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57. Canterò per te, amore mio.

La folla era in visibilio, scalpitava per l'esibizione del loro cantante. Tutti gridavano il suo nome nell'arena di modeste dimensioni, ma che riusciva a contenere tutte quelle persone.

"Heeseung, sei pronto?" Chiese un membro dello stuff.

Annuì.

Una ragazza gli sistemò ancora un'ultima volta il trucco. Era molto semplice, ma gli faceva risaltare gli occhi: ombretto pescato, fondotinta e poco altro.

Era vestito con una grande maglia nera, con stampata una A rovesciata giallo fluo , maglietta aderente sotto a scacchi grigi e neri, a maniche lunghe e colletto alto, pantaloni abbinati e pieni di catenine, cintura con scritte bianche e infine scarpe ad anfibio alte.

"Ora vado." Disse freddamente, prima di alzarsi e dirigersi verso il palco.

Quel giorno avrebbe esibito la sua nuova canzone, ovvero Fever, insieme ad altri brani e cover.

Passò accanto al produttore, che non fece a meno di allungare la mano. Heeseung lo fermò e lo guardò storto, con occhi pieni di disprezzo.

"Hai ottenuto quello che vuoi, dopo questo spettacolo non mi vedrai mai più." Disse.

E riecco quel sorriso maligno!

"E lasci me e i tuoi fan?!"

"Certo."

"Che bella riconoscenza! Sai che c'è?! Vattene, tanto stai iniziando ad annoiarmi." Rispose l'uomo, con aria disprezzante, come se avesse davanti una delle sue solite prostitute, che portava abitualmente nello studio.

Non rispose e salì sul palco, accompagnato dalle urla di gioia.

E così iniziò ad esibirsi, ballò e cantò un brano dopo l'altro, senza mai fermarsi. Era instancabile! Solo che la grinta fu come scomparsa

La sua voce gli bloccava la gola, i respiri i polmoni. Finalmente un'altra esibizione finì, si sentiva i muscoli sempre più pesanti; non avrebbe sopportato un altro brano.

Si fermò un attimo a riprendere fiato. Gli applausi e le grida riecheggiavano nell'arena.

"Che canzone devo fare? Non me lo ricordo..." Pensò, ormai stordito da tutto quel fracasso.

Momento di panico, intanto il rumore si stava affievolendo.

"Ho un'idea."

Successivamente lanciò uno sguardo verso i responsabili delle basi e dei re-mix.

"Off my Face." Disse e loro ubbidirono, cercarono la base.

Poi si rivolse al pubblico.

"Questa la dedico al ragazzo della mia vita... Mi manca tantissimo e spero di tornare da lui un giorno." Annunciò e riecco lo sguardo sognante di un tempo! Appena si ricordò dei pomeriggi trascorsi a cantargliela e Sunghoon non si stancava mai di ascoltarlo, la sua voce era come un sogno.

Spero che tu la possa ascoltare, amore mio, come un tempo.

Fece cenno con il capo per far partire la musica, che iniziò con dei melodiosi accordi di chitarra. Heeseung si portò il microfono alle labbra, chiuse gli occhi, immaginandosi di cantarla davanti a Sunghoon, solo lui e cominciò a cantare.

Canta ancora, amore mio, ti prego. Questa frase gli risuonava in testa ripetute volte.

Non si scorderà mai quel pomeriggio: seduti all'ombra di una piccola quercia, lui con la chitarra in braccio dalla quale faceva uscire dolci note, che accompagnavano quella voce meravigliosa, Sunghoon lo ascoltava incantato, mentre gli metteva delicatamente le margherite nei capelli. Il sole caldo del pomeriggio li illuminava e intiepidiva l'aria ancora pungente di primavera.

One touch and you got me stoned... Higher than i've ever known... You call the shots and i follow... Sunrise, but the night still young... No words, but we speak in tongues... If you let me, i say too much... Queste parole gli uscivano lentamente dalla bocca, dalle labbra desiderose di quelle di Sunghoon. La sua voce suonava soave e malinconica, da strappalacrime!

Poi arrivò il ritornello: la sua parte preferita, quella che più rappresentava i suoi sentimenti.

Cause' i'm off my face, in love with you I'm out my head, so into you and i don't know how you do it... But I'm forever ruined by you... Dedicò le seguenti parole non a caso al ragazzo di cui perse completamente la testa e con cui visse le gioie più belle, ma anche gli strazi peggiori. Come avesse fatto il nostro bellissimo pattinatore a fare tutto questo al ragazzo più freddo al mondo è tutt'ora un mistero.

L'illusione che fosse veramente lì davanti a lui lo convinse a tal punto, che allungò la mano come per accarezzargli le guance, ma vi trovò solo l'aria e allora capì. Aprì gli occhi e il sogno finì, le lacrime iniziarono a scendere giù per le guance.

Sunghoon Sunghoon Sunghoon! Quanto lo desiderava! Avrebbe dato la vita per poterlo riabbracciare!

***

Il ragazzo aveva il capo chino sul libro, illuminato solo dalla lampada e dalla fioca luce della luna fuori dalla finestra vicino alla scrivania. Sospirò e iniziò a rosicchiare la biro.

"Shakespeare Shakespeare perché devo studiare te, Shakespeare?" Disse scherzosamente, prima di evidenziare.

Intanto la sua migliore amica gli era affianco e, stanca anche lei di studiare, prese il telefono.

"Oh guarda! Un concerto in diretta!" Esclamò.

"Dov'è?"

"Los Angeles."

"Figo!" Rispose distrattamente Sunghoon.

La ragazza lo fece partire e un brivido trapassò la schiena del pattinatore. Alzò lo sguardo dal libro e guardò l'amica.

"Ningning..."

"Sì?"

"Alza il volume per favore."

Obbedì.

Non poteva credere a quello che stava ascoltando. Le lacrime iniziarono a scendere a fiotti e scoppiò in singhiozzi. Quella voce... Quella canzone... La loro canzone... La stava dedicando a lui.

"Hoonie, che c'è?" Chiese lei preoccupata.

"Niente... Non farci caso."

Ningning capì anche senza spiegazioni e lo guardò compiaciuta.

"È il ragazzo di cui mi hai tanto parlato?"

"Sì."

"È bravo... Molto bravo... Come si chiama?"

"Heeseung... E pensare che appena mi ha conosciuto non voleva nemmeno dirmi il suo nome e con me era così arrogante!" Disse Sunghoon con aria sognante e malinconica.

***

La voce suonava acuta e limpida nell'arena, come il soave canto di un usignolo.

I suoi ricordi gli fluirono davanti agli occhi. E pensare che, prima di conoscere Sunghoon, schifava il romanticismo, quel ragazzo gli aveva completamente ridimensionato la sua visione del mondo... Lo aveva migliorato.

Ad una certa, gli prese un groppo in gola, rammentandosi del calore e della dolcezza di quando veniva abbracciato da dietro e lui gli afferrava le mani e le accarezzava, premendole a volte contro i suoi fianchi.

Non devo piangere... Non devo... Troppo tardi, ormai le sue emozioni presero il sopravvento e così, appena prima di finire l'ultima strofa, si allontanò il microfono dalle labbra e scoppiò in lacrime.

Il pubblico, però, iniziò a urlare entusiasta, alcuni si commossero, altri restarono senza fiato, altri ancora esterrefatti.

***

"Sunghoon, stai bene?"

"Certo..." Singhiozzò dall'emozione, il cuore fremeva, forse sarebbe saltato via.

Dolci lacrime calde gli bagnavano le guance, la voce che stava ascoltando era come un miraggio, il canto di una sirena, la meravigliosa visione di un prato fiorito.

Ma quando ti deciderai a tornare?!

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