i miei clienti non smettono di chiedere di lei...-Sorrise.-Vorrebbero una delle sue celebri performance.
Sherlock stava per alzare gli occhi al cielo-sebbene non potesse evitare di sentirsi intimamente lusingato-quando una delle sue idee geniali prese forma nella sua mente.
-Dica a tutti che arrivo fra poco-concesse dunque, annuendo col capo.
La signora Hudson battè le mani, entusiasta.
-No. Che arriviamo, fra poco...-si corresse poi, lanciando con un sorriso uno sguardo verso Rosie, che gli restituì un'espressione incredula.
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