Indagini a ritmo di valzer
-Vuoi ballare, Molly?
Sherlock, senza dare alla donna il tempo di rispondere, la prese per mano, conducendola in pista.
Molly scosse la testa, ma lo seguì senza neppure protestare: ormai era abituata ai suoi modi di fare, specie durante le indagini. Sapeva che, se glielo aveva chiesto, era stato soprattutto per avvicinarsi il più possibile a lord Baskerville; anche se si godette comunque la sua mano delicatamente stretta intorno alla vita mentre seguivano la melodia. Vide che anche Mary e John si erano lanciati nelle danze, mentre le due ragazze rimanevano in disparte, sorseggiando lo champagne.
-L'uomo che balla alla nostra destra ha una relazione con la cameriera: mi meraviglio che la moglie ancora non se ne sia accorta... vedo fin da qui un capello biondo e riccio sul colletto della giacca. Sua moglie ha i capelli neri lisci.-Sherlock volteggiò con Molly, avvicinandosi ancora al loro indagato. Non smise, però, di analizzare ogni singola cosa carpita dal suo sguardo. -Il cameriere alla nostra sinistra infila le posate d'argento in tasca da almeno cinque minuti: il rigonfio nella tasca è evidente...
La donna non potè evitare di scoppiare a ridere sommessamente.
-Sherlock, ma è mai possibile che tu veda sempre tutto??
-È la mia condanna, Molly-replicò lui in risposta, incupendosi leggermente.-A volte, però, mi sfugge l'essenziale...
Il suo sguardo corse a John e sua moglie, anche loro presi nelle danze. Le lezioni di ballo parevano aver dato i loro frutti. Vedendo il suo primo ufficiale con un'espressione serena in volto, sorrise, e si ritrovò a giurare a sé stesso che non avrebbe permesso a nessuno di infrangere la sua felicità. Aveva già sofferto fin troppo per la sua "morte", a causa di Moriarty, della maledizione... Avrebbe impedito che succedesse ancora.
Anche a costo della sua stessa vita...
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-... Bene, bene, alla fine vi siete deciso a unirvi a noi, Sir Oswald!-esclamò bonariamente uno dei nobili, rivolto a Lord Baskerville. Quest'ultimo scoccò al suo interlocutore un sorriso cortese ma freddo.
-Avevo degli improrogabili affari da sbrigare. Vedo però, Sir Norwood, che avete già iniziato a festeggiare senza di me...-commentò, con una punta di sarcasmo, alludendo al calice di vino che l'uomo teneva tra le mani.
Sherlock soffocò un ghigno: era il terzo che gli aveva visto bere, negli ultimi dieci minuti.
Ma sir Norwood non sembrò per nulla offeso o toccato dalla non tanto velata allusione.
-A volte è concesso cedere a qualche vizio, milord...-lo rimbeccò infatti, tranquillo, persino affabile, con un sorrisetto accennato.-Ritengo che vi siano vizi ben peggiori del bere, se capite cosa intendo...-aggiunse poi, in tono all'apparenza noncurante, ma con uno scintillio maligno negli occhi.
L'espressione di Oswald Baskerville si fece di pietra, mentre rispondeva però alla provocazione con un sorriso falso.
Beccato... pensò Sherlock, trionfante.
Le informazioni di Lestrade si erano rivelate esatte: sir Oswald era un assiduo fumatore d'oppio. Aveva altresì scoperto che possedeva una fumeria, a Tortuga. Sicuramente, importava la droga da Singapore.
Proprio la base del Loto Nero.
Non può essere una coincidenza...
Dopo un'ultima giravolta e un bacio fugace con Molly-a cui lei rispose con un sorriso complice-la condusse verso John e Mary. Scambiò poi con il suo primo ufficiale un'occhiata d'intesa: era giunto il momento di fare una visitina allo studio di Oswald Baskerville...
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-Sherlock, esattamente cosa stiamo cercando?
-Qualsiasi cosa che colleghi Baskerville al Loto Nero, John, mi pare ovvio!-borbottò lui in risposta, aprendo uno dei cassetti della scrivania.
John soffocò uno sbuffo, riprendendo a cercare nella libreria. Erano nello studio da più di un quarto d'ora, e ancora non avevano trovato nulla.
Avevano lasciato le mogli e le ragazze nella sala da ballo, con la promessa di non muoversi da lì e di parlare al minimo indispensabile con gli invitati, per non attirare eccessivamente l'attenzione sulla loro assenza. Ma il tempo scorreva e, più restavano lì, più rischiavano di destare sospetti.
-Sherlock! Forse ho trovato qualcosa!-esclamò d'improvviso John, nella voce una nota di trionfo.
Il capitano si avvicinò subito a lui, che era ancora davanti alla libreria, ma con un libro tra le mani.
-Ho trovato questa.
Gli mostrò una lettera.
-Non avevi detto che il capo dell'organizzazione del Loto Nero si chiamava" Chang"? E che non si è mai saputo se fosse un uomo o una donna?
L'altro annuì, e il biondo sorrise, compiaciuto.
-Credo di averlo appena scoperto...-affermò, mostrandogli la lettera e indicandogli la firma in calce.
"Aline Chang "
-Complimenti, John-esclamó il pirata, prendendo il foglio dalle sue mani e studiandolo.-Vedo che le tue abilità investigative si sono acuite, nel corso di questi anni.
-... È un modo molto elaborato per dire che sono stato bravo?
-Più o meno...-replicò lui, ridacchiando.-Ma ho la sensazione che ci sia ancora qualcosa da trovare, qui...
John si acciglió.
-Non è sufficiente aver scoperto il sicuro collegamento tra Baskerville e Chang?
Il capitano scosse la testa.
-È un inizio. Ma non basta. Sospetto che ci sia qualcos'altro, sotto la superficie...-Il suo sguardo si fece d'improvviso vacuo e distante.-Sotto la superficie, molti demoni si nascondono...
Si riscosse, fissandolo coi suoi occhi chiari.
-Ora sappiamo che c'è un'alleanza tra un trafficante di opere d'arte e un trafficante d'oppio. Manca ancora qualcosa... una tessera del puzzle... Chi si occupa del traffico di esseri umani? Chi rapisce bambini e giovani donne?
L'altro rimase un momento in silenzio, perplesso.
-Non lo so davvero, capitano... Chi?
Il corvino spalancò le braccia, esasperato.
-Nemmeno io ne ho idea. Ma lo scoprirò.
Si diresse alla scrivania, aprendo altri cassetti, mentre l'amico rivolgeva la sua attenzione ad uno degli armadi.
-John, tu ora devi tornare nel salone, o qualcuno potrebbe avere dei sospetti-gli ordinò però il capitano.-Non possiamo essere entrambi assenti.
-Ma... e tu cosa farai?
-Cercherò ancora un momento qui. E forse nella stanza padronale. È possibile che qualche incartamento lo tenga lì.
-No, è troppo pericoloso!-protestò lui vibratamente.- Se qualcuno ti vede...!
-Non mi vedranno. Sono abile a non farmi scoprire, non dimenticarlo-ribattè lui, con sicurezza.-E comunque, sta' tranquillo: non ci metterò molto.
Il primo ufficiale, seppure non del tutto convinto, annuì.
-Sii prudente, però...
-Non lo sono sempre?
Lui alzò gli occhi al cielo.
-Preferisco non risponderti...
Uscì poi dalla stanza, mentre Sherlock esaminava lo scrittoio, ma con un angolo della bocca sollevato.
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John si fermò in mezzo ad uno dei lunghi corridoi di lucido marmo bianco, e si guardò intorno, un po' spaesato: la villa di Baskerville era immensa, perciò doveva stare molto attento a ripercorrere quelli giusti, per tornare al salone da ballo... Sperando altresì di non incontrare valletti o guardie. In quel caso, decise, avrebbe finto di essersi perso. Ma sarebbe stato meglio non destare ulteriori sospetti. Si diresse dunque verso uno a destra, ricoperto da una passatoia di velluto rosso, simile a quella dell'ingresso. Da lì gli sarebbe stato più facile orientarsi.
Improvvisamente, però, sentì un rumore alle sue spalle.
Ma prima che potesse voltarsi-pronto a fornire la scusa a cui già aveva pensato- una misteriosa mano gli premette con violenza un pezzo di stoffa sul naso e sulla bocca. Subito, si sentì soffocare, mentre un odore penetrante e nauseabondo lo assaliva. D'istinto, emise un grido, ma non riuscì a emettere nulla più che un mugolio, soffocato anch'esso, mentre veniva trascinato in un corridoio.
Fu preso dal panico, mentre ricordava in una frazione di secondo l'aggressione subita tanti anni prima in quel vicolo buio a Tortuga.
... No, non di nuovo!
Il panico lasciò il posto ad un'istintiva rabbia, che fece emergere il suo istinto da ex soldato della Marina.
Cercando di non svenire, prese a dimenarsi furiosamente, facendo appello a tutta la forza che ancora aveva-strappando un grugnito e un ringhio al suo aggressore, che pareva non essersi aspettato tanta resistenza-e, nonostante la vista già annebbiata, riuscì a stringere il braccio e poi il polso dell'uomo alle sue spalle. Con uno sforzo sovrumano, riuscì a sottrarsi alla presa e a ingaggiare una sorta di lotta, facendo addirittura inciampare il suo assalitore, che cadde a terra.
Purtroppo, però, la sostanza che aveva inalato gli aveva annebbiato di molto la vista e tolto le forze. Infatti, anche lui inciampò, e il suo aggressore - di cui non riusciva neppure a scorgere il volto, tanto gli si era oscurata la vista-fu lesto a sovrastarlo.
Il biondo, stavolta, non riuscì nemmeno a reagire o a gridare, perché questi, tenendolo bloccato al suolo con tutto il suo peso, gli premette subito, di nuovo, il pezzo di stoffa sul volto, ma con ancor più vigore di poco prima, con entrambe le mani, soffocandolo ma soprattutto costringendolo ad inalare ancor di più la misteriosa sostanza di cui era imbevuto e che, a quanto pareva, prima non lo aveva stordito a sufficienza.
John provò ancora a dimenarsi, nonostante tutto, ma la mole corpulenta dell'uomo lo schiacciava e le braccia, anche se libere dalla presa, non avevano abbastanza energia per contrastarlo.
Dopo pochi secondi, infatti, smise del tutto di lottare e gli occhi gli si chiusero: si sentì però afferrare da sotto le ascelle e trascinare con malagrazia oltre una porta, poi giù, per una scalinata. Avvertì con anche troppa chiarezza le sue gambe urtare dolorosamente e più volte contro dei duri scalini, mentre la voce del suo assalitore borbottava una sequela di quelle che gli parvero imprecazioni.
Poi i suoi sensi lo abbandonarono, stavolta completamente, e fu il buio...
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