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56. In trappola.

Attention please: Capitolo esplicito, vi ho avvisati.

Pian piano riacquistò conoscenza e più lo faceva, più si rendeva conto di trovarsi in un luogo sconosciuto. Stava sdraiato su un letto, con solo l'intimo addosso.

D'un tratto tutto gli tornò in mente.

Non riuscirei mai a trovare uno talentuoso e sexy come te.

Una strana nausea gli fece rigirare lo stomaco come un calzino, ma non vomitò, anche se ci mancava veramente poco.

Cercò di muoversi, tutto inutile, era incatenato al letto.

Iniziò a gridare.

"BRUTTO PEZZO DI MERDA! L'HAI FATTO? SCOMMETTO CHE È STATO MOLTO DIVERTENTE USARE IL MIO CORPO PER FARE I TUOI PORCI COMODI!" Ormai era nero di rabbia.

Lui entrò con un sorrisino compiaciuto e che fece infuriare ancora di più il ragazzo.

"CHE COS'HAI DA RIDERE, TESTA DI CAZZO!"

"Modera il linguaggio... Non ti ho fatto ancora niente."

Heeseung provò ancora a dimenarsi, tutto inutile, era come un leone spaventato e in catene, pronto ad attaccare, se solo ne avesse la possibilità.

"Che cosa hai intenzione di fare?!" Ringhiò con aria di sfida.

"Secondo te?"

Quel sorriso maligno e trionfante lo mandava in bestia, lo voleva gonfiare di botte, se solo non fosse incatenato.

"È inutile che ti agiti tanto, tra poco sarà tutto finito." Disse l'uomo, i suoi occhi erano ardenti e assetati, i capelli castani umidi e leggermente scompigliati, i lineamenti acuminati risaltati dai chiaroscuri lasciati dalla luce fioca che entrava dalle tapparelle.

La stanza era miseramente arredata, teneva solo un letto e due sedie, con sopra appoggiate delle manette, lubrificanti e sex toy. Era quasi completamente buia, ma Heeseung riusciva a vederlo bene davanti a lui

Si accorse solo dopo di essere ammanettato alla sponda, solo quando le braccia iniziarono a dolergli per quella posizione. Le gambe erano aperte e immobilizzate da delle catene.

L'uomo si avvicinò a lui e prese dal comodino un bicchiere d'acqua e glielo portò alle labbra.

Il cerbiatto bevette, per poi sputare tutto sulla faccia del produttore, gli lanciò uno sguardo di sfida, per poi ricevere uno schiaffo così forte che la guancia divenne tutta rossa e sembrava bruciare come fuoco.

"Io questa merda non la bevo!" Ringhiò.

"Facciamo anche gli insolenti! Ricordati che oggi sei quello che sei solo grazie a me e dovresti mostrarmi un po' più di riconoscenza!"

"Piuttosto muoio."

Sorrise ancora di più e, prima che se ne rendesse conto, gli fu sopra. Heeseung cercò di dimenarsi ancora di più.

"STAI LONTANO DA ME!" Urlò, cercando di respingerlo in tutti i modi.

"Che aggressivo! È questo di te che mi eccita."

Con la mano, poi, iniziò a scorrere lungo il petto, scendendo sempre più in basso. La pelle lucida come se avesse appena sudato.

"E dimmi... Con questo famigerato Sunghoon ti comporti così?"

"Non sono fatti tuoi."

"La mia era solo una domanda... E lui è bravo?"

Heeseung lo guardò esterrefatto.

"Avanti, rispondi."

"Sì."

Abbozzò un sorriso amaro.

"Capisco..." Intanto con la mano scendeva ancora, fino ad arrivare all'inguine.

Poi la sua attenzione si focalizzò su quelle meravigliose labbra rosee. Si avvicinò e prese a tastarle con i polpastrelli, scoprendo i dentini bianchi.

"E dai solo a lui i baci?" Chiese.

"Di certo non li do a uno stronzo come te." Ribatté Heeseung, sempre più aggressivo.

Malgrado tutto non lo ascoltò e fece per baciarlo. Il ragazzo cercò di tirare indietro la testa e girarsi da un lato, ma fu troppo tardi, le loro labbra si attaccarono e a Heeseung tornò la nausea, non vedeva l'ora che finisse. La situazione peggiorò a dismisura, quando sentì la lingua entrare nella sua bocca, si dimenò ancora per cercare di fuggire, ma niente da fare.

Prego che finisca presto...

Certo che non aveva niente a che vedere con i baci al miele di Sunghoon, i quali erano capaci di fargli toccare il paradiso almeno una dozzina di volte, gli abbracci, la pelle che premeva contro la sua. Tutte le volte in cui lo faceva con lui, si sentiva sempre al culmine della gioia, il suo calore corporeo era puro piacere e il suo sguardo profondo, il suo viso un sogno ad occhi aperti. Rimpiangeva tutto questo.

Quando il bacio finì Heeseung non lo guardava nemmeno negli occhi, in segno di puro disprezzo; anche solo la visione di quel viso aquilino, gli faceva venire una gran voglia di sboccare anche il cenone di Natale di qualche anno prima.
Un uomo così crudele non meritava per niente il suo amore, solo Sunghoon aveva il permesso di goderne, nessun'altro.

Scese ancora con i tocchi e divennero ancora più insistenti, soprattutto in quelle zone, dove il sangue iniziò a sgorgare come un fiume in piena.

***

Ansimava e la vista gli si offuscò. Un dolore lancinante si propagava per tutto il suo corpo, partendo dal punto in cui era stato crudelmente violato e lui non aveva potuto fare niente per fermarlo. Si sentiva estremamente impotente e in colpa per aver permesso che ciò accadesse. Voleva morire in quell'esatto momento.

"Mi sono stufato... Ora ti libero." Sogghignò l'uomo. Prese una chiave con cui aprire le manette e slegò le catene.

Quanto voleva picchiarlo con tutta la forza che aveva in corpo! Ma si sentiva come se tutta la sua energia gli fosse stata portata via. Così si limitò ad osservarlo mentre lasciava la stanza, felice e soddisfatto.

Faccio veramente schifo, l'ho tradito... Sunghoon, perdonami, ti prego!

Ormai il suo corpo sembrava non appartenergli più, ormai si vedeva come un giocattolino, un sex toy usato più e più volte dal suo ex e ora da quell'uomo.

Non ne poteva più. Rimpianse di aver trattato male l'unica persona che gli avesse regalato tutto l'affetto e soprattutto il rispetto che meritava. Almeno Sunghoon non avrebbe mai osato usufruire del suo corpo, senza prima chiedere il permesso... Anzi... Era sempre Heeseung a fomentarlo.

Voglio tornare da lui.

Si rigirò lentamente nel letto e affondò la faccia nel cuscino.

Il dolore divenne sempre più intenso, quasi insopportabile.

Tremava come una foglia e sentiva freddo, peccato solo che quel letto non aveva le coperte, solo un lenzuolo, ora sporco di quel liquido bianco e appiccicoso.

Voleva assolutamente andarsene, uscire da quella stanza, ma non ne aveva le forze e le gambe gli facevano troppo male. Non gli restò altro da fare che piangere.

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