Battle dress
Anche stavolta fu John ad andare ad aprire, e fu l'ufficiale Lestrade a varcare la soglia.
-Finalmente, Geoffrey! È incredibile la tua lentezza nel reperire delle semplici informazioni!-esclamò Sherlock, con plateale esasperazione, mentre Rosie smetteva di suonare.
L'ufficiale alzò gli occhi al cielo.
-Il mio nome è...!-Si interruppe, sbuffando.-Lasciamo perdere, va'... ecco le informazioni che mi hai chiesto.
Gli tese un foglio di pergamena, che il corvino lesse immediatamente, annuendo poi soddisfatto, ma senza comunicarne il contenuto ai presenti.
-A proposito...-aggiunse l'ufficiale,
porgendogli dei cartoncini rigidi riccamente decorati, presi dalla tasca interna della giacca. Parevano essere degli inviti.-Tuo fratello mi ha detto di darti questi. Aveva già capito le tue allusioni alla "missione sotto copertura". Soprattutto quando gli ho mostrato le mie scoperte sull'uomo che mi avevi indicato.
-... Però! Mycroft mi sorprende. Non credevo che l'avesse capito subito-commentò il pirata, con un ghigno.- Evidentemente i suoi processi mentali sono migliorati, da quando ha smesso la dieta...
Rosie, che stava riponendo il violino, soffocò una risata; anche John non riuscì a nascondere un sorrisetto.
-Signore e signori, vi consiglio di preparare l'armatura-esclamò poi il capitano, in tono di trionfo, non appena l'ufficiale fu uscito.-Tra due giorni andiamo in battaglia!
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Sicuramente i soldati, per andare in battaglia, non vestivano a questo modo... si ritrovò a pensare Rosie, emettendo uno sbuffo, mentre infilava con un certo sforzo il lungo abito di velluto rosso.
-Aspetta, ti aiuto io!-si offrì gentilmente Cordelia, che era già pronta, stringendole però prima i lacci del corsetto.
-Non troppo stretto, per favore. Già fatico a respirare così!-la pregò lei, trattenendo a stento il suo disappunto: avrebbe preferito di gran lunga indossare la sua solita e tanto amata giacca da uomo.
-Sta' tranquilla, so cosa si prova ad indossarne uno troppo stretto!-la rassicurò la mora, con una risata, passando poi ad abbottonarle l'abito dietro la schiena.-Ecco. Ho finito!
Una volta di fronte allo specchio a figura intera, Rosie dovette ammettere, suo malgrado, che non stava poi così male... Non stava male per niente.
L'abito scelto le donava molto più del previsto: il rosso cupo del velluto faceva risaltare i suoi capelli biondi, che Cordelia aveva intrecciato poco prima con delle perle, per richiamare i polsini. Le scarpe di raso rosso, con un leggero tacco, la slanciavano, e la facevano sembrare più alta. Una collanina d'oro sottile le cingeva il collo, ornando la scollatura rotonda, ma non eccessiva. Si sentì, comunque, leggermente a disagio: non era abituata a vestirsi con tanta eleganza.
-Sei davvero bellissima-si complimentò Cordelia, sorridendole.-Fossi in te, starei attenta. Anche se saremo lì per un altro motivo, sono certa che riceverai le attenzioni di ogni gentiluomo presente!
Rosie arrossì, in parte lusingata, in parte preoccupata: non aveva mai danzato con un uomo... e poi, non voleva impegnarsi; non ancora, quantomeno. Amava troppo la sua libertà, la sua vita a bordo della Perla, e desiderava sopra ogni cosa scoprire il più possibile sul mondo e sui suoi segreti. Non aveva alcuna fretta di legarsi.
-Figurati!-replicò infatti, scherzosa.-Saranno tutti impegnati a fissare te!
Cordelia fece un timido sorriso, schermendosi. In effetti, anche lei era decisamente affascinante nel suo vestito blu notte. Rosie aveva scoperto che la ragazza aveva portato pochissimi bagagli con sé; solo un borsone lasciato in una locanda e poi recuperato da Sherlock stesso, contenente solo alcuni abiti molto semplici. Ma, fortunatamente, aveva del denaro, datole dai suoi genitori adottivi prima di partire. Aveva perciò acquistato un abito adatto all'occasione, aiutata da Mary.
Il suo era, come quello di Rosie, lungo fino alle caviglie, ma con dei ricami di pizzo sulle maniche e sul colletto. Aveva legato i capelli scuri in uno chignon sulla nuca, lasciando qualche ciocca a incorniciare il viso. Si guardarono entrambe allo specchio, soddisfatte. Erano finalmente pronte per la serata.
O meglio, per la "missione sotto copertura"...
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-... Santo cielo, Sherlock! Non avrei mai pensato di vederti abbigliato così! Sembri quasi un gentiluomo!
-Non infierire, John, per favore! È solo la mia armatura per stasera. Sa solo il cielo quanto preferirei evitarlo!
Rosie sorrise, udendo quelle voci provenienti dalla stanza adiacente, che la signora Hudson era stata così gentile da offrire al padre e allo zio, in modo che ognuno di loro potesse cambiarsi d'abito; ne aveva
offerta una anche a Molly e Mary. Ma, a differenza di quest'ultima, la porta di quella di suo padre e dello zio era leggermente socchiusa.
Mentre Cordelia dava gli ultimi ritocchi all'acconciatura, Rosie si diresse dunque in punta di piedi verso la stanza, curiosa di ascoltare per bene quel battibecco tra i due. Si sporse cauta sulla soglia... e rimase incredula, di fronte a quello spettacolo più unico che raro.
Era infatti la prima volta che vedeva lo zio indossare qualcosa di diverso dalla sua giacca nera. Era elegantemente vestito con una marsina nera e una camicia viola. I suoi logori stivali erano stati sostituiti da un paio neri, lucidi e lunghi fino al ginocchio, le gambe fasciate in pantaloni di seta, neri anch'essi. Era persino senza cappello! I suoi ricci corvini, però, erano i medesimi, e ribelli come sempre. John non era riuscito infatti, in alcun modo, a convincerlo ad indossare una parrucca bianca nobiliare.
Suo padre, d'altro canto, era raggiante nella sua vecchia uniforme rossa e bianca della Marina: nonostante gli anni passati, gli andava ancora a pennello.
Si sporse ancora, per meglio udire la discussione ancora in corso. Suo padre e lo zio vi erano talmente immersi che non se ne accorsero neppure.
-Sul serio, capitano! Forse dovresti frequentare più spesso l'alta società...
-... Sai che divertimento!-replicò Sherlock, con disprezzo palese.-Un branco di arrampicatrici sociali pronti a gettarsi addosso al primo scapolo disponibile. O meglio, al suo portafoglio...
-Sherlock!!-protestò John, tra l'ilarità e l'indignazione.-Non tutte le donne guardano solo il reddito! O il titolo nobiliare!
-Oh, ma certo che no!-concordò lui, stranamente, aggiungendo infatti subito dopo con veemenza:-Ci sono anche gli uomini! Sempre in caccia di qualsiasi ragazza appetibile dell'aristocrazia, a cui lanciano immediatamente i loro sguardi lussuriosi che...!
Si interruppe bruscamente, quando il cigolio della porta si levò nella stanza: girò lo sguardo, e ammutolì. Rosie, colta in fallo, arrossì, ma ridacchiò, varcando infine la soglia.
Anche John si era voltato: nel vedere la figlia, spalancò la bocca, incredulo.
-Rosie... sei... stupenda-mormorò, la voce leggermente incrinata per la commozione, e facendola sorridere.
Sherlock, invece, non aveva ancora detto nulla. Neppure una parola.
Era infatti rimasto lì, impalato, a fissarla, come fosse diventato una statua di sale.
Lei gli si avvicinò, perplessa.
-Zio... che ti prende? Qualcosa non va??-fece subito, preoccupata, lisciando nervosamente la gonna dell'abito con le mani.-Forse il vestito non...??
Ma lui la mise a tacere mettendole entrambe le mani sulle spalle, con un'insolita delicatezza, e con un altrettanto insolito luccichio negli occhi chiari.
-Io detesto essere ovvio...-mormorò, la voce molto più dolce del consueto, sfiorandole con le dita un ricciolo biondo e sistemandoglielo dietro l'orecchio con altrettanta dolcezza.-Ma sono costretto a ripetere le parole appena pronunciate da tuo padre: sei stupenda, Rosie Watson.
Lei arrossì di piacere, e sorrise.
I pensieri del capitano, per qualche istante, tornarono indietro di anni, ricordando quella piccola bambina che giocava con spade di legno, diventata, tutto ad un tratto, una bellissima giovane donna.
Dovette far forza su se stesso per non mostrare eccessivamente quanta commozione e l'orgoglio stesse provando in quel momento.
-Ma ricordati di stare attenta a chi incontreremo stasera, e soprattutto a chi ti si avvicinerá-aggiunse quindi, la voce stavolta venata di severità.-Non sappiamo con certezza chi sia il nostro nemico.
Lei annuì, compunta, ma trattenendo una risatina: non sembrava la missione, infatti, il vero motivo di quell'ammonimento.
-Sappi che sarò molto attento che qualcuno non ti rechi offesa-aggiunse lui infatti .- Attirerai fin troppi sguardi... e sai che io so essere molto pericoloso, quando occorre.-Disse quelle ultime parole in tono mortalmente serio, al punto che John si sentì in dovere di intervenire.
-Sai, Sherlock... per quanto io apprezzi il tuo essere protettivo verso mia figlia... a volte...-Sottolineò il "a volte" con una certa forza.-Sembri un po'... psicopatico.
Il capitano si voltò verso di lui, per nulla offeso da quell'epiteto, bensì orgoglioso.
-Oh, no, John, ti sbagli. Sono un iperattivo sociopatico... molto abile con la spada, e non solo...-precisò, però, esibendo un largo sorriso quanto mai inquietante.
-Sherlock, caro! È arrivata la carrozza!-lo avvisò Mrs. Hudson, affacciandosi sulla soglia della stanza, prima che Rosie o suo padre potessero ribattere alla sua ultima precisazione.
-La ringrazio-rispose lui, voltando appena lo sguardo.-Mi raccomando, si prenda cura di Peter, in nostra assenza.
-Può stare tranquillo-annuì la donna, con un sorriso.
Il corvino si aggiustò un'ultima volta la marsina, in volto uno sguardo risoluto.
-Zio! Non ci hai ancora detto dove si svolgerà il ballo!-esclamò Rosie, avendolo realizzato solo in quel momento.
-Ah, già, è vero-replicò lui, come fosse un dettaglio di scarsa importanza.-È a Baskerville Manor.
Scese il silenzio, mentre John cercava di nascondere quanto la sua preoccupazione fosse appena salita di grado. Oswald Baskerville, infatti, era uno degli uomini più illustri e vicini alla Corona e non aveva, tra l'altro, una buona nomea, al contrario. E lui stava portando la sua stessa famiglia a un ricevimento nella sua magione, a fare Dio solo sapeva cosa.
Doveva solo augurarsi che niente, nel piano di Sherlock- ancora misterioso- andasse storto...
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