Stay with me
Svegliati.
Erano ore ormai che lasciavo che quella muta preghiera rimbombasse nella mia mente, come se continuare a formulare stoicamente quel pensiero fosse una sorta di garanzia che lui avrebbe presto aperto gli occhi. Peccato che quello non era uno dei miei infallibili incantesimi, ed io non potevo fare nulla.
«Fa' qualcosa, Hermione, sanguina troppo!»
Era stato diverso, con Ron. Quando me l'avevano detto mi ero spaventata moltissimo, certo, e prima che stesse meglio avevo sofferto, ma mai mi era capitato di sentirmi colpevole come in quel momento. Essere la strega più brillante della mia età non mi aveva aiutato, per la prima volta il sapere contenuto nei libri non era bastato e le circostanze mi avevano colta impreparata.
Ripetere a me stessa che dopotutto salvarlo non era mio compito e che avevo fatto tutto ciò che potevo non serviva a tranquillizzarmi, o meglio, riusciva a rincuorarmi per pochi secondi, ma poi riabbassando lo sguardo sul suo corpo bendato tornavo a sentirmi esattamente come prima. Inutile.
Mi portai le mani alle tempie e sospirai, esausta: era ormai notte fonda eppure non intendevo allontanarmi di lì, non prima di essermi accertata che Malfoy... che Draco stesse bene.
Poi me ne sarei andata immediatamente, tornando ad essere quella stupida e insulsa Mezzosangue che vedeva lui, e che stupida lo era davvero. Avrei dovuto immaginare che il vecchio bagno di Mirtilla Malcontenta non era certo il posto migliore in tutta Hogwarts per riflettere in pace, eppure l'esperienza avrebbe dovuto suggerirmi che di nascondigli avrei potuto trovarne di più efficaci. Ma poi, riflettere su cosa? Per come lui mi aveva trattata c'era ben poco da rimuginare, avrei dovuto semplicemente fingere che non fosse mai successo nulla e dimenticare ciò che invece era successo eccome. Io ero Hermione Granger, e di Draco Malfoy non me ne importava nulla. E allora, se le cose stavano davvero così, perché proprio in quel momento gli stavo stringendo la mano pregando che si svegliasse? Non lo sapevo. Non sapevo più niente.
Avevo smesso di ragionare nell'istante stesso in cui Harry, bagnato dalla testa ai piedi e con un'espressione di puro terrore dipinta sul volto, era uscito di corsa dal bagno e mi aveva afferrata per un braccio, trascinandomi dentro e farfugliando qualcosa su un incantesimo.
«Io non... non volevo... il Principe... lui perde troppo sangue...»
«Chi, Harry? Chi è che perde sangue?»
«Malfoy.»
Draco era sdraiato a terra, immerso in una pozza di sangue mista ad acqua sporca, il petto squassato da spasmi tremendi, il dolore facilmente leggibile negli occhi serrati. Ricordavo di essere rimasta immobile per alcuni secondi, mentre mi illudevo che presto quell'immagine terribile sarebbe svanita ed io mi sarei ritrovata nel mio letto, sollevata al pensiero che l'ennesimo incubo fosse finito. Era bastato troppo poco per rendermi conto che no, era tutto vero, Draco stava morendo e toccava a me provare a salvargli la vita.
«Che diavolo hai fatto?» gridai, mentre correvo verso di lui per esaminare le ferite più da vicino. A fatica repressi un gemito d'orrore vedendo la carne lacerata e sanguinante, ed estrassi la bacchetta dalla tunica cercando di concentrarmi solo ed esclusivamente sulla magia. Harry, intanto, non riusciva ad articolare più di poche frasi sconnesse su quanto era accaduto.
«Non lo so, io... ho usato il Sectumsempra, è un incantesimo del Principe, non credevo che...»
Maledicendo mentalmente quel misterioso Principe e il suo libro di Pozioni di cui più volte avevo esortato Harry a liberarsi, mi costrinsi a controllare il tremore delle dita e strappai via dal torace ciò che rimaneva della camicia di Draco, in modo da prestargli le migliori cure. C'era solo un problema: non avevo idea di come fare. Conoscevo alcune essenze che avrebbero potuto rimarginare le ferite, come il dittamo, ma ovviamente non lo avrei mai portato in giro per la scuola; di quell'incantesimo non avevo mai sentito neanche parlare, e se indugiavo ancora lui sarebbe presto morto dissanguato.
Nonostante l'avessi solo sfiorato, quando lo liberai della stoffa della camicia inarcò la schiena ed emise un urlo strozzato, poiché quel movimento brusco gli aveva provocato ancora più dolore.
«Esiste un controincantesimo?» domandai a Harry, anche se avrei scommesso di conoscere già la risposta.
«Non lo so, non ricordo... Accidenti Hermione, cosa possiamo fare?»
«Chiama qualcuno, subito!» ordinai secca, mentre mi chinavo sul corpo tremante di Draco e cercavo di tenerlo fermo.
«Draco, che cos'hai fatto... Shh, va tutto bene.» sussurrai non appena Harry fu scomparso oltre la porta del bagno. Draco aprì gli occhi di scatto e mi fissò: forse era solo la mia immaginazione ma sembrava riconoscermi, e nonostante fosse vacuo e spento persino in quelle circostanze tremende mi sentii completamente conquistata dal suo sguardo.
«Ascolta, lo so che fa male ma devi cercare di stare fermo, capito?»
Non rispose, ma lo sentii stringere flebilmente la mia mano con la sua. Presi un respiro profondo e mi resi conto di essere senza fiato, e di sicuro non ricordavo di aver iniziato a piangere: Merlino, dovevo smetterla e agire. Ricacciai indietro le lacrime e cominciai ad eseguire tutti gli incantesimi curativi che conoscevo, che però parevano non sortire alcun effetto.
Da tremante che era, Draco si immobilizzava sempre di più ed ero certa che fosse un pessimo segno.
Stava morendo.
Ma non potevo permetterlo, non io. Non a lui.
«Ti prego Draco, non morire. Resta con me.»
Un flebile lamento interruppe il corso dei miei ricordi, riportandomi bruscamente alla realtà. Mi guardai intorno e per la prima volta da quando ero entrata in Infermeria quel giorno – quindi parecchie ore prima – notai che, a parte noi, era deserta.
Quasi una concessione del destino.
Perciò quel lamento poteva provenire da una sola persona, a meno che non l'avessi semplicemente immaginato. Erano molte le cose che continuavo ad immaginare, dopotutto. Mi avvicinai un altro po' a Draco e vidi che, ancora ad occhi chiusi, stringeva le labbra.
Si stava svegliando.
Quella consapevolezza mi gettò nell'agitazione: presto la calma che ci circondava sarebbe svanita, lui sarebbe tornato cosciente e allora io come avrei giustificato la mia presenza lì? Come mi sarei difesa dalle sue cattiverie gratuite? Ma soprattutto, cosa mi avrebbe trattenuto dal perdermi in quello sguardo che troppo spesso mi aveva imprigionata?
Per un attimo valutai l'ipotesi della fuga, presto cancellata da un sentimento che doveva per forza derivare dallo spirito tipico della mia casa di appartenenza. Una Grifondoro come me non era capace di abbandonare qualcuno alla sofferenza in quel modo, neppure se si trattava di Malfoy, né di dileguarsi silenziosamente di fronte agli ostacoli.
E poi c'era tutto il resto.
In quell'istante, Draco aprì gli occhi. Restava ancora qualche traccia di quell'inquietante velo opaco, ma era lui, non c'erano dubbi. Quelli erano i suoi occhi, gli stessi che mi tormentavano continuamente. Rimasi immobile, quasi senza respirare, mentre lui sbatteva le palpebre: fu un istante, poi si accorse di me.
Sembrò sorpreso, e non inorridito, semplicemente sorpreso, forse non era ancora abbastanza vigile da capire chi avesse di fronte.
«Mezzosangue.»
Nonostante avesse sussurrato appena, quella parola suonò perfettamente comprensibile alle mie orecchie. Aveva capito benissimo chi fossi, e si era subito premurato di ricordarlo anche a me.
«Non voglio portare niente che sia stato toccato da una Mezzosangue.»
«Nessuno ha chiesto il tuo parere, sporca Mezzosangue.»
«Perché piangi?»
Sussultai,un po' per la vergogna e un po' per la rabbia. Rabbia verso me stessa, perché ancora una volta era bastato che lui aprisse bocca affinché le mie difese così ben costruite crollassero senza remore. Che diavolo mi era saltato in mente di piangere per un suo insulto, che tra l'altro era diventato tremendamente familiare.
«Io... Non lo so.» cercai di sviare, asciugandomi il viso con le dita.
Piango perché tu non mi vuoi.
Il suo sguardo impassibile si spostò sulla mia mano, che ancora non aveva lasciato andare la sua: subito mi ritrassi, come se mi fossi bruciata stando a contatto con un ferro incandescente.
Poi lo guardai di sottecchi, per accertarmi di quale fosse la sua reazione, lui sospirò piano e ruotò appena il viso.
Dovevo andarmene di lì, e presto.
«Tu mi hai salvato.»
Non era una domanda, né c'era ombra di dubbio nel suo tono. Quella che era risuonata come una semplice e banale affermazione mi destabilizzò, di nuovo: come poteva essere così sicuro? Che ricordasse quanto era successo?
«No. È stato il professor Piton, era l'unico a conoscere il controincantesimo.» ammisi, anche se una parte di me avrebbe voluto che Draco continuasse a credere che avessi giocato un ruolo fondamentale nel tentativo di mantenerlo in vita.
Forse allora avrei contato qualcosa per lui.
Mi scrutava immobile, come se un particolare gli sfuggisse, come se non volesse credermi.
«Quel bastardo dello Sfregiato ha sempre cercato di farmi fuori, ma devo ammettere che stavolta non se l'è cavata male.»
Distolsi nervosamente lo sguardo, consapevole di quanto stavolta il comportamento di Harry fosse ingiustificabile: di certo non intendeva uccidere, ma comunque non avrebbe dovuto utilizzare un incantesimo del quale ignorava gli effetti. Draco, tuttavia, sembrava stranamente tranquillo sotto quel punto di vista.
«Mi hai chiesto di non morire. Avresti dovuto lasciarmelo fare, Granger.» affermò mesto, alzando gli occhi al cielo, ed io non seppi come replicare. Parlare con lui era maledettamente difficile, ed io non ero preparata. Senza contare l'imbarazzo che mi aveva travolta non appena mi ero trovata a realizzare che sì, aveva sentito le mie parole.
E perché ora era così vicino? Lo sporgersi verso di me gli causava un dolore non indifferente, non era difficile notarlo, eppure era riuscito a muoversi, ancora una volta di soppiatto, come una serpe. Mi afferrò il mento con una mano in un gesto lento, senza alcuna irruenza, e non si mosse per alcuni secondi; poi prese a carezzarmi la guancia con il pollice, piano, come se si stesse trattenendo.
«Vattene.»
«Che... che cosa?»
«Mi hai sentito. Va' via, non ti voglio qui.»
«Ma perché?»
Sembrava stanco, e poco convinto. Completamente l'opposto della sicurezza che sfoggiava quando mi aveva sbattuto in faccia nel modo più crudele ilsuo disprezzo nei miei confronti, fuori dalla Biblioteca. Ecco perché, anziché alzarmi e andarmene, sentii il bisogno di rimanere e cercare di capire. Troppo non andava nel suo comportamento assurdo.
Lui però non rispondeva, e quel suo silenzio ostinato cominciava a darmi sui nervi.
«È perché sono una Mezzosangue, vero? Non sono abbastanza pura per te?»
Scosse la testa, impercettibilmente.
«No, sciocca. È perché ti desidero troppo.»
Quelle parole, appena sussurrate, ebbero su di me l'effetto di un Cunfundus. Sbattei le palpebre più volte, come per volermi accertare che non si trattasse di un sogno, o un'illusione, senza pensare che probabilmente era solo un altro dei suoi tentativi di mettermi in ridicolo.
«Sei strana, Granger.»
A quell'ennesima affermazione priva di senso non riuscii a frenarmi e scoppiai in una risata che somigliava di più a un singhiozzo isterico.
«Mi hai insultata per anni senza alcun motivo valido per farlo, poi mi hai baciata, minacciata, mi hai trattata come uno straccio da piedi, e adesso mentre sei mezzo morto dici che mi desideri. La strana sarei io?»
Draco fece una smorfia, più simile a un ghigno che a un vero e proprio sorriso. I suoi cambiamenti d'umore repentini mi facevano girare la testa, era snervante non sapere se volesse realmente ferirmi o se fosse tutta una grande recita.
A quale scopo, poi...
«Una sintesi ammirevole, non c'è che dire, anche se penso tu abbia tralasciato quasi totalmente l'aspetto piacevole della faccenda. Non negherò di aver fatto la mia parte in quanto a stranezze, questo no. Ma tu? Stai perdendo tempo con me quando invece dovresti essere a consolare il tuo amico Sfregiato, o a divertirti con il tuo grande amore.»
«Di che diavolo stai parlando, Malfoy?»
«Non prendermi in giro, ho già sentito tutto quello che c'era da sentire, e ho tratto da solo le mie conclusioni. Tu e Weasley avete la mia benedizione.» concluse lanciandomi uno sguardo sprezzante. Aveva una luce particolare negli occhi, che mi riportò con la mente ad un episodio avvenuto non molto tempo prima.
«Cosa c'è, per caso hai qualcos'altro da fare? Dev'essere difficile dividersi fra tre ragazzi diversi... Non so, magari McLaggen è tornato dall'Infermeria e vuoi riprendere da dove vi ho interrotti... Oppure hai un appuntamento con Weasley?»
«Sei...geloso?»
«Stai scherzando? Non potrei mai essere geloso di una come te, di una sgualdrina...»
Quel ricordo, sommato al pensiero della "dichiarazione" che avevo fatto a Ron quando era ancora sotto l'effetto del veleno e alla sciarpa verde-argento trovata proprio fuori dall'Infermeria mi permisero di venire a capo di quell'enorme problema chiamato DracoMalfoy. La confusione lasciò pian piano il posto alla rabbia.
«Mi stai dicendo che tu, brutto idiota, mi hai insultata e allontanata, facendomi passare per una stupida colossale, solo perché eri geloso di Ronald?»
«Non sono geloso.» replicò a denti stretti ma senza aggiungere altro, probabilmente seccato per essere stato scoperto. Nonostante fossi furiosa, una parte di me si sentiva... Compiaciuta? Sollevata? Sì, perché se il mio ragionamento era giusto, significava che a Draco importava davvero qualcosa di me, nonostante il suo fosse un modo insolito di dimostrarlo, che non ero stata completamente circa quando mi ero affidata a lui. Ma prima di illudermi fino a quel punto c'erano ancora parecchie cose da chiarire.
«Allora spiegami tu cosa sei, oltre che un idiota.»
«Ionon... Stavo venendo a cercarti, okay? Mi era arrivata voce di quello che era successo nell'ufficio di Lumacorno, e volevo assicurarmi che non fossi tu quella che era quasi morta avvelenata. Ma sai, la tua dichiarazione smielata al rosso era l'ultima delle cose che mi sarei aspettato di trovare. In ogni caso va bene così, mi hai risparmiato la fatica di troncare qualcosa che, se mi permetti, non credo neppure sia mai esistito.» sbottò, lasciandomi impietrita.
«E ovviamente, ancora una volta, hai pensato che fosse meglio agire di testa tua anziché venire da me e chiedere. Perché se tu l'avessi fatto, se avessi messo da parte il tuo stupido orgoglio anche solo per un secondo, ti avrei illuminato sul fatto che i miei sentimenti per Ron sono cambiati e che quello che ho detto è stato dettato dalla paura di averlo quasi perso.»
Quanto era saggio rivelare tanto a Malfoy? E soprattutto, perché mi sentivo così in dovere di dargli spiegazioni?
Preferii smettere di chiedermelo.
«Quindi hai mentito.» sentenziò lui, scuro in volto.
«Non ho mentito. Semplicemente ho capito di essere legata a lui in un modo diverso da quello che pensavo. Provo per lui l'amore che si prova per un fratello, così come per Harry. Contento adesso?»
Draco rimase immobile e imbronciato per diversi secondi, come se si rifiutasse di ammettere di essersi sbagliato, quando invece quella arrabbiata avrei dovuto essere io. Quella constatazione non fece che irritarmi ancora di più, oltre al fatto che in parte mi sentivo colpevole: in fondo anche io sentendolo dire di essere innamorato di un'altra avrei tratto le sue stesse conclusioni...
«Dalla tua reazione mi sembra di intuire che non ti sono proprio indifferente...» mormorò all'improvviso, con un tono del tutto diverso e un'espressione maliziosa. L'altro Draco era tornato, e il guaio era che mi piaceva.
«Ma sta' zitto. E smettila di fare quella faccia!»
Incrociai le braccia e mi voltai dall'altra parte, furiosa anche con me stessa per avergli mostrato così apertamente quanto potere avesse su di me.
«Guardami, per favore.»
Accarezzò con la lingua quelle parole, in un modo che...
No, non dovevo cedere.
«Mezzosangue?»
«Che vuoi, Furetto?»
Si avvicinò pericolosamente, anche se con meno rapidità di quanta ne avrebbe messa di solito. In fondo si era svegliato per miracolo da poco.
«Niente, mi chiedevo... Mi daresti un bacio?»
Oh.
«No.»
«Se non sbaglio noi due abbiamo un patto. Se io ti chiedo un bacio, tu devi darmelo.» sussurrò nel mio orecchio, facendomi rabbrividire.
«Prima dovresti chiedermi qualcos'altro, non ti pare?» replicai, determinata a non dargliela vinta.
«Ti aspetti che ti chieda perdono in ginocchio per aver dubitato di te, Granger? Perché non penso proprio che succederà.»
«E allora scordati il patto, o quello che è.»
«Risposta sbagliata.», e le sue labbra erano sulle mie. La vocina insistente che mi ripeteva di respingerlo si affievolì fino a scomparire del tutto quando Draco mi afferrò per la vita nel tentativo di avvicinarmi di più a lui, mentre con la lingua si faceva strada nella mia bocca. Era debole, e questo mi avrebbe permesso di allontanarlo senza problemi.
Se solo ne avessi avuto l'intenzione.
Fino a poche ore prima ero stata convinta di dovermi rassegnare a non provare più quelle sensazioni, a dimenticare ciò che c'era stato oppure ad imparare a considerarlo la dimostrazione che io, Hermione Granger, mai e poi mai sarei potuta piacere davvero a qualcuno. Più volte avevo cercato di frenare l'impulso che inspiegabilmente mi spingeva fra le braccia di quel ragazzo misterioso che in passato aveva mostrato solo il peggio di sé; mi ero ripetuta che prima o poi avrei sofferto, che se Draco Malfoy si era avvicinato a me doveva esserci per forza un tremendo secondo fine.
Eppure eccomi di nuovo lì.
Fra le braccia del nemico.
Qualche secondo dopo si allontanò appena e tornò a distendersi sul letto dell'Infermeria.
«Vieni qui.» disse, dando un colpetto al materasso.
«Sei matto? Potrebbe arrivare qualcuno.»
Lui roteò gli occhi e mi tirò per un braccio affianco a sé.
«Ehi!» protestai, mentre Draco si sistemava su un fianco in modo che ci fosse più spazio per entrambi: un gesto del genere non era certo da lui. Gli davo le spalle, eppure potevo comunque percepire il suo odore; con una mano mi accarezzava i capelli, con l'altra lo stomaco, delicatamente.
«Sono ancora arrabbiata con te.»
«Non è vero.»
Nella sua voce mi parve di avvertire l'ombra di un sorriso. Sbuffai, e per un po' rimanemmo così, in silenzio. Fu lui a romperlo pochi minuti dopo.
«Mi sei mancata, Granger. Ma questo non cambia le cose.»
Ennesimo cambio di direzione. Possibile che avesse la capacità di contraddirsi così rapidamente?
«Che vuol dire?»
«Che da domani tu ed io torneremo ad odiarci esattamente come prima.»
Le parole mi uscirono dalle labbra prima che avessi la possibilità di rifletterci.
«Adesso basta, Malfoy. Non puoi decidere tutto a tuo piacimento, né aspettarti che io accetti le tue decisioni quando non sono d'accordo: questa cosa riguarda entrambi, e non sono certo disposta a sottomettermi più di quanto abbia già fatto finora.»
«Devo ammettere che l'idea di te sottomessa non mi dispiace...»
Ringraziai Merlino di essere di spalle e che lui non potesse vedermi arrossire furiosamente.
«Smettila di fare l'imbecille e spiegati.»
Draco prese un respiro profondo, come se ciò che aveva da dire gli costasse molto.
«D'accordo, mettiamola così: dopo quello che hai fatto oggi ho un debito nei tuoi confronti. Perciò ritengo che il minimo che io possa fare per ripagarlo sia starti lontano.»
Che cosa vorrà dire? Cos'ho fatto di tanto importante da metterlo in una posizione di svantaggio? Forse...
«Esatto. Mi hai salvato la vita. Non importa se a pronunciare il controincantesimo è stato Piton, sei tu l'ultima che ho visto.» disse, come se potesse leggermi la mente, il che probabilmente era ciò che aveva fatto. Ma allora in che modo riteneva che la sua vicinanza potesse mettermi in pericolo? Certo, era un Serpeverde e tutto il resto, ma che ne andasse addirittura della vita...
«Sono abituata a correre dei rischi, Malfoy. Forse le tue sono solo scuse.»
«Oh, andiamo Granger!» esclamò, baciandomi la nuca. «Possibile che tu non voglia capire? Non desidero certo starti lontano, ma devo. Ti farò del male.»
Presi fiato.
«Lo so. Me ne hai già fatto. Ma forse non mi importa.»
Draco mi strinse più forte, sentivo che era combattuto.
«Tu non sai niente di me, potresti rimanere delusa di fronte a certe verità.»
Quali verità? Mi voltai verso di lui, in modo da poterlo guardare negli occhi: scintillavano anche nel buio.
«Fa' una prova. Sono sicura di essere più forte di quello che pensi.»
Scosse appena la testa e mi sfiorò la fronte con le labbra.
«Ti dirò tutto allora, ma non adesso.»
Per quella notte non avrei ottenuto altro, lo sapevo, perciò mi limitai ad annuire e a nascondere il viso nell'incavo del suo collo. Non dovetti sforzarmi troppo per spegnere il cervello e smettere momentaneamente di rimuginare sulla discussione che avevamo appena avuto.
Quali segreti nascondeva Draco? E soprattutto, ero davvero certa di volerli conoscere?
Domani. Ci penserò domani.
♥
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