Chào các bạn! Vì nhiều lý do từ nay Truyen2U chính thức đổi tên là Truyen247.Pro. Mong các bạn tiếp tục ủng hộ truy cập tên miền mới này nhé! Mãi yêu... ♥

1.6 "Nancy Wheeler"

E se ti dicessi che ogni passo è come piombo per me, che ogni passo è un tuffo nel passato che non vorrei fare, che è come la vita: vorresti fermarla, ma puoi solo andare avanti. Se ti dicessi che vorrei fermarmi e fermare ogni momento, tu mi crederesti? Perché sono stufa del tempo perso e delle parole non dette, dell'essere a un passo da quello che vorrei, ma vederlo svanire ogni volta.

Isabel camminava silenziosa, posta tra suo fratello e Steve, il magico Steve. L'unico e solo in grado di renderla malata di lui, con quella famosa "febbre di Steve". Eppure in quel momento lo vedeva maggiormente tra i suoi pensieri, che lì vicino a lei. Tutto quell'avanzare la portava indietro; come se i pensieri si ricreassero nella sua testa, simili a castelli di carta. Forse, era stato anche rivedere Erica a renderla così nostalgica, anche se spesso lo era; forse, era stato il fatto di esser stati a un passo dalla morte, dallo sparire senza lasciare traccia. Aveva temuto per tutti, dopo per se stessa. Poi, si era sentita viva, provando a fare qualcosa con i pulsanti dell'ascensore. Steve le aveva preso le mani, tutte e due, guardandola; si era sentita imbarazzata, ma in modo piacevole. Erica, però, aveva rovinato tutto, chiamandolo "fidanzatino bacchettone". E ora erano lì, ma Isabel non era lì davvero.

Primo passo: un vestito colorato, spille su un giubbotto e un foulard arancione legato attorno al collo. Sentiva qualche risata, qualche vocina e tanto colore.

Secondo passo: uno strappo, altre risate, ma raggelanti. Solitudine, lacrime e le serrande abbassate, spiragli luminosi sul pavimento.

Terzo passo: paura, ma vita, promesse e... Steve. Squadra, dolore, ma tutto vivo, dopo quella bufera raggelante.

E, poi, c'erano la sua costante e la sua variabile, Steve la prima, Nancy ma seconda. Cosa era per lei? Odio o nostalgia, ammirazione o disprezzo. Non ci aveva mai riflettuto veramente e, come sempre, aveva preferito accartocciare il problema in un angolo.
Sapeva di essere cambiata, anche se mai lo aveva ammesso. Nancy, invece, era cambiata? Non lo sapeva, non la frequentava. Ricordava solo le sue lontane scuse, quelle dell'anno prima, ma non si era nemmeno dimenticata del suo rifiuto. Forse aveva sbagliato, perché non le aveva dato una seconda possibilità?

In quel momento si fermò, senza accorgersene. Guardava avanti, senza, però, guardare veramente. Isabel vagava nella sua testa, nel ricordo del perché non aveva accettato quella scuse, seppur sincere.

"Che ha mirtillo?"
"Isabel, ehi!"
"È blu, non sta bene..." esclamò subito preoccupata la voce di Steve, improvvisamente a corto di aria per respirare.
"È il collo, gelataio sfigato o meglio... fidanzatino bacchettone"
"Tu non la smetti mai? Mai?!" quasi gridò nervosamente, solcando il terreno con due passi, avvicinandosi alla ragazza, "Isabel, ehi, ehi, ti prego, ohi"
"Ok, ok, ci sono, smettila con questo tergicristalli" scosse lei la testa, facendo abbassare al ragazzo quella mano svolazzante davanti al suo viso.
"Cristo santo" borbottò lui, "oggi volete vedere il mio cadavere o cosa?!" la guardò per prima, riferendosi a quel momento. Non poteva perderla, aveva bisogno di lei per stare calmo, uscire da lì, uscire dalla vita di merda che
aveva in superficie.
"Beh, se sei morto, almeno stai calmo... la pace soave dell'aldilà" rise Isabel, prendendolo un po' in giro, sentendo la sua mano sfiorare quella di lui. Brividi.
Robin lo notò, notò quegli sguardi e quel lieve contatto: "Non so se l'elettricità venga dalle luci o da voi due..." li osservò, alzando le sopracciglia con un'espressione furba.
"Ah-ah" disse Steve, guardandola, "molto spiritosa, Robin"
"Davvero, a fare la comica ci hai mai pensato?!" esclamò Dustin, abbastanza irritato da queste battutine, soprattutto se su sua sorella e il suo migliore amico.
"Che c'è...?! Io la sento"
"Io sento solo puzza di bugie..." Erica si voltò verso i due ragazzi al centro di quella discussione, "tante bugie"
"Io di ragazzina dalla bocca scucita"
"Si dice cucita, Isabel, cucita"
"No, no, lei ce l'ha scucita, Dustin; aperta con un trapano e tenuta così da una cavolo di spranga di ferro"
Tutti si girarono verso di lei, sorpresi da quei "macabri"particolari. Forse, anche lei era sul punto di un esaurimento nervoso.
"Oh, Dio, finalmente!" quasi esultò Steve, "non sono l'unico a pensarlo, grazie..." stava per dirlo, come aveva promesso di dirglielo sempre: stramba.
Isabel intuì, era facile per lei capirlo: "Stramba.. già, non è mica censurato" rise leggermente, turandogli una piccola gomitata e superandolo. Sapeva e ricordava quello che era successo, ma era stufa del trattenersi dall'essere come prima.

"Domanda" proruppe Robin, rivolgendo lo sguardo sulla schiena della ragazza ormai davanti a loro, "non... insomma, non ti dava fastidio, Isabel?"
"Storia complicata" rispose Steve al posto dell'altra.
"Si, lunga, poi" aggiunse lei, con un'espressione lontana, anni e anni di distanza da quel momento. Chiuse gli occhi e un fulmine di ricordi la attraverso, s'aprì si chiuse.
"Non me l'hai mai raccontata, sbaglio?"si fece perplesso Dustin; visto che la sorella aveva sempre liquidato quell'argomento con poche spiegazioni.
"Ehi, non credo vogl-" iniziò a dire Steve, sapendo che quel ricordo era come un parassita per Isabel: la divorava dall'interno, anche il solo pensiero.

"No, no, va bene" si fermò voltandosi la ragazza, poggiando lo sguardo su di loro. Si sentiva con la testa vagante, quel giorno aveva pensato troppe volte di morire, che ora temeva che quella sensazione potesse materializzarsi. E se così fosse stato, probabilmente quella era l'ultima occasione in cui avrebbe potuto parlare di quel ricordo. Soffrire un po' adesso, per poi non soffrire più, lasciando tutto e per sempre, "va bene, io posso..."
"Isabel, no" le prese prontamente una mano Steve, "sai, sai, che ti fa male, non-"
"Steve, no, non... io voglio farlo, non lo ripeterò più, solo oggi e poi basta" lo guardò negli occhi, sicura di quello che avrebbe detto. Lui capì, ma le strinse di più la mano: non era sola, aveva lui, lui che avrebbe fermato tutta quella storia, quando lei avesse voluto.
Isabel sorrise dolcemente, ma con quella punta di preoccupazione, comprendendo, però, il messaggio del ragazzo, seppur implicito.
Nemmeno Erica interferì in quegli attimi, anche se sarebbe stato semplice; era tutto troppo delicato.

"Ci sono" riprese a camminare, al fianco di tutti, di Steve, cercando la forza di cui aveva bisogno, "la chiamavo ancora... Arwen, quando giocavamo" iniziò a dire, anche se in pochi stavano capendo; Robin, però, sapeva, aveva visto la conclusione di tutto e l'inizio del resto, "per me non era Nancy, era Nance"

"Nance, ehi"

Una figura bassa, dai capelli arruffati, raccolti in una veloce coda, avanzò per quel lungo corridoio. Aveva uno zaino leggero e qualche foglio sparso tra le braccia; un sorriso ingenuo sulle labbra, un maglione caldo e largo sopra la sua esile e buffa figura. Isabel Henderson, scuola media di Hawkins.

"Nance, ehi, ehi" disse fin troppe volte con un entusiasmo bambinesco, avvicinandosi a un gruppo di ragazze compatto.
Erano tutte così belle, ma quella bambina non si sentiva inferiore a loro, di certo non inferiore alla sua migliore amica.

Indossando un vestito rosa pallido, dalle maniche lunghe, coperte da un maglioncino in cotone azzurro, Nancy Wheeler roteò gli occhi, percependo quella vocina squillante. Quello era il comportamento che le altre ragazze si aspettavano da una popolare come la Wheeler: che roteasse così gli occhi.

"Nance" arrivò davanti a lei la Henderson, mentre gli altri la guardavano dalla testa ai piedi, senza che lei ci prestasse attenzione, "puoi venire un secondo, uno veloce veloce?"
Nancy osservò intorno, captando il messaggio di ciò che "era giusto fare": "Quello che hai da dire, puoi dirmelo anche davanti a loro" senza guardarla, restando voltata verso il suo armadietto.

"Oh, sì, ecco..." la bambina iniziò a percepire qualcosa nell'aria, sguardi penetranti puntati su di lei, tanto che si fece più impacciata, "ecco, mi chiedevo... sto organizzando una nuova campagna con gli altri, Mike dice che durerà ore, ho qui il biglietto" prese entusiasmo a parlare di questo appuntamento. Era un po' di tempo che Nancy inventava sempre scusa per non venire, ma Isabel non le vedeva come tali, pensava fossero la verità; per questo anche quella volta era andata da lei, magari era libera quel Sabato; "e poi... tieni, ho preparato questa" estrasse da una tasca del suo zaino leggero una spilla a forma di foglia, "sai, come la Compagnia dell'Anello" la guardò soddisfatta di tanto lavoro con carta e colla.

Un tonfo, però, inondò l'aria: era l'armadietto di Nancy. Isabel non si mosse, si paralizzò frastornata.
"Tu forse non hai capito" incontrò lo sguardo della ragazza, che pareva più che infastidita. La gente iniziò a fermarsi, ad accerchiarsi attorno a loro; "non mi interessa più di queste... stupide cose, te l'ho già detto per telefono, un milione di volte!"

La fronte della bambina si corrugo, iniziando a naufragare in un mare nuovo. Non capiva, temeva quello che stava per succedere.
"Ma-ma non sono stupide, Nance..." si fece piccina piccina, al cospetto di quella ragazza, che non sembrava più Nancy, la sua migliore amica.

"Ah, non sono stupide, dici?" disse lei, esasperata dal fatto che Isabel non la lasciasse stare e vivere nel modo che voleva lei, "è tutta spazzatura, Isabel, cresci"

Qualcuno la spinse e la spilla rotolò a terra, perdendosi, come quella ragazza tra tutta quella gente.
"Ma... ma" gli occhi le si fecero lucidi, specchi che si alzarono sulla figura di Nancy, non più su quella di Nance.

"Va' via, ok..." alzò il mento la giovane, "stramba Henderson"

Tutto scoppiò a ridere in quel corridoio e Isabel si fece sempre più piccola, indietreggiando spaventata. Poggiò le mani sulle orecchie per frenare l'incubo di quel suono e pianse davanti a tutti, lasciando i volantini di quella campagna cadere a terra.
Un ragazzo dai capelli ricci li raccolse, tenendoli con sé. Non rise, ma fuggì via, non c'era vergogna nel farlo. Anche la sua spilla fu raccolta, una ragazza, stessa età; ma anche lei rimase nell'ombra, fino a quando un mistero più grande, adesso, le aveva unite. Quel giorno Isabel Henderson era sola.

Una cascata di lacrime spezzate si riversò sul suo viso davanti a tutti, cercando una qualsiasi uscita da lì. "Stramba Henderson" ripetevano indicandola. La prima volta che sentiva quel nome in tutta la sua vita, un marchio che le penetrava nella carne, sapendo che non se lo sarebbe mai tolto di dosso. Per colpa di chi? Della persona che credeva più fidata, leale, gentile, sorridente, amica. Che cos'era l'amicizia? Una stupida illusione.

Uscì fuori da quell'edificio, mentre i professori si riversavano nel corridoio e iniziavano a far domande; ma era tardi. Si infilò in un cunicolo e pianse più fragorosamente. Sola, lo sarebbe stato per tanto tempo; la Stramba Henderson, da quel giorno e per sempre.

✾ ༻𑁍 ༻❁༺ 𑁍 ༺ ✾

Finalmente ecco a voi quello che è successo tra Isabel e Nsncy! Grazie mille per tutti i voti e le letture che sto ricevendo, davvero, davvero, grazie. Spero che la storia possa continuare a piacervi, un abbraccio

Bạn đang đọc truyện trên: Truyen247.Pro