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2.5 "Pazzi d'amore"

Passo dopo passo, Isabel procedeva infondo alla fila. Dustin era appena stato colpito da una strana sostanza sul viso, inutile dire che si era spaventata a morte. Ma adesso, quella in difficoltà era lei: faticava a tenere il ritmo degli altri, ma non poteva mollare. Non doveva nemmeno lamentarsi, doveva solo chiudere tutto dentro di sé. Rabbia, fatica, dolore, paura. Paura: era quello il motivo della sua presenza là sotto. A pensarci bene era il motivo di tutti. Una lunga catena, che se risalita portava solo che alla paura di perdere qualcuno.

Steve si voltò leggermente: "Dai, affrettate il passo!" esclamò duramente, mentre il suo sguardo si soffermò su Isabel: stava faticando, era evidente. La vide stringere i denti e abbozzare un altro passo. Poi, i suoi occhi incontrarono i suoi: erano stanchi e pensierosi. Cosa ci facevano entrambi là sotto? Non poté fare a meno di chiedersi. Certo, era pazzia, non poteva essere altro. Ma come avevano fatto loro due ad arrivare fin lì? Fino a pochi giorni prima stringeva tra le mani quel piccolo pezzo di lei, sperando un giorno di essere migliore; mentre adesso vedeva tutti quei vecchi pensieri e speranze prendere forma concretamente. Percepiva il puzzle della sua vita prendere forma; restavano solo pochi pezzi fuori: Nancy, Isabel e sé stesso.

"Ehi, non mia sorella, ok?!"

"Eh?! Cosa?!" disse Steve, posando lo sguardo su Dustin che gli aveva appena parlato.

"Dai, andiamo" tagliò corto questo, sorpassandolo e riprendendo a camminare.

Isabel aveva notato Steve guardarla, ma non gli diede molto caso. Nella sua testa sperava solo che quel viaggio finisse il prima possibile. Pazzi. Erano tutti dei pazzi. "Pazzi d'amore" pensò solo in quel momento, capendone il senso: andare contro l'istinto umano di sopravvivenza, mettendo quella degli altri prima della propria. Era tutto contro natura, contro l'istinto, ma era reale. Si ricordò di quella vecchia notte, quando sola nel bosco era scappata a gambe levate da quel mostro; e adesso camminava invece dalla parte opposta: verso di lui. Che pazzia!

Fece un altro passo, scuotendo la testa per cacciare via tutte quelle idee.

"Ehi, ferma!" esclamò qualcuno, bloccandola. Lei non capì, ma alzando lo sguardo fu tutto più chiaro: erano arrivati. Non restava altro che andare avanti, affrettandosi per uscire da lì.

"Vai, iniziamo!" disse Steve, risvegliando tutti dai propri pensieri ad occhi aperti. E così iniziarono.

Ognuno prese a versare le taniche di benzina a terra, l'unica a esistere fu Isabel. Con una mano in tasca, guardava avanti persa in sé stessa. Rigirò tra le dita l'accendino: presto l'avrebbe dovuto gettare. Già una volta aveva rinunciato e alla fine separarsene non era stata una buona idea; pensò, facendo ricadere lo sguardo sulla sua gamba. Non era pronta a lanciarlo via. Era solo uno stupido oggetto, vero, e nel mondo ce n'erano milioni di altri. Infatti, lei non ci teneva, lei non teneva per niente a quella massa argentea di materia. Forse era stupido e infantile, ma lasciarlo era come abbandonare il passato. Lasciare una parte di lei indietro su quella lunga strada, che molti chiamano vita. Significava gridare al mondo che aveva messo da parte la paura, che era cambiata. Ma aveva paura. Paura di smettere di avere paura.

"Ci siamo..." disse la voce di Dustin poco lontana da lei. Dovevano aver finito.

Tutti i ragazzi le si avvicinarono, posizionandosi dietro di lei. Steve li seguì, versando ancora una goccia di carburante a terra. Con una mano asciugò il sudore sulla sua fronte e alzò lo sguardo, inserendosi dietro a Isabel in mezzo agli altri.

"Tocca a te" esclamò, guardando avanti. Ma non accadde nulla.

Isabel tremava, tremava senza smettere. Malediceva sé stessa, cercando di fare qualcosa o di dire qualcos'altro. Ma tutta la paura che aveva tentato di reprimere l'aveva investita in un solo colpo.

I ragazzi presero a borbottare, perplessi. Tentarono di chiamarla, ma lei non faceva altro che deglutire e tremare, fissando quel vuoto davanti a sé e combattendo quella stupida paura. Stupida, stupida, stupida.

Il vociferare aumentò, il tempo diminuì.

Steve rimase in silenzio. Perché faceva così? Si chiedevano tutti, ma lui sapeva il perché. Aveva avuto la risposta proprio da lei, solo poche ore prima. Le si affiancò, guardando verso di lei.

"Ehi" disse tra un misto di impazienza e di lieve dolcezza "Isabel, siamo tutti con te, ti prego gettalo via... adesso" sussurrò.

Lei lo sentì, me era lontano. Percepiva il rimbombo delle sue parole nella bufera della sua mente, annaspando per ascoltarle.

Steve non sapeva cosa fare; così spense la testa per quei pochi secondi e lasciò che l'istinto ragionasse al posto suo. "Isabel!" disse più secco, sperando che il tono della sua voce potesse servire a qualcosa.

Lei lo sentì e con un po' di forza rimasta tirò fuori dalla tasca il suo accendino. Ma la sua mano era come una foglia scossa dal vento; era solo questione di tempo prima che quell'oggetto toccasse terra, spento.

"Isabel, ti prego" disse qualcuno alle sue spalle. Undici poteva essere in pericolo o peggio. Stava fallendo nella sua promessa, ancora una volta non li stava proteggendo. Poi, quella foglia smise di tremare e davanti al nero di quegli stupidi occhiali si parò una macchia più scura.

"Isabel" pronunciò Steve, stringendo quella mano sottile e tremolante nella sua, cercando di incontrare il suo sguardo in tutta quell'oscurità. "Isabel, so che è difficile, ma devi farlo... ti prego" sussurrò, stringendola di più e sentendo quel piccolo pezzo di metallo sfiorare il suo palmo. Avrebbe potuto strapparglielo di mano e gettarlo al posto suo. Sarebbe stato tutto molto più semplice. Ma per una volta l'istinto aveva lasciato poco spazio a qualche briciola di pazienza.

"Io...io non ci riesco" sussurrò Isabel velocemente, sentendo le parole sgorgarle fuori dalla bocca.

Steve sospirò, ma non lasciò la sua mano; si mise al suo fianco, leggermente dietro di lei.

La ragazza non capì e rimase immobile, sotto le esortazioni di tutti i ragazzi. Guardò avanti, sentendo ancora le dita del ragazzo strette alle sue. Che cosa stava succedendo?

"Insieme" sussurrò Steve, alzando entrambe le loro mani, "lo faremo insieme, Isabel".

Lei annuì e, tremando ancora leggermente, fece brillare alla luce delle torce il metallo argenteo dell'accendino, stretto tra le loro mani. Furono attimi eterni. La fiamma brillò nell'oscurità, come la loro ultima speranza, ma anche quella di un nuovo inizio.

"Ora", fu il sigillo di una nuova partenza.

La luce roteò in aria. Isabel la osservò volteggiare in quel vuoto. Stava volando con lei, lasciando cadere quel passato infondo a quel baratro. Non l'avrebbe mai più stretto tra le mani; era rimasta sola. O forse no. Senza accorgersene stringeva altro tra le dita; altra pelle, altra carne, un altro cuore in corsa. Forse cambiare non portava solo addii. Forse cambiare non era solo fine. Cambiare era tutto questo, ma non solo. Stava capendo.

·˚· ꒰➳ ciao a tutti. Come state? Scusate se sono riuscita a pubblicare solo adesso questo capitolo, ma ho avuto parecchi impegni. Anche a voi stanno già martellando con verifiche e interrogazioni? Ahahah

MaryInes_

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