Capitolo diciotto - Accetti?
Quando uscii dalla palestra, mi avvolsi i capelli in una coda alta e mi diressi dritta in giardino. Speravo che Luke fosse già lì. Lo avevo visto andar via esattamente mezz'ora prima, dopo aver parlato con Daniel. Sembravano entrambi preoccupati.
Probabilmente condividevano qualcosa di grosso e io, avevo intenzione di scoprire cosa.
Daniel non me lo avrebbe mai detto, la sua mania di proteggermi non era cambiata negli anni. Di sicuro il protagonista del loro segreto era un certo Rori. Il tipo che Ruby aveva nominato al Luna Park.
Come avevo previsto, vidi Luke poggiato ad un albero con le spalle sul tronco e il busto rivolto verso di me. Lo vidi alzare lo sguardo e farmi un cenno con la mano.
Sembrava stravolto o meglio, forse più agitato del solito. Luke, almeno da come lo conoscevo io, mi era sempre apparso un tipo tranquillo o almeno molto bravo a nascondere le preoccupazioni. Sorrideva sempre, non accennava mai a nessuna emozione di malinconia o di tristezza.
«Ciao bella bionda.» si avvicinò e timidamente mi diede un bacio sulla guancia. Forse dopo tutto quello che era successo era incerto su come comportarsi con me. Lo capivo.
«Ciao bel biondo.» gli risposi di rimando convinta che con lui potessi scherzare.
«Ti va una passeggiata?» mi chiese, forse era meglio allontanarsi dal giardino, magari da soli saremmo stati più liberi di dire ciò che pensavamo davvero.
Annuii e poi ci incamminammo verso l'esterno, facendo attenzione alla distanza perché sicuramente entrambi avevamo qualche lezione da seguire poco dopo.
«Io» «I-o» dicemmo all'unisono senza renderci conto che entrambi avevamo parlato nello stesso istante.
«No dai vai prima tu.» ridacchiai leggermente per la scena ma preferii dare parola a lui, almeno in quel modo sarei riuscita a capire cosa effettivamente dirgli.
«Niente è che... mi dispiace per quel giorno alla festa. Ho provato a parlarti o meglio a spiegarti... ma poi ho capito. Avevi bisogno dei tuoi spazi e lo comprendo»
« Ammetto che non mi è piaciuto tanto, ma capisco anche perché tu lo abbia fatto. Ora siete pari no? Entrambi con un naso rotto.» volevo smorzare la tensione, non volevo appesantire quel discorso. Ci tenevo a Luke, forse in fondo quel bacio non lo avevo mai dimenticato.
«Beh si effettivamente... la verità è che tu mi piaci Sophia. E non come amica. Avrei voluto conoscerti, passare del tempo con te, averne mille di passeggiate come queste. Vederti scendere quelle scale e essere seguita in quel modo da Daniel mi ha fatto reagire in un modo che non è da me, davvero.»
A quelle parole mi bloccai. A Luke piacevo sul serio? Cosa stava cercando di dirmi in quel momento? Avevo il cuore che mi batteva forse più del dovuto, ma la verità era perché non avevo la più pallida idea di cosa fare. Luke mi aveva appena confessato una cosa potente e io ero lì immobile sul da farsi.
Troppe emozioni in poco tempo.
Prima Daniel che mi aveva fatto capire quanto gli desse fastidio Luke e ora Luke che mi diceva che gli piacevo.
Cosa avrei dovuto fare? Daniel era Daniel, senza ombra di dubbio. E per questo motivo nella mia vita sarebbe stato solo e semplicemente Daniel.
Luke invece sarebbe potuto essere qualcosa di più, di grande, ma io non ero pronta abbastanza per dare tutta me stessa.
«Non pretendo lo stesso da te, però so che quel giorno all'Empire non è stato uno qualunque per entrambi e vorrei avere la stessa possibilità.» aggiunse subito dopo, probabilmente perché la mia faccia e la mia espressione travalicavano tutti i miei pensieri.
«Luke... io non lo so. La verità è che ultimamente non capisco nemmeno io quello che sto facendo. Anche a me piace passare del tempo con te e fidati ci ho pensato tanto ultimamente ma...»
«Ma c'è Daniel...»
«No!» lo interruppi prima che potesse dire qualcosa di sbagliato, o forse prima che potesse dire una verità che non volevo ancora accettare.
«Non c'entra nulla Daniel. Il problema sono io.» affermai anche se Luke sembrava non capire, infondo anch'io non riuscivo a capirmi.
«Cosa volevi dirmi? Perché hai voluto vedermi?»
A un certo punto cambiò argomento, probabilmente perché le mie risposte non erano state così esaustive o magari era meglio metterci un punto a quel completo imbarazzo.
Il problema ero io. Non riuscivo a legarmi a qualcuno più di così. Era successa la stessa cosa con Tony: nonostante gli anni insieme, Tony era riuscito ad amarmi più di me. Ad un certo punto io mi bloccavo e tutto quello che potevo dare non riuscivo a tirarlo fuori.
Non riuscivo ad amare qualcuno quanto quel qualcuno amava me.
Probabilmente ero terrorizzata dall'abbandono, il mio cervello elaborava una sorta di muro invisibile oltre il quale nessuno era mai riuscito ad andare.
Tony, ne tanto meno Luke.
«Volevo soltanto vederti. Ci siamo lasciati male alla festa e avevo bisogno di capire se tra noi fosse tutto ok.» provai a raggirare la domanda, però in realtà io non ero in grado. Come lo era stato con Daniel.
Quando volevo sapere una cosa prima o poi la ottenevo.
«Di che parlavate tu e Daniel? Di Rori?» Luke si accigliò, forse non si aspettava che io conoscessi quel nome.
«E tu come fai a sapere chi è Rori?» mi chiese,
«Non lo so, lo voglio sapere da te infatti.»
«Non posso dirtelo.»
«Si che puoi.»
«No.»
«Luke.»
Tra noi cominciò un battibecco che terminò solo quando strinsi il polso di Luke per bloccarlo. Non me ne sarei andata da lì fin quando non avrei saputo le risposte che cercavo.
«Vincerò mai contro di te Sophia?»
«Mai.» e a quel punto Luke spuntò il rospo.
Probabilmente non mi disse tutta la storia, ma il giusto e di più di quello che mi avrebbe detto Daniel.
Mi raccontò di come avessero conosciuto Rori ad una gara clandestina e di come fossero in debito con lui per una gara finita male. Accennò anche ad una certa Ginevra di cui però prestai poca attenzione.
Rori era abbastanza pericoloso e lo avevo già capito quando avevo visto gli occhi di Daniel terrorizzarsi quel giorno al Luna Park.
In cosa si erano cacciati questi due?
«E adesso cosa vuole questo Rori?» gli chiesi sedendomi assieme a lui su una panchina nei pressi di un grande albero, che riusciva a farci ombra.
«Vuole la rivincita. Purtroppo non possiamo dire di no.» notai come anche Luke fosse agitato allo stesso modo, soltanto quando vidi le sue dita graffiare frettolosamente le altre. Aveva le mani rosse e ruvide a causa dell'azione che stava compiendo da quando avevamo cominciato a parlare di Rori.
«Cosa avete intenzione di fare?» chiesi, poggiando poi la mia mano sulle sue, volevo fermare quella continua tortura. Volevo proteggerlo.
Sapevo già la risposta ma la temevo, più di qualsiasi altra cosa. Avevo paura per Luke, per Daniel. Stavo cominciando ad odiare quelle stupide gare clandestine.
«Daniel vuole gareggiare, ma io e Daniel non gareggiamo insieme da un sacco di tempo. Siamo così abituati a scontrarci che forse abbiamo dimenticato il gioco di squadra.» Daniel e il gioco di squadra mi sembravano due cose totalmente diverse.
Forse due pianeti diversi, i più lontani possibili.
Non era mai stato in grado. Anche a tredici anni ero sempre stata io a insegnarglielo.
Ma come biasimarlo. Aveva avuto un'infanzia difficile e a casa sua nessuno era in grado di fargli comprendere com'era lavorare insieme, in famiglia.
I genitori si erano separati quando Daniel era troppo piccolo per ricordarlo. Lo sballottolavano ovunque pur di dargli un minimo di attenzione e quando era nata la sua sorellina Sole le cose erano cambiate
ancora di più.
Daniel era solo.
Lo era sempre stato.
Anche con me, sembrava sentirsi solo.
«Quand'è la gara?»
«Sabato.»
«Bene, oggi è Martedì, abbiamo ben quattro giorni di tempo per insegnarvi ad essere migliori amici.»
gli occhi del biondo si aprirono in due grandi fessure e i suoi occhi verdi si puntarono stupefatti dritti verso di me, forse quella frase era un po' troppo esagerata per loro due.
«Beh insomma, amici che convivono in allegria e che non vogliono ammazzarsi ogni secondo.» provai a rendere la frase un po' meno complicata agli occhi di Luke. Anche se sapevo benissimo che il problema non fosse lui, ma Daniel.
Non avrebbe mai accettato di collaborare, ne tanto meno la mia idea di passare del tempo insieme e soprattutto un mio coinvolgimento. Lo conoscevo bene ormai.
«Non accetterà mai lo sai?»
«Accetterà.» mi alzai dalla panchina su cui eravamo seduti e poi prima che anche Luke potesse alzarsi gli porsi la mano e aspettai che me la stringesse.
«Tu accetti?» chiesi col palmo della mano esteso.
«Oh Sophia Anderson, ci hai letteralmente in pugno.»
Luke afferrò la mia mano e la strinse come a stipulare un patto non scritto.
Avrei convinto Daniel, sarei riuscita a farli lavorare insieme. Se non potevano rinunciare alla gara contro Rori, avrebbero dovuto vincerla. E per farlo, dovevo farlo insieme.
Sorrisi soddisfatta.
Infondo, la Columbia non era poi così male vista dalla mia prospettiva.
ANGOLO AUTRICE
Sophia passione detective🕵️♀️ Li spellerà già me lo sento! Allora vi ringrazio per essere arrivati fino a qui! Lo dico perché in questi ultimi anni non riuscivo a superare i dieci capitoli che già eliminavo la storia quindi ora sono super decisa a continuarla!
Volevo dirvi che ho di nuovo cambiato copertina! Ahahah questa mi sembra MOOLTO più adatta!
E ho cambiato anche titolo in HEARTS questo perché volevo un titolo d'impatto e CUORI mi sembrava quello più adatto soprattutto per dei capitoli legati alla Medicina, il corso di studio dei ragazzi!
Per il resto, buona lettura, spero vi piaccia tutto!
Baci,
pennadeidesideri
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