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Capitolo ventidue - Daniel. Due anni prima

«Daniel tu e Luke dovete correre alla distilleria, Ginevra- Ginny ha fatto un incidente.»

Era Ned al telefono. Aveva provato a chiamarmi più volte nell'arco della serata ma io non avevo risposto. Io e Luke eravamo troppo impegnati a litigare.

In quei giorni ci succedeva troppo spesso, nonostante la tensione, che avevamo provato nella gara contro Rori, si era spenta, noi non facevamo altro che scontrarci, per cose stupide, anche se la maggior parte delle volte l'argomento era sempre lo stesso.

«Ammettilo che ti piace, Daniel. Ammettilo che anche questa volta vuoi metterti in mezzo!» Luke era costantemente avvolto dalla paura che tra me e Ginny ci fosse di più che una semplice amicizia.

Ma io lo ritenevo stupido. Tra me e lei non c'era mai stato niente se non le continue serata in cui in confidenza mi parlava del biondo.

Era innamorata di lui tanto quanto lui lo era di lei.

Ma Luke era troppo geloso per accorgersene.

Le parole di Ned mi rimbombarono in testa e quelle che avrei voluto dire mi morirono in gola.

Come avrei dovuto spiegare al ragazzo difronte a me che Ginevra aveva appena fatto un incidente?

«Daniel. Daniel ci sei?» al telefono Ned provava a chiamarmi ma l'unico gesto che feci fu quello di farlo scivolare a terra fino a rompere lo schermo in mille pezzi.

Rimasi immobile.

Pietrificato.

Luke se ne accorse.

«Daniel. Che succede?» provò ad afferrare il cellulare ma senza successo, ormai avevo spento anche la chiamata.

«Ginny... Ginny ha gareggiato senza di noi.» balbettai ad alta voce ma mi sembrò più dura e più dolorosa di come l'avevo immaginata nella mia testa.

L'unica cosa che riuscii a fare fu quella di serrare i pugni e provare a trattenere le lacrime.

«Cosa è successo? Che le è successo?» Luke urlò, questa volta era spaventato anche lui.

Ma come unica risposta, ebbe la mia figura dinnanzi a se che non riusciva a muovere nemmeno un muscolo.

Era così che ci si sentiva quando si aveva paura?

«Daniel! Mi dici cosa cazzo è successo?» mi sentii un perfetto idiota. Ero paralizzato.

«Ha fatto un incidente, dobbiamo andare in distilleria.»

«E cosa cazzo aspetti? andiamo da lei! ADESSO!» Luke interruppe le mie parole e mi tirò col braccio.

Non lo avevo mai visto in quel modo.

Era innamorato di Ginevra e le parole che gli stavo dicendo gli stavano spezzando il cuore. Ma anche a me lo stavano facendo, come era possibile? Perché tenere così tanto a qualcuno significava anche perderlo? Provare dolore?

Però era l'unico in grado di reagire.

Io con la testa non ci stavo più.

Mi ripetevo costantemente "non lei" "non puoi perdere anche lei" eppure sembrava che la vita non facesse altro che togliermi tutto e tutti.

Salimmo entrambi sulla stessa moto e sfrecciammo verso la pista.

Il peso di aver litigato per ore per lei mentre
rischiava la vita stava cominciando a schiacciarmi.

Durante il viaggio, Luke non parlò ma vidi come stringeva i pugni contro il manubrio della moto.
Il freddo di novembre si attorcigliava tra le sue dita facendo arrossare le sue nocche. In realtà era la forza con cui stringeva il manubrio, l'unico modo in cui riusciva a scaricare la sua frustrazione.

Mi chiesi come potesse sentirsi in quel momento Luke.

Come si poteva sopravvivere a quel sentimento?

Come sarebbe riuscito a superare la mancanza di Ginevra nella sua vita?
Forse io non l'avrei mai potuto capire a pieno.

Sì, avevo perso Sophia, ma mi teneva vivo ogni giorno il pensiero che un giorno avrei potuto rincontrarla.

Luke non avrebbe potuto vedere Ginevra mai più.
Nemmeno io avrei potuto.

La velocità con cui sfrecciavamo era direttamente proporzionale al cuore di Luke, e al mio.

Ginevra, a parte Luke e Ned, era una delle persone più importanti della mia vita. Ci tenevo più di chiunque altro. Le avevo donato cuore e anima come avevo fatto anni fa a quella ragazzina.

Per me era l'estensione di Sophia.

Perdere lei significava perdere di nuovo tutto quanto.

Frenò in un modo così violento che probabilmente ci saremmo potuti catapultare contro il terreno.

Luke si tolse il casco gettandolo per terra e corse verso la pista dove una calca di persone era raggruppata nello stesso punto.

Nell'aria si sentiva ancora la puzza degli spari della partenza e del gas dei motori.

Il terriccio si era sollevato creando una nube attorno a noi.

Lo seguii, ma le mie gambe sembravano voler ritardare l'inevitabile. Provai a correre ma non ci riuscii.

I miei piedi erano incollati al pavimento.

Poi il vuoto totale.

L'indimenticabile sensazione del totale vuoto dentro il mio corpo.

L'urlo disperato di Luke fu il campanello dall'allarme a ciò che stavo cercando di evitare.

La folla si aprì soltanto quando il biondo si allontanò dal posto per poter vomitare.

Lo avrei fatto anch'io se solo avessi trovato il coraggio di avvicinarmi.

Poi lo feci.

Quando la vidi lì per terra in una pozza di sangue ogni cosa mi parve totalmente inutile. Ogni mio senso. Mi inginocchiai davanti a lei, non curandomi del rumore che fecero i miei pantaloni nello strapparsi.

«Ginevra?» la chiamai, ma lei non mi sentiva più.

Avvolsi le braccia attorno al suo piccolo corpo e poi le tolsi il casco liberando la chioma scura dei suoi capelli. La strinsi a me come se volessi rianimarla con il mio calore.

L'odore inconfondibile e metallico del sangue mi otturò le narici e mi costrinse ad ammattere che  di lei, in quel momento non le era rimasto più niente.

Mentre la cullavo tra le braccia, dalla tasca del suo giubotto in pelle cadde una piccolo pezzo di carta.

Lo afferrai e lo girai verso il lato stampato a colori.

Sapevo cosa fosse.

Lo strinsi in un pugno stretto e lo nascosi nella tasca dei miei pantaloni.

Quello era il nostro segreto.

Guardai Luke e solo in quel momento mi resi conto di come ogni cosa nel suo sguardo cambiò. Lui non piangeva più.

Non urlava più.

Non parlava più.

Ma i suoi occhi tagliavano come lame nei miei.

Quel sentimento che ribolliva dentro di lui si sarebbe trasformato in qualcosa di grande e pericoloso.

Lì decidemmo che ci saremmo odiati per sempre perché non eravamo stati in grado di amarci.

Come tutti volevano.

Come lei voleva.

Però in cuor mio sapevo che adesso l'unica famiglia che mi era rimasta era proprio lui.

Luke Hamilton.

ANGOLO AUTRICE!
Ciao!! Scusate per questa pausa di una settimana! Sono tornata oggi con questo capitolo speciale!
Speciale perché vi ho letteralmente catapultato nel passato di Daniel. Ho usato questo carattere per distinguerlo dallo scorrere del tempo presente, spero non disturbi la lettura!
Allora avete capito ora chi è Ginevra?
E vi piace il rapporto che avevano Luke e Daniel prima di tutto?
Ora vi farò la domanda più importante di tutto : secondo voi cosa ha trovato Daniel nella giacca di Ginevra??

Fatemelo sapere nei commenti!!
Lasciatemi una stellina se vi va!

Un bacio,

Pennadeidesideri

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