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L'incanto della luce

Simona era particolarmente bella, con il suo piercing alla guancia e la rosa tatuata sul braccio, intrappolata com'era nell'eternità del bancone lucido del Cordoba, tra i cappuccini dei pendolari, il mattino, e i tramezzini per gli universitari, a mezzogiorno.

Aveva appena vent'anni e disponeva di un'avvenenza selvaggia che le garantiva un discreto successo tra gli avventori della caffetteria. Avrebbe potuto scegliere fra tutti i tipi di uomini esistenti sulla terra, dai futuri architetti agli studenti universitari di filosofia. Nessuno l'avrebbe rifiutata. Eppure la sua scelta era il Nero: con la sua miseria l'aveva in qualche misura comprata e con un'ostentata indifferenza, simile quasi allo sfruttamento, l'aveva incatenata a lui. Sapevo che, oltre le impressioni di facciata, il Nero custodiva un profondo sentimento per lei, un sentimento che lo portava a respingerla per tenerla lontana, forse, da quell'esistenza.

- Ciao ragazzi! – Sorrise Simona, vedendoci al bancone.

Il Nero salutò con un cenno distratto: - Possiamo sederci? - Chiese.

Simona sorrise: - Vi porto subito dei cappuccini – poi guardò Rio, - e per te una brioche alla crema, va bene?

Rio sorrise timidamente e fece un lieve cenno del capo.

- Vieni, andiamo a sederci. – Disse il Nero, portandolo al tavolo.

- Te li dobbiamo pagare i caffè? - Sussurrai sottovoce.

- Tu fai così, dammi quello che hai, io porto tutto e ti ridò i soldi al tavolo.

Sorrisi. In quei tre mesi con Rio e il Nero avevo esaurito quasi tutto il denaro dell'ultimo lavoro onesto e con i pochi spicci che avevo avrei fatto fatica a pagare.

Simona mi porse il piattino con la brioche.

- Ecco, portala al tavolo, io arrivo con i caffè.

Rio sorrise. Era una semplice brioche, adagiata su un piattino da caffè e avvolta in un tovagliolo bianco, eppure la guardò come si guarda una torta di compleanno.

- Ne vuoi un po'? - Mi domandò.

- No, grazie – Risposi con un sorriso.

- E tu, Nero?

Il Nero era intento a guardare fuori dalla finestra, distaccato. Si limitò a scrollare la testa.

- Su, dai, Nero, prendine un pezzetto.

- Non ne ho voglia.

- Eddai, fai contento tuo fratello. – Dissi.

- Tu fatti gli affari tuoi e tu vedi di mangiare tutto, è roba tua, io non ne ho bisogno.

- Va bene, Nero – rispose Rio, abbassando la testa.

In quel momento arrivò Simona, poggiò il cappuccino e i caffè sul tavolo per allontanarsi di nuovo lanciando uno sguardo al piccolo Rio. Lo osservai mangiare con gusto per alcuni istanti, prima di dedicarmi a quello scorcio malinconico di strada umida e grigia che si apriva sulla finestra. Tentavo di comprendere cosa tenesse tanto impegnato il Nero, ma nell'immobilità del panorama non trovai nulla di interessante.

- Hai sentito Biancospino, ultimamente? - Mi domandò all'improvviso.

- No, perché?

- Secondo me ha trovato qualcosa.

Non risposi. Conoscevo il Nero da abbastanza tempo da non farlo.

- Lo chiamiamo? - Mi chiese dopo alcuni istanti.

- Non so, per me è indifferente.

- Chiamiamolo – disse Rio.

Il Nero lo guardò, controllandosi la tasca. Gli avvicinai "il resto". Sorrise. - Torno subito – disse, alzandosi in piedi.

Il Cordoba aveva ancora un telefono a gettoni, forse l'ultimo del suo genere, un modello tanto antiquato da riportare ancora la scritta Sip sul disco numerico. Il Nero rimase qualche istante all'apparecchio. Scambiò alcune frasi con Biancospino poi tornò a sedersi.

- Ci serve? - Domandò a Rio.

Rio fece un cenno di assenso. A quel punto il Nero sbuffò e si alzò nuovamente per tornare al telefono. Guardai Rio con aria interrogativa ma lui parve non farci caso: aveva preso a osservare le fronde spoglie degli alberi sotto la pioggia battente.

Da dietro un angolo comparve una donna in tuta da ginnastica e k-way. Correva, trascinandosi dietro un povero pastore tedesco zuppo di pioggia. Non capivo come la gente potesse fare simili sciocchezze in pieno autunno.

- Non capisco come la gente possa fare simili sciocchezze, in pieno autunno poi – disse Rio.

Lo guardai con una sorta di curiosa perplessità: - Nemmeno io. Chissà che sofferenza per quel cane correre con il pelo tutto bagnato.

Rio sorseggiò il cappuccino: - A volte funziona così. Si ci lega a una determinata persona e la si segue semplicemente, per amore o per fiducia, in ogni singola stronzata. Non ci importa se ci autodistruggeremo, se rovineremo le nostre vite o quelle di coloro che ci circondano. Ci basta essere al guinzaglio di quella persona per essere felici.

Rio aveva un'ombra di sofferenza nello sguardo, come se improvvisamente il suo spirito preadolescenziale avesse lasciato spazio a qualcosa di diverso, qualcosa di più "eterno". Cercai di scrutare più a fondo in quegli occhi azzurri, da che lo conoscevo non lo avevo mai sentito parlare così.

- Che razza di felicità si può trovare nell'essere al guinzaglio di qualcuno?

- Le cose più facili da trovare sono quelle che ci vengono indicate. Credo che sia così anche in questo caso. A volte è più comodo farsi controllare da qualcuno, richiede meno sforzi, meno responsabilità. Si possono chiudere gli occhi e illudersi di arrivare da qualche parte, di essere felici.

- Stai parlando di tuo fratello?

- Ho sacrificato molto per lui e sacrificherò molto altro, in futuro. È mio fratello, glielo devo lasciare fare.

- E questo ti rende felice?

- Quanto basta.

Guardai ancora una volta fuori dalla finestra. La donna aveva lasciato il posto a un anonimo gruppo di ombrelli, e quando ritornai agli occhi di Rio vidi che il suo sguardo era di nuovo cambiato. Sorrideva gustando l'ultima schiuma del cappuccino.

Ci avevo parlato o avevo solo immaginato?

- Biancospino ha risposto! - Esultò il Nero tornando al tavolino. - Dice che la tipa lo ha mollato e si sente solo, quindi vuole che rimaniamo a dormire qualche giorno da lui per tirargli su il morale.

- Così potremo farci la doccia! - Esclamò Rio, festante.

- Siiiiiii! - Esultò il Nero. - E dormiremo sempre nello stesso posto senza paura che ci rubino i soldi!

Rio iniziò a saltellare sulla sedia. - Vivremo con Biancospino! Vivremo con Biancospino! Vivremo con Biancospino! Vivremo con Biancospino!

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