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day one.
L'inizio della fine.

Riuscì a dormire poco quella notte, il pensiero che nel giro di poche ore lei non sarebbe stata più sola in quella stanza la divorava.

Non riusciva a resistere altri cinque minuti in quel letto così, quando la sveglia che aveva sul comodino segnò le 6.20 del mattino, si alzò e andò a farsi una doccia calda. Rose riusciva a rilassarsi poche volte e soltanto nei luoghi prescelti da lei, nella biblioteca il pomeriggio mentre studiava, sotto la grande quercia sulla riva del Lago Nero, quando riusciva a liberarsi dai suoi cugini e dai suoi impegni da Caposcuola si rintanava nella Stanza delle Necessità per leggere uno dei suoi libri o semplicemente per stare da sola e nel suo letto; ma si era appena alzata poiché il pensiero di un biondo la irritava non poco. L'ultimo posto dove riusciva a non pensare era nella doccia e ora come non mai ne aveva davvero bisogno.

Il getto d'acqua le levava via tutte le sue preoccupazioni, lasciava tutti i suoi problemi fuori.
Non seppe nemmeno quanto tempo restò sotto l'acqua, ma un bussare forte e incessante alla porta d'ingresso del suo dormitorio la fece destare e uscire dalla doccia. Si mise un asciugamano per coprirsi e con i capelli ancora gocciolanti andò ad aprire la porta.

«Miseriaccia» esclamò cercando di coprirsi le parti del corpo che l'asciugamano non poteva raggiungere, non si aspettava che arrivasse così presto.

Scorpius Malfoy se ne stava sull'uscio della porta, a osservarla dall'alto del suo metro e novanta e aveva assunto sul viso quel solito sorrisetto strafottente che a Rose faceva venire voglia di prenderlo a schiaffi e, se solo non fosse stata occupata con altre cose, l'avrebbe di certo fatto.

«Weasley, da dove spuntano fuori quelle gambe?» Le si avvicinò lentamente e per risposta Rose gli alzò il dito medio e si rinchiuse di nuovo nel bagno ancora con la faccia che le andava a fuoco. «Fa come vuoi, tanto me ne starò qui fino alla fine del mese.» Gli urlò da dietro la porta prima di gironzolare per la stanza per mettere a posto la sua roba.

Rose non riuscì più a rilassarsi.

Ma come si permetteva? Cosa credeva? Che fosse una delle sue tante oche che gli correvano dietro?

La presenza del biondo ormai le impediva di fare qualsiasi cosa e mentre metteva la divisa si ricordò che fosse sabato e che non c'erano lezioni, in quel momento si sentì una stupida, come poteva dimenticarsi che giorno era?

Ma cosa più importante, come poteva far entrare così tanto quel Malfoy nella sua vita da dimenticare le cose che la circondavano?

Era un idiota.

Si vestì con un semplice jeans e un maglioncino nero, poi contò fino a tre e uscì.

Si era aspettata di tutto, che fosse rimasto lì affianco alla porta, che fosse andato via, anche di vederlo dormire, ma non di guardarlo mentre curiosava tra le sue cose, e che ora stava per leggere il suo diario.

« Malfoy!» Gridò «Giù le mani, i tuoi genitori non ti hanno insegnato che non si toccano le cose degli altri?» Domandò strappando via il diario dalle sue mani.

«Sai non do molto retta a quello che mi dicono.» Detto questo le diede un colpetto sulla testa e la superò andando a stendersi sul suo letto. «E comunque, non credi di essere un po' troppo cresciuta per un diario segreto?»

Si girò di scatto e guardò dritta negli occhi del Serpeverde.

«Non mi abbasserò al tuo livello Malfoy, non litigherò con te.» Detto questo uscì dal dormitorio. Ne aveva fin sopra i capelli di lui e delle sue stupide frecciatine.

Arrivò in Sala Grande con la testa che le scoppiava, urtò un paio di primini che si lamentarono ma non ci fece caso, aveva un solo obbiettivo quella mattina e portava il nome di Albus Severus Potter.

Suo cugino era una delle poche persone sedute alla grande tavolata dei Serpeverde anche di sabato, al contrario dei suoi amici era una persona mattiniera e conscio di ciò che gli stava per accadere si imburrava una fetta di pane tostato. Rose lo individuò subito e lo raggiunse a grandi falcate, si sedette di fronte a lui e prima che potesse pronunciare anche solo una parola Albus parlò prima di lei.

«So cosa stai per dirmi, non ci posso fare niente.»

Rose imbronciata lo fulminò con lo sguardo «Cosa vorrebbe significare? Sei il suo migliore amico  per Merlino! Dev-»

«Sono sette anni che andate avanti così, che vado avanti così Rosie, dovete smetterla di litigare e andare d'accordo per una buona volta o se proprio non ce la fate ignoratevi, sono stanco, tutta la scuola lo è! Secondo te perché la McGranitt vi ha dato questa punizione?»  terminò Albus dopo aver interrotto la solita lagna che Rose si prestava a dirgli ogni volta che aveva una discussione con Scorpius.

Era esausto di vederli bisticciare come due bambini dalla mattina alla sera, era ora che la finissero e che magari si accorgessero che dietro tutte quelle moine ci fosse qualcosa di più.

Perché sì, Albus era convinto che il suo migliore amico e sua cugina non si odiassero poi così tanto come davano a vedere da ormai sette anni, quelle litigate erano solo il loro modo di esternare i sentimenti, quei litigi erano una fiammella che, se si fossero decisi ad ammettere di provare qualcosa l'uno per l'altra, li avrebbe fatti ardere di passione.

Rose non credeva alle sue orecchie, come faceva ad andare d'accordo con quell'essere?

«Va bene Al lo ignorerò, ma farai meglio a dirgli che dovrà fare lo stesso con me.»

« Perché non glielo dici tu?» suo cugino le indicò un punto impreciso nella Sala dove apparve la figura di Scorpius che camminava nella loro direzione e Rose alzò gli occhi al cielo mentre lo guardava sedersi affianco ad Albus.

«Buongiorno Al» poi posò gli occhi sulla rossa e un ghigno gli comparve sul viso « Weasley non riesci a starmi lontana eh?»

Rose sentì un moto di rabbia crescere in lei, ma ricordò le parole del cugino, doveva ignorarlo.  Quindi tranquillamente si alzò e si diresse al tavolo della sua casa lasciando indietro il biondo che la osservava stranito dal non aver ricevuto una risposta e un Albus con un sorrisetto compiaciuto.

Al tavolo Grifondoro stranamente, visto l'orario, trovò sua cugina Lily che aveva la faccia di una che non aveva dormito per niente intenta a versarsi una tazza di caffè bollente.

«Lily!»

« Buongiorno Rose» la salutò distrattamente senza neanche guardarla nonostante si fosse seduta di fronte a lei.

« Lily tutto bene? Ma hai dormito stanotte?» chiese preoccupata.

Ma la cugina così simile a lei non diede segno di averla ascoltata, lo sguardo che le trapassava il viso e che fissava un punto impreciso nella Sala.

Erano veramente simili lei e Lily, solo nell'aspetto però, entrambe con i capelli lunghissimi e con la stessa tonalità di rosso, quelli di Rose più difficili da domare, con la pelle lattea e cosparsa di efelidi, gli occhi però erano diversi: quelli di Lily erano marrone scuro identici a quelli di Ginny, mentre Rose aveva ereditato quelli azzurri del padre. Caratterialmente poi erano completamente l'opposto, Lily era più espansiva , socievole e alla mano, amava accentrare l'attenzione su di sé, era permalosa e una testa calda quasi quanto suo fratello James Sirius e se avesse usato il cervello non solo per fare schemi di Quidditch – che prontamente passava a suo cugino Hugo, il Capitano della squadra di Grifondoro di cui anche lei faceva parte – avrebbe di sicuro ricevuto voti più alti di un Accettabile; Rose invece era più introversa e lasciava il centro dell'attenzione a Lily, necessitava dei propri spazi e spesso si estraniava totalmente dagli altri, a Hogwarts non aveva molti amici – oltre i cugini, ma loro erano di parte – poiché si fidava solo delle persone scelte da lei; per di più il Quidditch, a detta sua, era molto più bello da vedere che da praticare – nonostante il padre avesse più volte provato a farle cavalcare una scopa –, non le piaceva correre in aria a cavallo di una scopa con la costante paura di cadere; aveva un modo di fare totalmente organizzato e preciso, con lo studio, al contrario di Lily, che aveva preso totalmente da sua madre – come più volte Ron aveva ribadito.

Quel giorno però Lily aveva perso ogni goccia della sua esuberanza  e Rose non sapeva come farla tornare alla normalità.

«Buongiorno ragazze!» la voce di Amelie fece sobbalzare Rose.

« Am'  puoi evitare di farmi prendere un infarto ogni mattina? Prima o poi ti Schianto!»

Amelie rise sedendosi affianco a lei e le schioccò un bacio sulla guancia poi guardò Lily e le lanciò un'occhiata come a dirle "cos'ha?".

Rose scosse la testa «Parlerà, vero Lils?» e le mollò un calcio da sotto il tavolo.

La rossa si ridestò e guardò Rose imbronciata « Cosa c'è?»

«Sia ringraziato Godric, allora vuoi dirci perché hai quella faccia?»

Lily sbuffò poi cercò di parlare, ma guardò dietro le spalle di Rose e s'irrigidì, divenne più bianca di quanto già non lo fosse, si alzò dalla panca e corse via finché non la videro sparire dietro le grandi porte della Sala Grande

« Ma che le prende?» Amelie preoccupata fissava ancora il punto dove era scomparsa.

« Non lo so, quando sono arrivata l'ho trovata così,» ci rifletté « dopo le parleremo.»

Amelie annuì, poi prese un po' di porridge e iniziò a fare colazione.

Amelie Dawson era la sua migliore amica sin dal primo anno, quando si erano conosciute allo smistamento, proveniva da una famiglia di babbani e per lei era tutto "una prima volta", ma si era abituata subito a quella vita così diversa da quella che conduceva prima. Erano molto simili ma allo stesso tempo completamente diverse, era un'amicizia sincera, di quelle che nascono per caso ma che durano una vita. Amelie era l'unica estranea alla famiglia che Rose aveva fatto entrare nel suo mondo, ma che piano piano diventava a far parte della famiglia Weasley-Potter a tutti gli effetti – dopo la prima estate, seguita da altre cinque, passata alla Tana Nonna Molly si era completamente affezionata ad Amelie, così tanto che più di una volta le aveva detto che poteva benissimo chiamarla "Nonna"; richiesta vana poiché la ragazza imbarazzata l'aveva continuata a chiamare "Signora Weasley".

«E tu Rose non hai niente da dirmi?»

Sapeva dove l'amica volesse andare a parare ma finse di niente mentre faceva un sorso dal bicchiere pieno di succo di zucca.

«Non so di cosa parli Am'»

Amelie alzò gli occhi al cielo. «Sul serio Weasley? Le voci che girano per la scuola dicono altro.»

Rose quasi rischiò di strozzarsi ma si riprese subito.

«COSA? Quali voci?»

«Beh sai quelle che dicono che tu e Scorpius Malfoy condividerete il dormitorio per circa un intero mese.»

Non poteva crederci, ancora una volta Hogwarts la stupiva. Ma chi poteva aver messo in giro questo pettegolezzo se le uniche persone a conoscenza di ciò erano la preside, lei stessa e... oh.

«Io lo ammazzo. Altro che tregua, lo uccido con le mie stesse mani non c'è bisogno della bacchetta!»

«Rose?»

Amelie la guardava mentre si dirigeva ancora una volta al tavolo Serpeverde a passo di marcia e con tutte le intenzioni di chi stava per commettere davvero  un omicidio, così la seguì per tentare di farla calmare abbandonando il suo porridge.

Alla tavolata verde e argento insieme ad Albus e Scorpius si erano aggiunti altri due ragazzi, Aaron Zabini e Harris Nott, con i quali condividevano il dormitorio e insieme formavano il gruppo dei Serpeverde per cui tutte le ragazze senza un minimo di pudore li andavano seguendo in tutti gli angoli di Hogwarts.

Ad interrompere le loro chiacchiere fu una furia dai capelli rossi, seguita da una preoccupata chioma bionda, che prese per la felpa Scorpius e lo girò in modo che si guardassero negli occhi.

«Come hai osato mettere in giro quelle voci schifosa Serpe che non sei altro.»

Il Malfoy dopo essersi ripreso dallo stupore iniziale ghignò.

«Mi chiedevo quanto tempo impiegassi ad accorgertene Weasley, ci hai messo un po'.» disse stuzzicandola, ancora non gli era andato giù il fatto che quella mattina lo avesse ignorato ben due volte.

«Arrogante, presuntuoso e infido che non sei altro, giuro su Merlino che nemmeno Albus salverà la tua pellaccia ammuffita stavolta, Malfoy. »

Rose continuava a tenerlo per la felpa, nonostante si fosse alzato e fosse più alto di lei di parecchi centimetri, guardandolo negli occhi con lo sguardo infuocato di rabbia.

Per tutta risposta il ghigno del biondo si allargò. «Da cosa esattamente? Dovresti terminare le tue frasi, carot-»

Non ebbe il tempo di finire che Rose staccandosi gli aveva assestato una poderosa ginocchiata .

Scorpius cadde a terra in ginocchio, dolorante maledicendo tutti i Weasley e la loro voglia di procreare.

«Te lo avevo detto Malfoy che Albus non ti avrebbe salvato.» gli soffiò in un orecchio abbassandosi verso di lui.

Intanto tutta la Sala Grande, compreso il tavolo dei professori che si chiedeva se fosse il caso di intervenire o lasciar correre, aveva assistito allo spettacolo creato dai due ragazzi chiedendosi se la convivenza forzata li avrebbe mai fatto andare d'accordo.

Albus e Amelie li guardarono scuotendo la testa mentre Zabini e Nott avevano assunto una faccia dolorante, come se la sofferenza del compagno fosse anche la loro.

Quando Scorpius riuscì ad alzarsi Rose e Amelie erano già andate via dirette al loro tavolo sotto lo sguardo di tutti.

«Non la passerà liscia.» sibilò Scorpius fissando la massa informe di capelli che si allontanava.

«Scorp, non vorrei infierire, ma diciamo che te lo sei meritato quindi lascia perdere e sii maturo per una buona volta.»  Albus lo guardava rassegnato poiché il biondo non aveva dato alcun segno di aver ascoltato continuando a guardare Rose.

«Piuttosto » iniziò Aaron scambiandosi uno sguardo con Nott al suo fianco che continuò.

«Come è andata stanotte?»

«Come sempre ragazzi, sono, modestamente, un portento. L'ho mandata via all'alba.» sghignazzò Scorpius completamente ripreso dalla botta di prima e riferendosi a una delle tante ragazze con cui i Serpeverde miglioravano il loro soggiorno ad Hogwarts.

«Ehi portento, assicurati che funzioni ancora lì sotto!» Albus scatenò l'ilarità del gruppo guadagnandosi però un'occhiataccia dal diretto interessato.

«Parlando di cose serie, i turni da adesso cambiano visto che ora non dormirai più con noi.»

Dietro le scorribande notturne dei ragazzi c'erano tutto un calendario studiato secondo il quale ogni venerdì sera uno di loro restava in camera con una ragazza mentre gli altri si arrangiavano su dove dormire, qualcuno in Sala Comune o addirittura ospitato nel dormitorio di qualche studentessa.

«Di certo non dovrò occuparmene più io, visto che avrò una stanza tutta per me.» sentenziò Scorpius.

«E tu credi che mia cugina faccia entrare chiunque nel suo dormitorio?» gli chiese retoricamente Albus. «Anzi rettifico: credi che faccia entrare una ragazza con cui tu dovrai passare la notte?»

«Un modo sempre dovrò trovarlo.» Fece spallucce continuando a mangiare indisturbato.

*

La sera arrivò presto e quando Rose tornò nel suo dormitorio, lo trovò diverso, totalmente cambiato.
Odiava i cambiamenti.

Aprì la porta convinta di entrare in camera e notò che non c'era. Perplessa si rese conto che la stanza era stata ingrandita con la magia, al posto della sua stanza vide una sorta di Sala Comune con due divanetti, un tavolino e un camino che scoppiettava e nel muro opposto al caminetto vi erano tre porte di legno.

Ne aprì una e vide che c'era la sua stanza così come l'aveva lasciata quella mattina con tutte le sue cose dentro, le pareti dipinte di rosso e il letto a baldacchino con gli stemmi di Grifondoro, chiuse la porta e aprì quella successiva dove all'interno c'era un bagno con una vasca, una doccia e i sanitari. Deglutì avvicinandosi alla terza porta dove convinta, a questo punto, ci fosse la stanza di Malfoy. Entrò e trovò che la stanza fosse identica alla sua con la differenza dei colori: tenebrosamente da Serpeverde.

Chiuse la porta, si avvicinò ai uno dei divani e vi si sdraiò sopra sbuffando esternando tutto il suo disappunto.

Vide che sul tavolino c'era un biglietto di pergamena strappato dove vi lesse:

Ho pensato di cambiare il dormitorio per darvi i vostri spazi e allo stesso tempo ho aggiunto una piccola Sala Comune che spero non distruggerete. Mi auguro sia di vostro gradimento.
-Minerva McGranitt.

Rose accartocciò il foglio di pergamena e sperò che quello fosse l'apice del peggio che poteva accaderle.

Dalla porta entrò quello che sarebbe stato il suo coinquilino. «E io che speravo di stare solo in stanza con te Weasley!»

Così non fu, ovviamente, ma ancora non poteva saperlo.

*

NdA: Ehilà! Spero che come primo capitolo sia stato di vostro gradimento!
Grazie a tutte le persone che hanno aggiunto questa storia e che hanno votato e commentato, mi fa molto piacere che vi piaccia, fatemi sapere il vostro parere anche su questo capitolo!
In questo primo capitolo mi sono limitata ad annunciare i personaggi che man mano faranno parte ognuno di questa storia.
A martedì!
-intoorusarms.

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