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Capitolo diciannove

Non appena finiamo di mangiare e riempirci lo stomaco di Coca-Cola, per rimediare al fatto che Calum aveva solo quell'unica pizza in congelatore, ci buttiamo sul suo letto.

"Lo so che non sono affari miei, ma non credi che dovresti tornare a casa e parlare con tua madre?" Annuncia lui, stendendosi con l'avambraccio sotto il capo e le gambe incrociate.

"Io penso invece che dovremmo utilizzare tutto il tempo che abbiamo a disposizione per stare insieme" rispondo immediatamente, ricopiando la sua posizione.

"Abbiamo solo due giorni e poi non ho sonno, quindi tornare a casa solo per dormire e poi tornare qui in mattinata non ha senso. Meglio sfruttare questa notte al meglio, no?".

Calum sospira e mi consiglia come minimo di chiamare mia madre ed avvertirla. "Già fatto. Sono sempre tre passi avanti a te" gli sorrido, recuperando il telefono per rispondere ad un messaggio di Merion, che dal suo dormitorio newyorkese mi scrive messaggi di nascosto.

Sorrido quando mi soffermo su un breve paragrafo, scritto tutto in maiuscolo, in cui si lamenta su quanto siano rompiscatole i controllori dei dormitori.

"Scappa" gli rispondo io, breve e coincisa, per poi bloccare il telefono e prestare attenzione a Calum. Quello, infatti, mi pizzica un avambraccio e mi strattona verso di sé borbottando.

"Che c'è?"-

"Niente. Però stavo pensando che in questi giorni dici frasi alquanto ambigue. Non so se lo stai facendo di proposito o se non te ne accorgi per davvero. Per caso vuoi testare il mio auto-controllo o qualcosa del genere? No, perché devi sapere che sono un maschio ma non un animale" ragiona, avvicinandosi al mio viso e puntando il suo sguardo nel mio.

Io tossicchio imbarazzata e scuoto il capo.

"Che frasi ambigue? Non ho detto nulla".

"Ma se è successo poco fa! Hai detto che dovremmo sfruttare al meglio questa notte. Il che implica mancanza di sonno, che sta a significare che rimarremo svegli tutto il tempo" spiega, inarcando un sopracciglio in maniera inquisitiva.

Io sospiro e strizzo chiusi gli occhi, le guance in fiamme.

"Sei tu che leggi troppo tra le righe".

In realtà, era stata mia intenzione stuzzicarlo un po', ma adesso mi chiedo se non sia stata troppo diretta. Per Calum tutto sembra essere adatto per mettermi in imbarazzo.

Magari mi avrebbe di nuovo presa in giro e avrebbe tirato fuori quelle maledette storie a rating rosso che, involontariamente, avevo ammesso di leggere su di lui. Rabbrividisco al solo pensiero.

"Non ho proprio idea di cosa tu stia parlando" ribadisco di nuovo, facendo spallucce e tentando di sembrare il più calma possibile.

Calum arriccia le labbra, pensieroso, e poi mi ruba il cellulare dalle mani.

Io gli urlo contro per qualche istante, solo fin quando vedo che lo blocca e lo posa semplicemente sul suo comodino.

"Non voglio vedere nulla" dice, afferrandomi i polsi con le sue mani e costringendomi contro il materasso.

"Volevo solo la tua attenzione" spiega ridendo, mentre io scalcio come una forsennata, per liberarmi dalla sua presa.

"Adesso sei tutta mia" dice, bloccandomi le gambe con una delle sue e piegandosi sui gomiti per avvicinare le nostre labbra.

"Quindi?" Alzo gli occhi al cielo. "Sai, ho visto questa scena mille volte" dico, improvvisamente senza fiato.

Lui solleva entrambe le sopracciglia, con un'espressione di sfida e non appena apro bocca per parlare lui preme la sua contro la mia.

La prima cosa a cui penso è "Deve aver pianificato questo momento" e subito dopo "Ha davvero visto troppi film", ma concludo con "La metodologia sarà anche cliché, ma sa applicare la teoria a meraviglia".

E infatti ci baciamo. Per minuti interi. Senza fermarci. Con la lingua.

Nel corso della mia vita ho avuto un paio di esperienze con i ragazzi e con le loro labbra, ma nessuno mai è stato in grado di svuotarmi la testa e trasformarmi lo stomaco in un agglomerato di farfalle.

Non ho mai creduto nel "bacio d'artificio".

Avete presente quando nei libri descrivono l'incontro di due bocche come un esplosione di colori e fuoco? Ecco, con Calum non c'è stato nulla del genere.

Quando la sua lingua scorre sulla mia, bagnandomi le labbra e solleticandomi il palato, il tempo quasi rallenta.

Non salta in aria proprio niente, se non la mia inibizione.

E sì, considero una o due volte di fare la prima mossa e iniziare a sfilarmi la maglietta, senza vergognarmi di essere una giovane donna e di voler fare sesso.

Perché ho quasi vent'anni ed è perfettamente normale.

Però lui si stacca per primo e rimane a guardarmi per un po', senza dire nulla. Mi trascina sul suo petto e restiamo immobili, ancora incastrati l'uno all'altra.

E capisco che desiderare un orgasmo non è peccato, ma nemmeno una necessità.

Quindi mi avvicino di più al suo corpo, nonostante sia ancora Luglio e si muoia di caldo.

E la cosa più bella in assoluto è che lui non si lamenta e invece sembra davvero felice di potermi semplicemente stringere a sé.


"Quindi, almeno avete fatto sesso orale?" è il primo messaggio che compare sullo schermo del mio telefono, quando lo riprendo in mano.

Calum è in bagno da venti minuti e canta a squarciagola una canzone dei Chainsmokers sotto la doccia, con tanto di bassi ed effetti speciali.

Ascoltarlo mi mette di buon umore, quindi mi sdraio a testa in già sul letto e rispondo a Merion, mentre canticchio la melodia di Closer insieme lui.

"Sei proprio una svergognata" mi saluta il mio migliore amico, non appena risponde alla chiamata.

Io lo zittisco con il sorriso sulle labbra e nego profusamente, tanto per assicurarmi che non si faccia qualche strana idea.

"Mi deludi, avresti potuto vivere il sogno di un fandom intero!" Mi rimprovera.

"Mica tutte le fangirl vogliono succhiarlo al proprio membro preferito!" ribatto, solo per zittirmi subito dopo. Mi chiedo se non l'abbia detto con la voce troppo alta.

Non appena anche Merion si accorge della semantica della frase, scoppiamo entrambi a ridere.

"Aiuto" annaspa lui, all'altro capo del telefono. Anche io mi tengo la pancia, rotolando sul materasso.

"Perché ridi?" Mi chiede Calum, che appena uscito dal bagno si asciuga i capelli con un asciugamano rosa.

Lo adocchio senza vergogna mentre si lascia una nube di vapore alle spalle e chiude la porta del bagno. A volte sembra irreale, come il miraggio di un disperso in mare.

"Niente ... Cose, con Merion" rispondo, riprendendo fiato.

Lui mi guarda confuso solo per qualche secondo e poi sospira profondamente, tornando ad tamponarsi i ricci in silenzio.

"Basta. Non posso ridere ad alta voce" si lamenta Merion, catturando di nuovo la mia attenzione, persa nuovamente tra le linee definite del corpo di Calum.

"Giusto, è domani che torni nel ventunesimo secolo" lo prendo in giro, pensando ad un modo per terminare la chiamata sembra essere troppo brusca.

Mi sento in colpa a desiderare di stare sola con Calum e scaricare così Merion, però il mio ragazzo avrà questo titolo solo per altre trentasei ore circa, quindi mi dico che sono scusata.

"Tu ci scherzi, ma neanche le comunità Amish vivono così!".

"Chi?" Chiedo, adocchiando Duke che si fa strada nella stanza a passo lento.

Lo osservo mentre salta sul letto e si raggomitola tra due cuscini, non prestandomi la minima attenzione.

"Niente, non ho voglia di spiegarti. Troppo lavorio mentale" borbotta Merion.

"Come ti pare. Comunque, io sto andando a dormire!" esclamo subito, felice di aver trovato una via d'uscita dalla conversazione così facilmente.

Calum, intanto mi si avvicina sorridendo, senza maglia. Forse ha intuito la mia debolezza.

"Certo, a dormire" rimbecca Merion con uno sbuffo incredulo.

"Non divertirti troppo e se lo fate, proteggetevi. Ciao!".

Calum si sdraia con la testa sulle mie cosce e accende la televisione con nonchalance.

Ci siamo spostati in soggiorno perché nessuno dei due ha intenzione di dormire, ma stando accoccolati sul letto è impossibile non lasciarsi cullare dall'atmosfera.

Gli infilo le mani nei ricci umidi e lui mi lancia un'occhiata. Accenna un sorriso e seleziona il sesto episodio di Riverdale senza chiedermi nulla.

"Di che parlate di solito?" Se ne esce poi, riponendo il telecomando sul tavolino da caffè davanti ai miei piedi.

Mi sfilo le ciabatte e ce li poso sopra, sgranchendomi le dita e le caviglie.

"Chi?" rispondo, capendo solo dopo qualche secondo che sta chiedendo di Merion.

"Ah, beh. Un po' di tutto" mi mantengo sul vago, non sapendo neanche bene di cos'è che parliamo io e il mio migliore amico.

"Ultimamente, se devo essere sincera, solo di te" gli dovrei dire, ma preferisco tenere l'informazione per me.

"Okay" commenta lui, allungando un braccio verso l'alto, per pizzicarmi una guancia. Non si lamenta neanche della risposta povera.

"E come vi siete conosciuti?" continua, invece.

Ha il tono di voce leggero, per niente pretenzioso. La sua è solo semplice ed innocente curiosità, perché vuole sapere e conoscermi meglio.

Il mio cuore sembra fare una capriola.

"In uno stage con la scuola. Alle medie entrambi studiavamo spagnolo, quindi siamo stati una settimana a Barcellona, in un college per stranieri" spiego, passandogli le dita tra le ciocche ancora umide.

Lui chiude gli occhi e si rilassa visibilmente.

"È incredibile che siate ancora amici, dopo tutto questo tempo. E soprattutto senza vedervi mai" sospira.

"Io non penso che ce la farei".

Per qualche secondo ragiono sul fatto che la sua opinione sulle relazioni a distanza debba essere la stessa per i rapporti romantici, e mi incupisco di conseguenza.

"Lo so" riprendo, dopo aver sospirato profondamente. In fondo sono sempre stata a conoscenza del suo punto di vista e non dovrebbe sorprendermi affatto. Però non riesco a non sentirmi ferita.

"Beh, a me non sembra affatto strano. Come te lo spiego ... Nonostante non sia un mio famigliare, lo reputo come tale. Ma non esattamente, cioè lui ... Lui è la mia Persona" annuisco a me stessa, sorridendo con un angolo della bocca.

Seppure Calum non rimarrà nella mia vita, almeno Merion ci sarà sempre.

"Grays Anatomy?" chiede, aprendo gli occhi.

Io sorrido a trentadue denti e gli batto il cinque.

Lui scuote la testa e si indica le labbra con un dito "Stiamo insieme, non te lo ricordi?".

Mi viene da piangere, però mi metto a ridere, e mi chino col capo per baciarlo a stampo.

E come forse dovevo aspettarmi, quando tento di staccarmi, lui mi afferra la nuca e approfondisce il bacio.

Sono intrappolata tra la felicità e lo sconforto. Vorrei che il tempo si congelasse, solo per qualche ora di più.


MY SPACE:

In realtà avrei voluto aspettare almeno fino a domani per postare questo capitolo, però mi piaceva troppo (Si, avevo avuto l'idea del doppio aggiornamento, ma poi mi sono detta di lasciar perdere). Tra l'altro questo è il penultimo prima dell'epilogo finale!

Da una parte vorrei che HEARTSTRINGS non finisse mai, perché mi sono affezionata a Vanilla, ma dall'altra non vedo l'ora di concentrarmi su PARALLEL, che forse ha la mia trama preferita in assoluto. (Magari mi venite a trovare anche lì?)

Come sempre, spero che la lettura non vi abbia fatto troppo schifo e di rivederci anche al prossimo capitolo! 

-Sara

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