#.06 spiderboy
𝐂𝐀𝐏𝐈𝐓𝐎𝐋𝐎 SEI
" spider boy "
— 𝒂𝒄𝒕 𝒐𝒏𝒆
UN RAGGIO DI LUCE oltrepassò le tende, abbracciando il corpo di Steve. Alla fine il sacco a pelo non era servito e nemmeno il divano: si era addormentato nel letto di Isabel e con Isabel.
Lentamente iniziò a svegliarsi, ancora avvolto nei sogni. Stropicciò gli occhi e sentì qualcosa di caldo premuto su tutto il suo corpo. Abbassò lo sguardo, notando ciocche dorate di capelli. Non era una novità per lui svegliarsi al fianco di una ragazza. Si concentrò meglio, rendendosi conto che quella fosse Isabel. Isabel Henderson abbracciata a lui. Forse stava ancora dormendo.
Sorrise leggermente, accarezzando con la mano una ciocca dei suoi capelli. Era buffa mentre dormiva ed era questo a renderla bellissima per lui.
La ragazza iniziò a muoversi: "Mhm" borbottò, "ODDIO!" esclamò poi, tirandosi su di scatto. Non era normale per lei addormentarsi con qualcuno nel suo letto.
"Ehi, sono io" disse lui, "Steve..."
"Oh..." sì rilassò lei, guardandolo, "che diamine ci fai qui?"
"Potrei farti la stessa domanda"
"È il mio letto"
"Sei tu che ieri mi hai lasciato venire qui e buongiorno anche a te"
Lei scosse la testa, ridendo: "Buongiorno" borbottò, allungando nel mentre una mano verso la sveglia.
"A che ora dovevamo andare da Eddie?" chiese con uno sbadiglio.
"Per le dieci, dieci e mezza"
"Cazzo"
"Cosa c'è?"
"Cazzo, cazzo, cazzo" borbottò lei, alzandosi di scatto e afferrando alcuni vestiti nell'armadio.
Steve allungò lo sguardo verso la sveglia: era mezzogiorno.
"Cazzo" ripetè anche lui, saltando giù dal letto.
Con una mano si sistemò i vestiti del giorno prima che non si era tolto. Poi si avvicinò allo specchio, ordinando i capelli.
"Ah!" esclamò da dietro Isabel, arrivando e scompigliandoglieli tutti.
"Isabel!"
"Che c'è? Sono meglio così, dai, andiamo, dobbiamo svegliare il principino"
Mentre "Burning Love" suonava dalla radio, Isabel e Steve uscirono dalla camera.
Qualcuno, però, tossì alle loro spalle, facendoli voltare.
"Oh, ehi, ciao mamma?" la salutò imbarazzata Isabel, immaginandosi cosa stesse pensando.
"Non ditemi che diventerò nonna tra poco...?" domandò, poggiate le mani sui fianchi.
"No, no, signora Henderson, non è come sembra" cercò di dire Steve, arrossendo.
"Tra nove mesi vedremo se non è come sembra..."
"Mamma!"
"Mamma, ha ragione, eravate tutti abbracciati, bleah" Dustin uscì dalla porta della sua stanza, già pronto per andare, "e soprattutto: è mezzogiorno!"
Isabel lo guardò storto, iniziando a ragionare.
"Sei entrato nella mia stanza?"
"No, ho solo dato un'occhiata"
"Sei entrato"
"Ok, ok, come vuoi"
"Steve, l'orologio"
"Cosa?"
Senza aspettare, Isabel prese il polso del ragazzo, guardando l'ora. Erano le dieci e qualche minuto.
"Dustin! Lo sapevo, lo sapevo, hai cambiato l'ora!"
"Vecchio trucco infallibile, sorellona" le lasciò una pacca divertita sulla sua spalla.
"E ho pure racimolato una nuova foto per i tuoi volantini, doppia vittoria!"
"Dustin!"
***
"LE ANATRA DI ZIA RED sono più intonate, Isabel" disse Dustin, uscendo dall'auto di Steve.
"Oh, andiamo sono stati solo dieci minuti!" rispose Isabel, aprendo il bagagliaio goffamente, "al ritorno facciamo la strada più lunga" gli fece un furbo occhiolino.
Isabel era felice, dopo tempo lo era profondamente. Le sembrava che tra lei e Steve stesse andando molto meglio. Forse, si era risolto tutto anche senza chiarimenti.
Raccolse uno dei pacchi della spesa dal bagagliaio, mettendolo sotto braccio.
"Ehi, aspetta" sussurrò Steve, arrivando da lei, "lascia, prendo io" disse, poggiando una mano lungo il suo braccio.
Isabel rimase scossa da quel contatto e si paralizzò per qualche secondo.
"Uh, contatto fisico! Hot!" sbucò fuori dalla porta di quella casa Allison, attiva come al suo solito.
Isabel roteò gli occhi, scuotendo la testa. Abbassò lo sguardo, era arrivata giusto in tempo per permetterle di nascondere il rossore del suo viso.
"L'abbiamo visto tutti Henderson che sei diventata un pomodorino" ridacchiò Eddie, raggiungendo la sua ragazza a lato della porta. Allison gli tirò una gomitata con lo sguardo fulminante. Sapeva che tra Eddie e Isabel, stranamente, non scorreva buon sangue, ma doveva trattenersi. Era pur sempre la sua migliore amica.
Isabel scosse la testa, alzandola. Non le importava di quella battuta, ne aveva sentite di peggiori.
"Credevo avessi più fantasia, Munson, ma mi accontento" chiuse il bagagliaio con la mano libera.
"Allora?" chiese Steve, che ancora voleva darle una mano. In realtà era stata solo una scusa per avvicinarsi a lei, per parlarle. Sapeva che ce l'avrebbe fatta benissimo anche da sola. Isabel non era una principessina in pericolo.
"Oh" disse lei, costretta a incontrare di nuovo lo sguardo del ragazzo. Arrossì, si sentiva così stupida, privata di ogni difesa, nuda davanti a tutti.
"Andiamo, andiamo, su, muoviamoci, piccioncini" prese le buste di getto Robin. Non c'era tempo da perdere.
"Fanno sempre così?" domandò Max all'orecchio di Dustin.
"Oh, questo è niente" si finse disgustato il ragazzo.
Uno dietro l'altro entrarono dentro quella piccola casetta.
"È passato un goblin per di qui o cosa?" domandò Isabel, scansando della carta a terra.
"Arte povera del disordine" rispose Allison, fiondandosi su una poltrona. Era difficile camminare con quella ferita. Si sentiva impotente, ma almeno aveva una scusa per restare vicino a Eddie tutto il giorno.
"Fa male?" si preoccupò subito l'amica, accovacciandosi al suo fianco.
"Sì, ma... mi rende molto eroina ferita, non trovi?"
"Forse andrebbe medicata meglio, mia eroina" rispose, osservando meglio la ferita.
"È messa male" borbottò Max da dietro, "meglio della tua però" indicò Isabel, ricordandosi di quel profondo taglio di anni prima.
"La roba è nel bagno, per curarla, sì, è di là" disse Eddie, vergognandosi leggermente di come l'aveva medicata.
"Fai tu?"
"Sì" sussurrò piano Max a Isabel.
"Allora! Ecco qui!" proruppe nel silenzio Robin, avvicinandosi a Allison, "caramelle al caffé, tutte per te, piccina" le scompigliò i capelli, dandole le sue caramelle preferite.
"Grazie, gigante" roteò gli occhi Allison, sorridendo poi leggermente alla vista del pacchetto.
"Allora, come procede?" chiese poi la sorella.
"Mah..." aprì il pacchetto, "tutto normale, non ho dormito nulla stanotte, ne avevo bisogno" la mise in bocca, espirando di piacere.
"Perché?"
"Perché quella là mi fa pensare" indicò con lo sguardo Isabel.
"Lei? La Henderson?"
"Già... la Henderson. Ha più problemi di un libro di matematica, ci credi?"
"Ci credo, ci credo" alzò le mani Robin, "e cosa pensavi?"
"A come risolverne uno... credo di avere la formula giusta, anzi lo so"
"Mhm, molto sicura"
"Non rovinare il momento, Rob" ridacchiò Allison, dandole una lieve spallata, "è una cosa seria e ho bisogno del tuo aiuto"
"Uh, ora mi sento importante"
"Pensavo di mettere un po' di pepe tra quei due" disse, indicando Isabel e Steve, "potrebbe essere rischioso, ma... credo potrebbe farla svegliare un po'. Siamo d'accordo che debbano parlarsi?"
"D'accordissimo"
"Bene, il piano è far... ecco, ingelosire Isabel. Aspetta, aspetta, non troppo, ok? Non troppo. Ma almeno un pochino, secondo me capirebbe che non c'è tempo. O ora o mai, no?"
Robin rimase in silenzio, guardando i due ragazzi. Forse poteva funzionare, ma dall'altra parte temeva di fare ancora più confusione.
"Rob, è un anno che ci proviamo, ma non ha funzionato nulla. Ora... ora potrebbe essere quella giusta"
Sospirò. Non sapeva. Li guardò di nuovo: stavano sempre molto vicini, ma alleggiava sempre un lieve imbarazzo tra loro. Sì, dovevano parlarsi.
"Ci sto, Rogers"
"Volevi dire Steve Rogers..."
"Ah, non mi dire che ti sei fatta contagiare dai fumetti della Henderson"
"Mhm, una sorta"
***
ISABEL AVEVA PERSO la cognizione del tempo. Entrare in quella biblioteca era un tuffo nel passato. Ricordava ancora il giorno in cui aveva accompagnato Dustin lì per le loro ricerche. Era stato divertente. Sorrise.
Le sue dita scivolavano distratte sulle varie copertine. Ormai non ricordava più lo scopo della sua ricerca, della loro. Robin aveva insistito per stare con Nancy - molto strano - e lei si era trovata da sola.
Le sembrava assurdo trovarsi lì per lo stesso motivo: informazioni su eventi paranormali forse. Si era chiesta più volte se tutta quella storia fosse un film o qualcosa di fantasia. Ma chi avrebbe mai scelto Isabel Henderson come protagonista! Thor, Captain America, Iron Man sarebbero stati più adatti lì e la realtà non era fatta per le comodità. Undici era l'unica nel posto giusto, il resto, lei in particolare, erano solo contorno.
"Ma nessuno poteva rivaleggiare con lei" sentì qualcuno poco distante e un forte dolore alla gamba, dove ancora aveva la cicatrice della ferita di anni prima, "Shelob la grande, ultima figlia di Ungoliant" continuò.
La ragazza iniziò a cercare quella voce che voleva essere trovata.
"Nel tormentare il mondo... infelice"
"Ehi!" esclamò, notando il bambino del parco.
"Ehi..." rispose lui piano. Chiuse il libro, mettendolo sotto il suo braccio, "Shelob, come avevi detto tu..."
"Nessuno mi aveva mai ascoltato prima! Capitolo nove, 'la tana di Shelob', giusto?"
"Giusto!"
"Quei libri sono un capolavoro, davvero"
"Sì? »
"Sì, vedrai" disse Isabel, sorridendo, "sai, ancora non mi hai detto il tuo nome"
"Sei ancora una sconosciuta"
"Andiamo..."
"Ma puoi darmi un soprannome, se vuoi"
"Punto primo, odio i soprannomi e secondo, non ti conosco abbastanza" si poggiò ad uno scaffale, "cosa ti piace? Torturare le formiche e..."
Risero entrambi.
"No, anche i ragni. Sì, mi piacciono loro"
"Torturarli?"
"No, non torturali, diciamo... sentirli"
"Sentirli?" chiese, perplessa.
"Sì, è strano, lo so. Ma... hai presente le radio? Basta trovare la frequenza giusta e puoi ascoltare quello che ti serve"
"Ho presente..." si ricordò della comunicazione russa intercettata da Dustin.
"Basta solo essere sulla stessa frequenza. Avere un contatto. Provare ed ascoltare. Io li sento, è come se entrassi dentro di loro; come se li controllassi"
Isabel sorrise a quell'ingenua fantasia. Lei era stata uguale, solo meno misteriosa.
"Beh, allora Shelob calza a pennello! E credo di avere anche il tuo soprannome"
"Davvero?!"
"Davvero, davvero. Da oggi in poi sarai Peter Parker meglio conosciuto come..." aspettò che finisse la sua frase.
"Come...?"
"Spiderman! Anche se sarebbe meglio Spiderboy"
"Mi sa che tra poco devo andare"
"Ah, aspetta! Ho visto Nightmare. In effetti, fa un po' paura" disse anche se, per via di Steve, non era stata molto attenta durante il film, "i tuoi te lo lasciano guardare?"
"I miei... sono spesso via"
"Sei da solo?"
"Preferisco la solitudine" rispose secco, facendo rabbrividire Isabel, "ora devo andare"
"O-ok, ci-" era già sparito, "ciao" sussurrò.
Era stato strano, forse troppo una coincidenza trovarlo proprio lì. La gamba smise di farle male, altra coincidenza.
"Tutto bene, Henderson?" domandò la bibliotecaria, facendola sobbalzare.
"Sì, sì, stia tranquilla, non ruberò nessun altro libro questa volta. Ho lasciato quelle vecchie cose, sa?"
"Sì, sì" roteò gli occhi la donna, "ma... sicura di stare bene?" chiese di nuovo, preoccupata per il suo comportamento.
"Oh, sì, davvero" la sorpassò, "è lei che deve stare più attenta, Spiderboy se l'è svignata con Signore degli Anelli, Le due Torri" fece l'occhiolino e scappò via.
La donna spalancò gli occhi, dirigendosi verso lo scaffale dedicato a Tolkien. Sospirò. L'unica copia del libro era ancora lì.
***
"NON IMPORTA AMICO, non importa, tutto ok" disse Dustin, ammettendo di essere andato un po' troppo oltre nello stuzzicarlo. Sapeva che a Steve non piacesse più Nancy, lo intuiva dall'elettricità che c'era tra loro. Non era nulla in confronto a quella che aveva con sua sorella, doveva ammetterlo.
Per questo, aveva deciso di metterlo alla prova: doveva essere sicuro che volesse solo e davvero Isabel. Non voleva che soffrisse.
"Hai mai letto "Le Affinità Elettive" di Goethe?" domandò, intuendo già la risposta.
"No... ti sembro un professore, amico?"
Dustin roteò gli occhi: "Lo leggevo l'altro giorno e sai ho pensato a te"
"Lusingato" borbottò Steve, non capendo dove volesse arrivare.
"Il punto è, Steve, che c'era una frase. Diceva che" si fermò: forse non era il caso di dirgli tutto questo. Aveva paura, paura di rovinare ogni cosa.
"Che...?" insistì Steve, perplesso da quell'esitazione. Doveva essere qualcosa di importante.
"Che sono le qualità opposte che, nelle amicizie, nell'amore, rendono possibile un legame più profondo"
"E con questo?"
"Lasciami finire" lo rimproverò il ragazzino, "diceva anche che esistono queste 'affinità elettive'"
"Chimica?"
"Sì, chimica. È quando un elemento preferisce senza un motivo preciso unirsi ad un altro e... abbandonare quello con cui stava prima. Ecco, è quando si preferisce una relazione piuttosto che un'altra, mi segui?"
"Sì, ti seguo" rispose Steve, cercando di trovare il senso in quelle parole.
"Non c'è un vero motivo e, quindi, non è una vera scelta. È solo una... necessità naturale, ecco.
Certe volte non possiamo scegliere. Certe volte non possiamo farlo perché andremmo contro la nostra natura. La nostra affinità elettiva" si voltò verso l'amico. Dustin aveva il viso disarmato, perso in un groviglio di emozioni. Era tempo che si portava dentro tutto questo.
"Tutto ok, amico?" domandò Steve, "cosa... cosa vuoi dirmi?"
"Io voglio dire che" deglutì, "tu e Isabel siete un'affinità elettiva" borbottò velocemente.
"Che?!" si finse sorpreso Steve da quell'affermazione.
"Sì, sì. Lo so, ok, sembra stupido, ma... fidati io lo vedo. Voi vi cercate sempre, anche quando sapete che sarebbe meglio non farlo. Voi vi pensate sempre, anche quando dovreste andare avanti. Voi vi... distruggete a vicenda, cercate di respingervi. Soffrite per colpa vostra e vi guarite sempre per colpa vostra.
Non riesco a capirvi e credo che nemmeno voi ci riusciate. Ma... so che, che forse non è il momento per parlare di questo, ma..." chiuse gli occhi, espirando, "non potete rifiutarvi, Steve, se provi davvero qualcosa, non rifiutarlo. Non rifiutarlo per colpa mia"
Steve rimase impietrito. Non si aspettava quelle parole, non in quel momento. Aveva sempre pensato che Dustin, in qualche modo, non sopportasse l'idea di lui e sua sorella insieme. Si era sbagliato o, forse, per qualche tempo era stato così. Poi, era cambiato.
Si passò una mano sul viso, cercando di riflettere. Aveva ragione: nemmeno lui si capiva. Il giorno prima baciava Isabel Henderson, il giorno dopo si allontanavano. Aveva avuto paura di perderla per quel bacio, paura che lei potesse non averlo gradito. Così aveva ignorato di parlarne e lei si era allontanata.
L'aveva persa cercando di di non perderla. Uno stupido.
"Dustin io... grazie" sussurrò lui, sincero. Gli era servito, quelle parole lo avevano toccato.
Dustin sorrise: "Sarò sempre dalla tua parte, amico" poggiò una mano sulla sua spalla.
Steve si addolcì: quella era l'amicizia più pura che avesse mai avuto. Nonostante gli anni di differenza e i loro caratteri, sentiva di avere un buon compagno al suo fianco. Non lo avrebbe perso.
Si spinse verso di lui, abbracciandolo e sciogliendosi a quel contatto.
Il ragazzino chiuse gli occhi. Si sentiva a casa, si sentiva leggero.
"Ah" si staccò poi Dustin, "sarò sempre dalla tua parte, tranne se tocchi mia madre, intesi?"
𝒂𝒖𝒕𝒉𝒐𝒓'𝒔 𝒏𝒐𝒕𝒆 . . .
ecco un nuovo capitolo, ci ho messo molto a scriverlo viste le diverse scene che ci sono. Spero possa piacervi e che vi abbia intrattenuto. Fatemi sapere cosa ne pensate. Mi scuso ancora per il ritardo, ma la scuola mi porta via molto tempo. Un bacione, vi aspetto nei commenti 💕
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